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Lui & Lei

Valentina e la Polstrada


di PadroneMaldestro
03.03.2016    |    13.676    |    1 7.2
"Ambrogio, Lei è veramente gentile e squisito..."

Era notte fonda ma le strade della città erano piene di auto, luci e traffico intorno ai Navigli. 

Il quartiere, pieno di bar e ristoranti, è diventato uno dei luoghi preferiti per organizzare eventi di ogni tipo. 

Era quella la Settimana del Mobile, periodo di grande fermento per l'intera città e l'azienda in cui Valentina lavorava aveva allestito un ambiente espositivo, utilizzando in modo molto originale un vecchio garage dismesso che si affacciava su Naviglio Pavese.

Nonostante la location fosse azzeccatissima e fossero numerosi i commenti positivi del pubblico, i mobili esposti perfettamente integrati nell'ambiente, il servizio di catering, semplice ma ottimo, l'industrialotto brianzolo che li aveva assunti continuava a fare impazzire l'intero staff con pretese assurde, talvolta avanzate con toni arroganti.

"Tesoro"
- disse Valentina al marito - 
"io sono proprio scoppiata, non ci resisto più con questo cafone che, oltretutto, più che guardarmi mi spoglia nuda! Se pensi che possiate continuare senza di me, io staccherei e me ne ritornerei a casa. Il Capo potrebbe darti un passaggio, alla chiusura."

"Ok, amore" 
- rispose il marito - 
"vai pure" 
..e la baciò teneramente sulle labbra.

Ammirandola allontanarsi, fasciata in quel vestitino nero attillato che le disegnava perfettamente il corpo,  il marito pensò che, in fondo, in fondo, l'industriale del mobile non aveva tutti i torti ad arraparsi guardandola. Bastava ammirare come quel bel culetto  ondeggiasse sotto il vestito... Aiutato in questo dalle scarpe decolte  tacco 12 che portava ai piedini.

Prima di andarsene,  Valentina non resistette al bisogno di passare un istante dal bagno. Entrò nella toilette, sollevò il vestitino senza bisogno di tirare giù il solito perizoma minimale, che aveva tralasciato di indossare nel timore che si notasse il segno sotto l'abito, e quando ebbe finito la pisciatina appagante e rumorosa, fu molto stupita dalla presenza del mobiliere nell'antibagno delle signore... 

"No, non ho sbagliato bagno" - le disse ridacchiando il tipo - "sono qui per lei, perché ho visto che si stava preparando ad allontanarsi e le volevo chiedere di passare a bere qualcosa insieme al bar Magenta, così mi illustra i programmi che abbiamo per la giornata di domani".

" La ringrazio molto per l'invito, sig. Ambrogio. Purtroppo, sono costretta a declinare, ora devo scappare, sono molto stanca. Di la, il mio capo e mio marito potranno illustrarle tutto quello che abbiamo previsto, altrettanto chiaramente" - concluse Valentina.


Il mobiliere non si diede per vinto e continuò imperterrito a parlarle ed a farle complimenti.

Con gli occhi puntati sul suo seno, che quasi non la guardava in viso, chiusi in quel piccolo e soffocante ambiente, Valentina si accorse di essere turbatala e con suo stesso stupore si rese conto di non replicare più alle sue domande e proposte con la stessa decisione è sicurezza che aveva usato precedentemente.

"Sig. Ambrogio, Lei è veramente gentile e squisito. Sarei onorata di trascorrere del tempo in sua compagnia,  fosse solo per aggiornarla sul nostro lavoro, ma come lei certamente sa, ho le gemelline a casa e devo dare il cambio alla baby sitter.....Altrimenti, glielo giuro, non avrei esitato.... E sa, sig. Ambrogio, sto crollando dalla stanchezza..."

Il mobiliere, esperto e navigato conquistatore, mosse un passo deciso verso di lei e la cinse in vita con il braccio destro.  Non era un uomo alto, per cui, quando la strinse a se, il suo cazzo, oramai duro, si posò prepotentemente sul ventre di Valentina, che non potè fare a meno di percepire la robusta erezione. 

"Non mi crolli, cara Valentina. la sorreggo piuttosto io" le disse, fingendo di non accorgersi che lei, nel frattempo, era arrossita violentemente.


"La supplico, sig. Ambrogio. Mi lasci andare!"

E lui, lasciandole la vita, avendo cura di liberarla dalla stretta passandole arditamente una mano sul seno, le si rivolse con il più confidenziale tu: "cara, ti capisco e ti lascio andare, a patto che domattina tu prenoti la baby sitter per almeno altre due ore e che accetti questo mio piccolo dono che nel corso della serata prossima ti aiuterá a tenerti sveglia."

L'uomo estrasse da un taschino interno della propria giacca una bustina di cellophane trasparente contenente una polverina cristallina bianca e gliela porse, mentre con le labbra cercò le labbra di Valentina posandovi un lieve e sensualissimo bacio.

Di corsa, Valentina raggiunse la sua auto, stringendo spasmodicamente tra le dita quella bustina. Come si sentiva accaldata,agitata, scossa! 

"Non solo ho accettato (che sia la benvenuta, però) la bustina di coca! Ho lasciato che mi facesse sentire il cazzo e  mi sono follemente bagnata, Ma perché - cazzo - mi sono bagnata al solo sentirlo? Mi sono fatta persino baciare! Che troietta che sono!"

Salita in auto, Valentina viaggiava distratta nel traffico intenso pensando a quanto era accaduto. 
Aveva raggiunto ed imboccato ormai la Milano Meda, trafficatissima nonostante fosse la una di notte quando, per evitare un imbecille che a Cusano si era immesso senza curarsi della coda, aveva violentemente tamponato l'auto che la precedeva.

Sembrava si trattasse solo di danni al  veicolo tamponato, ma la conducente, una pazza isterica, aveva dato in escandescenze e lamentava un terribile dolore al collo, circostanza che rendeva necessario l'intervento del 118 e, inevitabilmente, l'arrivo di una pattuglia della Stradale.

Lampeggiatore acceso, motore rombante, frenata brusca.... Così si presentò, quella notte, la pattuglia della Polizia Stradale di Seregno agli occhi della spaventata Valentina, la quale, sinceramente temeva di avere provocato un danno fisico alla guidatrice della seconda auto coinvolta nell'incidente. Quella, nel frattempo, aveva iniziato ad angariare gli operatori del 118.

Valentina quasi non si avvide dell'agente Polstrada che le si era avvicinato e le aveva chiesto lumi sulla dinamica dell'incidente.... 
Lei indossava un piumino e, in parte per il freddo della notte, in parte per lo shock emotivo, se lo stringeva addosso tremante.
Il poliziotto, incurante del suo momento di debolezza,  le chiese i documenti e la invitò a scendere dal veicolo. 
Valentina apri la borsetta e prese la sua patente, circostanza in cui, con orrore, rivide in bella vista, sul fondo della borsetta, la bustina di cocaina ricevuta in dono dal sig. Ambrogio. 
Ciò non fece che aumentare il suo disagio ed il tremore si fece evidente, tanto che il tutore dell'ordine, con atteggiamento sospettoso,  le chiese se avesse fatto uso di alcool, quella sera.
Lei negò con così scarsa convinzione che il poliziotto la invitò a fare quattro passi con lui, con l'evidente  scopo di accertare se si reggeva bene sulle gambe.  
Non aveva, tuttavia, tenuto conto dei tacchi altissimi indossati dalla bella Valentina ed il test empirico si risolse più che altro in una sfilata sculettante di lei.
"Sig. Agente, la prego. Ho a casa due gemelline che mi aspettano! Sto tornando dal lavoro in anticipo proprio per correre da loro e liberare la baby sitter. Le assicuro, avrò bevuto un prosecco in tutta la serata e l'accaduto è stato causato da un delinquente che per immettersi nella colonna mi ha costretto a spostarmi e, casualmente, tamponare l'auto che mi precedeva.""

"Va bene, signora" - rispose l'agente con tono distaccato ed indifferente - "se lei è così poco responsabile ed avventata da causare un incidente invece di raggiungere casa con estrema attenzione, la responsabilità non è nostra. Chiamo la Centrale operativa e suggerisco di sottoporla all'alcol test, così - appena arriva il furgone attrezzato con l'apparecchiatura a bordo - lei si sottopone all'esame e se risulterà negativo sia all'alcol che ad altre sostanze, la lasceremo libera di andare, dopo lo scambio di generalità con l'investita che, a quanto pare, non ha subito danni particolari."

""Oddio, sig. Agente, quanto tempo ci vorrà perché io faccia l'esame? La prego, signore, non posso tardare tanto! La prego."

L'agente la osservò, gli occhi verdi, profondi, quello sguardo intenso e quella bocca ben disegnata.... Il gesto di stringersi al corpo il piumino la faceva apparire ancora più indifesa e la sua voce supplichevole, scatenarono nel poliziotto un potente bisogno di sopraffazione verso quella donna bella ed indifesa.

Le si rivolse con durezza, passando al più confidenziale tu: "Senti tu, se hai tutta questa fretta, possiamo fare a modo mio, sempre che ti mostri collaborativa!"

"Si, signor agente, certo! Mi dica cosa devo fare ed io collaborerò con tutta me stessa."

"Dai, sali nella tua auto che ti aiuto a compilare il modulo di constatazione amichevole....." E mentre Valentina si accomodava al posto di guida e lui accanto, si godette lo spettacolo del vestitino nero che si sollevava scoprendo le cosce di lei, tornite e slanciate.

"Dove tieni i moduli, bella? Su prendilo. Hai una penna? Nella borsetta Ahh, è dietro, la prendo io e te la passo..."
 "No, no, grazie agente. Faccio da me"..... 

Sempre più agitata e nervosa, Valentina si sporse verso il divanetto posteriore, finendo per sfiorare la spalla del poliziotto con il suo seno. Afferrò la borsetta e, nella concitazione di cercarvi la penna all'interno, fece scivolare accidentalmente la bustina di cocaina proprio ai piedi dell'agente!!

Lo sguardo dell'uomo vagò ripetutamente dalla bustina di coca finita sul tappetino tra i suoi stivali ed il volto di Valentina, diventato terreo, visibilmente terrorizzata, incapace di proferire parola.

Anche l'agente non profferì parola. Prese il modulo di constatazione amichevole, la penna ed i documenti dell'auto e con professionalità compilò rapidamente la parte attinente a Valentins, alla quale si rivolse con tono brusco ed autoritario:
"Stupida, firma qua. Bene. Adesso io scendo un attimo tu non ti muovere! Hai capitoooo!"

"Si, si, sig. Agente, come vuole lei. Non mi muovo."

L'agente scese dall'auto di Valentina e raggiunse il collega per un breve conciliabolo. Gli lasciò anche il modulo perché aiutasse l'altra conducente a completarlo integralmente e tornò  da Valentina.

Spegni le luci dell'abitacolo, ordinò, dopo essersi accertato di avere nuovamente tra le sue scarpe lucide la bustina di coca..... Infatti, Valentins, terrorizzata, non aveva assolutamente osato toccarla.

"Ora, stupida ed incapace puttana, piegati e arriva con la bocca a prendere la bustina che hai fatto cadere!"

"Ma Agente! La prego, cosa vuole che faccia? No, la prego, mi aiuti agente!"

"Ti sto aiutando, troia drogata del cazzo! Altrimenti ti avrei già ammanettata. Prendi quella cazzo di bustina... No, anzi. Tu meriti una punizione: vai con la testa lì sotto ed inizia a baciarmi la punta delle scarpe.... E continua finché non ti dico di prendere la bustina tra le labbra"

Valentina, ancora più spaventata e terrorizzata dalla prospettiva di essere arrestata, si sporse per raggiungere le scarpe ma alla fine, si trovò costretta a mettersi in ginocchio sul proprio sedile ed infilarsi con la testa tra le gambe del poliziotto fino a raggiungere le scarpe. A quel punto, fu agevole per l'agente metterle una mano sul culo e poi frugare tra le cosce, fino a scoprire che lei non indossava le mutandine! 
In un attimo, le sue dita iniziarono a frugare dentro di lei con tale foga e velocità che Valentina, stordita dai ripetuti shock e spaventi della serata, cedette arrendevolmente alla lussuria di quelle carezze e si abbandonò completamente, la fica sempre più bagnata. Il buchetto posteriore lubrificato con i suoi stessi umori si ritrovò presto penetrato dal pollice dell'agente, mentre altre tre dita le martoriavano la fica.
I gemiti di Valentina si intensificarono e finirono per sfociare in un orgasmo travolgente.

"Adesso, puttana. Slacciami i pantaloni e fammi godere. Con questo avrai pagato la tua pena per questa sera. 
Ricordati, però, che ho il tuo indirizzo e stanne pur certa che il mio Capo, quando sarà informato di questa mia operazione di servizio, vorrá di sicuro supervisionarti, ragion per cui nei prossimi giorni è meglio che tu eviti di indossare le mutandine, perché da un momento all'altro non ti serviranno."
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