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Il mio vicino è etero, ma vuole la mia gola.


di gserpe
16.04.2024    |    1.368    |    9 10.0
"Prendemmo posto e cominciò lo spettacolo..."
Lo rividi che mi aspettava all’ingresso della palestra. Sereno. Lo seguii alla macchina e ci mettemmo in viaggio verso il teatro che era ad una ventina di minuti di strada.
Canticchiava pezzi che uscivano dall’autoradio. Sembrava essere estraneo a quello che era appena accaduto. Io avevo lo sguardo fisso davanti a me, seduto come nella sala d’attesa di un dentista.
“Daniè spero che lo spettacolo ti faccia sorridere un po’. Stai facendo un dramma.” Era improvvisamente serio mentre scendeva dalla macchina. Dovevo stare al suo gioco? Mi sarebbe piaciuto, lo ammetto. Lo volevo dalla prima volta che l’avevo incrociato per strada.

Entrammo e gli proposi di bere un drink prima dello spettacolo. Presi una vodka liscia e lui fece lo stesso. La bevvi in un solo sorso e ne presi subito un’altra, lui mi guardò malizioso.

Prendemmo posto e cominciò lo spettacolo. La mia testa era finalmente un po’ leggera, forse potevo godermi lo spettacolo e la compagnia di Antonio.
Le nostre ginocchia si toccavano, seduti alle strette poltrone di quel teatro, la cosa non mi dispiaceva e non gli davo troppo peso perché non c’era nulla di male. Cominciò ,senza che me ne accorgessi, a muovere la gamba, piano. Poi porto una mano al suo ginocchio e poco alla volta prese a muovere le dita per accarezzarmi la gamba. Le mie difese stavano cadendo, vedevo il suo profilo controluce, sentivo il suo profumo e il suo calore. Il mio pisello prese vita e diventò durissimo solo con l’effetto di quelle timide carezze e la sensazione ancora vivida del suo grosso cazzo piantato tra le mie natiche.
Credevo di farla franca, nessuno avrebbe mai visto il mio cazzo che svettava sotto la stoffa dei miei pantaloni leggeri!
PAUSA PRIMO ATTO, LUCI ACCESE E SPARATE.
Mi ritraggo d’istinto sulla sedia ma è troppo tardi, Antonio ha gli occhi che guardano proprio là e si apre in un sorriso che dice tutto sui suoi pensieri. “Daniè lo prendo come un complimento!” Disse sorridendo. Voleva farmi sprofondare sempre più!

Ricominciò il secondo atto. Io ero nel panico. Cosa avrebbe fatto? Ero teso. Seguivo ogni suo movimento con la coda dell’occhio. Rimase fermo a guardare lo spettacolo.
Quando mi stavo abituando alla tregua, lo vidi muoversi e mettere il braccio dietro la mia schiena, sul bordo della poltrona. Istintivamente mi scostai in avanti e così facendo gli diedi campo libero. Si lanciò, senza troppi complimenti, con la mano sul mio fondoschiena, spostò con un dito l’elastico del mio slip e, senza trovare troppi impedimenti, arrivò al mio buchetto.
Volevo reagire ma il mio corpo non rispondeva, ero in imbarazzo, c’era gente una donna seduta accanto a me e fortunatamente eravamo nell’ultima fila. Muoveva piano quel dito e io sentivo calore in tutto il corpo, il mio cazzo stava tornando velocemente duro. Lo guardai implorandolo di smetterla e mi rispose avvicinando la bocca al mio orecchio “rilassati che ti piace!” E con la mano libera afferrò la mia, se la portò sotto la giacca che aveva in grembo, e la premette a contatto col suo cazzo che stava pulsando stretto nel suo jeans. “Ti va se usciamo di qua?” Senza aspettare la mia risposta, mi prese per mano e mi portò fuori dalla sala, si guardò intorno e individuate le insegne WC si avviò verso le scale che portavano al piano superiore senza mollare la presa. Appena entrati si guardò intorno e chiuse la porta a chiave. “Daniè…” mi guardava sofferente “almeno guardami!” Alzai piano la testa e nello stesso momento si avvicinò e piantò le sue labbra sulle mie tenendomi le mani ai lati della testa. Assecondai il bacio ma presto mi allontanai “Antonio che cazzo stiamo facendo?che ti succede?” Era stato un bacio brevissimo, ma la sensazione mi era rimasta addosso, lo volevo da tempo ma ero smarrito da tutti quegli eventi che ci avevano portato la.
“Scusami. Ho esagerato. Non dovevo…però hai il cazzo duro…” effettiva mente la mia erezione non lasciava dubbi. Si avvicinò ancora e mi mise una mano sul pacco, poi presa la mia e la portò sul suo “Daniè lo senti quanto sta stretto? O lo liberi o usciamo da qua.” Istintivamente cominciai a massaggiare. Stava diventando sempre più duro e pulsava. Sentivo un calore che mi stava invadendo il corpo e saliva fino alla testa. Non staccavo gli occhi dalla mia mano che stringeva quella protuberanza che tanto desideravo.
Istintivamente la mano passò sulla cintura, cominciai a liberarla. Mi inginocchiai. Volevo godere dello spettacolo da vicino, volevo sentire il suo odore invadermi i sensi.
Piano tirai giù la zip e abbassai leggermente i pantaloni, volevo una visione totale. Il suo pene era stretto in quelle mutande bianche, una grossa macchia si stava allargando in corrispondenza del prepuzio, l’odore era sublime.
Tirai giù l’ultimo muro tra me e il mio premio. Infilai il naso in mezzo ai radi peli pubici e ispirai riempiendomi i polmoni. Cominciai a baciargli la base del cazzo e contemporaneamente facevo scendere l’elastico continuando a baciare i ogni centimetro che svelavo. La pelle del prepuzio era abbondante, molto scura. Appena spostai lo slip per liberare tutto il suo vigore, un filamento di precum cadde pesante e abbondante ma la mia lingua non si fece trovare impreparata e arrivò al prepuzio per non lasciar nulla. Leccai l’interno del prepuzio facendomi strada verso la cappella, una volta raggiunta cominciai a tamburellare. Gemette pesantemente accarezzandomi la testa e posizionando la mano sulla mia nuca. Sapevo cosa dovevo fare. Scappellai passando la mano su quell’asta enorme, era dura ma conservava una sua morbidezza di tessuti. L’odore di urina è precum era fortissimo e mi lasciò stordito. Tirai fuori anche il mio cazzo che ormai faceva male in quella posizione.
Presi a leccare il frenulo con la punta della lingua, era in estasi. Gemeva sempre più. Chiuse gli occhi e in quel momento misi in bocca la quasi interezza del suo cazzo. Tutto era quasi impossibile da quella posizione e senza una buona lubrificazione salivare.
Strabuzzò gli occhi e cominciai a pompare con vigore. Gli stringevo le grosse palle che pendevano pesanti nella sacca. Sentivo crescere il suo piacere e le palle si muovevano, stavano preparando il mio premio ultimo.
La mia pompa lo stava mandando in visibilio, gemeva, grugniva e continuava a dire “Daniè ma come cazzo faiii aaaaaaah” e muoveva il bacino per affondare sempre più. Mi stava lasciando campo libero ma io volevo essere posseduto da lui, volevo sentirlo pomparmi la gola che ormai grondava di saliva e precum.

