Racconti Erotici > Gay & Bisex > Una parentesi particolare della mia vita.
Gay & Bisex

Una parentesi particolare della mia vita.


di pennabianca
06.12.2020    |    2.681    |    7 9.8
"Finita la licenza, quando sono tornato, ho trovato un’amara sorpresa, c’era stato assegnato un nuovo ufficiale, che comandava il plotone..."
Mi chiamo Carlo, oggi ho cinquanta anni e sono un bisex convinto. Questa mia scoperta risale a tanti anni fa. All’epoca ero un militare arruolato nell’Aereonautica Militare, in un corpo speciale che si occupava della difesa degli aeroporti. Non so bene come c’ero finito, ma era dura veramente, guardie, esercitazioni, allarmi e marce erano all’ordine del giorno e la stanchezza la faceva da padrona. Ricordo una notte d’inverno faceva un freddo tremendo ero di guardia e avevo molto freddo ed ero stanchissimo. Me ne stavo rintanato in una buca circondata da sacchi di sabbia con due feritoie, ricoperta da una lamiera con sopra altri sacchi di sabbia una leggera tenda copriva l’entrata. Dalle feritoie veniva molto freddo e fu quel momento in cui commisi il primo dei due errori: mi misi seduto, e chiusi gli occhi per alcuni secondi almeno così credevo, invece mi addormentai profondamente. Improvvisamente una mano forte mi scosse dal sonno, e nei miei occhi fu grande lo stupore nel vedere davanti a me il nostro sergente con il mio fucile in mano. In un attimo tutta la mia vita futura si delineò chiaramente, processo per direttissima, il minimo due anni di carcere punitivo. Questo era già accaduto ad altri due soldati prima di me, e il nostro sergente, un uomo alto, forte e muscoloso dal carattere duro e taciturno che comandava temporaneamente il plotone in assenza del nostro ufficiale che si era ferito durante un’esercitazione, se ne stava in piedi davanti a me in silenzio.

«La prego non mi rovini.»

Riuscì a dire un filo di voce carica di terrore. Lui rimase un attimo in silenzio, poi fece un profondo respiro, si avvicinò a me. Ora il suo corpo era a poca distanza dal mio viso, quando lui improvvisamente aprì i pantaloni e tirò fuori un membro grosso e lungo.

«Scegli!»

Mi disse con tono duro e deciso, avvicinando il suo corpo a poca distanza dalla mia faccia.
Senza nessuna esitazione, afferrai quel cazzo, ancora molle, ma già di notevoli proporzioni, al punto tale, che il mio indice pollice, a malapena riuscivano a congiungersi, poi, tirai fuori la lingua e detti la prima leccata. Rimasi stupito dal fatto che era profumato, si, sapeva di acqua e sapone, come se lo avesse lavato un momento prima. A quell’epoca ero già fidanzato con quella che sarebbe poi diventata mia moglie, e le donne in quegli anni difficilmente ti facevano scopare, principalmente per paura di rimanere incinta, quindi il miglior sistema per tenere a bada il fidanzato era quello di fare dei pompini. Mi ero sempre chiesto cosa provasse nel leccare e succhiare con estremo piacere il mio cazzo, e vedevo la gioia e la soddisfazione nell’ingoiare la mia semenza, ora improvvisamente avevo l’opportunità di togliermi questa curiosità. Cominciai a succhiare, leccare, quello splendido palo che stava lievitando nelle mie mani e nella mia bocca cercando di ripetere le stesse cose e gli stessi gesti che la mia fidanzata faceva a me. Non m’importava nulla né della situazione né di qualsiasi altra conseguenza in quel momento volevo solo dare e ricevere piacere nel sentire quel membro in bocca.

«mmmmmmm...Che bocca di velluto!»

