Racconti Erotici > Gay & Bisex > ancora Ale
Gay & Bisex

ancora Ale


di Superperv
06.03.2024    |    3.214    |    4 9.8
"Lo abbracciai e poi lo baciai in bocca, sapeva di succo di frutti rossi, gli scompigliai i capelli, e ci sdraiammo, lui che baciava me, io che lo..."
In pochi giorni mi ero scopato Luchino, avevo fatto, a modo mio, l’amore con Sirio, ed ero stato sverginato analmente da Renato, che mi aveva scopato il culo.
Mica male, pensai, visto che mi ero sempre considerato un etero curioso che si era scopato un paio di volte un compagno di scuola, e morta che li, cioè adesso altro che curiosità.
Ed ero confuso rispetto a Renato, sentivo che non si stava comportando bene, e che forse la sua casa piena di libri, l’atteggiamento da borghese alternativo capace di comprendere chi è solo alternativo alla propria miseria, potevano essere una sorta di specchietto per le allodole.
Certo, era vero che aveva amici tossici, ma erano tossici da ville in collina, figli ormai adulti di gente ricchissima, ovvio pur sempre tossici, e magari anche loro avevano pure fatto due mesi di vita di strada, o un poco di domiciliari, forse una settimana dentro, ma era un mondo soltanto apparentemente simile, un mondo che si incrociava con quello di mia madre e del suo compagno, ma non vi si sovrapponeva, nonostante storie che qualcuno definirebbe squallide condivise restavano mondi divisi dalla situazione sociale ed economica reciproca..
Ed era anche vero che pure lui, di tanto, in tanto, aveva usato, ma direi che era stato solo per scandalizzare i suoi pari, non per altro, tanto che per lui era stato, diciamo, un esperimento socio-culturale, ma non una necessità per addormentare un qualche dolore.
Però frequentare Renato, essere ammesso alla sua corte, rispondeva ad una mia necessità, probabilmente era lo stesso anche per Luchino, e chissà quanti altri.
E così, pur pieno di dubbi, decisi che sarei tornato a trovarlo, anche perché sentivo che il suo vivere , almeno apparentemente, in bilico fra due mondi, poteva essere la mia via di uscita dal mondo in cui mi trovavo.
Lo cercai e lo trovai, mi diede appuntamento a casa sua, ed io mi presentai puntualissimo e con abiti facili da togliere, cioè una maglietta ed i pantaloni della tuta.
Quando entrai stava ascoltando musica classica, la tolse e di colpo mise su un compact di rock indie alternativo, post Nirvana.
Era un modo sottile per dirmi che la musica di prima io non potevo capirla e neanche apprezzarla, mentre lui capiva sia la sua, sia la mia di musiche, cioè che mi era superiore.
Si svaccò sul divanetto antico e mi guardo con compiacimento, mi fece due fotografie, mentre stavamo a parlare, e poi mi disse che mi aveva seguito , per vedermi nel mio habitat , manco fossi un animale, questo lo pensai io, però.
E aveva visto che tutti i miei amici erano belli, ci definì' "uno spreco di gigli in un parchetto di merda".
Sentii di colpo un morso di gelosia ed il senso di aver tradito, a mia volta, Sirio, cioè che questa mia voglia di allontanarmi avrebbe coinvolto anche lui.
E poi sentii la sua mano che scivolava nei miei pantaloni e le dita che cercavano il mio ano, mi baciò, ricambiai il bacio, anche se avrei preferito parlare, e poi baci sempre più furiosi e mi ritrovai nudo sul suo letto con lui sopra di me, e poi il suo cazzo contro il culo, il lubrificante sparso fra natiche e lenzuolo, e quindi di nuovo entrò dentro di me, senza chiedere se ne avessi poi davvero voglia oppure no.
E di voglia non ne avevo, almeno non in quel preciso istante, ma non dissi di no, era una sorta di pedaggio da pagare.
Non provai neanche a simulare coinvolgimento, lo lasciai fare, e lui continuò a scoparmi fino a che non venne, a me era rimasto praticamente molle tutto il tempo, e il culo mi bruciava forse più che la prima volta.
