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Gay & Bisex

La trappola


di leatherbootsfetish
06.05.2024    |    11.329    |    19 9.7
"“Ma oggi hai finalmente trovato un toro che ti monti”..."
Il lungo palo che entrava e usciva sfondandomi il culo stava stimolando tutti centri nervosi del mio intestino facendomi raggiungere livelli di piacere raramente sperimentati prima di allora. Avrei voluto urlare tutto il mio godimento, ma la bocca era invasa da un altro uccello che tentavo di succhiare tenendo il ritmo della scopata.
Non potevo fare altro che subire passivamente quello che quei due uomini mi stavano facendo perché i colpi cadenzati che Sergio mi assestava in culo, ansimando come una furia, erano così profondi da costringermi ad ingozzarmi con il cazzo di Antonio. Inoltre, avevo una voglia pazzesca di toccarmi il pene che sentivo duro come il marmo ma Antonio mi teneva per i polsi, impedendomi qualunque movimento volontario.
“Avevi ragione tu, guarda come gode a prenderlo in culo” Disse Antonio a Sergio.
“Che dici puttanella? Siamo all’altezza di una fighetta come te?” mi chiese Sergio continuando a scoparmi senza aspettarsi una risposta.

Era qualche mese che mi intrattenevo con Antonio. Ci siamo conosciuti su questo sito ed abbiamo legato fin da subito. Tra noi si era instaurata una bella complicità e l’ho sempre trovato una persona divertente.
Continuava a ripetermi di essere convinto che avremmo potuto divertirci molto insieme, se solo avessi abbattuto le mie difese e avessi dato a entrambi la possibilità di approfondire la conoscenza reciproca. Tra l’altro, avevamo scoperto di vivere non lontani uno dall’altro, così un giorno vinsi la mia diffidenza e gli mandai i miei contatti.
In un primo periodo ci siamo scambiati un mare di fotografie sempre più intime per poi fare un po’ di sesso telefonico serale, prima di decidere di incontrarci di persona per conoscerci meglio.
“Facciamo con calma” mi disse dandomi appuntamento a casa sua di lì a qualche giorno. “Soltanto frequentandoci potremo sapere se il destino riserverà qualcosa per noi”.

Dato che diceva di apprezzare i miei feticci, quella sera indossai i miei pantaloni e stivali preferiti con una camicia e un maglione a completamento.
La casetta fuori mano nella quale mi diede appuntamento si trovava in un contesto isolato e molto piacevole, con grandi spazi verdi intorno.
Non appena aperta la porta Antonio mi accolse con un gran sorriso, mi abbracciò e mi baciò sulla bocca come se ci conoscessimo da sempre. Nonostante l’imbarazzo del primo incontro, ricambiai quel bacio veloce.
Il salotto nel quale mi fece entrare era grande e accogliente con un camino d’angolo che riscaldava l’ambiente rendendo l’atmosfera molto gradevole.

Richiuse la porta alle sue spalle e mi condusse al divano. “Finalmente sei qui, non vedevo l’ora di vederti” mi disse mettendomi una mano sul cavallo dei pantaloni con il suo fare malizioso. Colto alla sprovvista mi ritrassi, ma lui sembrò non farci caso.
“E non sono il solo” aggiunse. “Ho parlato di te a mio fratello e anche lui vuole conoscerti. Spero che non ti dispiaccia, ma gli ho detto che avrebbe potuto unirsi a noi per la serata”.
Ammetto di essere diffidente di natura ma mi suonò tutto un po’ strano, così drizzai le antenne. Non volendo però essere scortese, resistetti all’impulso di andarmene rispondendogli semplicemente: “Certo che no. Tuo fratello è mio fratello”.
“Grazie” disse Antonio allungandosi su di me per darmi un altro bacio sulla bocca.
“Alla faccia dell’andarci piano”. Pensai tra me e me considerando nuovamente l’idea di andarmene.

