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Schiavo in Cella pt9


di gserpe
10.04.2024    |    1.012    |    12 9.3
"Disse "Don Pietro, ormai sta zoccola è larga come la manica di un cappotto! adesso risolvo subito!" chiese ad Amal di stendersi sul letto e a me di..."
La mia mente era bloccata. Pensavo a Michele. Don Pietro non mi guardava e aveva una faccia totalmente scura. Amal era nella sua branda in silenzio, anche lui sapeva.

Le luci si sarebbero spente a breve e il mio aguzzino sarebbe arrivato, Don Pietro si alzò e mi fece segno di fare lo stesso, mi mise le mani sulle spalle e disse "Marco, pensa che è per Michele, è l'ultima volta che succede. Ci sono io a tenere a bada quel coglione e poi stai sereno che non si farà più avanti e starà al suo posto."

Sentimmo dei passi, lenti e pesanti. Antonio non era un brutto uomo, discretamente alto, fisicamente imponente, capelli rasati e barba, pacco sempre strizzato nella sua divisa, non lasciava proprio nulla all'immaginazione, la dotazione era importante. Aveva un grosso problema, era viscido. Si divertiva ad infastidire i ragazzi più giovani e indifesi. Nelle docce faceva il bullo e più di una volto lo beccai a infilare il manganello nel culo di qualche malcapitato che veniva bloccato da qualche guardia complice o altri carcerati che volevano divertirsi. Lo bloccavano nella doccia singola che era per portatori di handicap e ne approfittavano, Antonio era solito cominciare quella tortura con il suo manganello nero sempre tirato a lucido, mentre il povero malcapitato aveva la gola tappata dal cazzo del complice di turno. Quando li apriva per bene col manganello, lo sfilava di colpo e rimpiazzava il vuoto lasciato, col suo cazzo enorme. Cominciava a pompare come un ossesso e spesso lo sentivo urlare "porca troia, gli ho rotto il culo e ho il cazzo striato di sangue di sto coglione!"

Questi ricordi non mi aiutavano a rilassarmi. Arrivò, aprì lentamente la cella ed entrò silenzioso. Si fermò all'ingresso e disse "Don Pietro buonasera. Fallo inginocchiare." rimanemmo immobili, non sapevo se obbedire o aspettare Don Pietro. Alla fine mi mise una mano sulla spalla e mi sussurrò all'orecchio "Ricordati cosa ti ho detto." e mi fece mettere in ginocchio. Antonio portò il suo pacco a pochi centimetri dal mio naso, si slegò la cintura e disse "beh sai come si fa, comincia." cominciai piano ad aprire il pantalone e abbassarlo leggermente, mi mise una mano sulla nuca e mi premette la testa sul suo cazzo che era ancora coperto dal cotone delle mutande bianche "annusa bene puttanella!" l'odore era pungente, piscio, sudore e precum che aveva bagnato le mutande e le macchiava visibilmente, potevo vederlo grazie ai flash mandati dalla tv che Amal fingeva di guardare. Mi dissi "impegnati così finisce sta tortura". misi le mani nelle mutande ed estrassi un cazzo grosso, pesante e ancora moscio, con un prepuzio carnoso, lo scappellai e l'odore mi arrivò forte al cervello, questa cosa mi fece eccitare, ho sempre risposto agli stimoli olfattivi, non volevo in quel momento ma non potevo fare nulla. Annusai ancora e lui gradiva sorridente. "vediamo se ti sta tutto in gola!" presi a leccarlo sul frenulo e vidi che la cosa piaceva al porco, il cazzo rispondeva, si stava intostando, lo misi in bocca e cominciai a succhiare. Lo lavorai per bene con tutta la saliva possibile e divenne duro, non era tanto lungo, ma in quanto a diametro era mostruoso, ben più grosso dei presenti in cella. Facevo fatica a tenerlo in bocca e mi doleva la mascella, però non volevo dargli a vedere che soffrivo. Accarezzai una gamba di Don Pietro e lo feci avvicinare, gli tirai giù la tuta e lasciai libero il suo cazzo che era ormai quasi duro. Mi staccai dalla nerchia di Antonio, continuai a segarlo e mi fiondai voglioso sul cazzo che ben conoscevo. Il suo sapore era sublime, la mia gola si rilassò all'istante e feci godere quell'uomo che mi desiderava e mi teneva le mani ai lati della testa e accompagnava gli affondi dei suoi fianchi al movimento della mia testa.
"Don Pietro, sta troia è meglio di qualunque rottinculo di sto carcere! Ne vuoi tre vero? Si che li vuoi! Amal smetti di segarti sotto le lenzuola e vieni a farti lucidare il cazzone da sta puttana così ti svuoti anche tu!" Non feci alcuna resistenza, il coglione non sapeva che Amal mi scopava regolarmente e che quel cazzo era stato piantato nel mio sfintere fino alle palle.
Scese dalla sua branda e si portò al lato di Don Pietro, cominciai a segare anche lui dopo aver sputato tanta saliva filamentosa direttamente sulla sua cappella. Avevo un cazzo per ogni mano e uno piantato in gola. Devo dire che me la stavo godendo, da vero porco quale sono. Ad un certo punto Antonio mi sputò sul fondoschiena, tanta saliva che stava scendendo tra le mie natiche, qualcosa di freddo e duro seguiva la scia che lasciava e quando arrivò al buco spinse e mi fece gemere di dolore. Il manganello. Strabuzzai gli occhi e guardai Don Pietro implorante. Il bastone freddo trovò poca resistenza, il mio culo era ancora aperto dopo la poderosa scopata con Michele di qualche ora prima, si addentrò e scendeva lento a cercare una qualche resistenza del mio intestino. "Ma questo si prende il manganello intero!!! Oh ma che cazzo hai un buco nero?" dovevo distrarlo, cominciai a pomparlo come mai gli era successo nella vita. Prendevo la grossa cappella in bocca e poi buttavo giù mulinando con la lingua intorno e solleticando il frenulo nodoso. Grugniva il porco e disse "Amal tienigli il bastone nel culo che adesso lo affogo nella sborra!" il ragazzone ubbidì, Antonio mi bloccò la testa, mi appoggiai ai suoi fianchi e cominciò a fottermi la gola. Mi bruciava. Forti conati mi salivano ma riuscivo a riprendere fiato e a ricacciarmi tutta quella carne dentro sul fondo della mia gola. La sentivo crescere e reclamare spazio nella gola. Mi bloccò definitivamente e con un colpo poderoso di reni mi svuotò un quantitativo di sborra mai provato, non riuscivo a ingoiarla tutta e mentre dava altri colpi un po' ne uscì dai lati della bocca e scendeva sul mio viso. Tirò fuori quella mazza calda e con la capocchia fumante raccolse i rivoli di sborra dal mio viso e me la ricacciò dentro per farmela pulire a dovere. Era un vero maiale, la cosa non mi dispiaceva in fin dei conti. Si staccò da me e con un solo colpo mi strappò il manganello dal culo che fece un rumore di bottiglia stappata, urlai. "Gran troia sei. Ma non abbiamo finito, guarda qua, è ancora duro." e mi fece succhiare il manganello per ripulirlo dai miei umori.

Presi a succhiare Don Pietro e Amal che erano seduti al bordo del letto di Don Pietro, il porco si godeva la scena e mi accarezzava col manganello, poi prese ad infilarmi prima un dito e poi due nel culo aperto e bagnato. Si stava caricando. Non smetteva di toccarsi il cazzone. "Puttana mettiti sul letto e aprì le gambe che voglio essere il primo a sbattertelo in culo! Devi guardarmi in faccia e segare i miei amici!" Obbedii, mi misi supino al bordo del letto e spalancai le gambe tirando le ginocchia verso di me per esporgli il buco e facilitargli l'ingresso. "Brava, sai già come metterti, ti hanno educata bene!" Lo guardai con aria di sfida. "Antò me lo scopo dal primo giorno che è entrato qua dentro. Sa come farsi scopare!" disse Don Pietro.
"Amal vuoi leccargli il buco così evito di strapparlo?" Amal si fiondò e mi lecco con la sua grande lingua morbida. Mi dava grosse leppate che mi mandavano in paradiso, mi aprivo sempre più per farlo entrare con la lingua.
Lo stronzo strattonò Amal e senza lasciarmi un secondo per capire, mi piantò tutto il cazzo nel culo. Sentii chiaramente una lacerazione, ero aperto, ne avevo presi tanti, ma quello mi fece sentire le stelle, forse persi conoscenza per alcuni secondi, non respiravo. Mi ripresi quando sentii la mano di Don Pietro che mi dava colpi sul viso per accertarsi che stessi bene. Lo guardai e gli chiesi di farmelo succhiare, l'altro già aveva un ritmo di pompata che mi stava distruggendo le interiora. Sentivo l'attrito e chiesi del lubrificante, lo stronzo disse di no, voleva farmi male. Don Pietro con voce ferma disse "Se mi rompi il giocattolo io ti rompo la testa!" e gli passò il lubrificante. Era fresco e mi dava un minimo di sollievo, anche i colpi del bastardo erano più sopportabili. Mi teneva le mani sulle gambe, mi apriva al massimo e ficcava ogni centimetro di quel boa nel mio culo. Lo estraeva, e senza toccarlo lo ripiantava dentro.