Gli presi le mani e le posizionai ai lati della mia testa, lo guardai fisso negli occhi col cazzo ben piantato in bocca, la gola era rilassata e vogliosa. Il suo sguardo urlava “posso?” Gli feci l’occhiolino e all’istante affondò senza pietà tutta la mazza nel mio esofago. Piegò leggermente le ginocchia e cominciò a pomparmi la gola senza alcuna pietà. Incurante dei mie rantoli o conati. Sapevo gestire bene il mio riflesso e un cazzo grosso, ma quello era troppo. Non riuscivo a divincolarmi, ma sapevo che stava per esplodere, lo sentivo crescere, sentivo le vende a contatto con la mia lingua, le palle mi battevano sul mento. In un attimo pianto la mia testa tra le sue gambe, si piegò in avanti e la bloccò, urlò “Daniè ti riempio la gola tieniiiii aaaaaaahh” e scaricò dentro di me una quantità di seme che non avevo mai visto o ingoiato. Schizzava forte e lo sentivo, ad ogni schizzo sentivo poi la sborra scendere caldissima. Gli schizzi furono innumerevoli e nella mia posizione non contai. Mi mancava l’aria ma non volevo che finisse. Stavo per perdere i sensi o era solo l’eccitazione, il mio cazzo schizzo lontano tra le gambe di Antonio.

Lo fece scivolare fuori lentamente e l’aria ritorno a riempire i miei polmoni. Era stato un momento di puro sesso selvaggio. Mi aveva letteralmente scopato la gola. L’aveva usata come si una una fica, un culo.

Io ero felice, appagato e sorridevo. Lui era stravolto. Mi guardava con la bocca aperta e ansimava. “Daniè! Daniè! Daniè!” Si era impossessato anche del mio nome e non riusciva a dire altro.

Mi alzai e mi ripulii velocemente, lui fece lo stesso. Ci ricomponemmo ed uscimmo senza dire una parola. Anche in macchina rimanemmo muti, neanche la radio a farci compagnia. Arrivati a casa mi disse solamente “spero di vederti domani per il caffè. Buonanotte.” Annuii e ricambiai e ci avviamo verso le nostre dimore.

Caleb dormiva e lo ringraziai per questo. Mi lavai a fondo e mi misi a letto, lui avrebbe sentito l’odore di un altro uomo sulla mia barba. Non riuscii a dormire nemmeno per un minuto, quella scena mi si presentava in continuazione e la rivivevo dall’esterno, sempre con un’erezione durissima.
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