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Gay & Bisex

Scaccia malinconia


di Libertinum
12.03.2024    |    39    |    0 6.0
"-Che ti avevo detto? Devo dire che mi hai scopato proprio bene!- Esclamai scoppiando in una fragrante risata, mentre sentivo piano piano scivolare fuori sulle..."
La sera abbracciava la vecchia casetta fuori paese come un abbraccio, scostata dal resto del borgo sembrava osservarlo dall’alto incastonata tra il fitto bosco e l’inizio del sentiero che inerpicava graduale fin sopra all’Altissimo.
Le estati erano comunque fresche lassù, specie di sera raramente oltrepassava la prima decina del termometro, poi il vicino torrente contribuiva al refrigerio e nel mentre accompagnava quel silenzio, quasi ne facesse parte.
Il focolare schioppettava fiero, Luca mise ad abbrustolire due fette di polenta e due paia di salamelle proprio accanto alla fiamma e tornó a sedere sulla cassapanca poco distante, il suo sguardo era perso, stanco, per poi a momenti riavvivarsi focoso di rabbia e veleno. Katia, la sua ormai ex moglie, poco meno di un anno fa, gli aveva fatto trovare le valige accanto all’uscio, non lo amava più diceva, dopo dieci anni e un bimbo di quattro senza colpe.
Si venne poi a sapere che lei, come da diversi sospetti se la intendeva con un tipo brillante di Caprile, un borgo giù in valle.
A dirla tutta però la colpa era anche del buon Luca, che seppur buono da tempo era duro di orecchi alle richieste di lei, purtroppo per entrambi lui faceva parte della categoria di quegli uomini che pensavano, una volta conquistata la donna ormai è presa, come un capriolo in trappola. Una fiammata poi braci sempre più spente.
Quel fine settimana lo avevo chiamato su in baita insieme, lontani da donne e civiltà. A volte serve, al mattino si era partiti per il 614 che parte proprio fuori casa, arrivati in vetta all’Altissimo e poi tornati verso sera, Luca come tante volte ormai di era sfogato, ma era come una mosca chiusa all’interno di un bicchiere capovolto, da mesi non toccava donna e questo forse, contribuiva all’innalzarsi della tensione.
Il primo bottiglione di barbera era andato, i discorsi si facevano più allegri e frivoli, ci si raccontava diverse avventure sessuali, come accade spesso tra uomini, specie quando le gote si facevano maggiormente rosse, ma c’era qualcosa di diverso quella sera, qualcosa di lui mi attraeva, senza sapere cosa è del perché, davo colpa al Barbera, complice anche il fatto che da un po’ non facevo nulla con la Marta, sempre affogati di lavoro e tempo nullo per altro, questi sono in nostri tempi ed il resto va a farsi benedire.
Sta di fatto che quella sera era strana, una voglia un brivido era calato.
-Luca ma hai mai pensato di provare con un uomo? Dicono lo succhino meglio!-
-Sei ì fuori?!- Rispose tra il sorpreso ed il divertito,
-Guarda che anche la Marta dice che le donne la leccano meglio degli uomini, è elementare se ci pensi!-
-Quale elementare? Poi io mi sono fermato alle medie cazzo!-
-E poi perché sarebbe elementare? Si può sapere?!- continuò.
-Per forza rincoglionito, te conosci meglio una figa o il tuo pisello? Pensaci bene!- Replicai
Luca strinse gli occhi fissandomi di sottecchi, prese in mano il bicchiere senza scostare lo sguardo e lo caló tutto.
-Il mio cazzo forse, con tutte le seghe che tocca farmi!- Disse
- Esatto, quindi ne convieni che sapresti come far venire forte un uomo?! Idem donna con donna? Mica usano la lingua come una cazzuola come te!- Dissi.
Rimase perplesso ma notai dallo sguardo corrucciato un ragionamento in corso nel mentre gli versai un altro bicchiere, replicai col mio e lo portai alle labbra.
Lo fissai con sguardo incuriosito, prese il vino e d’un sorso lo spinse giù, si alzò in piedi di scatto, fece un passo verso di me.
-Dai, vediamo se la tua teoria torna!- disse,
Io dal basso accennai un sorriso, allungai le mani, gli slacciai cintura, bottone, accettai la sfida.