Il lungo gemito e il commento espresso dal sergente mi riempirono di gioia e soddisfazione al punto tale che ho sollevato l’altra mano e ho slacciato i pantaloni. Poi li ho abbassati insieme alle mutande fino a metà coscia, mi sono ritrovato in mano due palle grosse come uova d’oca dure, piene, che ho accarezzato. soppesandole, e lentamente ho fatto scivolare le mie labbra lungo l’asta giocando con la lingua lungo il frenulo e succhiandolo, fino ad arrivare a quelle due magnifiche sfere gonfie e pelose che ho messo in bocca succhiandole una per volta. Ero sconvolto, eccitato al punto che sentivo il mio cazzo crescere nei pantaloni, mentre oramai le mie dita non riuscivano più a congiungersi da quanto era lievitato il magnifico membro che stavo segando lentamente. Mi piaceva! Stavo facendo un pompino ad un uomo! E la cosa mi stava riempiendo di piacere. Lo sentivo gemere, assecondare i miei movimenti traendone molto piacere. Ad un tratto ho sentito la sua mano appoggiarsi sul mio capo, mentre lo splendido membro ha iniziato a gonfiarsi, la stessa cosa che succedeva a me quando stavo per sborrare in bocca la mia fidanzata. Ho serrato le labbra intorno alla punta, frullando con la lingua in maniera molto veloce, succhiavo, pompavo, lo segavo sempre più forte. Improvvisamente ha emesso un lungo gemito.

«mmmmmmmmmmmmmmmmmm...mmmmmmmmmmmmm.»

Un attimo dopo un potente schizzo mi ha colpito il palato, ho sentito un sapore agrodolce che mi è subito piaciuto. Appena l’ho assaporato e ingoiato, e subito un altro schizzo più denso e corposo mi ha riempito la bocca. Ho gustato e ingoiato anche questo, subito seguito da un terzo, un quarto e un quinto, sempre potenti, che mi hanno inondato la bocca. Era bellissimo, ho ingoiato, succhiato, leccato e spremuto, fino all’ultima goccia di piacere, da quello splendido membro, che mi aveva riversato in bocca in gola quel nettare prelibato, poi con uno schiocco delle labbra, l’ho lasciato lucido e pulito, leccandomi le labbra. Ho sollevato lo sguardo, ho visto il suo viso, nella fioca luce della notte, soddisfatto rilassato. Mi ha restituito il fucile, si è riabbottonati pantaloni.

«Da oggi ogni, volta che ne avrò voglia, tu sarai a mia disposizione! Sono stato chiaro?»

Mi ha detto con voce calma e serena. Ha voltato i tacchi e se n’è andato. Appena rimasto solo, mi sono reso conto, che ero ben sveglio, che non sentivo più freddo, ed ero ancora molto eccitato, consapevole di aver vissuto un’esperienza unica e bellissima. Il mio cazzo duro mi faceva male nei pantaloni, l’ho tirato fuori, mi sono segato furiosamente, fin quando ho sentito il mio piacere esplodere. Raccolta tutta la mia semenza, nel palmo della mano l’ho portata all’altezza della mia bocca. Ho sentito lo stesso odore, e allungata la lingua, ne ho assaggiato il sapore: era identico! Ho leccato la mia mano, l’ho ripulita di ogni singola goccia del mio piacere, rimanendo affascinato dall’emozione, dal gusto che ne avevo provato. Nelle due settimane seguenti, è venuto a trovarmi altre quattro volte, e sempre abbiamo ripetuto lo stesso rituale: lui in piedi, io che l’ho succhiavo, lui veniva, io ingoiavo, poi lui se ne andava, io mi segavo, leccando la mia stessa sborra. Era diventato un piacere particolare, unico, incredibile per me, che continuavo a ripetermi di essere etero, anche se, osservavo quell’uomo, la cui presenza durante il giorno, mi riempiva di nascoste emozioni. Poi per alcuni giorni è sparito, e quando è tornato mi ha convocato nel suo ufficio e mi ha detto.

«Vieni con me.»