Dopo una ventina di minuti si staccò. Mi toccai il buco e sentii che era aperto come mai era stato. Si vedeva l'interno e lo stronzo rideva compiaciuto infilandoci quasi tutta la mano dentro. spingendo per farla entrare.

Disse "Don Pietro, ormai sta zoccola è larga come la manica di un cappotto! adesso risolvo subito!" chiese ad Amal di stendersi sul letto e a me di cavalcarlo. Amal era felicissimo, amava il mio culo e amava scoparmi. Mi impalai sulla sua verga dura, con calma, centimetro dopo centimetro. Lui in estasi mi sorrideva innamorato per quanto gli stavo dando. Quando fu tutto dentro cominciai a muovere il bacino, a dargli piacere. Lo sentivo in pancia. Mi stavo godendo quella cavalcata.
"Don Pietro, io vedo ancora spazio in quel buco. Secondo me lei ci sta comodo e alla puttana non dispiace!" lo stronzo aveva le idee chiare, voleva sfondarmi del tutto. avrei dovuto farmi ricucire il buco dopo quella notte.
Don Pietro, che non era certamente un santo, e che amava scopare e scoparmi, stava proprio per fare quello. Amal mi attirò a sé e mi abbraccio sussurrandomi "Marco rilassati e pensa a quanto ti piace scopare con noi!" smise di pomparmi il buco ma non tirò fuori il cazzo. Don Pietro mise la mano sul fondo della mia schiena e premette per farmi inarcare la schiena ed esporre il buco. Prese il gran cazzone con l'altra mano e lo unto sul mio buco che era già abbastanza pieno del cazzo di Amal. Lo sentii intrufolarsi in me, reclamava spazio, spingeva, faceva male. Nonostante Antonio mi avesse aperto, quei due cazzi dentro erano veramente troppo e mi stavano allargando in maniera pericolosa, non sapevo se sarei riuscito a resistere. Quando fu tutto dentro si fermò per qualche secondo e poi all'unisono cominciarono a muoversi, prima piano, dolcemente, poi sempre con più ritmo e stavano godendo tantissimo. Li sentivo gemere e ringraziarmi per quanto li facevo godere. Mi abituai in fretta e quelle parole mi aumentarono il piacere. Avevo dentro due uomini incredibili, due amanti eccezionali, si muovevano in sincro e mi davano un piacere mai provato. Il primo schizzo partì senza preavviso e finì sul viso di Amal che rise, gli altri gli allagarono il ventre e il petto. Fu un orgasmo potente. Avevo il cazzo durissimo e non me ne ero manco accorto.
Continuarono a pomparmi senza sosta e Amal non trattenne il suo piacere, mi piantò tutta la mazza nel culo e la scaricò mentre Don Pietro continuava a fottermi duramente, con botte potenti che facevano risuonare le mie natiche sul suo bacino e sbattevano le palle su quelle di Amal che continuava a scaricarmi fiumi di sborra nel retto. Avevamo dimenticato completamente Antonio, eravamo solo noi tre. Ma lui era la purtroppo, e adesso reclamava il suo posto dopo aver guardato attentamente quello che succedeva tra i due cazzi e il mio buco.

