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GITA SCOLASTICA-PARTI VERGINE E TORNI SFONDATO


di only_a_boy
05.01.2023    |    25.207    |    25 8.9
"Si sentiva addosso lo sguardo di entrambi i suoi compagni e questo lo stava facendo eccitare: non era dotato ma un ingrossamento si sarebbe notato attraverso..."
“Ma porca puttana, Bardi sta ancora lì!!” aveva esclamato Diego, piuttosto esasperato, dopo aver scrutato per un po’ il corridoio della stanza d’albergo attraverso la porta socchiusa. Il ragazzo aveva lasciato la sua postazione di vedetta subito occupata dal suo amico Francesco, che dovette constatare a sua volta la presenza del loro docente di filosofia, professor. Bardi, intento a dondolarsi su una sedia: sembrava aver messo radici lì. “Inutile che speri, Franci” – disse Diego – “Questo rompicoglioni non si schioda per tutta la notte! Non ci fa andare dalle femmine, ‘sto rotto in culo!”.
C’era comprensibilmente una nota di esasperazione in Diego e anche Francesco sembrava molto deluso: dopotutto, era la gita dell’ultimo anno di scuola, e i due adolescenti si erano immaginati di far baldoria fino a sera con le varie classi e magari concludere qualcosa con qualche ragazza. Invece, il docente che li accompagnava aveva deciso di svolgere con zelo la sua attività di sorvegliante, anche di notte: dopo cena aveva fatto un certo discorsetto a tutti, aveva fatto entrare ciascuno nella stanza assegnata e, dopo aver augurato buonanotte, si era messo a presidiare il pianerottolo per evitare visite notturne dei suoi giovani allievi.
Diego e Francesco, i più fighi della classe, stavano rosicando non poco, solo Lorenzo, il terzo compagno di stanza, era abbastanza indifferente: lui di certo non aveva in animo di fare festini, sia perché era un tipetto timido che mai si era integrato del tutto con gli altri (dopo 5 anni c’era ancora qualcuno a scuola che, vedendolo, chiedeva chi fosse) sia perché per il tipo di festini che avrebbe gradito lui non occorrevano ragazze sexy in minigonna ma sarebbero “bastati” i due manzi che aveva in stanza, dato che Lorenzo era gay.
Certo, Lorenzo non si aspettava neanche lontanamente di poter sfruttare il fatto di essere in camera con questi due tori, sapeva che erano ben oltre la sua portata: sia perché entrambi erano prevedibilmente etero e sciupafemmine, sia perché erano due bonazzi da far paura.
Diego era latino-americano (i genitori erano Venezuelani), aveva un fisico modellato in palestra, una voce calda, lineamenti regolari e un fare da mandrillo che seduceva tutti, non solo le donne, lusingate di essere l’oggetto di conquista, ma anche gli uomini, affascinati da quel suo modo di fare che era un modello da imitare.
Francesco, invece, aveva un fascino diverso, ma non meno accattivante: estroverso anche lui, la sua capigliatura nera contrastava con l’azzurro intenso degli occhi. Spalle larghe, un bel fisico sviluppato, anche se non con il fanatismo del suo amico, una propensione allo scherzo e alle battute demenziali e in attivo un certo numero di ragazze conquistate, sedotte e abbandonate.
E Lorenzo? Il solito sgorbietto, il brutto anatroccolo che sperava, finita l’adolescenza, di trasformarsi magicamente in un cigno: per il momento era bassino, magro, peloso, fisico non palestrato (anche se dalla sua aveva una buona muscolatura alle gambe e un bel culetto sviluppato), un naso aquilino, troppi foruncoli a deturpargli quel volto dagli occhi marroni e dai capelli castani.
Una serie di imprecazioni di Diego accompagnò la definitiva chiusura della porta: era inutile stare a farsi altre illusioni, tanto era chiaro che Bardi avrebbe pattugliato ancora a lungo, vanificando le speranze notturne dei suoi studenti. “Che rottura di coglioni! Stasera mi sarei scopato Maria, avanti e dietro, se non ci fosse stato quello stronzo” continuava a lamentarsi Diego.
“Si, e quella aspettava a te!” lo canzonava Francesco.