Siamo saliti sopra una Jeep, e ci siamo recati al magazzino, dove siamo stati accolti da Luca, il furiere, un ragazzo della mia stessa età, ma dalla forma fisica e dall’aspetto dolce e gracile. Appena entrati nel suo ufficio, Luca si è inginocchiato davanti al sergente, il cui nome era Giovanni, subito ha aperto pantaloni, si è messo a succhiargli cazzo, mentre io li guardavo affascinato. Era meraviglioso e incredibile, vedere con quanta facilità, a sua bocca, riusciva ad infilarsi dentro quello splendido palo, che dopo poche leccate, era già al massimo della sua erezione. Con un gesto del capo, Luca mi ha invitato ad unirmi a lui, così insieme, ci siamo messi a leccare i succhiare quella meraviglia della natura, fra i gemiti e sospiri di Giovanni, che ora aveva appoggiato le sue mani, sopra ognuna delle nostre teste, quasi a volerci tenere fermi, per far scorrere le nostre bocche, avanti e indietro, il suo meraviglioso gioiello. Quando stavo con le labbra sulla punta, improvvisamente, Luca ha unito la sua bocca alla mia, in un meraviglioso bacio. Dopo un attimo di stupore, ho risposto con ardore, intrecciando la mia lingua alla sua, mentre con la mano, continuava a segare il cazzo sempre più duro. Luca si è alzato in piedi, si è abbassato i pantaloni, si è appoggiato alla scrivania, mentre io continuavo a leccare il palo. Giovanni che ha messo della saliva sulle dita, lo ha lubrificato dietro, poi appoggiato la punta sul foro anale di Luca, che con le mani tendeva le chiappe in fuori, per aprirsi meglio. Lentamente ho visto sparire quei circa venti cm di carne, dalla grossa circonferenza dentro il foro anale di Luca, il quale a bocca aperta spingeva il suo corpo indietro.

«Sfondami magnifico toro! Dai più forte fino in fondo!»

Li ho osservati estasiato, anche se dentro di me, avevo una certa paura, che lo stesso trattamento sarebbe stato riservato anche il mio culo, ma Luca si è girato, mi ha invitato a sedermi davanti a lui, sulla scrivania.

«Dai siediti, che voglio succhiarti cazzo.»

Era fantastico, Giovanni gli sfondava il culo, Luca me lo succhiava divinamente. Ero prossimo al piacere, quando Giovanni mi ha fatto cenno di sollevarmi, e avvicinato la sua faccia alla mia, mi ha baciato intensamente, mentre continuava a pompare Luca. Per me è stato troppo, un piacere così grande inaspettato, mi hanno portato all’orgasmo, sborrando copiosamente in bocca a Luca, che ha ingoiato tutto avidamente. Poi è stata la volta di Giovanni, che con un lungo gemito gli ha inondato il culo.

«Vengo! Ora! Si ora! … mmmmmmmm…»

Lo ha spinto fino in fondo, gli ha scaricato dentro tutta la sua semenza. Si è sfilato lentamente, e Luca prontamente, si è inginocchiato davanti a lui e ha leccato, ripulito, quel membro ancora bello turgido. Poi ci siamo ricomposti.

«Luca deve fare l’inventario, tu da oggi gli darai una mano, questo fino al lavoro finito sarà il tuo nuovo incarico.»