Uscirono dal mio sfintere entrambi e non riuscivo a crederci, la mia mano riusciva ad entrare completamente. Antonio mi costrinse a stare a pecora e fargli vedere come la mia mano entrava e usciva senza alcuna resistenza. Ovviamente volle provare e dopo abbondanti spremute di lubrificante, riuscì a calare quel manone calloso nel mio retto e si divertiva a muoverla e a giocare affondando e poi tirandola fuori. Ero distrutto e lacrimavo.

Don Pietro gli ordinò di smetterla e si distese a letto chiedendomi di cavalcarlo. Non potevo fare altro. Le gambe doloranti. Mi piantai a fatica su di lui e rimasi fermo, con lo sguardo gli feci capire che avevo bisogno di un attimo di tregua. Lui mi attirò a se e mi disse "Marco, è quasi finita. Promesso. Fallo venire e lo buttiamo fuori." Mi rilassai solo un attimo e subito sentiila mano di Antonio che mi premeva per inarcarmi e fargli spazio. Appena riuscì a metterci la punta, lo affondò senza complimenti. Gemetti di dolore e mi cadde una lacrima, avevo il volo contratto dal dolore. Cominciarono a pompare come pazzi, li sentivo muoversi e strapparmi, Don Pietro mi baciò, era il suo modo per rilassarmi, per farmi calmare. "Cucciolo, aprilo bene altrimenti ti farai male! Baciami e aprilo!" disse Don Pietro. Seguii il consiglio e baciandolo mi feci stantuffare da quelle due enormi minchie. Antonio era al settimo cielo, mi sbatteva con forza e continuava a darmi della puttana, troia e a complimentarsi per il mio culo "si vede che sognavi questo dal primo giorno!"
Dovevo togliermelo di dosso. Cominciai ad affondare col bacino e a stringere i muscoli dello sfintere, per quanto mi era possibile. Il porco se ne accorse e lo sentii aumentare il ritmo e i grugniti, il cazzo si ingrossava sempre più, li sentivo fottermi con ancora più vigore e con un grugnito gutturale entrambi mi svuotarono tutto il contenuto delle grosse palle nel culo. Davano colpi decisi e schizzavano, sentivo la sborra che cadeva fuori dal mio buco e imbrattava tutto. Antonio si accasciò su di me e mi sussurrava all'orecchio "hai un culo incredibile, non ho mai goduto così! io ti sposo! quella troia della mia ex moglie manco me lo sucava!" provavo orrore.

Uscirono dal mio buco, io ero a pezzi. Amal mi guardava preoccupato. "beh che fai? non li pulisci?" Antonio mi fece mettere in ginocchio a forza e mi costrinse a pulire i loro cazzi dalla sborra e dai miei umori. Con la mano ne pescava altra dal mio culo e me la faceva leccare.
Non so quanto tempo era passato, troppo, tanto. Il bastardo si rivestì ed uscì senza dire nulla.
Amal e Don Pietro mi fecero alzare e mi portarono in bagno.
"Amal vai a letto, ci penso io a lui!" Don Pietro aprì fece scorrere l'acqua della doccia e mi fece sedere su uno sgabello all'interno. Mi lavò con cura, mi accarezzava. Mi guardava dispiaciuto. "Hai capito perchè l'ho fatto? ti prego, dimmi che capisci!" aveva gli occhi lucidi. Capivo. Annuii. "è per Michele, lo facciamo per Michele. Io amo Michele!" scoppiai a piangere e lo abbracciai. Avevo paura che mi avrebbero distrutto il sogno. Antonio avrebbe parlato vantandosi. Lo dissi a Don Pietro che mi stringeva a se, con forza paterna. "ti ho detto che devi stare tranquillo. Ho registrato tutto e ho pagato una guardia per fare delle foto di lui nudo in cella e mentre usciva, noi non saremo nelle foto. Ma lui è fottuto. Domani si sveglierà con una bella sorpresa e saprà che non può parlare altrimenti è un uomo finito. La direttrice lo brucia."
Lo guardai, non credevo a quello che mi aveva appena detto. Lo strinsi ancora più forte a me e lo baciai. Lui ricambiò passionale. "Marco, questa è l'ultima volta per noi. Michele tiene a te e io voglio vedervi felici perchè meritate solo la felicità. Sarà bello averti in famiglia."

Mi asciugò con dolcezza e mise della crema lenitiva sul mio buco martoriato, mi accompagnò a letto e mi addormentai all'istante. Sfondato e sereno.

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