La taverna si fece silente , solo il fuoco sussurrava tra i pezzi di faggio nel camino, rimasi seduto con Luca in piedi di fronte, presi ad abbassargli i pantaloni, sentivo il respiro farsi più agitato quando rimase in mutande, il cuore accelerava, ora non si poteva più tornare indietro.
Lentamente, con poca fretta calai i suoi boxer, quasi a scoprire piano piano la sua parte più nascosta, la cappella era racchiusa dalla pelle, ancora non in perfetta erezione, quasi gonfio e stanco di tutte quelle chiacchiere che lo avranno fatto inturgidire e rigonfiarsi diverse volte, nervetti di diverse dimensioni lo intagliavano, abbracciavano quel fallo dalle buone dimensioni per non essere ancora pronto, pulsava, quasi potesse respirare, ansioso, dalla punta fluiva un filo gelatinoso che lento cadeva verso il basso, lo presi delicatamente con la mano per scostare la pelle e scoprire il glande, rosso e sanguigno, lo accarezzai col pollice, spalmando gli umori sulla cappella che lentamente si gonfiava assieme al resto del tronco, avvicinai il viso e con la lingua assaporai quell’intruglio dolciastro, misto ad un sapore pungente d’impatto spiacevole, quasi di urina, pochi secondi però è lo apprezzai, avvolsi piano con le labbra la punta, la sentivo calda, viva, presi a succhiarla, in risposta lui emise uno strano gridolino, si ritrasse per poi con la mano riaccompagnarti dove eravamo rimasti, succhiavo su e giù, mentre con la lingua accarezzavo, lentamente ogni freno sembrò staccarsi, ogni corda cadere, entrambi lentamente ci lascavamo andare, presi con la mano il tronco ed andai allo stesso ritmo della bocca, godevo nel sentirlo godere, una sensazione fortissima, travolgente.
Ci spostammo sul piccolo divano letto di fronte al camino, nessuno dei due fiatava, parlavano solo gli occhi, le mani, la voglia, nudi in un luogo molto, molto lontano dal mondo.
Mi sdraiai sulla schiena completamente nudo, Luca passo accanto si fermò e tornai a ritrovarmelo in bocca, poi scivolò via in fondo ai piedi, mi alzò le gambe ed afferrandole mi trascinò con il sedere in riva al letto e sempre con le sue grosse mani avvolte sulle mie cosce aperte scomparve da mio orizzonte visivo, lasciai cadere la testa sul materasso e sentii la sua lingua esplorare curiosa in mezzo alle chiappe fino a trapanare il mio buchetto, mi si rizzò ogni pelo della schiena, un misto tra solletico e puro godimento, sentivo le grosse dita allargare per poter fare entrare meglio la lingua, leccava e succhiava mentre un dito tentava di farsi strada nel buio meandro, con piccoli movimenti uncinati che mi facevano compiere involontari saltelli pelvici, poi un secondo dito si mise a forzare l’ormai fradicia di saliva serratura, qui aumentò un poco il dolore, sentivo lo sforzo del mio ano per non stringere, era la prima volta che stavo venendo violato dopo tanti forse troppi anni.
Piano piano ritrò le dita passandomele sulle labbra per succhiarle, non c’era più alcun freno, alcun tentennamento, alcun pudore, solo una voglia estrema di prenderci come più ci pareva, liberi in quel chiaroscuro tra il camino e la notte silenziosa fuori, nessuno avrebbe mai saputo, nemmeno minimamente sospettato, non c’era amore solo voglia di sesso, porco, libero.
Si appoggiò le mie gambe sulle sue larghe spalle, afferrandomi le cosce mi tirò verso di se, sentivo il suo cazzo sfiorarmi il buco, per poi iniziare a spingere, i nostri sguardi intrecciati, avrei preferito un’ altra posizione per farmi meno male ma il vederlo così imponente di fronte era tremendamente eccitante, la mascella stretta tratteneva il respiro ansimante, le vene del collo, il petto sudato dal calore del camino e gonfio, carico come un toro pronto all’attacco.
Un colpo ben assestato aprì una breccia tra le mie chiappe, la cappella d’un colpo di era infilata come il migliore degli arieti, gridai, un dolore fitto, sordo, poi ritrasse poco poco ed un altro colpo si infilò un po’ più a fondo.
