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All' OWK(REGNO FEMDOM)


di amostivalidonnalilly
01.02.2024    |    1.801    |    2 7.6
"Ho tirato le erbacce per ore e spazzato tutto l'enorme palazzo della regina dalla torre al piano terra..."
Racconto preso da vita vissuta presso un Soggiorno all'Owk di 5/6 giorni.
Dopo avere pranzato e messomi in viaggio, Giunsi all'aeroporto di Praga e fui raggiunto da una Miss mandata dall'OWK. La riconobbi subito quando entrai nella sala arrivi piuttosto affollata. Nonostante l'emozione riuscii ad avvicinarmi e a presentarmi in Inglese.

Prima di andare a OWK sapevo che ci sarebbero state poche possibilità per uno schiavo di fare di testa sua, ma ero fermamente determinato su due punti: 1) Dovevo seguire l'etichetta e baciare i piedi della Miss all'aeroporto, e 2) avrei dovuto essere totalmente rispettoso, obbediente e lavoratore per non guadagnarmi punizioni extra durante il soggiorno.

Già feci la prima gaffe al punto 1 all'aeroporto. Poi vi racconterò il punto 2.

Quando in seguito dissi a quella Miss Irlandese che mi dispiacque non essermi inginocchiato correttamente all'aeroporto, lei fu molto comprensiva e disse che la location non era adatta a scene del genere......
Questo non significa affatto che fosse riluttante a mostrare i suoi schiavi in pubblico. Ma di questo parlerò appresso.

La Miss era alla ricerca di un parcheggio nelle vicinanze facemmo pochi passi e arrivammo alla sua auto. Mi fu consegnato un bavaglio, con un ordine: "Metti questo!". Dopo averlo indossato sul posto e fissato il cinturino, erano pronte le manette d'acciaio.

La Miss, una signora rossa di capelli, abbastanza formosa alta circa 180, sui 35 anni, aveva qualche commissione da fare fuori Praga. Fui lasciato in macchina, imbavagliato e ammanettato, mentre lei andava in giro per i fatti suoi.

Con mio grande sollievo, appena ritornò mi tolse il bavaglio. La signora Miss Genevè aveva fame e ci fermammo davanti a un ristorante per il pranzo. Fu un pasto molto piacevole e bevvi una birra prima dei 5 giorni a "acqua e pane". Nella mia domanda di ammissione, avevo scritto che necessitavo di rigore e disciplina". L'intenzione non era subire oltre ciò che capitava per i soggiorni in loco, già di per se pesanti e quindi le chiesi di non essere troppo duro con me. Madame Genevè fu molto comprensiva, e disse che all'OWK sapevano molto bene che i futuri schiavi tendevano a correre con la fantasia, quando erano seduti a casa dietro i loro PC, ma disse anche che le punizioni sarebbero sempre state dure al di là delle richieste estemporanee di clemenza. Mi disse tu sei venuto per obbedire e cosi sarà.

Il viaggio verso Cerná fu molte veloce ed ebbi una sensazione strana allo stomaco, immaginando cosa mi aspettasse. Appena arrivammo ci fu aperto il mega portone ed entrai finalmente nel regno dell'OWK.

Dopo aver attraversato l'enorme cortile, fui accompagnato al mio alloggio per i giorni successivi, scendendo nella cantina del palazzo, mi fu permesso di portare solo il minimo indispensabile per barba, capelli ecc.
Devo ammettere che ebbi subito soggezione appena vidi la stanza, (si fa per dire), un 1,5 x 1,8 m. Pareti in pietra ruvida su due lati. Spesse barre d'acciaio sugli altri due e una porta richiudibile a chiave. Pavimento di cemento. Assolutamente niente altro, a parte un pesante collare di acciaio permanentemente incatenato alla parete. Non sembrava comodo, per dirla tutta.

Fui sollevato quando la Miss, mi permise in seguito di portare cinque coperte per fare un specie di letto leggermente più morbido del semplice pavimento, per coprirmi dal freddo. Posso dire che la cella era fredda ed umida. Un secchio per i bisogni.

La notte avevo un pesante collare al collo in acciaio, che mi permetteva solo di spostarmi e arrivare a metà strada verso la porta. Non che fosse importante, in ogni caso non avrei potuto uscire dalla mia cella. Anche le mie manette erano chiuse e ben pesanti. Il tutto rese molto difficile creare un buon ciaciglio e faticai a trovare una posizione comoda per dormire. Essendo io alto 1,8 dovetti posizionarmi diagonalmente. Per non urtare con la testa contro il ruvido muro di pietra, e accadde una sola volta per fortuna avendo necessità di allungare le gambe tra le sbarre per distendermi Non dormii molto la prima notte idem quelle successive.

Appena che tutte le serrature furono chiuse e aver dato la buonanotte alla Miss si spensero le luci. Divenne tutto buio. Non avevo mai sperimentato tanta oscurità prima. Mezzo addormentato e mezzo sveglio giacevo nella mia cella contemplando la mia situazione e tutte le cose eccitanti che erano accadute durante il giorno. Era stato un lunedì speciale, molto diverso dal mio quotidiano.

Persi subito la cognizione del tempo, rimanendo sorpreso quando la luce si accese improvvisamente udendo tre paia di stivali col tacco alto che entravano nella cella. Appena sveglio vidi la mia Miss in compagnia di altre due. Tal Madame Sarka mi augurò un buon soggiorno, con un sorriso del tutto beffardo.

Fu solo un'ispezione notturna. Ripiombai nel buio assoluto. Il risveglio mattutino fu decente, perchè una Miss ci tirò fuori dalle celle per fare ginnastica. Miss Genevè usò la gogna al piano terra della Grande Stanza, per 25 colpi di “risveglio” più eventuali extra guadagnati durante il giorno. Un'esperta, non c'è che dire! Con frustino, gatto a nove code, frusta a coda singola e bastone. Si passava da un attrezzo ad un altro come se niente fosse. Le frustate assestate con regolarità facevano male assai.
Mercoledì ci fu una piccola festa nel Pub. Madame Genevè, Madame Sarka e Madame Christine insieme a quattro schiavi. Una bella signora della Svizzera si unì a noi più tardi con il suo schiavo / marito. In realtà quel giorno festeggiavano il loro decimo anniversario. Le signore godevano dello champagne e del vino e noi schiavi avevamo il permesso di riempire le nostre ciotole con acqua fresca. Si divertirono tanto. Noi schiavi sedevamo sui minuscoli sgabelli a guardare le signore che erano sedute al tavolo. Vincendo ad un gioco a carte gli schiavi avevano la possibilità di vedere esauditi alcuni desideri. Vinsi e chiese il permesso di baciare le estremità della Mia Miss. Bella donna, con addosso stivali e pantaloni in pelle.
La serata fu cosi piacevole che dimenticai lo sgabello per le punizioni che io e un altro schiavo avevamo portato nel pub poco prima. Ma le signore non avevano dimenticato! Madame Sarka annunciò che era giunto il momento di richiamare gli schiavi per procedere in base a ciò che era avvenuto durante il giorno. Lo schiavo di Madame Sarka fu il primo. Le signore avevano controllato la sua stanza e trovato delle cicche di sigarette. Il povero ragazzo era messo male! Madame Sarka pronunciò la sentenza. 82 frustate....
Quanto a me pensai di essere in una situazione migliore. Non una giornata senza macchia per carità, ma niente cicche....
Madame Sarka procedette e colpì pesantemente e ripetutamente il suo schiavo.
La mia Miss mi chiamò ma la prima volta non udii e le subito mi riprese; "Perché non vieni quando te lo dico?". Mi scusai essendo assorto nei miei pensieri. La domanda fu; "A che cosa stavi pensando?" Le dissi che ero dispiaciuto per lo schiavo degli 82 colpi.
Madame Genevèè mi disse, pensa a te e vedi ora che ti aspetta.
In ogni caso il collega subi non 82 frustate ma 100. Io ero il successivo. Divenne presto chiaro che anche errori minori potevano sommarsi a un numero significativo di colpi. Madame Genevè mi aveva insegnato parole essenziali della lingua Ceca e in particolare mi aveva fatto notare che conoscevo la frase. James Blbec. -. Sono stupido. ..
Per farvi capire, faccio un riassunto di ciò che era accaduto all'inizio della giornata. Madame Genevè, mi aveva portato in giro fuori dall'OWK. Feci una doccia e misi abili borghesi.
Avevo solo il collare in acciaio al collo.
Madame Genevèè chiarì che avrei dovuto indossarlo tutto il giorno e che ero ancora suo schiavo anche quando eravamo fuori dall'OWK.
La nostra prima tappa furono Slavkov e Brna a sud di Brno, che è un famoso luogo storico dove Napoleone I nel 1805 vinse la battaglia contro la Russia e Austreich nella cosiddetta battaglia dei Tre Imperatori. Il castello nel villaggio è ora un museo.
La Miss mi mandò a fare una visita guidata mentre lei stessa passeggiava nel parco e gustò una tazza di tè e un'insalata. Non sono sicuro se gli altri turisti guardassero soprattutto me o i dipinti. Sperai che il mio collare non li avesse disturbati troppo.
In ogni caso, ebbero qualcosa di cui parlare. La Miss volle fare un po 'di shopping e ci fermammo nel centro di Brno, la seconda città della Repubblica Ceca.
Entro in negozio di scarpe, e ne provò diverse, lo stesso fece in un altro negozio.
La seguii in giro, ad un metro di distanza proseguendo dietro, portando un numero crescente di borse. Alcune volte mi distrassi ed inizii a procederla ma fui immediatamente redarguito.
Mentre continuavamo lo shopping presi alcuni regali calze e scarpe per le sue amiche Mistress Sarka ed un'altra.
Poi pranzammo in un bel ristorante. Io acqua minerale e pane, azzardai ad ordinare una bistecca accanto. La Miss non obiettò e mi fu permesso di mangiarla.
La nostra ultima fermata fu ad un negozio di fiori, dove la Mia Miss comprò due mazzi per Madame Sarka e Madame Christine.
Ci incamminammo per il ritorno all'OWK. Ero felice per la giornata piena di eventi, ma non mi resi conto di aver commesso un errore grossolano.
Appena rientrammo trovammo Christine e Madame Sarka nel pub e consegnammo loro i loro regali. La Miss ad un certo punto mi disse, passi per i fiori di Madame Sarka e di Madame Christine.
Ed i miei?" Rimasi basito. Non potetti ribattere nulla...ero stato colto in errore. Le 50 frustate assegnate divennero 100. Inoltre mi fu ricordato che la mattina Avevo scambiato i nomi di Madame Genevee e Madame Christine appena sveglio e mezzo addormentato nella mia cella di prigione.
Madame Genevèè mi assestò 80 frustate e lasciò a Madame Christine le altre 20.
Io chino sullo sgabello. Madame Genevèè lanciò un'ultima occhiata alla finestra, vedendo i due grandi e deliziosi bouquet e il suo mancante.
Ad ogni colpo a fatica dissi "Grazie Madame", in ceco. Ricevere i colpi fu una tortura non da meno mentre ricordavi di dire grazie Miss in ceco.
Alla fine "Dvacet, Dekuji Madame" mi tornò in mente.
Dopo aver baciato gli stivali di Madame Genevèè e Madame Christine, mi fu permesso di bere nella ciotola. Dovetti pure ringraziarle, appena dopo fui ammanettato con le manette ai polsi ed alla caviglie e presa la catena dall'anello al muro e legata al mio collare, rimasi cosi in silenzio ad ascoltare ( e che vuoi capire) i discorsi delle Miss in ceco...
La mia Miss, all'uscita dal pub, mi propose un viaggio di studio e fu per me una sorpresa.
Essere e agire come schiavo nella città di Brno è stata un'esperienza psicologica molto più forte ed emozionante che lavorare come schiavo all'interno dell'OWK.
È stata un'esperienza affascinante.
Un soggiorno di punizione non è solo frusta ed umiliazione. La maggior parte del tempo fuori dalla cella della prigione era densa di lavori piuttosto noiosi. Ho tirato le erbacce per ore e spazzato tutto l'enorme palazzo della regina dalla torre al piano terra. Un lavoro del genere è quello che ha sostituito la gita in campagna. Il palazzo poteva sembrare noioso, ma posso assicurare che non lo era. Se non mi fossi concentrato a fare un lavoro veloce, credo che potrei essere ancora lì a godermi l'incredibile quantità di fantastici inventari in tutte quelle stanze che conosciamo così bene da foto e film. Il Nights Club Wanda era in preparazione per il seguente week-end. Evento speciale per le vacanze. Noi schiavi avemmo difficoltà a ripulirlo, mobili, pavimento, bar, gabbie e dispositivi di tortura, tutti, alla fine divennero splendenti. Le signore sedevano comodamente in un gruppo, chiacchierando e gustando bevande analcoliche. "Sei schiavo, vieni qui!". Madame Sarka mi fece cenno di avvicinarmi. Lo feci prontamente, Madame Sarka. e Madame Christine stavano discutendo sui nodi con le corde. Madame Sarka istruiva Madame Christine insegnandole alcuni dei suoi trucchi.
Mi fu ordinato di "Inginocchiarmi e mettere le mani dietro la nuca" Dovevo essere il manichino
Fui usato come cavia.
La mia Miss, successivamente, mi ordinò di pulire il pavimento e sistemare i mobili in loco.
Cominciai a spolverare le sedie. La signora Genevèè si incazzò. "Ti ho detto di pulire il pavimento, non le sedie! Non ascolti quello che dico ?!" Se sei all'OWK, ti dò un consiglio. Non iniziare mai a fare null'altro che quello che ti viene detto. A quelle parole capii davvero che uno schiavo deve obbedire, sempre. "Perché ci è voluto così tanto tempo ?!"