Mi ha detto Giovanni che con un sorriso se n’è andato. Abbiamo cominciato a fare l’inventario, un lavoro che al massimo sarebbero bastati tre giorni, noi ce ne abbiamo impiegati venti. Luca si è rivelato un amico simpatico, che aveva scoperto all’età di quindici anni di essere gay. Una volta arruolato, aveva visto in Giovanni, il suo toro da monta, il suo magnifico stallone, al quale si era subito offerto volontariamente, per ricevere in cambio, quello splendido cazzo, che lui gli infilava nel culo. Giovanni durante i venti giorni, è venuto a trovarci spesso, e ogni volta il nostro gioco a tre, era sempre più interessante, coinvolgente, e finiva sempre con copiose sborrate nella mia, e nella bocca di Luca. Devo ammettere, che la cosa mi riempiva di estremo piacere, era stupendo, succhiare, leccare il cazzo di Giovanni, o quello di Luca, indistintamente, in quanto anche lui, era decisamente messo abbastanza bene, come me d’altronde. Devo ammettere, che era quasi diventata, una cosa alla quale era difficile rinunciare, bastavano appena due giorni di astinenza, e subito ne sentivo forte il desiderio. Dopo quel lavoro, ho ricevuto una settimana di licenza premio, sono tornato alla mia casa, alla mia donna, alla mia vita di tutti i giorni. Stranamente, non sentivo assolutamente nessuna mancanza, mi sentivo perfettamente a mio agio, fra i miei amici e le persone, che mi conoscevano. Quando stavo con la mia fidanzata, mi sentivo perfettamente etero. Poi, la prima volta che lei mi ha succhiato di nuovo il cazzo, ho compreso perfettamente quale gioia, quale piacere, lei provava, e quando le sono venuto in bocca, lo attirata verso di me, l’ho baciata intensamente, condividendo con lei, la mia semenza ancora nella sua bocca, lasciandola decisamente stupita. Quando mi ha chiesto, perché l’avevo fatto, essendo convinta che mi dava fastidio, o che mi facesse schifo, gli ha risposto che non vi era niente di schifoso, che se lei lo faceva a me, potevo farlo benissimo anch’io con lei. Mi ha guardato, mi ha sorriso, ha detto, che ero un magnifico porco, che questo la riempiva di gioia, pur sapendo dentro di me, che non era proprio tutto vero, ma che volevo condividere con lei, ancora il sapore, il piacere della sborra in bocca. Finita la licenza, quando sono tornato, ho trovato un’amara sorpresa, c’era stato assegnato un nuovo ufficiale, che comandava il plotone. Era un giovane tenente, tutto ordine e regolamento, appena uscito dall’Accademia, e convinto che si poteva comandare un plotone, anche senza l’esperienza, ma con il forte ausilio del regolamento. Era talmente pieno di sé, che era subito diventato antipatico anche a Giovanni, il quale, nonostante avesse molta esperienza, non veniva quasi preso in considerazione dall’ufficiale, anzi, sembrava come se il tenente, avesse paura che il sergente, fosse più esperto di lui, cosa che poi in fondo era vero, di come si comanda una squadra. Passammo due mesi veramente duri, con questo scassa palle, sempre tra i piedi, e anche i nostri giochi a tre, erano diventati molto rari, essendo sempre presente, la figura del tenente. Poi una notte, ero appena smontato dalla guardia, prima di mettermi a dormire, volevo urinare, così mi sono diretto verso il bagno. Mentre mi stavo lavando le mani, dopo aver espletato il mio bisogno, la mia attenzione, fu richiamata dalla luce che usciva dalla finestra, dell’alloggio del nostro integerrimo ufficiale, cosa insolita, considerando, che erano le due del mattino, e che a quell’ora, lui avrebbe dovuto dormire. Incuriosito, sono uscito dalla porta posteriore, e nascosto dietro un arbusto di oleandro, ho osservato, attraverso la finestra quello che l’ufficiale stava facendo. Il nostro caro tenente, si stava preparando una splendida canna, anzi, per essere più precisi un vero cannone, poi è uscito fuori a fumare, evitando di far ristagnare l’odore, all’esterno del suo alloggiamento. L’indomani l’ho raccontato a Giovanni, che quando ha saputo questa cosa, il suo volto si è illuminato, nemmeno gli avessi detto che l’avevano promosso generale.

«Adesso lo abbiamo in pugno!»

In quel momento non ho capito, di che cosa stava parlando, ma due notti dopo, siamo tornati insieme, dietro la finestra, lui aveva una piccola macchina fotografica, con la quale, ha ripreso ogni momento della preparazione della cospicua canna, e relativa fumata, da parte del nostro tenente. Poi ce ne siamo andati a dormire. Tre giorni dopo, mi ha detto di andare con lui. Insieme siamo andati dal tenente, e Giovanni, lo ha pregato di seguirlo al magazzino, dove c’era una cosa che il nostro ufficiale, avrebbe dovuto sapere. Una volta entrati nel magazzino, Luca ha chiuso silenziosamente la porta dietro di noi, ed entrati nell’ufficio, Giovanni ha ordinato al tenente di sedersi. Lui si è rivolto a Giovanni, con un atteggiamento assolutamente irritato.

