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La metamorfosi.


di Easytolove
19.01.2022    |    1.038    |    3 9.6
"Vuole essere scopata, sono curiosa di vedere come si combina, che razza di fantasia e di travestimento sfoggerà quando uscirà dal bagno..."
Osservo il messaggio di Mariana.
Ci siamo risentite un paio di volte, dopo il mio ritorno dalla Romania.
“Se non ci sono problemi per mercoledì ho prenotato i voli andata e ritorno e l’hotel in centro a Bucarest” “Fammi sapere” “Ho bisogno del tuo sapore”.
Ripenso al turbinio di situazioni che si sono scatenate, come conseguenza di quei due giorni con lei.
Dorotea durante l’attesa per l’imbarco, mi ha fatto un lungo discorso.
Siete andate a letto, me lo immaginavo, l’ho compreso quando vi ho viste arrivare all’aereo porto.
D’altronde avevo già deciso, voglio vivere la mia vita, avere una compagna, e so che quella non potrai mai essere tu.
Intanto perché non lascerai mai Adele, e poi perché ti scoperai tutte quelle che ti capitano a tiro, e non è quello che vorrei. Ho bisogno di qualche ragazza giovane come me, che abbia voglia di creare una famiglia, veder crescere i miei figli, fargli anche lei da mamma.
Ora quando torno mi separerò da Relu, sono stufa di prenderlo in giro, è un brav’uomo, mi ama e capirà.
Sono salita sull’auto di Adele, è arrivata con quella Volvo che ha restaurato, e li ho visti allontanarsi sul loro monovolume, mi ha subito detto,
“vi siete lasciate, e hai scopato con la sorella, stai diventando peggio di me”.
Mi ha raccontato delle sue peripezie di fine anno, delle due sciagurate che ha rimorchiato, probabilmente non si rivedranno,
“non abbiamo molto da dirci, pensano solo a fumare e a impasticcarsi”.
Ho riso di gusto,
“meno male che ogni tanto conosci qualcuno peggio di te”.
Abbiamo dormito tutta la notte, senza toccarci, il nostro rapporto si sta evolvendo in qualcosa di strano, solo alla mattina, ci siamo date un fugace reciproco piacere, senza nemmeno baciarci, qualcosa di quasi scontato, con le sole mani sulla passera, e i pensieri chissà dove.
Ho ripensato a Mariana, è molto bella e affascinante, ma so che si tratta solo di pura attrazione fisica, qualcosa che elude qualsiasi coinvolgimento emotivo.
Prima di scendere dall’auto, all’aereo porto, mi ha detto,
”ti voglio rivedere, nei prossimi giorni mi organizzo, c’è un volo che parte da Firenze la mattina e ritorna alla sera. Penserò a tutto io dovrai solo decidere di venire”.
Adele è appena rientrata, la sento che traffica al piano di sopra, l’aspetto davanti al camino, la cena è pronta per essere consumata.
“Tutto a posto amore”?
“certo, e tu il viaggio di ritorno com’è stato”?
“bene, il treno era praticamente vuoto”.
“Senti mercoledì prossimo andrò per un giorno in Romania, c’è un aereo la mattina, tornerò con un volo della sera”.
“Cavoli, questa Mariana ti ha proprio stregata, per farti correre così”!
“No, è lei che mi rivuole vedere, paga tutto , ha anche noleggiato un auto con autista che mi verrà a prendere a casa, e poi mi riporta al ritorno”.
“Ah ma allora è ricca questa donna, non me lo sarei mai immaginato”.
“Tranquilla, non fuggo, e poi secondo me è solo curiosa, sta seguendo una moda, che si sta diffondendo nell’alta società di quel posto, avere delle esperienze di sesso lesbico, è solo un etero curiosa”.
“Amore anche tu lo eri, guarda ora come stai combinata”.
Ridiamo, poi mi si avvicina, e ci baciamo, stanotte forse lo faremo come si deve.
“Aspettami nella hall, tra dieci minuti arrivo”.
Leggo il messaggio di Mariana, finora tutto è andato come l’aveva organizzato. Alle sei e mezza puntuale si è presentato un autista con una Mercedes, e mi ha portata all’aereo porto, dove mi sono imbarcata, poi mi hanno scarrozzata fino all’Hotel, piccolo lussuoso e riservato, in una viuzza lungo il fiume. Finalmente arriva, mi saluta con un sorriso, due baci casti sulle guancie, parlotta qualche istante con il portiere, poi saliamo in ascensore.
Ha prenotato una suite all’ultimo piano.
Durante la salita ci baciamo, questa volta seriamente, la sua bocca sa di fragola, mi soffia in un orecchio,
“se non ti rivedevo impazzivo”.
Appena dentro ci strappiamo i vestiti, e ci ritroviamo in men che non si dica sull’enorme letto , ci infiliamo sotto alle lenzuola, ha voglia di leccarmela, si avventa come una forsennata, me la mangia, quasi come volesse strapparmela via.
Va avanti per un ora, poi probabilmente ha troppa voglia di godere, e si mette nella posizione del sessantanove.
La sua fica è gonfia di umori, sento l’umido che scorre lungo le cosce, le sfrego il clitoride con le dita, la sento rabbrividire, non faccio in tempo ad appoggiarle la lingua lungo la fessura, che inizia a sussultare e a gridare, mi cade sopra senza forze, ansima e si contorce per almeno un paio di minuti.
Siamo entrambe sedute sul bordo del letto, ci stiamo rivestendo,traffica con gli autoreggenti senza trovare il verso giusto per infilarli, nemmeno la doccia le ha fatto perdere il rossore dell’eccitazione esagerata, che le ha colorato le guancie.
Mi mette in mano una busta bianca,
“ci sono mille euro per te, sono per la giornata che mi hai dedicato”.
La guardo un po’ stupita, ma non mi concede il tempo di replicare,
“sono sicura che questo sia il miglior modo di regolamentare questa nostra relazione”
“Anzi visto che siamo qui e quello che ti dico resterà confidenziale, c’è una cosa che ti volevo chiedere”.
Senza parlare la guardo in modo da farle comprendere che può chiedermi quello che vuole.
“Nel mio lavoro ho modo di conoscere in giro per l’Europa molte donne in carriera, che fanno parte di una cerchia molto potente e altolocata”.
“Da qualche tempo a questa parte, so per certo che alcune, hanno preso l’abitudine di usufruire dei servizi di natura sessuale, di donne, le pagano per un pomeriggio o nottate intere come ho fatto io con te oggi.”
“Insomma mi stai proponendo di diventare una escort per donne”?
“Beh cosa ci sarebbe di male, faresti quello che hai fatto qui con me, ti assicuro che potresti chiedere a qualcuna di loro anche molti più soldi”.
“Sei bellissima, e poi avrebbero la certezza che tu non vai con gli uomini, la vera difficoltà che hanno è proprio quella, spesso si imbattono in ragazze anche molto belle, ma che sono escort vere, lo fanno soprattutto con la popolazione maschile”.
“Ma non sono lesbiche queste donne, non hanno delle compagne”?
Lo chiedo, anche se mi accorgo subito dell’ingenuità della domanda.
“Alcune lo sono, altre sono sposate, altre sono come me, sono sempre andate con gli uomini, e poi spinte dalla curiosità hanno voluto provare, e ora non riescono più a farne a meno.”
Resto pensierosa per qualche istante.
“Guarda che non voglio diventare la tua agente, lo faccio solo per fare dei favori, e per farti guadagnare molti soldi, casomai a me farai lo sconto quando ci incontreremo.”
Ridiamo e le dico,
”Va bene ci penserò per un paio di giorni e poi ti farò sapere”.
Ci stiamo scambiando messaggi ,sono passate due settimane, i giorni che mi sono presa per pensare sono stati più di due, ma poi alla fine ho deciso.
Ha detto che ha già ben tre appuntamenti in fase di programmazione, sta prenotando i voli, e gli alberghi.
Uno è a Parigi, l’altro a Londra e il terzo a Francoforte.
Mi ha chiesto come me la cavo con le lingue, le ho risposto molto bene.
Sono di madre lingua francese, e ho avuto una nonna inglese e l’altra tedesca, “eravamo una famiglia multilingue”.
Mia madre è francese e suo padre aveva sposato una inglese, mentre mio padre era italiano e il suo aveva sposato una tedesca.
“L’unica lingua che non conosco è il rumeno”.
Mi risponde “per fortuna”.
Le chiedo se è possibile farsi un idea delle donne che dovrei incontrare.
“per questioni che puoi comprendere sarebbe meglio tu non sapessi nulla di loro”.
“Ti posso dire che la tedesca è molto bella, ha più o meno la tua età, ed è sposata con figli,è sempre stata eterosessuale, penso che sia alle prime armi, da quello che ho capito ha avuto una fugace esperienza inaspettata con una donna che ha conosciuto durante una serata mondana, e ora le è rimasta la voglia di rifarlo.
La francese è la più anziana, è lesbica da sempre, è alta e magra, tradisce gli anni che ha, vuole solo farsi una scopata, probabilmente avere una bella donna da esibire.
L’inglese è sui cinquanta , è un po’ corpulenta ma non è brutta, anche lei era sposata, ma da quando ha divorziato le è venuta questa smania per le donne, anche se dicono che abbia iniziato con un altro uomo una nuova relazione, che però pare sia soltanto di facciata.
“Dovrò restare fuori per quanto tempo?”
“Almeno quattro giorni cara, come farai con Adele”?
“Le dirò che vengo da te, come ho fatto l’altra volta,qualcosa mi invento”.
“Certo che quando saprà che ti sei messa a fare la escort”
“Non faccio la escort cretina!”
“Va bene, il giorno prima di partire, ti arriveranno i biglietti e i vauchers per gli alberghi”.
“I tuoi soldi te li daranno loro in contanti, quando vi incontrate”.
“Ok capo, aspetto che mi comunichi la data in cui dovrò partire”.
La sera prima sono un pochino agitata, non tanto per il viaggio, adoro spostarmi in aereo, cambiare alberghi, essere trasportata da autisti con auto lussuose.
Temo di non essere all’altezza non vorrei che le aspettative fossero troppo alte, queste donne ricche e potenti, un pochino mi intimoriscono.
Adele ultimamente si è misteriosamente raffreddata, a letto per allentare la tensione mi ci struscio e le sussurro che mi piacerebbe farmi scopare, prima di partire.
Si gira verso di me e senza nemmeno spogliarsi mi solleva la maglietta, e infila una mano nelle mutande.
Mi tocca per un paio di minuti, e quando sento che si sta stancando l’afferro con una delle mie mani, intensifico la sfregata, per riuscire a venire.
Quando avverte che ho goduto mi dà un bacio sulla guancia e mi dice,
”buonanotte amore domattina non mi svegliare, ci rivediamo tra quattro giorni”.
La prima tappa è Francoforte, con la tedesca eterosessuale.
L’albergo è in centro, in una costruzione moderna, di vetro e acciaio.
E’ molto elegante, prendo possesso della camera, Mariana mi comunica che l’appuntamento è per il pomeriggio tardi, resteremo insieme probabilmente per tutta la notte,se succede, devo chiedere tremila euro.
Decido di non uscire, fa molto freddo, e la città per quel poco che ho potuto constatare dall’auto, ha ben poco di invitante.
Dopo aver dormito, e consumato uno spuntino leggero che mi sono fatta portare in camera, mi vesto da puttana, autoreggenti velati, perizoma, reggiseno trasparente, tubino nero ultracorto.
Mariana mi ha detto che tutte e tre cercano la donna sensuale e provocante, per cui ho portato il vestiario adatto alla situazione.
Verso le diciannove e trenta sento bussare alla porta vado ad aprire e me la trovo davanti.
E’ veramente una bellissima donna, molto alta, bionda, tonica e ben curata, un elegante vestito sartoriale, scarpa di vernice nera, cappotto di lana spazzolata chiaro.
“Ciao sono Ursula, sei tu Mia”?
“Certo che sono io, vieni entra pure”.
“Lo parli bene il tedesco, complimenti, Mariana me lo aveva detto che sei poliglotta”.
“Grazie, accomodati, dammi il cappotto che lo mettiamo nel guardaroba”.
Ci sediamo su due poltroncine, lei mi sorride, dobbiamo rompere il ghiaccio, sto per chiedere qualcosa quando bussano alla porta e una voce dice “servizio in camera”.
Ha ordinato una bottiglia di bollicine, e un assortimento di tartine e stuzzichini.
“Ecco l’aperitivo che aveva ordinato signora, se vuole le stappo la bottiglia”.
Mangiamo , beviamo e chiacchieriamo.
Del suo lavoro non parla e io non chiedo, però mi racconta del marito, dei due figli ancora piccoli, di questa sua improvvisa pulsione, che l’ha spinta a cercare un incontro con un'altra donna.
Ha avuto un breve approccio con una sconosciuta, durante un ricevimento, e ora non fa che pensare a un esperienza più intensa, ad una scopata vera.
