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LA GITA SCOLASTICA 3- PARTI VERGINE E TORNI SFONDATO


di only_a_boy
11.01.2023    |    15.963    |    13 9.3
"Fatto questo, improvvisamente il dildo che aveva dentro smise di vibrare, ovviamente obbedendo al click fatto da Francesco sul suo telecomando..."
“Turi? Turi? È presente o no Turi?”. Attraverso i suoi occhiali il professor Bardi aveva già individuato il ragazzo, seduto nel pullman, e lo esortava a rispondere all’appello. Lorenzo, sentendosi chiamare, si voltò verso il suo prof., un uomo di 40 anni dai capelli ancora neri, il pizzetto sale e pepe ed un fisico una volta atletico, ora in procinto di cedere sotto i colpi della buona cucina e dell’inesorabile rallentamento del metabolismo.
“Allora Turi Lorenzo, sei tra noi?” chiese con fare retorico il professore, che aveva voglia di terminare questa funzione e dare inizio alla giornata. Lorenzo, compreso quel che si voleva da lui, rispose frettolosamente un “presente” e, lasciato l’elenco dei compagni a scorrere secondo l’ordine alfabetico verso la sua conclusione, tornò ad estraniarsi nei suoi pensieri.
Così, mentre l’autista metteva in moto e nel pullman regnava l’inevitabile confusione euforica propria di una classe liceale all’ultima gita scolastica, lui, silenzioso, volse le spalle ai compagni, fingendo di guardare il paesaggio attraverso il finestrino.
Si sentiva strano e terribilmente in imbarazzo. Del resto, si trovava in una situazione decisamente insolita ed ogni fibra del suo corpo sembrava ricordarglielo:
addosso sentiva il prurito dei peli che stavano iniziando a ricrescere, ovunque. Era stato reso glabro la notte prima da Diego e Francesco, i suoi compagni di stanza, e ora un po' di follicolite, soprattutto al pube, stava a rammentargli la prodezza.
Più fastidioso era il culetto dolorante, con l’aria che entrava in un buco diventato largo in poche ore, anche questo un souvenir della notte precedente, quando era stato sodomizzato prima da uno, poi dall’altro dei suoi “amici”.
In ultimo, non stava indossando le mutande: la mattina, quando dopo la doccia le aveva cercate nel suo bagaglio, non le aveva trovate, tra le solite risatine complici dei due. Fu Francesco a dirgli che per quel giorno avrebbe dovuto farne a meno, poi avrebbero provveduto loro a regalargliene qualcuna adatta ad uno come lui.
“Uno come lui”, già… ma chi era “uno come lui”? Lorenzo era un ragazzo timido, decisamente non bello, che non aveva legato con nessuno a scuola. Ulteriore stranezza rispetto ai suoi coetanei era rappresentata dai suoi gusti sessuali, ma il problema non erano tanto il fatto che gli piacevano i maschietti quanto il fatto che Diego e Francesco lo avevano scoperto e ricattato: era stato Francesco a riprenderlo di nascosto mentre lo obbligava a fargli una pompa e così si era trovato alla loro mercé, dovendo accogliere i loro cazzi in culo. Probabilmente avrebbe accettato anche senza ricatto (dopotutto quelli erano strafighi e lui era vergine) ma solo a metà: mentre Diego si era rivelato un maestro con la lingua e il suo palo di 23 cm l’aveva fatto godere, Francesco era stato con lui piuttosto violento, quasi godesse a fargli male e ad usarlo, ora che non poteva difendersi, sotto la minaccia della diffusione del video.
Comunque, almeno portava a casa la sua prima esperienza sessuale e con due partner che erano entrambi due bei ragazzoni palestrati: Diego latino-americano, Francesco coi suoi begli occhi azzurri e le spalle larghe.
La notte di sesso era passata ma la gita continuava, con le visite ai musei che sembravano interessare solo il prof. accompagnatore, non certo la classe e neanche Lorenzo, che già pensava con preoccupazione alla sera: cosa altro gli avrebbero fatto?
Si arrivò a ora di pranzo, con sosta in un ristorante convenzionato. Il pranzo alla gita era uno dei soliti momenti in cui Lorenzo era a disagio: stare a tavola con gli altri studenti, con cui non aveva una grande intesa, lo faceva sentire solo e sbagliato, perché si ritrovava sempre ad essere lo spartiacque delle conversazioni, alla sua sinistra due o tre chiacchieravano, alla sua destra altri tre parlavano tra loro, lui era il solo che non aveva altro da fare che mangiare e perdersi nelle sue riflessioni.