Un altro grido, un altro lampo.
Con le mani andai giù ad allargare le chiappe per tentare di agevolare i colpi, lui sorrise, un ultimo ingresso è sentii le sue palle sbattermi contro le chiappe, scivolai in su ma lui mi riprese e mi ritirò verso se, non avevo fiato, inizio ad entrare ed uscire lentamente, lo sentivo tutto, ogni parte del suo cazzo aderiva perfettamente dentro di me, avvicinai le mani al buco fino a sfiorare il suo glande bagnato che entrava ed usciva, un piacere intenso, totale mi prese, lui continuava a fissarmi stringendomi le cosce al limite del farmi male.
Mi girai su me stesso, a pancia sotto per poi alzare il bacino offrendo tutto il mio culo alle sue voglie, lui capì e non si fece attendere, entrò di potenza ed iniziò a fottermi a fondo con colpi lunghi e decisi, afferrandomi per le chiappe ogni volta che per inerzia sembravo volergli sfuggire.
-Non metterti freni, scopami così, scopami come vuoi, sfogati, lo voglio così!- Esclamai a fatica, avevo perso ogni freno, ogni riferimento, solo un senso di pienezza quasi di gonfiore, un godimento totale, il mio pene perdeva liquido che non seppi riconoscere, allungai le mani e strinsi le coperte del letto tra le dita e tra i denti, sembrava che il suo glande ormai bucasse il burro, sentivo le sue gocce di sudore cadere sulla mia schiena, il suo respiro sempre più affannato, ero completamente alla mercé del suo cazzo, ne volevo sempre di più, poi un profondo affondo pelvico mi costrinse a ricadere sul letto con lui incastrato, un altro colpo:
-Vienimi dentro, vieni, sborrami dentro!- esclamai,
-Tutto …- disse a fatica.
Rimanemmo lì incastrati per qualche minuto, la testa mi girava, non avevo mai provato nulla del genere, solo allora mi accorsi di essere venuto anche io, pur non sapendo quando, lui si sdraiò accanto mentre tentava di riprendere fiato.
-La miseria! Nano era tempo che non godevo così, mi sa che la tua teoria non era così sbagliata!- Disse con poca voce Luca.
-Che ti avevo detto? Devo dire che mi hai scopato proprio bene!- Esclamai scoppiando in una fragrante risata, mentre sentivo piano piano scivolare fuori sulle chiappe parte della sborra dell’amico.
Mi alzai seduto accanto a lui, presi ad accarezzargli il membro ancora gonfio, col pollice andai a raccogliere un poco di liquido seminale dalla cappella, lo misi tra le labbra.
-Ma che diamine!!-
-Ma ti piace proprio il cazzo!!- esclamò sorpreso Luca, la mia risposta fu un mezzo sorriso e chinandomi lo presi in bocca, un misto di sapori forti mi avvolse la lingua, la spina si stacco un’altra volta e presi a succhiare con più voglia di prima, Luca emise un cavernoso lamento poi si arrese all’istante inerme sul letto, il suo pene floscio rimbalzava in bocca vittima della mia da tempo repressa voglia.
Quando tornò ad essere duro, mi alzai, sovrastai a cavalcioni Luca dandogli le spalle e mi impalai sopra il suo ventre, il buco ancora non troppo ristretto e fradicio di uniti, saliva e sborra ancora immagazzinata nel retto, lo dominavo, la voglia era maggiore di prima, presi a cavalcare con una furia animale, sentivo il suo cazzo sfregare in punti misterioso dentro di me che mi facevano andare via di testa, mi chinai fino ad arrivargli ai piedi e mentre continuava la mia danza presi a succhiargli l’alluce, lo sentivo godere e ciò mi eccitava sempre di più, esplosi con uno schizzo che terminò ben oltre il divano letto, a quel punto scesi, presi tra le mie labbra ciò che desideravo più da luca in quel momento, qualche succhio poi, qualcosa di denso e caldo avvolse il mio palato, la lingua, in quel momento toccai l’apice del godimento, presi ed ingurgitai.
Di nuovo stesi, sfiniti.
Andai al tavolo, versai due bicchieri di vino, mi avvicinai a Luca sorridendo:
-Salute! Alla prossima!- Alzammo i bicchieri!
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