«Come si permette di darmi degli ordini a me, che sono un suo superiore, lei sta rischiando di essere degradato!»

Giovanni lo ha guardato con calma, poi ha guardato noi, ha messo il braccio sinistro sulla spalla del tenente, lo ha costretto a sedersi, essendo lui più forte, mentre l’ufficiale lo guardava sbalordito.

«Chiudi quella fogna di bocca, salvo poi riaprirla per farci entrare questo.»

Ha detto con un tono calmo e tranquillo, mentre con la mano, aveva aperto i pantaloni, ed aveva estratto suo splendido cazzo. L’ufficiale ha sbarrato gli occhi. Era rosso di rabbia, quando stava per tuonare contro di lui, Giovanni ha estratto dalla tasca della divisa, un mazzo di foto, dove si vedevano chiaramente, le cose che aveva fatto il tenente durante la notte.

«Scegli! Ma fai bene attenzione. Come saprai il nostro comandante, ha perduto un figlio di quindici anni per colpa della droga, per lui è un fastidio, anche vederci fumare una semplice sigaretta, quindi, cosa pensi ti farebbe, se sapesse che ti fai queste canne?»

Stefano, così si chiamava il tenente, era bocca, aperta incapace di proferire parola, e il cazzo di Giovanni, a due cm dalle sue labbra erano l’alternativa a tanti guai, quindi ho afferrato con la mano destra, se lo è infilato in bocca, succhiandolo, prima timidamente, poi sempre più convinto, fin quando dopo una lunga pompata, Giovanni gli ha riversato in gola tutta la sua sborra, e lo ha costretto ad ingoiarla. Da quel momento, la nostra vita è cambiata radicalmente, per noi quattro, il piacere è stato intenso. Giovanni una settimana dopo, ha rotto il culo a Stefano, mentre io scopavo con Luca. All’inizio Stefano, ha fatto un po’ di resistenza, ma dopo due o tre volte, si lasciava inculare tranquillamente, mentre succhiava, il mio o il cazzo di uno, di noi tre. Da quel giorno, non ci sono stati più problemi, avevamo sempre incarichi tranquilli, licenze premio a volontà. Poi, anche tutte le cose belle, arrivano alla fine. Giunti quasi al congedo, Giovanni e Stefano, hanno organizzato una piccola festicciola, per me e Luca, alla quale ha partecipato anche il capitano medico, che nel frattempo era entrato nel nostro giro, due giovani reclute, che avevano fatto la mia stessa scelta, e che quindi avrebbero preso il posto mio e di Luca. Abbiamo passato una serata bellissima, ricca di piacere, orgasmi, pompini, e inculate a volontà. Poi io e Giovanni, ci siamo immersi nella vasca da bagno, lui sdraiato dietro di me, disteso in mezzo alle sue cosce, con le mie spalle appoggiate al suo torace. Sentivo il suo pene premere contro la mia schiena, mentre lui mi accarezzava il petto, con la sua bocca appoggiata al mio collo dietro la nuca.

«Mi ha fatto molto piacere conoscerti, fra tutti quelli, che me lo hanno succhiato, tu sei stato senz’altro il più piacevole, la tua bocca è come velluto puro, morbida calda e accogliente, nello stesso, tempo le tue labbra, la tua lingua, sanno muoversi meravigliosamente, portando una persona al massimo del piacere. Sono estremamente grato, e felice di averti conosciuto.»

