Lui & Lei

Jasmine


di piccololord
28.05.2023    |    7.859    |    6 9.6
"Ho anche una certa età e di chilometri alle spalle ne ho tanti e non sopporto più l’arroganza dei giovani guidatori..."
Una storia vera, quasi vera
Vado a lavorare con i mezzi pubblici. In una grande città è praticamente impossibile usare mezzi di trasporto propri. Tra parcheggi impossibili da trovare e zone a traffico limitato sembra un percorso di guerra per cui treno, metropolitana ed autobus sono le soluzioni migliori.
Ho anche una certa età e di chilometri alle spalle ne ho tanti e non sopporto più l’arroganza dei giovani guidatori.
Ho una mia attività di consulenza con lo studio in centro città. Ho una dozzina di dipendenti e se fossi un dipendente statale sarei già in pensione.
Questo cappello introduttivo per far capire il quadro dove si svolge il racconto.
Una mattina, come tante altre, mi diverto nel mio passatempo preferito: ascoltare i discorsi altrui ed immaginare sia il prima che il dopo del discorso. Prendendo l’autobus alla stessa ora, tutti i giorni, i viaggiatori diventano familiari come le tre ragazze – certamente non italiane – che frequentano la stessa scuola e la stessa classe. Due di loro molto appariscenti, vestite alla moda, truccate con un filo di esibizionismo. La terza ragazza quasi sempre con gli occhi bassi vestita in modo modesto e spesso presa di mira dalle altre due con battute pungenti e fuori luogo per il suo modo di essere. I ragazzi sono crudeli ammantando il tutto con parole di falsa gentilezza. Avevo disgusto del loro atteggiamento tuttavia rimanevo fedele al mio proposito che era quello rimanere estraneo a qualsiasi cosa accadesse.
In uno dei tanti giorni di viaggio, le tre ragazze verso la scuola ed io verso il mio studio, dopo uno scambio di battute piuttosto pungenti, la ragazza si guarda intorno e vedendo un posto libero vicino a me viene a sedersi. Aveva le lacrime agli occhi, respiro affannato e mani tremanti.
“Cosa succede Jasmine?” le chiedo. Mi guarda in modo interrogativo
“Ho sentito le tue amiche che ti chiamano così” rispondo alla sua muta domanda
Lacrime come fiume in piena e tra i singhiozzi “ due stronze che sono in classe con me. Mi prendono per il culo perché non ho abiti firmati e scarpe alla moda ma non me lo posso permettere. Mi prendono per il culo perché non ho un ragazzo. Mi prendono per il culo per ché non esco per gli aperitivi, per la discoteca…. Non ce la faccio più”. Le prendo una mano tra le mie senza parlare. Sento che pian piano si calma e dopo pochi minuti si alza e mi saluta dicendo che era la sua fermata. “ Ci vediamo domani, -mi dice- vedo che anche tu hai gli stessi orari”
La mattina successiva me la ritrovo seduta vicino con un bel sorriso ed è un fiume di parole, mi ringrazia, mi parla di se e da dove viene, mi parla della sua famiglia, della scuola e dei suoi problemi economici e poi… e poi scende alla sua fermata senza che potessi dire niente.
Il giorno dopo e quello successivo non la vedo poi … e poi lunedì mattina me la ritrovo vicino.
“Sono andata a lavorare con mia madre un paio di giorni e non sono potuta venire a scuola. Mi aspettavi?” Il suo sorriso illumina la mattina
“Certo che ti aspettavo, ma saltare la scuola non va bene”
“ Abbiamo bisogno di soldi in casa, non ho un padre, solo mia madre lavora e due fratelli più piccoli”
“ Ma un lavoro part-time non lo trovi?” chiedo. Sorride, un sorriso amaro
“Magari trovarlo…. Potrei andare a scuola senza assenze e nello stesso tempo aiutare la mia famiglia”
“ Ok…. Te lo propongo io un lavoro part-time. La sera dopo le 18,00 un paio d’ore a fare le pulizie nel mio studio” Ma che cazzo mi è venuto in mente? Mi guarda sbigottita ed io come un automa le allungo il mio biglietto da visita.
“Parlane con tua madre e fammi sapere”
Mi chiama la sera stessa e mi dice che va bene e mi chiede quando potrà iniziare.
Ho il cuore che mi sobbalza e un leggero formicolio tra le gambe. Ma che vado a pensare? Sono un maiale….
“Bene… ci vediamo domani in autobus e ti dico”
Per la prima volta prendo l’autobus con un sorriso da ebete stampato sulla faccia.
Jasmine arriva sorridente e mi si siede accanto. “Allora – mi dice – quando posso iniziare?”
“Anche questa sera se vuoi, ti presento all’altra signora delle pulizie che ti spiegherà il da farsi”
Alle 18,00 in punto la ragazza si presenta in ufficio in leggins e maglietta il tutto talmente aderente che dubito indossi dell’intimo. Si mette a lavorare di buona lena sotto le indicazioni della collega anziana. Così per giorni e giorni finché…..