“Non lo sapremo mai, visto che quella merdaccia di sentinella sta ancora lì. Mi faccio una doccia fredda per calmarmi e mi metto a dormire”, disse Diego mentre si dirigeva in bagno.
Era un tipo fumantino, Diego, ma tanto si arrabbiava facilmente per le contrarietà, tanto facilmente gli passava: così neanche cinque minuti dopo gli altri due lo sentirono cantare sotto la doccia. Francesco a un certo punto si avviò con nonchalance nel bagno e si mise a pisciare, in tutta tranquillità, mentre il suo amico, con pari calma, integralmente nudo, continuava a lavarsi.
Lorenzo invece rimase seduto sul suo lettino, anche se avrebbe pagato qualsiasi cifra per essere anche lui lì dentro: l’aveva sempre affascinato questa tranquillità con cui i maschi etero condividessero la nudità (anzi, sembrava quasi avessero piacere a mostrarsi reciprocamente). Lui invece, pur provando un desiderio morboso – anzi, proprio per questo, temendo di essere scoperto – non si faceva vedere e si forzava di non guardare, cosa che tentò di fare anche quella volta quando Diego uscì dalla doccia, ancora canticchiando, con l’asciugamano attorno ai fianchi. Mentre i due amici parlavano tra loro, Lorenzo non seppe resistere ad alzare lo sguardo per ammirare Diego che si toglieva l’asciugamano: il fisico era bellissimo, ben definito, senza un solo pelo sul corpo, tranne che al cazzo, un bel pisello, totalmente moscio e parzialmente scappellato, dall’aspetto piuttosto cicciotto che prometteva di poter crescere ancora se giustamente stimolato. Lorenzo era talmente assorto che non si accorse che i due avevano smesso di chiacchierare e lo stavano osservando, con l’aria divertita.
“A’ Lo’, te sei innamorato? Lo so che è bello ma non è per te, lo devo usare su Maria” disse Diego, scatenando le risate di Francesco.
Lorenzo, colto in flagrante, arrossì e, nel tentativo di crearsi un alibi, disse che era rimasto colpito dal fatto che Diego era interamente glabro. I due si erano già scambiati un’occhiata che lasciava intendere che nessuno di loro l’aveva bevuta: dopotutto si mormorava in classe che il piccolo Lorenzo fosse un finocchio, dato che nessuno l’aveva visto con delle donne e, cosa peggiore, nessuno l’aveva mai sentito parlare di donne come fanno i maschi normali, anzi, quando c’erano questi discorsi era sempre poco partecipe e disinteressato, senza contare che neanche voleva giocare a calcio. Diego allora, di carattere sempre provocatore, gli rispose: “glabro ma non ovunque, al cazzo no”, cingendo con entrambe le mani quei suoi gioielli di famiglia che sembravano ammaliare Lorenzo. “Comunque” – riprese Diego mentre si infilava le mutande- “non è che sono così di natura, anzi sono piuttosto peloso, come Francesco, ma mi sistemo coi miei rasoi elettrici”.
“Chissà quanto ti ci vuole ogni volta” esclamò Lorenzo, tanto per dire qualcosa.
“Non tanto, le prime volte sì magari ma una volta che impari ad usare il rasoio elettrico ci si mette davvero poco” e, dopo un altro sguardo scambiato con Francesco, proseguì “ti farei diventare glabro in pochi minuti, ho qui l’attrezzatura”. “Davvero?” disse Lorenzo, interessato a parlare di qualsiasi cosa pur di far dimenticare come era stato imbambolato a guardargli l’uccello. “Certo” -disse Diego, che nel frattempo si era messo il pigiama- “vuoi vedere?”.
“Ok”, gli scappò dalla bocca. Non sapeva dove si stava cacciando ma lo lusingava avere su di sé le attenzioni dei due, che in classe lo ignoravano sempre.