Mi ha detto, con un filo di voce velata da una leggera malinconia, che in quel momento per un attimo, ho pensato fosse solo dovuta al nostro distacco. Mi sono girato, l’ho baciato. Un bacio intenso, carico di passione, di desiderio. Le mie mani, sono scese in basso, hanno afferrato il suo membro, che lentamente stava tornando duro. Per un attimo, nella mia mente ,è stato forte il desiderio di provare, l’unica cosa che ancora non avevo mai fatto, sentirmelo dentro dietro. Dopo averlo limonato a lungo, mi sono girato, ho appoggiato le mani all’altro bordo della vasca, rimanendo fermo, con il mio culo davanti alla sua faccia. Lui è rimasto un attimo immobile, poi ha realizzato, quello che io volevo da lui, e con l’ausilio del bagnoschiuma, mi ha lubrificato con estrema perizia, il mio fiore anale. Lentamente con calma, ha infilato prima un dito, poi due, fin quando ha sentito che, io non opponevo più nessuna resistenza, mi stavo lentamente dilatando. Mi ha spiegato come dovevo spingere, nello stesso modo di quando si va di intestino, perché questo avrebbe aiutato lui, ad entrare dentro di me. Poi ha appoggiato la cappella sul mio buco del culo, e lentamente, molto lentamente, è entrato dentro di me. L’ho sentito scivolare, ed aprirmi con calma, senza fretta, con spinte leggere, e continue, fin quando ho sentito battere le sue grosse palle sulle mie, e solo allora mi sono reso conto, che lo avevo tutto nel culo! È rimasto per alcuni momenti immobile, lasciandomi il tempo di abituarmi, poi ha iniziato a stantuffare sempre più velocemente, regalandomi nei momenti di intenso piacere, anche se il mio cazzo era rimasto moscio, improvvisamente ho avuto un orgasmo.

«Godo! Godo! Sto sborrando! è bellissimo. Dai vieni anche tu.»

Mi ha afferrato per i fianchi, e tenendomi mi ha immobilizzato, ha pompato il culo, con colpi sempre più forti e profondi, fin quando improvvisamente, si è piantato tutto dentro di me, rimanendo immobile.

«Che bello! È fantastico! Sto sborrando. Ora!»

Ho sentito un getto caldo riempirmi il retto, che mi ha regalato un piacere intenso, unico, mai provato prima. Poi lentamente è scivolato fuori, siamo tornati sdraiati come prima, lui mi ha abbracciato forte, mi ha girato il viso baciandomi in bocca, e stringendosi a me.

«Grazie! Grazie veramente. Avevo avuto sempre il desiderio di averti, ma volevo che fosse una tua scelta. Da te, avevo già avuto la tua bocca, ed era stata una mia scelta, questa invece, volevo che fosse una tua decisione. Non te l’avrei mai chiesto, se non fossi stato tu a decidere di farlo. Grazie non lo dimenticherò mai.»

Dopo quel momento, sono tornato la mia vita di sempre, e sono stato risucchiato dal vortice delle cose. Lavoro, matrimonio, figli, e tante altre cose, ma non ho mai più, da quella volta, fatto nulla né con la bocca, né con altro. In questi ultimi anni dopo che, la noia e la routine, hanno reso la mia vita matrimoniale monotona, anche per la crescita dei figli, che ormai grandi, hanno lasciato la mia casa, aumentando ancora di più, il desiderio di nuove esperienze, ho scoperto Internet, e la possibilità di cercare nuove avventure ,attraverso siti, che permettono di soddisfare i propri desideri, nella maniera più semplice possibile. Ho creato un account, ho postato delle foto, ho scritto che mi sarebbe piaciuto prendere di nuovo un picchio in bocca. Le offerte sono state generose, e subito mi sono ritrovato, tanti bei membri da succhiare, al punto tale, che nei primi due mesi, ne ha fatto una vera incetta, poi sono reso conto, che non tutte le persone, erano corrette e pulite, quindi sono diventato molto selettivo, ed ora mi diverto, a succhiarne quattro o cinque mese. L’ultimo, un bell’uomo sui cinquanta, ben messo, dopo che aveva ampiamente assaporato il piacere delle mie labbra, mi ha detto che avevo una bocca di velluto. L’ho guardato e gli ho sorriso.

«Grazie ma me lo hanno già detto tanto tempo fa.»
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.8
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Una parentesi particolare della mia vita.:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni