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Gay & Bisex

Solo con la mente


di marcabru
25.08.2021    |    417    |    0 7.0
"Comincio ad immaginare cosa ci farà, anche se spero faccia ciò che sognavo poco prima..."
Percorro la strada verso la costa il martedì all’ora di pranzo. Conto di raggiungere la casetta sul mare per le 13, per mangiare un’insalata e andare in spiaggia. Guardo le file di fichi d’india alti e ramificati dal finestrino abbassato, perché l’aria condizionata mi fa male alla gola. Canticchio la canzone che danno alla radio, ma non so le parole, così me le invento. Ogni tanto, stando attento a tenere il volante diritto, do uno sguardo al cellulare, alla posta, per vedere se il ragazzo conosciuto virtualmente il giorno prima mi ha scritto. Lo ha fatto, ma ho modo di dare qualche occhiata fugace, cercando di recepire il succo della sua mail. Si descrive, mi dice che ha trenta anni ed è fidanzato, ma gli piacciono gli uomini, e che gli manca tanto non farlo con loro, dato che difficilmente riesce a muoversi di casa senza destare qualche sospetto. La moglie è gelosa e crede che lui si veda con un’altra. Non immagina minimamente che a lui piace il cazzo. La sera prima mi aveva scritto che ha avuto solo due esperienze, con ragazzi conosciuti in chat. Entrambe le volte lo aveva fatto in auto, limitandosi però a qualcosa di soft. Mi diceva anche che gli sarebbe piaciuto farsi sverginare il culo da un uomo più grande. Sognava anche di sentire scorrere lo sperma di lui dentro il canale anale, quasi nella pancia, per poi raccoglierlo con le dita, scavando dentro, e leccarlo. Io gli ho detto che sentire lo sperma dentro il culo è una sensazione fantastica, che ti fa venire i brividi solo a pensarci. E infatti, mentre guido, con il vento caldo in faccia e la musica soffusa, ci penso. E mi eccito. Sono anche un poco disturbato perché, quando mi eccito in auto, l’uccello si ingrossa, si scappella e il glande scoperto mi struscia sull’interno dei pantaloni. Ci penso un po’ su, ma poi decido di sbottonare i bermuda e tirare giù la cerniera. Esce: duro, completamente scappellato. Comincio a masturbarmi, tenendo salda una mano sul volante e continuando a canticchiare le canzoni della radio. Mi rendo conto, però, che la situazione diventa pericolosa. E si mi ferma la polizia non avrei il tempo di riallacciare i pantaloni e farei una figuraccia.
Allora decido di accostare, quando all’improvviso vedo un cartello che avverte che due chilometri dopo c’è un’area adibita a sosta. La raggiungo e parcheggio l’auto sotto un albero, vicino ad un tavolo in legno per qualche maniaco del pic-nic stradale. Giro la testa per vedere se ci sia qualcuno nelle vicinanze, ma sono solo.
Allora, comincio a masturbarmi forte, tirando in basso la pelle del cazzo, per farlo scappellare completamente. Sento l’odore acre assalirmi il naso e mi eccito ancora di più. Mi muovo lentamente, appoggiando la testa al sedile, e contraggo le gambe. Dopo qualche minuto, però, l’operazione diventa noiosa. Sono eccitato, ma non provo più sensazioni profonde. Decido così di provare a dare una svolta sensuale alla sega, infilandomi le due dita della mano sinistra nel culo. Per farlo devo abbassare i pantaloni fino alle ginocchia. Quando le dita, piano, entrano nel canale anale e si inumidiscono, il cazzo ricomincia a pulsare. È in quel momento che dallo specchietto retrovisore vedo un’auto entrare nell’area e posizionarsi a breve distanza dalla mia.
Mi accorgo che dentro l’auto ci sono un uomo di mezza età, una donna, probabilmente la moglie, e una ragazzina di una dozzina d’anni. Se non fosse stato per quest’ultima, avrei continuato, ma solo il pensiero che una bambina possa vedermi, mi fa rabbrividire. Mi hanno sempre disgustato quei porci esibizionisti, specialmente quando i loro squallidi spettacoli avvengono di fronte a minorenni. Mi ricompongo e fingo di rilassarmi.