In men che non si dica Diego era tornato in bagno e aveva tirato fuori dalla trousse una serie di rasoi elettrici, mentre Francesco, ridendo: “ora però Lo, ti devi togliere il pigiama, se no cosa rasa?”. Lorenzo eseguì velocemente, lasciando ovviamente le mutande. Si sentiva addosso lo sguardo di entrambi i suoi compagni e questo lo stava facendo eccitare: non era dotato ma un ingrossamento si sarebbe notato attraverso le mutande, così ebbe la pensata di stendersi sul letto a pancia sotto cercando di dire con voce indifferente “beh allora puoi cominciare dalla schiena? Odio avere i peli lì”. In realtà era molto più villoso alle gambe, ma era una scusa come un’altra per tentare di nascondere il pisello in erezione.
Invece, i due amici, dopo essersi scambiati un sorriso complice, procedettero diversamente: in pochi secondi avevano afferrato, uno da una parte, uno dall’altra, le mutande di Lorenzo e gliele avevano sfilate, così rapidamente che il poverino si ritrovò nudo, col culo peloso all’aria e impossibilitato ad alzarsi per nascondere il pisello duro. “Hey ma che fate?” tentò di protestare, mentre alle sue spalle sentiva i due ridere. Non si azzardava a muoversi, aveva la pancia incollata al letto per occultare l’erezione.
“Lorenzo, volevi diventare glabro e poi conservare il segno delle mutande? Devo tagliare tutto. Ora stai buono che inizio”.
E così, con azioni sicure, il rasoio e le mani di Diego procedettero su tutto il corpo di Lorenzo: lungo le braccia e su tutta la schiena per poi interrompere il percorso e andare giù a rasare le gambe. Lorenzo era in estasi: ogni contatto delle mani o del rasoio sul suo corpo gli dava come una scossa elettrica e già così il suo pisello stava emettendo tantissimo pre-sperma: cosa sarebbe successo quando anche il culetto sarebbe stato attenzionato? Non ebbe il tempo di chiederselo perché si sentì prendere per i fianchi e venne spostato indietro: Diego era forte, l’aveva sollevato come se fosse stato un fuscello e Lorenzo si era ritrovato posizionato con la testa ancora appoggiata sul materasso ma il culo, sorretto dalle gambe piegate sulle ginocchia, svettava in alto, pronto a ricevere le cure del rasoio. Come un fulmine a ciel sereno piombarono però le risate di Francesco, che esclamò: “Ma guarda che troia, si è bagnata tutta e ha bagnato il lenzuolo”. In effetti, spostando il corpo di Lorenzo era rimasto bene in vista quella parte del lenzuolo, bagnata dal pre-sperma, che era stata a contatto col suo pisello: pisello che ora svettava in erezione, mortificando terribilmente il suo proprietario che nel frattempo aveva alzato il busto, mentre i due amici continuavano a ridere, a osservarlo e prenderlo in giro.
Lorenzo non sapeva che dire, avrebbe voluto sprofondare e invece, il suo pisello continuava ad essere duro. Fu Francesco a prendere l’iniziativa e, dopo essere salito sul letto mentre ancora rideva, gli mise una mano sul collo per farlo ripiombare col volto sul materasso e di nuovo col culo in vista. “Dai, anche se è un ricchione di merda mica lo puoi lasciare mezzo rasato e mezzo peloso no? Finisci il lavoro Diego”. E Diego, ridendo, si rimise all’opera, stavolta rasando in maniera rude il culo: vuoi che i peli fossero più spessi, vuoi che il rasoio avrebbe necessitato di essere pulito, erano più i peli che venivano strappati che quelli che venivano tagliati. Dopo che l’intero lato B di Lorenzo era stato depilato, i due lo voltarono come se fosse una bambola: ora era a pancia all’aria, la sua testa era appoggiata sulle cosce di Francesco, che lo teneva fermo, mentre Diego proseguiva a togliere ovunque i peli, dal petto in giù.
Arrivato al pube chiese all’amico: “e questo, che dici, glielo tagliamo?” “Buona idea” – gli rispose Francesco – “tanto non sa che farsene, è frocio”. “beh, allora dovrà pensarci un chirurgo a mettergli una figa. Ma nel mentre tutto questo pelo qui non serve: a me piacciono le fighe rasate” disse di rimando Diego, mentre era intento a rasargli tutti i peli del cazzo. Il fatto che i due stessero parlando e disponendo del suo corpo come se lui fosse una cosa, stranamente, non irritava Lorenzo ma lo faceva eccitare e i risultati si vedevano: il suo pisello, benché piccolino, gli faceva male per la quantità di sangue che lo stava irrorando.