Antonio mi piaceva ed era esattamente come l’avevo conosciuto grazie al nostro rapporto virtuale.
Non ha ancora quarant’anni ma a causa del lavoro in ufficio, il suo fisico risulta un po’ appesantito e avrebbe bisogno di esercizio fisico. Oltre alla simpatia e alla gioia di vivere compensa il suo corpo rotondo con un bel viso sempre sorridente, incorniciato da corti capelli biondi.
Non riuscivo a prevedere se quella serata avrebbe portato la nostra conoscenza a un livello superiore, ma ringraziai il fatto che sarebbe arrivato anche il fratello così mi sarei sentito meno in colpa qualora avessi deciso di andarmene anzitempo.

Stava alzandosi per prendermi qualcosa da bere quando suonò il campanello.
Antonio andò ad aprire tutto eccitato facendo entrare un pezzo di marcantonio che sarà stato alto almeno due metri. Nonostante si potesse intuire una certa somiglianza nei tratti somatici, i due fratelli erano completamente diversi uno dall’altro.
Il viso da vichingo, incorniciato da lunghi capelli biondi raccolti in una coda di cavallo che cadeva lungo la schiena e da una fitta barba incolta, appariva decisamente più giovane di quello del fratello. Sotto alla giacca da motociclista si poteva immaginare un fisico atletico e palestrato, accentuato dalle spalle ampie e dai fianchi stretti. L’atteggiamento rude e virile, un po’ da bullo, faceva trasparire la forte sicurezza in sé stessi che hanno tutti i maschi alfa.
Il mio sguardo corse rapidamente lungo tutto il corpo così che non potei fare a meno di soffermarmi più del dovuto sul bozzo che gli si intravedeva tra le gambe.
Entrando, appoggiò casco e guanti e fece scorrere la cerniera della giacca quel tanto che bastò per esibire i pettorali gonfi su uno dei quali si intravedeva un vistoso tatuaggio, per poi concentrare tutta la sua attenzione su di me.
Era evidente che Antonio, sebbene molto orgoglioso del fratello, ne subiva il fascino. Lo accompagnò verso di me per presentarmelo, dicendo: “Lui è Sergio, il mio fratellino”.

Mi alzai in piedi porgendogli la mano e dicendo: “Ciao, io sono Paolo”
Sergio se la avvicinò al corpo premendo il mio polso contro il suo petto duro come il marmo, costringendomi quindi ad avvicinarmi a lui così tanto che, nonostante mi sovrastasse di almeno dieci centimetri, potei chiaramente percepire l’alito che sapeva di alcool e di fumo.
Con un tono di voce basso e profondo, si rivolse ad Antonio senza staccare gli occhi da me.
“Fratellone, devo dire che una volta tanto avevi ragione. Sembra proprio un bel bocconcino”. Mentre parlava potevo vedere i suoi occhi che continuavano a scrutarmi dall’alto, mettendomi in forte soggezione.
Sentirmi chiamare così da quel bestione mi lasciò interdetto per un attimo. Io ho un debole per le persone con una personalità forte e il magnetismo animale di quell’uomo mi stava eccitando oltre misura.
La serata stava prendendo una piega imprevista con risvolti ancora tutti da scoprire.

“E deve ancora mostrarti il resto” lo incalzò Antonio sedendosi tutto allegro sul divano. Quando si rivolgeva a Sergio usava un tono di voce garrulo e accondiscendente che mi lasciò molto perplesso. Tra quei due c’era un’evidente complicità che non avevo ancora compreso a fondo, ma che mi stava dando la sensazione di essere tagliato fuori dalla conversazione. Parlavano di me come se io fossi stato soltanto un manichino.