In tale malinconia non si stava neanche accorgendo che Francesco era arrivato in ritardo, dopo essere stato oggetto di una strigliata da Bardi perché si era allontanato, non visto, dal gruppo ed era scomparso per una mezzoretta.
Lorenzo vide Francesco prendere posto accanto a Diego e tutti e due intenti a fare il filo a due ragazze. Com’erano affiatati ed amici, gli sarebbe piaciuto avere una simile intesa anche lui con loro, perché invece li sentiva distanti da sé mille anni luce?
Mentre li osservava, i due incrociarono il suo sguardo e ridacchiarono, parlottando tra loro. Ebbe paura. Se avesse usato il cervello avrebbe capito che avrebbe dovuto restare in gruppo, in pubblico, dove sarebbe stato al sicuro, ma la mente è irrazionale e così, preso dal desiderio di mettere quanta più distanza possibile tra lui e loro due, si trincerò nel bagno del ristorante, per stare tranquillo.
Si sciacquò la faccia, ma quando alzò lo sguardo vide attraverso lo specchio i due, che l’avevano raggiunto. “Lo’, che bravo, ci hai dato un appuntamento? Questa è telepatia” disse beffardo Francesco.
“Cosa c’è?” chiese lui.
Per tutta risposta i due, quasi sincronizzati, si slacciarono i pantaloni e tirarono fuori i due piselli in tiro.
“Dai piccole’, ciucciaceli un po' che abbiamo voglia”, disse sorridendo Diego.
Come resistere ad un invito del genere? Cadde in ginocchio, in adorazione di quei due grossi cazzi: quello di Diego enorme e ben spesso, con la cappella violacea già libera, quello di Francesco più stretto ma irresistibile con le sue molte vene e con quel prepuzio lungo che sembrava fatto apposta per essere scappellato da una lingua calda.
La bocca di Lorenzo sembrava non aver fatto altro in vita sua che accogliere piselli: passava da uno all’altro, ciucciando, aspirando, percorrendo ogni centimetro di quel ben di dio con la sua lingua, fino a quando la voglia non fu tale che iniziò spontaneamente ad avanzare con la testa lungo quelle aste, fino a piantarsele in gola, prima l’una, poi l’altra. Scorreva con tanta competenza che i due non avevano neanche dovuto guidargli la testa: sapeva esattamente dove andare da solo.
A un certo punto però Lorenzo si sentì una mano a bloccargli la fronte per impedirgli di infilarsi per l'ennesima volta il cazzo in fondo alla gola: era Diego, che gli disse: “sei bravissima ma non abbiamo il tempo ora di farcirti a dovere, questo era solo un assaggino, dobbiamo tornare o Bardi verrà a cercarci. E poi, comunque, siamo qui per tardi un regalo”.
“Due regali” lo corresse Francesco.
Lo fecero alzare e con movimenti rapidi gli tolsero le scarpe e i pantaloni, liberando il suo pisello in piena erezione e prevedibilmente intento a sbrodolare pre-sperma.
Francesco lo notò e gli prese in mano il cazzetto, scorrendo con la sua presa tutta l’asta dalla base alla punta, stringendola forte, quasi volesse strizzarla. Lorenzo trattenne il fiato, godette al tatto di quella mano fredda che si muoveva senza esitazione e si ritrovò davanti alla bocca le dita di Francesco, piene del pre-sperma che avevano raccolto dal suo cazzo. L'ordine di Francesco non ammetteva repliche: “succhia”.
E Lorenzo ciucciò quelle dita come se fossero stati dei cazzi, ingoiando il proprio liquido. Subito dopo, Francesco gli tolse la mano dalla bocca e la utilizzò per rovistare nel suo piccolo zainetto, dal quale tirò fuori un oggetto di plastica nera, dalla forma irregolare: partiva a punta si ingrossava fino a un diametro di 5 cm, per poi ridursi improvvisamente e terminare quasi con un piedistallo piatto.
“Questa l’abbiamo presa per te, così non senti troppo vuoto fino a che non ti inculiamo nuovamente”, disse Diego sorridendo, mentre gli aveva preso la testa con entrambe le mani e l’abbassava, indietreggiando leggermente, fino a metterla all’altezza del suo pisello, che gli infilò in gola. Intento com’era a dare piacere a Diego, Lorenzo non si era accorto di essere stato messo a 90, né aveva prestato attenzione al fatto che alle sue spalle c’era Francesco, col suo misterioso oggetto nero in mano. Fu un attimo e Lorenzo sentì un qualcosa freddo che lo forzava dietro e che entrava: il culo era ancora largo ma l’assenza di lubrificante gli fece male, se non avesse avuto il cazzo di Diego in gola avrebbe urlato. Sotto la guida di Francesco l’oggetto si fece rapidamente strada nelle viscere di Lorenzo, per fortuna non era più lungo di 10 cm, e alla fine l’anello del culetto si richiuse al diminuire del diametro dell’oggetto, fino a che rimase solo quel disco di plastica nero a tappargli il culo.
Venuta meno la presa di Diego, Lorenzo si tolse il cazzo dalla gola e di scatto si alzò, tastandosi dietro e correndo allo specchio dei lavandini, per capire cosa gli fosse stato infilato.
Non ebbe il tempo di protestare che, girandosi verso i due, rimase allibito dall’altro dono che Francesco aveva preso dallo zaino e gli stava porgendo: delle mutandine leziosissime, rosse, di pizzo. Ovviamente sembrava pizzo, in realtà era tutta una cineseria sintetica, ma l’aspetto era femminile, anzi, da zoccola.
“Visto che hai perso le tue, ecco le mutandine adatte a te, le abbiamo prese poco fa, indossale”, disse Francesco.
“Ma tu sei pazzo! Per chi mi hai preso!” protestò con rabbia Lorenzo, con le lacrime agli occhi.
“Dai Lo’, facci contento, a momenti Bardi lo sospendeva perché si è allontanato per prenderle! Sono un regalo per te che ci hai fatto tanto divertire!”, disse Diego sempre sorridente.
“Sono molto adatte a te, le usano tutte le troie che si bagnano come fai tu. E visto come ti sbrodoli dovresti ringraziarci che te le diamo, o macchieresti i pantaloni, dato che stai senza mutande”.
“Io non mi sbrodolo e non sono una troia!” disse Lorenzo sempre più alterato.
“Davvero?” chiese ironico Francesco, quasi non stesse aspettando altro. Spinse un pulsante di un piccolo telecomando che aveva in mano e attese. Prima, i suoi occhi azzurri osservavano divertito il piccolo Lorenzo, nudo dalla vita in basso, con un dildo nero ad allargargli il culo, a fare i capricci perché non voleva indossare delle mutandine di pizzo. Poco dopo, i lineamenti di Lorenzo invece di rabbia iniziarono ad esprimere stupore, poi disagio e, infine, un godimento che non riuscivano a nascondere. Gli tremavano le gambe, il pisello tornava duro e bagnato, e guardava senza capire ora Diego ora Francesco.
“Vedi? Ti stai di nuovo bagnando come una troia, indossa le tue mutandine, magari ti calmi”.
Diego intervenne: “andiamo Francesco, fermagli quel vibratore che ha in culo o questo viene sul pavimento”.
“Dopo che avrà indossato le mutandine”, rispose lui, porgendo l’indumento al ragazzo, sempre nudo dalla vita in basso.
Lorenzo, vinto, prese le mutandine e le indossò. Fatto questo, improvvisamente il dildo che aveva dentro smise di vibrare, ovviamente obbedendo al click fatto da Francesco sul suo telecomando.
“Bravo, stai benissimo così, molto sexy, per quanto può esserlo un lurido ricchione.” - aggiunse Francesco ridendo – “Ora rivestiti e fai la brava, senza provare a sfilarti il dildo, fino a stasera ti terrà lui compagnia: qualcosa mi dice che durante la giornata tornerà a ballarti nel culetto, mi raccomando, cerca di non andare su di giri quando questo capiterà".

..


Grazie mille a chi ha letto e commentato gli episodi precedenti e, naturalmente, a chi vorrà leggere, votare e commentare anche questo terzo capitolo.
Sono sempre graditi sia i complimenti sia le critiche costruttive. Ho particolarmente apprezzato alcuni commenti che hanno voluto offrirmi spunti per la trama: sono rimasto colpito perché alcuni vanno esattamente nella direzione che intendo prendere, evidentemente siamo tutti sulla stessa lunghezza d'onda.

Grazie a tutti e, nel caso ci sia un'interesse alla prosecuzione, al prossimo episodio!

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