Lorenzo era diventato glabro interamente nel giro di pochi minuti ma Diego sembrava voler eseguire coscienziosamente l’incarico: dopo aver finito davanti, lo fece rivoltare e di nuovo col culetto in vista, continuò a ripassare il rasoio elettrico, per individuare qualche peletto superstite. Lorenzo era muto, si ritrovava a pancia sotto, con la faccia sul materasso, tra le cosce di Lorenzo che lo sovrastava e lo teneva fermo, e il culo all’aria nelle mani di Diego, che oramai più che rasarlo sembrava palparlo. “France’, ora che è rasato sembra proprio il culo di una femmina, meglio di quello di Maria, è bellissimo” scappò a Diego mentre le sue dita e il rasoio si avvicinavano al buchino privo di peli. “Diego, il culo di Maria non è accessibile, dobbiamo accontentarci con quello che c’è”, rispose di rimando Francesco, che con le mani teneva ferma la testa di Lorenzo contro il materasso.
Lorenzo non capì il senso di quello che si erano detti, ma rimase in ascolto e con rammarico sentì le mani di Diego smettere di toccargli il culo. Si era alzato dal letto ed allontanato, per tornare dopo poco, ridacchiando e tornando ad accarezzare quelle chiappette glabre. A un certo punto Lorenzo sentì che qualcosa di non molto grande si stava intrufolando nel buchino… Rimase col culo all’aria, in ascolto di altre sensazioni quando da quel varco sentì che gli si stava rovesciando nell’intestino un liquido, che subito iniziò a bruciargli dentro.
Aveva delle contrazioni, istintivamente gli veniva il bisogno di espellere quel fluido irritante e si sarebbe già alzato se le forti mani di Diego gli avessero tenuto il culo fermo in alto, mentre quelle di Francesco lo immobilizzavano con la testa e le spalle.
Quando Francesco tolse le mani, sostituite dalla presa di Diego che nel frattempo si era spostato lateralmente e che con una mano gli reggeva il culo e con l’altra lo bloccava per le spalle, Lorenzo alzò la testa e si ritrovò davanti un cazzo.
Francesco se l’era tirato fuori e gli ordinò: “Abbassa lo sguardo, prendilo in bocca, ciuccialo e poi ripeti dopo di me: Sono Lorenzo e sono un frocio. Amo avere il culo rotto e ciucciare i cazzi”. “E guai a te se gli fai sentire i denti”, disse ridendo la voce di Diego. “Muoviti o non ti liberiamo e resti con quel clistere nel culo”. Quel liquido che aveva dentro lo faceva contorcere, gli bruciava troppo le budella, così, pur di liberarsi, aprì la bocca e ciucciò il membro di Francesco: era grosso, scappellato e non particolarmente pulito. Era il primo pompino per Lorenzo, ma non se lo gustò, in parte perché lo stava subendo come una violenza, in parte perché aveva fretta di poter correre in bagno.
Eseguì l’ordine in maniera frettolosa, compresa la frase, sperando di poter essere liberato. I due furono di parola, Lorenzo sentì la presa su di lui allentarsi e schizzò verso il cesso. Si svuotò l’intestino in maniera violenta ma quello che aveva appena passato e le risatine che giungevano dall’altra stanza facevano crescere in lui un senso di umiliazione.
Riacquisito il controllo delle proprie budella, stava per farsi coraggio ed entrare in camera: li avrebbe affrontati, avrebbe detto loro che non dovevano più permettersi di usarlo in questo modo. All’improvviso venne distolto dalle sue riflessioni dal suono della sua stessa voce, che dall’altra stanza ripeteva “Sono Lorenzo e sono un frocio. Amo avere il culo rotto e ciucciare i cazzi”.
Entrando, vide i due amici sbellicarsi dalle risate mentre gli mostravano lo smartphone in cui scorrevano le sue immagini mentre ciucciava il pisello di Francesco e faceva questa sorta di coming out: non se n’era accorto prima ma l’avevano registrato.

...

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