Un altro episodio, un giorno, mentre mi godevo le ossa di pollo e altri avanzi del suo piatto della cena, mi mandò in cucina a prendere un tovagliolo di carta. Gli schiavi non usano coltelli e forchette a OWK. La signora Genevèè nel contempo entrò improvvisamente in cucina. "Cosa diavolo stai facendo ?!" esclamò, perchè ci metti cosi tanto tempo?. Miss volevo solo lavarmi le mani prima di toccare il suo tovagliolo. Sembrava quasi convinta. Ribattè; come schiavo devi solo abituarti a "Questo bicchiere non è pulito!" o a cose simili, devi obbedire, non pensare!"
Imparai a fare tutto ciò che mi si diceva, non accampando scuse, fu un bell'allenamento, diciamo così. Infatti spesso mi fu permesso di massaggiarle i piedi, come ricompensa.
La sera, potevo sentire meno il peso del collare d'acciaio e posare la testa sul pavimento del carcere e pensare "Questa è stata una giornata meravigliosa". In realtà penso di essere in una condizione fisica migliore quando me ne sono andato rispetto a quando Sono arrivato. Persi diversi kili tra l'esercizio fisico e le privazioni e non fu un male per me.
Altro aneddoto, la Mia Miss mi lasciò uscire dalla cella di prigione venerdì mattina.
C'era una spazio dedicato agli human slave, più precisamente c'erano delle cucce per cani in legno, molto grandi con un recinto, e di fronte, delle gabbie come ci sono nei canili.
La Mia Miss, disse; oggi passerai mezza giornata incatenato alla cuccia, ordinandomi di aprire le mani per indossare dei guanti ma che non avevano dita per simulare le zampe dei cani.
Mi accompagnò con il guinzaglio e le mani legate dietro, alla cuccia dopo aver percorso il tragitto dalla cella.
Mi strattonò con forza, dopo aver tolto il guinzaglio e agganciò la catena della cuccia, non più di un paio di metri al collare ed in più, notai che nel pavimento vi era una specie di binario con un ferro a cui legò le manette ai miei polsi in modo che potessi scorrere consentendomi di muovermi per la lunghezza della catena ma non alzarmi, visto la larghezza della catenella delle manette.. Rimasi cosi fino al primo pomeriggio e ogni tanto mi veniva chiesto di abbaiare, cosa che facevo puntualmente.
Appena fui liberato, passammo alla gabbia, una comune gabbia per cani, quelle che si vedono in tutti in canili, anche in Italia, alta credo 80/90 cm larga un due metri.
Fui fatto entrare e la Miss, chinandosi prese a terra una catena agganciata ad un anello al pavimento, estrasse dalla cintura dei ferri e mi ordinò di mettere i polsi uno sull'altro, chiuse i lucchetti e lo agganciò alla catena, uscì e richiuse la porta della gabbia, rimasi cosi fino a sera....e dovetti imparare in quelle ore alcune frasi in lingua ceca tipo "Madame, posso parlare?" "Posso per favore andare al WC?" "Posso per favore bere l'acqua?" "Non capisco" "Sono felice" ecc ecc ecc. grazie ad un foglio scritto a penna ivi presente lasciato in loco per gli slave “ignoranti”
Il mio ultimo giorno, sabato, Madame Genevèè mi oridinò di seguirla fuori dalla cella. Si fermò come al solito alla porta aspettandomi prima di aprirla. Nello stesso tempo si piegò leggermente in avanti, rendendo il suo fondo schiena dominante e invitante dal mio punto di vista. Non potevo resistere alla tentazione di baciarlo. Certo che si arrabbiò, ma quella volta credo di aver visto una piccola traccia di sorriso nei suoi occhi. Nonostante tutto mi beccai un sonorissimo ceffone in pieno viso.
Dopo mi fece salire in auto, come all'andata, con il collare e ammanettato e si diresse direzione aeroporto, avevo l'aereo verso le 15:00 ma alle 12 eravamo già a destinazione, passeggiammo per le strade sempre io con il collare, verso le 13 decise di pranzare e mi lascio ammanettato non distante dall'auto, legato ad una panchina.
Molta gente passava, mi guardavano, sorridevano, qualcuno mi prendeva in giro, ma nessun problema particolare, verso le 14.00 ritornò, liberandomi e lasciandomi i suoi recapiti irlandesi affinchè potessi chiarmarla una volta tornata in patria (ma questa è un'altra storia).
La salutai e mi incamminai verso il gate, con la consapevolezza di aver vissuto un sogno in un posto unico ed irripetibile.
Ad oggi, non ho mai capito perchè lo chiusero......
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