La cosa sembrava non avergli creato alcun problema, anzi, mi disse che ero ancor più bello quando mi concedevo senza piacere, per far godere lui.
Dopo la scopata restai a chiacchierare con lui, a chiedergli risposte, e ad ascoltarlo.
Prima che andassi via mi chiese chi fosse il mio amico bello, quello con la tuta rossa, feci finta di ignorare che si riferisse a Sirio, e lui ridendo mi disse:“ guarda che non lo mangerei mica, perché lo capisco sai, non lo dici perché è il tuo migliore amico”.
E aveva ragione.
Uscito di lì decisi che dovevo andare a scusarmi con Luchino, mi ero comportato di merda con lui.
Lo trovai per strada, vicino a casa sua, e gli dissi che mi spiaceva, e che non volevo essere parte di un gioco al massacro fra lui e Renato.
Lui non disse altro che un “figurati” e alzò le spalle.
Per cercare di dare un senso al tutto io aggiunsi che se lui non fosse stato così carino, mica lo avrei fatto, cioè, cercavo di sminuire quella componente di reciproca umiliazione che avevamo entrambi accettato.
Ancora una volta la sua reazione fu laconica, disse “anche tu sei bello, credo che in molti e molte avrebbero voluto essere al mio posto”.
Mi fece un cenno, come di andare a casa sua ed io accettai.
In camera sua regnava l’ordine, ma era quasi innaturale, non so come spiegarlo.
Chiuse la porta, sua madre dormiva, si tolse la maglietta, poi i pantaloni, poi restò nudo e mi disse “chiavami ancora, questa volta fallo per te”.
Lo abbracciai e poi lo baciai in bocca, sapeva di succo di frutti rossi, gli scompigliai i capelli, e ci sdraiammo, lui che baciava me, io che lo esploravo, poi la sua testa bionda scese verso il mio cazzo, e iniziò a succhiarlo, e io mi lavorai il suo culo, andammo avanti un bel poco, era bravo, delicato, ma al tempo medesimo passionale il giusto, lasciando a me la parte del maschio predatore.
Le mie mani lo lavoravano, andavano su a tormentargli i capezzoli, poi dita dentro il culetto, sculacciate, poi carezze, morsi giocosi alle natiche, e poi a cercare la sua testa e spingerla giù a inghiottirmi tutta l’asta.
Fino a che nella mia mente salì impetuosa la voglia di possederlo, di sodomizzarlo, e di farlo per il mio gusto.
Lo spinsi a faccia in su, gli salii sopra, lui mi avvolse fra le gambe, ed io spinsi dentro, da quel momento iniziai a chiavarlo, a cercare il mio orgasmo, mentre lui gemeva e si toccava il pene ormai duro e turgido.
Lo inculai con desiderio, con forza, voleva che in quel momento io fossi il suo maschio, il maschio quello che lo vuole, a prescindere, quello che lo possiede, ed io lo accontentai..
Venimmo a secondi di distanza, poi io mi sciacquai e accesi una sigaretta, entrambi in mutande, sul terrazzino, io con la sigaretta in mano, a guardare un tramonto che scendeva sui campi di questa estrema periferia costruita vicino a fonderie e pezzi di campagna ormai quasi tutti abbandonati, in cui negli immobili deserti e semi cadenti andavano a dormire i reietti.
Da casa di Luchino, però, si vedeva la sola vecchia cascina rimasta eroicamente in attività, il cortile coi gatti, un numero enorme di gatti, attratti dal tepore della stalla con poche vacche e dalla microscopica attività di caseificio che dava appetibili resti latticini per i mici randagi della zona.
Bastava far finta di essere in campagna e dimenticarsi del resto, di tutto il resto, guardai Luchino, bello e minuto che seguiva con gli occhi quello che pareva che io guardassi, lo strinsi a me, perché mi sembrava che nonostante fosse estate lui stesse tremando.

Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.8
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per ancora Ale:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni