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Gay & Bisex

L’amico inaspettato


di Libertinum
13.03.2023    |    10.094    |    10 9.3
"I fari della Golf illuminarono di giallo il cartello di entrata al paese, freccia giù dal cimitero, ed eccoci..."
L’ultima birra gelata scendeva a cascata giù per la gola in quella rovente notte d’agosto, un venerdì sera come tanti passati al bar del borgo a tentare di abbozzare un qualche senso al fine settimana, un paio di amici ormai rientrati a casa in vista dello straordinario del sabato mattina, rimasi solo col barista, un ultimo bicchiere e a questo punto a nanna pure io.
Mi arrivó un messaggio sul cellulare, lo schermo s’illuminó di quell’odioso giallo verdastro, Veronica.
Senti là chi si sente, pensai tra me e me, aprii:
-Ciao caro, che fai? Io sono sveglia, se passi per Piumazzo magari ci si vede…-
Intrigante, Veronica.
Un’amica particolare che, come dire, cura ferite in modo naturale.
-Ok, un quarto d’ora sono da te!-
-Perfetto, fermati a prendere i gommoni se non li hai in macchina!-
-Ok, li ho!- Replicai.
Accesi una Marlboro, giusto da accompagnare l’ultima Moretti, presi chiavi e portafoglio e mi alzai.
Veronica era una tipa conosciuta al liceo, da sempre invaghita di me ma visto che l’essere bella era l’ultima delle sue virtù, si accontentò sempre di curarmi a modo suo, dove non arrivava la bellezza arrivava la sua voracità, dopo aver fatto una scopata con lei, ti sentivi come aver fatto 12 ore in quel cazzo di fonderia. Una macchina da guerra.
I fari della Golf illuminarono di giallo il cartello di entrata al paese, freccia giù dal cimitero, ed eccoci.
Neanche il tempo di citofonare, che il cancello con il suo stridulo scatto si aprì.
-Impaziente stasera la belva!-
Salii le scale di granito fino al terzo piano, la porta socchiusa, entrai nella penombra e la richiusi alle spalle.
-Benarrivato! Si starà ben meglio qui che dal Cino!-
-Bah, il caldo è uguale se permetti!-
-Oh se sei lamentino, attacco il ventilatore, poi a me il sudore piace, scivola che è un piacere!-
-Sempre ai suoi ordini cara!-
E si dirise verso la camera dopo il bagno, la luce della lampada, odore di incenso e zampirone che saturavano l’aria, si sedette sul letto mentre si levava la maglietta lasciando cadere due tette da tre chili l’una.
-Potresti sfamare mezz’africa con quelle!-
-Zitto e cavati giù secco!-
Un rigolio di sudore le scivolava lento tra i due abbondanti seni, giù oltre all’ombelico saltellando delicatamente le pieghe dell’addome curvo.
Mi avvicinai e mi ci affogai con la testa, quasi a cercare riparo dal mondo, gli levai i pantaloni e mi posi sopra di lei, scendendo e ricercare dov’era finita quella simpatica goccia di sudore, mi ritrovai nella sua selva oscura, umida… presi a leccare in mezzo a quella fessura, lei con le mani mi spinse la testa quasi a volermi soffocare la in mezzo.
-Lecca cazzo lecca!-
Presi a mordicchiargli le grandi labbra, ansimò, pigiai un dito nel suo buco del culo, si inarcò come un ponte, mi prese i capelli tirandomi da una parte e con un’agilità inaspettata già era sopra di me.
-Ti dico io come è quando puoi entrare dietro!-
-Ok ok, non ti agitare!-
Si chinò e mi aspirò il glande come se fosse una cannuccia, quasi a cavarmi l’anima poi scese e lo colse tutto nella sua bocca, martellava con la lingua sulla mia cappella, solleticandomi tremendamente, mi veniva da fare pipì, una sensazione allucinante!
-O bella, così faccio fatica a trattenerla mi viene da pisciare, aspetta che vado al bagno!-
Lei non si mosse, vedevo solo i suoi riccioli mori menare su e giù, poi pollice all’insù!
Questa è di fuori pensai, continuava a leccarmi come una piuma la cappella, non riuscii a trattenermi, partì qualcosa, non so quante gocce, lei non fece una piega, prese e mandó giù, io ero già sfinito.
-Oh avevo sete, ora possiamo iniziare!- disse sogghignando mentre si levava dal mio membro, io ero inebetito!
