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IL LECCACULO


di Nolimits666
14.11.2023    |    16.066    |    11 9.6
"All' epoca, ero particolarmente giovane e non sapevo dare a questo bisogno un nome specifico e, probabilmente, neppure oggi saprei darglielo: volevo..."
La comprensione di questo racconto non può prescindere dalla lettura degli altri due essendone la naturale continuazione comportamentale oltre che cronologica. E' infatti evidente che le due esperienze narrate avessero lasciato in me sia un profondo, piacevole, turbamento sia -soprattutto- il bisogno fisico di cercare ancora una volta un contatto epidermico con mia madre.

All' epoca, ero particolarmente giovane e non sapevo dare a questo bisogno un nome specifico e, probabilmente, neppure oggi saprei darglielo: volevo semplicemente rivivere quelle forti emozioni vissute nei primi due episodi, quell' agitazione che si prova nel fare qualcosa che si percepisce come scabroso, culturalmente vietato, quell' incapacità di fermarsi a causa dell' enorme piacere che si prova per quanto causato dal corpo della tua stessa madre. Le mie giornate passavano dunque così, tra il copioso masturbarsi nel quotidiano ricordo delle emozioni vissute e lo stato di eccitazione che ogni suo centimetro di pelle suscitava in me. In particolar modo, il fatto che dopo l'episodio di cui al secondo racconto non avesse dato più attenzioni, mi lasciava una sensazione di abbandono e di tristezza: la prima connessa alla mancanza di interesse nei miei confronti; la seconda dovuta al rammarico di non provare più il piacere già provato per ben due volte.

Pur avendo elaborato il tutto anni dopo, all' epoca stavo vivendo un vero e proprio bisogno di consumare l' incesto. Il mio corpo reclamava quello di mia madre, la mia mente avvertiva il bisogno di essere usata dalla sua: necessitavo di batticuore e di sconce erezioni nel chiuso di un' anonima casa del centro cittadino.

Era ancora estate ed il caldo non accennava a placarsi. Come sempre, il pomeriggio trascorreva tra i compiti scolastici in vista della successiva, quotidiana, partita a calcio con gli amici. Ovviamente, in me c'era sempre il desiderio che lei mi chiamasse in camera mentre leggeva le sue riviste o mentre guardava i soliti noiosi programmi televisivi estivi. Purtroppo, non mi chiamava più da giorni ed avevo quasi perso le speranze.

«Roby, puoi venire qui»? Rimasi paralizzato: una parte di me pensava "Ecco, finalmente mi vuole ancora" mentre l'altra parte pensava "Non illuderti, quei due episodi rimarranno gli unici, quasi come se non fossero mai esistiti realmente". Il cuore, però, cominciò a battere fortissimo; mi alzai dal soggiorno e mi recai in camera da lei. La visione, seppure più casta del solito, era comunque fantastica: il suo corpo abbronzato, le unghie dei piedi e delle mani smaltate di rosso, un vestitino a bretelline bianco con i pois rossi.

«Dimmi mamma» esclamai con tono falsamente sicuro, cercando di celare la mia agitazione.

«Ascolta Roby, vieni un po' sul letto che ho voglia di coccolarti».

Questa sua affermazione mi lasciò deluso perché sembrava veramente priva di doppi fini e quindi volta ad escludere qualsiasi momento di erotismo. Salii sul letto matrimoniale e mi misi al mio solito posto sul mio fianco destro. Nel posizionarci uno dinanzi all'altro lei allungò la sua gamba destra sul mio fianco sinistro. Le nostre facce distavano qualche centimetro, potevo sentire il calore del suo fiato. La sua bocca era bella come sempre, le sue labbra carnose mentre i suoi seni stentavano a rimanere imbrigliati dal vestitino. Mi baciò sulla gancia, molto vicino alla bocca. Mi sentii come istantaneamente ipnotizzato e chiusi gli occhi per un istante. Repentinamente sentii le sue labbra sulle mie, aprii la bocca, non capii più niente. Il primo turbinio di lingue della mia vita era con mia madre che nel frattempo usava la gamba destra per trascinarmi verso di sè, per avvinghiarsi a me.

Il mio cervello non era più presente a se stesso in quanto mi sentivo eccitato ma anche sconvolto dal piacere di quei baci.

«Sei bellissimo, lo sai?»
«Anche tu mamy lo sei» e nell' ascoltare il mio apprezzamento si staccò da me, si sollevò un po' sul letto e fece per tirar fuori dal vestitino i suoi seni di cui potei notare subito il segno dell' abbronzatura e la turgidità dei capezzoli (anche se all' epoca non capivo fossero segno di eccitazione).
«Ti piaccio?»
«Sì, sei fantastica mamy».
«Baciami le tette, toccale».
Il mio piccolo cazzo, già duro per i baci, reagì irrigidendosi ancor di più. Le baciai, le toccai, avevo la bava alla bocca dal desiderio. Sentivo la sua coscia strusciare sui miei piccoli ma duri coglioni e quel contatto mi avrebbe fatto venire senza neppure toccarmi se non si fosse fermata. Staccò le tette dalla mia bocca e si mise carponi sul letto inarcando la schiena. La cosa più istintiva che mi venne da fare fu quella di mettermi in ginocchio sul letto e di leccarle le piante dei piedi. Iniziai a leccargliele come un cagnolino.

«Braaaavo, amore mio. Leccami i piedi, lecca i piedi di tua madre che sono contenta».
«Sì mamma, lo faccio, mi piace fare queste cose con te».
«Braaavo, lecca tutta la pianta: dall'attaccatura delle dita al tallone. Tira fuori questa lingua e lecca e poi baciami il culo».

Nel dire questo si tirò sù il vestitino lasciando chiaramente vedere i suo slip bianchi. Erano normalissime mutandine bianche, le più classiche, senza sgambature o altro. Tuttavia, nella posizione in cui si era messa si vedeva dei ciuffetti di pelo nero uscire dai bordi oltre che un piccolo alone di bagnato in corrispondenza delle labbra delle fica probabilmente dovuto allo stato di eccitazione.

«Baciami il cuo, le natiche, forza!» E così dicendo tirò il bordo elasticizzato destro dello slip verso sinistra lasciando la chiappa destra nuda.

«Baciami questo culo, dai.»
«Sìì mi piace mamma, mi piace troppo.»
Iniziai a leccare ed baciare la sua natica come fosse la cosa più deliziosa del mondo. L' euforia per essere stato desiderato da lei ancora una volta si mescolava allo stato di eccitazione per quello che stavo vedendo e facendo.

«Ah, sì? Ti piace eh porco? Allora se ti piace baciarmelo ti piacer anche leccarmelo» e così dicendo spostò totalmente la mutandina con la mano destra lasciando scoperto il buco del suo culo. Era scuro, con peli neri che proseguivano verso la fica e, cosa che a me all' epoca sembrava strano, bagnato, lucido.
«Leccalo, leccalo ho detto!!!!

Il suo tono perentorio annientò qualsiasi mio dubbio o esitazione. Mi chinai e misi il mio piccolo viso tra le sue grosse natiche. L'odore era inebriante: di sesso, proveniente dalla fica pelosa e di culo. Ero così eccitato che, probabilmente, non mi sarei fermato neanche se all' improvviso fossi stato visto da un mucchio di gente. Leccavo velocissimo, mentre il mio viso era bollente, rosso fuoco, quando all' improvviso mia madre iniziò ad esclamare qualcosa che non avevo mai sentito: «Aaaah, lecca! Lecca che vengo... Vai che vengo col culo, vai che vengo col culo!!»

Non capivo in realtà cosa volesse dire "vengo col culo" ma capivo che fosse associato al suo piacere e quindi continuavo a leccare cosi forte che mi faceva male la lingua.

«Ah, sei il mio leccaculo.. sei solo un leccaculo.. aaaaaaaaaaaa godooooooo».
E nel mentre diceva queste parole, dalla sua fica uscì un fiotto di sbroda che andò a depositarsi sui peli neri.
«Sei un leccaculo di merda, porco. »
A quelle parole, in genere vietatissime come ogni scurrilità in casa mia, una forte fitta mi salì dai coglioni al ventre tanto da farmi piegare totalmente sulla schiena di mia madre mentre mi sborravo nei pantaloncini.

«Sborra porco mio, porco adorato che ci amiamo, sborraa. »
Ansimai come se avessi un piccolo attacco d'asma per poi crollare alla sua destra sconvolto ma felice.
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