La famigliola esce dall’auto e la mamma e la figlia si addentrano tra gli alberi per andare a sedersi in uno dei tavoloni di legno. Parlottano tra di loro felici. Con ogni probabilità, mangeranno qualcosa. Il presunto marito rimane presso l’auto. Tira fuori una sorta di mini aspirapolvere dal cofano e comincia a pulire l’interno dell’auto, ma senza entravi dentro. Provo a cercare qualche spiegazione di un comportamento così bizzarro, ma non la trovo. Forse è un maniaco del pulito, o forse è entrata polvere nell’abitacolo durante il tragitto. Chissà. Noto però che ogni tanto si gira verso di me e mi fa cenni, come per salutarmi. Ovviamente io ricambio. Prendendo atto che le donne sono lontane e l’uomo non smette di pulire l’auto, ricomincio la pratica, afferrando il cazzo ormai quasi sgonfio e ritirando la pelle verso il basso. In pochi secondi è di nuovo duro. Vedo il glande gonfio e qualche goccia che esce dal canale spermatico. Ci passo sopra il pollice e me lo metto in bocca, per sentire il sapore del mio sperma. Le palle sono diventate piccole, ma turgide, e l’ano ha ricominciato a pulsare e ad inumidirsi. Questa volta infilo un solo dito, l’indice, per farlo scorrere velocemente. Lo affondo tutto, spingendo il più possibile. Sento sulle nocche il tessuto ruvido del sedile. Penso al mio amico virtuale, che mi ha raccontato di eccitarsi veramente solo con gli uomini. Probabilmente un filo di saliva mi scende lungo l’estremità della bocca, perché avverto il mento umido. Estraggo il dito dal culo e porto la mano alla bocca per asciugarmi, quando noto che sono osservato.
L’uomo ha smesso di pulire e alterna velocemente lo sguardo tra il resto della famiglia e me. Vuole essere sicuro che la donna e la ragazzina non lo guardino, ma vuole anche essere certo che io mi accorga che lui fissa me. Sono imbarazzato, ma gli sorrido. Lui ricambia. Deciso. Convinto. Gli faccio capire, se mai avesse frainteso, cosa sto facendo. La mia faccia mostra chiaramente che mi sto masturbando. Ogni tanto mi succhio anche il dito con cui mi sollecito l’ano, facendo attenzione di non essere visto dalla mamma e dalla figlia. Lui si appoggia all’auto, dando le spalle alle due famigliari, e mi guarda in modo intenso. Traspare dal suo volto la sua voglia di avvicinarsi e guardare il mio cazzo da vicino.
Immagino i suoi pensieri. Prenderlo, giocarci e, magari, darmi il suo. Ogni tanto si gira veloce per guardare la moglie, che però è intenta a preparare qualcosa sul tavolo di legno. Poi mi fissa di nuovo, con il sorriso sulle labbra e una mano sul pacco. All’improvviso si sente una voce femminile che chiama. Lui mi guarda avvilito, tira su le spalle, spalanca gli occhi e, mesto, si incammina verso la famiglia. La donna cerca di non far volare i piatti di plastica sul tavolo. La figlia è fissa sul cellulare.
Mi viene una idea. Estraggo dalla tasca laterale del sedile una scatola di preservativi e, velocemente, ne indosso uno. Continuo la masturbazione, piano piano, fino a venire, intensamente. Frammenti di pensiero vanno al mio amico della sera prima: mi domando se ha pensato alla fidanzata quando ha succhiato il cazzo ad un uomo la prima volta. Mentre lo sperma mi esce a fiotti, raccolto nel condom, mi viene in mente anche una mia telefonata a mia moglie, mentre il mio ragazzo mi prendeva a pecorina sul divano. Mi eccita sentire la voce della mia consorte mentre mi scopano, sapendo che lei mi crede intento in chissà quale attività. L’attenzione, immediatamente, ritorna alla realtà. L’uomo, seppur da lontano, vede che sto godendo. Ho la testa reclinata all’indietro, la lingua quasi fuori dalle labbra e queste ultime umide e lucenti. Riesco velocemente ad alzare anche il volume dell’auto, perché so bene che in queste occasioni mi sfugge un urlo di piacere, che raramente riesco a trattenere. Lo ho raccontato anche al mio amico virtuale: una volta, in albergo, con un compagno di lavoro, ho goduto così tanto quando mi è schizzato dentro il culo, che ho creduto di fare svegliare tutti. Hanno persino telefonato dalla hall per sincerarsi che non stessi male. Ho dovuto fingere di aver avuto un incubo, ma mentre parlavo con l’addetto, con il cazzo di lui ancora dentro, avevo le convulsioni e non smettevo si emettere sperma a fiotti. È riuscito a zittirmi il mio compagno, piantandomi la lingua in bocca e tenendocela per quasi un minuto.
Comunque, una volta venuto, mi sfilo il condom lentamente, facendo attenzione di non perdere nemmeno una goccia di sborra, che è densa e abbondante. Faccio un piccolo nodo all’estremità e conservo il prodotto con delicatezza. Lo mostro velocemente a lui, che è perplesso e non so se coglie la proposta. Esco dall’auto, assalito dal venticello caldo dell’ora di pranzo. Mi asciugo la fronte e, tenendo in mano il sacchettino biancastro, mi avvio verso un bidone della spazzatura. Prima di raggiungerlo, però, mi siedo su una siepe lontano dagli occhi della famigliola, sotto un alberello. Lì, deposito per terra il trofeo. Mi alzo e faccio un cenno a lui, che con la coda dell’occhio riesce a percepire la mia figura. Mi vado a risedere in auto, dove non avevo neppure spento lo stereo. Dopo qualche minuto, la donna e la ragazzina raccolgono le stoviglie di plastica del pasto e si apprestano a ripartire. Mi domando se il marito ha colto il mio invito. Faccio scommesse mentali e sorrido. Noto che non si muove niente e perdo le speranze. Così, metto in moto, devo tornare a casa, è stato tutto un piacevole pensiero. Nel momento in cui ingrano la retromarcia, però, vedo che l’uomo dice qualcosa alla moglie; non sento le parole, ma scommetto che gli ha confessato di dover fare un bisogno e di doversi appartare. Si dirige proprio dove mi ero seduto e mi accordo che ha notato immediatamente il mio “dono”. Con noncuranza, senza essere visto dai famigliari, lo raccoglie, lo ispeziona, anche se sa bene di cosa si tratta. Comincio ad immaginare cosa ci farà, anche se spero faccia ciò che sognavo poco prima. Non ci vuole molto a vagheggiare il contenuto del mio sogno. Ci scambiano vicendevoli sorrisi e lui alza il sacchettino, come per dire “alla salute”. Io porto avanti la testa, lo incito delicatamente. Lui quasi ride e si picchietta la testa, per darmi del matto. Io insisto e gli faccio cenno che nessuno lo sta guardando. Con gesto plateale, gli faccio intuire che ho una mano sul cazzo, anche se non è vero. Tiro fuori la lingua. Lui si rigira per controllare la moglie e la figlia, che ormai hanno terminato le operazioni di riassetto dell’area. Si intuisce il cuore che gli batte. Le labbra sono tese. Poi, con fatica, scioglie il nodino del preservativo, mi guarda e beve il contenuto. Lo butta giù di un fiato, con un colpo di gola ben visibile. E si lecca le labbra. Gli mando un bacio. Lui mi saluta di soppiatto, per poi girarsi verso la moglie che ha già raggiunto l’auto. La figlia è già dentro, guarda il cellulare. Lui le raggiunge stringendo tra le mani il preservativo vuoto. Ripartono. Probabilmente lo conserva in tasca.
Rispengo il motore e vado verso il luogo dove era parcheggiata l’auto dell’uomo. Spero che mi abbia lasciato un messaggio, un numero. Niente. Cerco bene, anche sotto l’albero presso cui gli ho lasciato il condom, ma niente. Penso a come potrei rintracciarlo, magari attraverso la targa. Ma sono solo pensieri. Progetti. Sono pigro. So che non lo farò mai. È stata una avventura. Nulla di più. Mi piace comunque immaginarlo con la fretta di arrivare a casa, di precipitarsi in bagno e di masturbarsi, pensando al sapore della mia sborra. A volte si può godere anche senza avere rapporti diretti. Si può godere solo con la mente. Devo scriverlo al mio amico virtuale. Gli devo suggerire di pensare alla fidanzata, quando sta facendo godere un uomo. A volte si gode più con la mente, che con il corpo.
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