- Ora giochiamo!- Disse con un fare molto poco convincente ..
-Ivan vieni!-
-Ivan? Chi cazzo è ivan?- esclamai sbigottito.
-Un amico, ma non essere geloso, io non gli interesso!-
-Ma che cazzo! Come?!- Rimasi interdetto, quando sulla porta si palesò un armadio di un metro e novanta abbondante, completamente nudo dall’ampio torace glabro e sudato, scendendo con lo sguardo notai sempre più interdetto notai che era depilato accuratamente anche laggiù dove sventolava un arnese nerboruto in erezione dal diametro di quasi un polso, mentre si segava una lucida cappella violacea.
Rimasi pietrificato.
-Ora giochiamo un po’ dai!- Rise di gusto lei, mentre l’armadio sorrideva e non parlava, non che mi aspettassi che un mobile parlasse, ma nemmeno ridesse e avesse un cazzo in tiro!
-Ma te sei fuori! Lui, te…lui.. che?!!- sbottai
-Calmo, sono sicura che sarà una serata indimenticabile!-
Detto ciò, mi alzò le gambe e si mise a leccarmi il buco del culo, non capivo più nulla, ma sto leccare là mi piaceva e non poco, leccava tentando di scivolare dentro all’orifizio con la lingua, poi inserì un dito, io feci un sobbalzo, lui si avvicinò accarezzando le natiche di lei, quasi una sorta di richiamo.
Veronica si alzò, e si rimise a cavalcioni sul mio viso, strofinandomi ancora una volta la sua peluria sulla bocca.
Sentii lui salire sul letto, non riuscivo a vedere nulla, Ivan mi alzò le gambe portandosele sulle spalle, tirandomi verso di se, tentai di dimenarmi, ma il peso non piuma di lei mi tenne ancorato dov’ero, un dito giocava con il mio buchetto, un pollice intuii, scivolò all’interno senza troppa fatica, ormai sapevo a che gioco volevano giocare.
Qualcosa di bollente e grosso si schiantò contro il mio ano, sentivo spingere con forza, urlai con la faccia soffocata dalla vulva di Veronica, entrò senza freni, sentivo il ogni singola vena aderire al mio retto, dolore, un senso d’impotenza e di riempimento mai provato, Ivan prese a trivellarmi a fondo spaccandomi in due, sempre più veloce.
-Allora? Ti piace zozzone? Ti piace farti inculare?!-
Mi scappò un si.
-Allora tu scopi me, mentre Ivan… insomma hai capito!- Ordinò Veronica alzandosi dal mio viso, accostandosi, guardando la mia faccia fradicia, poi alzò la gamba e mi strofinò il piede sulla bocca, infilandomi l’alluce tra le labbra, presi a succhiarglielo mentre il tipo reggendosi le gambe assestava colpi a ripetizione.
Ci trovammo con lei ed io alla missionaria, e dietro di me l’armadio pronto a dettare il ritmo, di nuovo dentro, il suo glande entrava ed usciva a meraviglia mentre io di contraccolpo affondavo nella vulva di Veronica, sentivo le mani di lui afferrarmi bramose le natiche tenendole divaricate, attento a non escludere un centimetro di verga dall’oblio del mio orifizio, un piacere assoluto quello strano panino.
Veronica con un lamento acuto e le unghie piantate nella mia schiena venne, tremolante, quasi domata in quella assurda scena.
Affondò con tutta la sua virulenza e sentii anche Ivan sborrare nel profilattico leso, ero stremato.
-Ora cara, se permetti tocca a me!-
-Come?! Non sei arrivato?- balbettò sfinita la moretta
-No! Ora mi diverto io!-
La presi, mettendola a pancia sotto, infilandole due cuscini sotto l’addome, allargandole una natica con una mano e con l’altra reggendo il mio membro mirando esattamente là!
La penetrai nel culo a fatica, senza unguenti se non colando sopra la mungitura di Ivan dal profilattico, ed entrai con forza, rompendo ogni resistenza.
-No, no basta! - mugugnò arrendendosi, riservai a lei il servizio fattomi da Ivan, che ridendo e rimanendo sempre taciturno osservava la scena finale.
-Se vuoi domani sera ripassa..- Disse Veronica mentre mi rivestivo, la guardai stupefatto, col culo rotto. Una macchina da guerra.
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