Sergio lasciò la mia mano facendomi segno di sedermi di fianco ad Antonio mentre lui occupò l’ultimo posto rimasto libero così che mi ritrovai circondato dai due fratelli, un po’ frastornato e completamente soggiogato dal bestione che avevo appena conosciuto.
Standogli così vicino potevo sentirne l’odore del corpo che quasi sicuramente non aveva visto una doccia nel corso della giornata e di certo non fui molto abile a nascondere i miei pensieri, perché mi prese delicatamente per il mento con la sua grande mano costringendomi a guardarlo. “Ho la sensazione che stasera tu ed io ci divertiremo molto”.
Non avendo ricevuto alcuna risposta, mi lasciò andare per potersi mettere in libertà. “In questa casa fa troppo caldo. Antonio, spegni quel cazzo di camino” disse mentre faceva scorrere l’ultimo tratto della cerniera della giacca di pelle per poi buttarla a terra.
Rimasto a torso nudo, si rimise comodo appoggiando il braccio sullo schienale dietro di me, lasciando quindi che il suo odore mi arrivasse potente fino alle narici. Stava chiaramente mettendomi alla prova, analizzando le mie reazioni mentre si pavoneggiava con quel fisico pazzesco, definito e senza peli, pieno di tatuaggi.
Pur essendo versatile, di norma metto a disposizione il culo soltanto a coloro che sanno come pretenderlo facendomi uscire di testa nel dominarmi psicologicamente o fisicamente. E lui ci stava riuscendo in pieno su entrambi i fronti.

“Sono d’accordo con Sergio. Anche perché sono sicuro che tra poco farà ancora più caldo” gli risposi con un sorriso complice, alzandomi a mia volta per togliermi il maglione.
Antonio era visibilmente eccitato da come stava evolvendo la serata e quando si alzò per smorzare il fuoco non riuscì a nascondere l’erezione che aveva tra le gambe. Ma Sergio rimase concentrato su di me continuando a guardarmi serio e quando tornai a sedere di fianco a lui non esitò a pinzarmi con le dita i capezzoli che erano ben visibili sotto alla camicia attillata, facendomi male.
“E così la troietta si è eccitata” mi disse con quel suo tono serio. All’improvviso impugnò la camicia con entrambe le mani e diede un forte strattone per aprirla facendone saltare tutti i bottoni uno dopo l’altro; quindi, si alzò con calma e si mise in piedi davanti a me molleggiandosi sulle gambe.
Era immenso, magnetico, potente. Ed era ormai evidente che io volevo lui almeno quanto lui pretendeva me.
“Che fai ancora li?” mi disse. “Se lo vuoi, devi venire a prendertelo” mi ordinò facendo scorrere la zip dei pantaloni fino alla base del cazzo per mostrarmi che li stava indossando a diretto contatto con la pelle.

Mi alzai a mia volta cercando di ignorare l’erezione all’interno del jeans che mi stava facendo male, per posizionarmi in piedi davanti a lui. Data la differenza in altezza mi fu facile accarezzare i pettorali gonfi per poi rendergli la strizzata ai capezzoli, facendolo sussultare.
Senza dire una parola feci scivolare le mani lungo i muscoli del busto per tenermi in equilibrio mentre piegavo le ginocchia guardando verso l’alto, fino a che non arrivai all’altezza giusta. A quel punto potei abbassare la cerniera fino in fondo così che i pantaloni potessero scorrere agevolmente lungo le gambe fino a liberare il suo cazzo ancora moscio, parzialmente appoggiato su due belle palle gonfie.
Un anello in lattice nero sistemato alla base metteva in evidenza un pene, che da quella distanza ravvicinata sembrava decisamente oltre misura, ben proporzionato con i grossi coglioni. Ma più che la circonferenza, rimasi stupito dalla lunghezza.
Accarezzai piano quell’asta con le dita, quasi in adorazione. Feci scorrere la pelle del prepuzio per scoprire la cappella sulla quale appoggiai le labbra a più riprese, passai la lingua su tutta la superficie e in ogni avvallamento alla sua base per poi infilarmela tra le labbra sentendo il cazzo crescere velocemente mentre prendeva sempre più consistenza per poi diventare duro come la roccia.
Mi staccai per guardare quella minchia in tutto il suo splendore, come sempre preoccupato non tanto di misurarne la lunghezza in centimetri quanto piuttosto del fatto che non ero sicuro di poterlo prendere tutto in bocca.

Probabilmente Sergio notò la mia incertezza e con estrema delicatezza mi appoggiò la mano dietro alla nuca attirandomi gradualmente ma inesorabilmente verso quel palo che incombeva davanti a me.
“Su troietta, lasciati guidare. So che non vedi l’ora di ingoiarlo fino in fondo e so che puoi farcela”. Quel suo continuo insistere nel sottolineare il suo dominio su di me contribuiva a far crescere la mia eccitazione e man mano che mi avvicinavo al suo pube il mio naso si riempì nuovamente del forte odore al quale credevo di essermi ormai assuefatto.
Aprii la bocca e lo ingoiai gradualmente, continuando a percepire la pressione sulla nuca, finché non arrivai a sentire i biondi peli pubici che mi solleticavano il naso. Mi tenne fermo in quella posizione fino a quando i conati e i colpi di tosse non lo convinsero a desistere prima che mi strangolassi.

Mi tolse la mano dalla nuca e mentre cercavo di riprendere fiato mi costrinse a guardarlo e disse: “Vedi che ce la fai, puttanella? Adesso vai avanti da sola, ma non usare le mani. Voglio sentire soltanto la tua bocca calda.”.
Così cominciai a pomparglielo piano, alternando le labbra attorno all’asta e la lingua sulla cappella.
“Brava, così. Si vede che non hai mai fatto altro”
Il bacino ondeggiava piano avanti e indietro per favorire il pompino. Lui decideva dove dovevo concentrarmi tenendo la mia testa tra le mani mentre io potevo solo ammirare gli addominali scolpiti che si muovevano davanti ai miei occhi.
“Sei proprio una gran pompinara. Continua, … dai … si … “. Ripeteva cacciandomelo dentro e fuori la gola, facendomi tossire ogni volta che cercava di spingermelo più in fondo.
Cercando un po’ di respiro mi sono dedicato ai grossi coglioni sottostanti, mettendomeli in bocca e succhiandoli uno per volta.

“Lo vedi che effetto fai?” mi disse a un certo punto costringendomi a ruotare leggermente la testa di lato. Mi ero completamente dimenticato di Antonio che stava lì a guardarci con i pantaloni e le mutande calati, masturbandosi selvaggiamente.
“Occupati un po’ anche del mio fratellone” mi ordinò mentre gli passava un braccio sulle spalle per portarlo di fianco a sé.
Senza discutere mi presi cura di entrambi per qualche minuto, cercando di imboccarli insieme o succhiarli uno per volta fino a quando Sergio non mi fermò. “Ad Antonio piace il cazzo in culo, ma io non ho nessuna intenzione di dargli il mio. quindi alzati e pensaci tu” mi ordinò indicandomi il divano.

Osservai Antonio che, tutto eccitato, si spogliava velocemente per poi mettersi in ginocchio a culo all’aria sul divano restando in attesa mentre mi sbottonavo la patta dei jeans liberando finalmente il mio uccello, approfittando di quel momento per far riposare le ginocchia.
“Datti una mossa, fiorellino. Non vedi che mio fratello sta aspettando?” mi disse sedendosi sul divano di fianco ad Antonio, allungando una mano per passarmi un preservativo e un tubetto di lubrificante.
Lo preparai rapidamente notando quanto fosse già largo per poi infilarmi il goldone. Appoggiai la cappella ed entrai senza problemi per poi cominciare a scoparlo, tenendolo fermo per i fianchi.
Aagh … si ... Ancora ... Più forte…. Continuava a urlare.

Ma Sergio sembrava non voler abbandonare la sua ossessione per il controllo così, mentre ci guardava scopare giocando con il suo minchione tenuto bene in evidenza tra gambe aperte, mi intimò: “Vacci piano, bambolina. Ho altri programmi per te e non vorrei che tu venissi troppo presto”.
Interruppi la scopata del culo di Antonio senza però uscire da lui e guardai in direzione di Sergio con aria di sfida: “Senti zuccherino, o la smetti di rompere i coglioni o vi mollo qui a trastullarvi tra di voi”. Lui sembrò aver finalmente capito perché rimase in silenzio con il cazzo in mano lasciandomi lavorare il culo morbido e burroso di Antonio a modo mio.
A un certo punto si alzò e venne dietro di me per sussurrarmi all’orecchio: “Adesso spogliati. Voglio vedere com’è fatto questo tuo culetto”.
Mi spostò dal corpo di suo fratello dandomi giusto il tempo necessario per poter sfilare jeans e stivali, oltre all’ormai inutile camicia, per poi farmi appoggiare con le mani sul divano con il culo per aria. Me lo accarezzò a lungo rivendicandone il suo diritto per la serata per poi prendere il tubetto di lubrificante e iniziare a prepararlo per la fase successiva.

Potevo chiaramente sentire il ditone che cercava di rilassare le pareti anali e rabbrividii all’idea di prendermi quella canna nell’intestino ma, riflettei, se avessi voluto evitarlo sarei dovuto uscire da quella casa già da un pezzo.
Dopo aver disteso per bene le pareti con l’aiuto di un secondo dito mi riposizionò contro il culo di Antonio che non chiedeva altro che ricominciassi a scoparlo, mentre lo percepii dietro di me che si toglieva stivali e pantaloni per poi sentirlo far scorrere il lungo uccello nell’incavo tra le mie chiappe.
Prima di entrare si abbassò su di me per sussurrarmi all’orecchio: “Bambolina, sei pronta per un viaggio in paradiso? Non vedo l’ora di aprirti questo bel culetto sodo”.
“Ti conviene fare piano se non vuoi che tutto il giochino finisca prima ancora di cominciare” riuscii a dire. E così fece: una volta infilato il preservativo appoggiò la punta spingendo leggermente mentre io rallentavo i colpi al culo di Antonio, dandomi quindi modo di decidere tempi e modi del suo graduale inserimento. Ad ogni movimento del bacino sentivo un altro pezzo di quel bastone nodoso che si faceva largo nel mio canale, mettendoci un tempo che mi sembrò infinito per arrivare a fine corsa. Nonostante fossi un po’ fuori allenamento riuscii a cavarmela abbastanza bene gestendo il dolore iniziale e riuscendo a trasformarlo rapidamente nel piacere profondo che soltanto la pienezza di un cazzo in culo sa dare.

Dato che mi trovavo nel mezzo, muovendo il bacino riuscivo a gestire le inculate da entrambi i lati, ricavandone un piacere senza fine. Ma Sergio non poteva permettere che fossi io ad avere il controllo della situazione. Così si staccò da me e mi sfilò da Antonio, mi fece togliere il preservativo e sdraiare sul divano dicendo al fratello: “Riempiamo questa troia come un cannolo. Ce ne sarà grata”. Senza farselo ripetere due volte, Antonio mi infilò il suo cazzo gocciolante in bocca mentre Sergio si occupava dell’altro varco, dandomi un’incredibile sensazione di sdoppiamento fisico.
La parte alta si occupava di succhiare il cazzo che mi arrivava fino alle tonsille e la parte bassa stava ricevendo un enorme palo di carne che sembrava risalire per tutto l’intestino. In un impeto di passione mi impugnai il cazzo iniziando a segarmi ma Sergio ordinò al fratello: “Tienigli quelle fottute mani lontane dal cazzo altrimenti questa puttanella viene troppo presto”. Una volta che mi ebbe preso per i polsi mi sentii niente di più del loro giocattolo sessuale, una bambola gonfiabile dedita esclusivamente al loro piacere.

Ma Antonio era stato sollecitato da troppo tempo così mi esplose in bocca poco dopo, rischiando di farmi soffocare. Sergio si fermò fino a che non finii di tossire per poi riprendere a scoparmi senza tregua. Sentivo le gocce di sudore del suo corpo che mi cadevano addosso mentre le mie mani accarezzavano senza sosta quei muscoli gonfi e lucidi, resi viscidi dallo sforzo. Mi cavalcava tenendomi le gambe oscenamente larghe in modo da poter infilare quella verga immensa più in fondo che poteva.
Il suo viso si trovava a pochi centimetri dal mio quando si immobilizzò dicendo: “Ti piace avere il lungo cazzo di uno stallone nel culo?”
“Adoro il tuo cazzo” gli risposi con assoluta sincerità.
“Ne vuoi ancora o vuoi che mi fermi qui?”
“Parla di meno e fai il tuo lavoro, stallone”
“Non sei altro che una vacca” mi disse girandomi e facendomi appoggiare il busto sul bracciolo del divano. “Ma oggi hai finalmente trovato un toro che ti monti”.
Ricominciò a scoparmi con tanta energia che ad ogni colpo scivolavo leggermente in avanti e dopo qualche minuto mi ritrovai con il busto sul pavimento e il culo in alto alla mercè del mio aguzzino che non perse l’occasione di approfittarne. Quella scomoda posizione agevolava la sua scopata aumentando il piacere di entrambi, ma lui non stava pensando a me. Stava preoccupandosi esclusivamente del suo piacere.

Improvvisamente si fermò e scivolò fuori lasciandomi con un enorme senso di vuoto e di smarrimento. Dimostrando un controllo incredibile del suo corpo mi venne di fianco, prendendomi tra le sue enormi braccia.
“Ultimo round, patatina” mi disse guardandomi negli occhi, accennando il primo sorriso della serata, mentre avanzava con passo spavaldo verso la camera da letto tenendomi in braccio. “Dopo stasera potrai raccontare a tutti di essere stata scopata per la prima volta da un vero uomo”. Avendo ormai capito la mia accettazione e il mio godimento nel ritrovarmi in quello stato di sottomissione totale, aveva deciso di trattarmi come se fossi stato una sposina alla sua prima notte di nozze, trovando una nuova occasione per umiliarmi rimarcando il suo potere su di me.

Mi sistemò carponi al centro del letto, davanti a un grande specchio a muro in modo da darmi l’opportunità di guardare la mia faccia sudata, devastata dalle sollecitazioni dell’ultima mezz’ora, con le tracce della sborra di Antonio che mi colavano dalla bocca.
“Non ti muovere” mi ordinò. “Voglio che resti così, con il culo per aria in attesa che il tuo bel principe azzurro venga a darti la sua mazza”
Ridendo, salì sul letto mettendosi a ponte sopra di me facendo scorrere il cazzo sul sedere e sulla schiena, avvolgendomi con tutto il suo corpo in modo da impedirmi qualunque movimento. Nello specchio mi saltarono all’occhio le grandi braccia di fianco alle mie che, al confronto, sembravano poca cosa.
Puntò i suoi occhi nei miei attraverso lo specchio e mi disse: “Dopo stasera sarai il mio piccolo uomo dal grande buco. Mi implorerai in continuazione di infilarti il cazzo in culo e potrò approfittare di te ogni volta che ne avrò voglia”.
Tutto era enorme in quell’uomo, compreso il suo ego. Così, pur rimanendo immobilizzato sotto di lui riuscii a dire: “Questo è ancora tutto da vedere. Dipende da cosa sarai capace di fare”
“Non temere, lo vedrai. Domani farai fatica a sederti”. Mi intrecciò le dita attorno al collo e mi infilzò con forza facendomi mancare il fiato. “Che dici, principessina. È abbastanza grosso per te?” Decisamente lo sentivo tutto e quando ricominciò a cavalcarmi mi resi conto che stavo gemendo senza ritegno. Antonio cercò di approfittarne tentando di infilarmelo nuovamente in gola, ma ero troppo concentrato sulle scariche che mi arrivavano dal retto per potermi dedicare anche a lui, così desistette.
Cercando di arrivare sempre più in profondità Sergio si puntellò sui piedi per incularmi facendo leva con le gambe. Affondava con violenza spingendo fino in fondo per poi uscire e ricominciare da capo, dandomi così la percezione di essere attraversato da uno spiedo. Sentivo la nerchia che percorreva il mio canale anale senza sosta e nei rari momenti di lucidità aprivo gli occhi per guardare l’immagine riflessa nello specchio di quello splendido bestione biondo, tatuato e sudato, che stava abusando del mio corpo alla sola ricerca del suo piacere.

“E adesso, bella porcellina, siamo al gran finale” Sergio si alzò ansimando sul letto lasciandomi però in ginocchio ai suoi piedi e si tolse il goldone. “Dedicati alle palle. Voglio che mi dimostri tutta la tua devozione e tua gratitudine per averti concesso il mio cazzo”. Quell’uomo mi era ormai entrato in testa e anche se non me lo avesse ordinato l’avrei fatto comunque. “Brava …, così …, continua …” mi disse cominciando a tirarsi una sega mentre gli leccavo le palle stando rannicchiato tra le sue gambe muscolose. Con la mano libera mi fece girare la testa verso lo specchio. “Guardati mentre fai godere il tuo uomo”.
Lo specchio restituiva l’immagine di quella massa di muscoli che si smanettava il cazzo, sovrastandomi mentre alternavo naso, bocca e lingua sui suoi coglioni, eccitato come l’ultima delle ninfomani.
“Lecca troia, succhia, così, cazzo che bocca … sto venendo … vengooo … “. Si spostò in una frazione di secondo puntando l’uccello contro di me e mi sparò il primo schizzo di sborra calda contro la faccia per poi farci colare sopra quelli che arrivarono successivamente, mentre se lo spremeva con la mano.

Quando si fu scaricato completamente si inginocchiò davanti a me e disse. “Ho capito subito che dentro di te vive una zoccola vogliosa, ma non immaginavo fino a questo punto.
Ci hai fatto penare per un sacco di tempo, ma quando Antonio mi ha confermato che avevi finalmente smesso di fare la preziosa accettando di incontrarlo ho deciso di dedicarti un’astinenza rigorosa. Volevo tenermi carico per te e devo dire che ne è valsa la pena”. Tirò fuori la lingua e me la passò languidamente sulla guancia raccogliendo un po’ del suo seme che degustò come se si fosse trattato di un vino speciale.
Fisicamente esausto rimasi a guardarlo incapace di proferire parola.
Sergio si rese probabilmente conto che io ero l’unico dei tre che non aveva ancora ricevuto la sua soddisfazione perché scese dal letto ordinando a suo fratello. “Occupati di questa baldracca. È stata brava e si merita un premio”.
Lo vidi uscire nudo dalla stanza, completamente disinteressato da Antonio che si buttò sul letto prendendo il mio cazzo in bocca. Percepivo che ci stava andando piano nella speranza di poterselo godere a lungo e dopo la violenza con la quale ero stato trattato poco prima gradii molto la sua bocca calda e accogliente. Chiusi gli occhi lasciando che Antonio me lo ciucciasse con delicatezza, ma avevo esaurito anche l’energia per potermi controllare così gli riempii la gola nell’impeto di uno degli orgasmi più violenti che io ricordi.

Poi venne a sdraiarsi di fianco a me e mi disse: “Mi perdoni? Questa sera avrei voluto stare da solo con te ma quando Sergio l’ha saputo ha cominciato a pianificare ogni cosa come fa di solito e io non sono mai stato capace di dirgli di no”
In quel momento mi resi conto di aver perso qualunque tipo di interesse per quell’uomo ma preferii rispondergli semplicemente: “Non devo perdonarti niente. È stata una serata incredibile”
Quando tornammo di là notai che la tuta da motociclista era sparita così come il suo proprietario. Avrei voluto rivedere il corpo nudo di quella macchina da sesso per un’ultima volta ma non potei fare altro che rivestirmi per poi salutare velocemente Antonio sulla porta.

Il messaggio di Sergio arrivò non appena chiusi la portiera della macchina. “Sei uno dei migliori svuota palle che io abbia mai incontrato ed ho quindi deciso di metterti nella top ten delle mie puttanelle preferite. Non aver paura, mi farò vivo presto”.
Leggendo quelle parole percepii un sussulto all’altezza dell’inguine e abbozzai un sorriso per poi avviarmi verso casa con la consapevolezza che su una cosa aveva avuto assolutamente ragione: per tutto il viaggio di ritorno continuai ad agitarmi sul sedile della macchina alla ricerca di una posizione che non mi facesse patire le conseguenze della serata appena trascorsa.
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