“Signor Ugo le dovrei parlare” mi dice Jasmine affacciandosi nel mio ufficio
“Dimmi pure…. entra e chiudi la porta”. Si siede e mi dice che in famiglia non hanno abbastanza soldi per il pagamento di una bolletta del gas e mi chiede se posso aiutarla. La cifra era cospicua. Abbasso la testa pensieroso e lei subito mi incalza dicendo che farà più ore di lavoro e tutto quello che le chiederò.
Le faccio lasciare la bolletta e senza dire altro la congedo.
Lavora sodo la ragazza ed un sorriso appare ogni volta che ci incontriamo o quando rassetta il mio ufficio. Un gran bel vedere quella ragazza ed io da vecchio porco non le stacco gli occhi da dosso.
I giorni scorrono veloci, le chiedo di portarmi tutte le utenze che provvederò ai pagamenti e poi...e poi mi passa in testa un’idea malsana, le compro dei capi di abbigliamento consigliato da una commessa dove vado di solito per i miei acquisti. Scarpe, jeans, magliette e …..ovviamente intimo.
Quella sera con il cuore palpitante aspetto che venga nel mio ufficio per le consuete pulizie e quando la vedo le dico di chiudere la porta.
“ Quei pacchi sono per te Jasmine”
Sgrana gli occhi e comincia ad aprire. Gridolini di gioia ad ogni pacchetto aperto e si chiede se le andranno bene come taglia, li dovrei provare mi dice guardandomi sorniona
“Bene – le dico sorridendo tra il serio ed il faceto – allora provali davanti a me”
Mi aspettavo una sequela i insulti o almeno un minimo di resistenza ma la ragazza si gira di scatto, mi viene vicino e mi sussurra che non vedeva l’ora che arrivasse quel momento.
Si sfila la maglietta e d’incanto appare un seno maestoso, sodo, la forza di gravità non aveva potere su di lei.
Capezzoli bruni, grandi e turgidi.
Come ipnotizzato la tiro verso di me ed incollo le mie labbra su quel seno. Lo succhio, aspiro, mordo come un invasato.
Jasmine sospira e mi sprona a continuare mentre come una contorsionista si sfila i leggins. Una figa liscia con grandi labbra prominenti davanti a me. L’accarezzo, ci gioco, cerco la clito. Il suo respiro si fa corto, affannato. Dalla sua giovane figa cola il nettare degli Dei che non tardo a leccare. Come mettere la lingua tra i petali di una rosa ricoperta di rugiada. Sono inebriato, ubriacato da quel profumo che mi ha portato ad un’erezione che non avevo da anni…. da lustri...
“ dai…. perforami...ho voglia di sentirlo, scegli tu dove. Entra nella mia figa, rompimi il culo ma fammi tua. Non vedo l’ora di essere sverginata da te. Ho voglia di te”
Era prona sulla scrivania con i due fiori da cogliere ma un lampo mi ha fulminato. VERGINE????
No...no...no… ma si sa...il cazzo non fa ragionamenti, ha solo l’istinto della perforazione e allora appoggio la cappella sulla rosa bruna del suo culetto e con un briciolo di lucidità spingo lentamente finché sento cedere lo sfintere anale. Elastica ed accogliente. La sento respirare forte per rilassare la muscolatura. Mi fermo un attimo.
Jasmine mi incita di continuare oramai persa in una libidine senza freni. Un colpo di reni secco, deciso e supero l’ostacolo accompagnato da un urlo della ragazza e da un mio schiaffo sul gluteo. Mi fermo, cerco di abituarla al corpo estraneo che le riempie il culo e poi è lei che spinge il suo bacino contro il mio, è lei che mi scopa prima delicatamente poi sempre con più forza. Sento formarsi l’onda del piacere, impetuosa, arrogante, irrefrenabile. Una sensazione dimenticata da anni. Dalla base del pene parte tumultuosa una sborrata forte. La ragazza si dimena come un’anguilla, sudata e con un turpiloquio degno da puttana portuale
“Fottimi vecchio porco” mi incita “tira fuori quel poco di sborra dai coglioni ed inondami il culo” Spingo come un ossesso, la martello, la penetro fino a che i miei coglioni non sbattono sulle natiche facendo rumore. Una sborrata potente esce dal meato uretrale, un’esplosione...ecco cosa è successo nella mia mente e nel mio vecchio corpo. Mi accascio su di lei ancora a novanta gradi sulla scrivania con il mio cazzo che continua a pulsare stretto nelle pareti anali. Lo sento afflosciarsi e scivolare fuori da quella dolce tana bagnata. Sono in uno stato di beatitudine. Jasmine si sfila da sotto, si riveste velocemente con le lacrime che le rigano il viso, raccoglie i regali ed esce dal mio ufficio come una saetta, senza neanche girarsi, lasciandomi con i pantaloni alle caviglie.


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