Mentre parla, mi tolgo le scarpe, e vado a sdraiarmi.
Lei mi osserva, restando seduta, mi si è alzato il vestito, mi si vede la carne delle cosce, i suoi occhi mi frugano, le dico,
“dai vieni anche tu a coricarti qui vicino a me”.
Ha bisogno di essere guidata, ho come l’impressione che sia la sua prima vera volta con una donna, la dovrò istruire come si fa con una scolaretta.
Si avvicina e si adagia al mio fianco, restiamo a fissarci negli occhi, poi mi inginocchio sul letto, anche lei si alza, mi sfilo il vestito dalla testa, resto con il perizoma e lo striminzito reggiseno.
“Girati che ti sbottono il vestito”
Lo faccio lentamente, la sua schiena rimane scoperta a poco a poco, fino a quando se lo sfila.
Sotto è nuda, indossa solo una piccola guepiere nera, i reggicalze e le calze velate anche quelle nere.
Da dietro le accarezzo i seni, la bacio sul collo, la lingua corre in un orecchio.
Rilascia un gemito, la sento fremere, lentamente la sdraio sulla schiena, e mi posiziono in mezzo alle sue cosce aperte, con la bocca incontro la sua, finalmente ci baciamo.
Un centimetro alla volta scendo prima dal collo, poi dai seni, giro intorno all’ombelico, poi quando arrivo al pube tergiverso, è depilata ma ha lasciato una strisciolina bionda, sento il sapore di quei corti peli, lecco la parte interna delle cosce, fino a quando non inizia a supplicare, la sua voglia della mia lingua sulla fica.
So per esperienza che, la cosa che più attira quando ci si approccia a realizzare la fantasia sessuale di andare a letto con un'altra donna, è sentire il sapore dell’altra fica, l’emozione e l’esaltazione di riuscire a farla godere.
Quando dopo qualche istante la sento raggiungere l’orgasmo, si contorce e si dimena, lascio che si calmi, mi giro sulla schiena, apro le cosce, e la tiro su di me.
Corre decisa con la bocca in quel luogo che da chissà quanto tempo le tormenta i pensieri, e anche se è la prima volta che la lecca, sa esattamente dove andare, e la strada da percorrere per arrivare a destinazione.
Mi sveglia il suono fastidioso della suoneria dello smart phone.
Ursula è già in piedi, vestita di tutto punto, truccata e pronta, la sua efficienza di manager tedesco di successo si è prontamente risvegliata.
“Forza, che tra due ore devi andare anche tu a prendere un aereo”.
La guardo e le sorrido, “Non sei abbastanza pigra per i miei gusti cara”.
Mi indica uno dei due comodini, “in quella busta ci sono i tuoi soldi, è stato uno dei migliori modi di spenderli che abbia mai sperimentato”.
“penso che ci rivedremo presto, contatterò Mariana, lei ti farà sapere dove e quando”.
Si china su di me e mi concede un leggero bacio sulle labbra, prima di uscire mi fa un cenno di saluto con la mano, e rientra nella sua normalità quotidiana.
Arrivo a Londra all’una . L’albergo è praticamente ad un passo dall’aereo porto, la donna che incontrerò si chiama Ruth, prima di sera ha un volo per New York, le dovrò dedicare il pomeriggio, poi domattina con un altro aereo andrò a Parigi.
Delle tre è la più strana, Mariana mi ha mandato un messaggio molto criptico, “aspettati di tutto”.
Non faccio in tempo a prendere possesso della stanza che bussano alla porta.
Apro e mi ritrovo davanti un donnone, molto più alta di me, corpulenta e vigorosa, ma con dei lineamenti del volto molto delicati e gentili.
“Sei Ruth”?
“certo che si,e tu devi essere Mia”
“si piacere di incontrarti, entra pure”.
Ha una grossa borsa, è vestita all’inglese, sobria, non troppo elegante.
Mi guarda per qualche secondo, e poi sbotta,
“Mariana aveva ragione, sei molto bella e sensuale”
“grazie sono felice di piacerti”
“Senti andiamo subito al sodo, il tempo non è molto e a me, con quello che costi, non piace sprecarlo”.
“vado in bagno a cambiarmi, e tu dovresti spogliarti completamente nuda, e mettere questo”.
Dal borsone estrae un grosso strap on nero, di quelli da indossare con le cinghie dietro al sedere.
Vuole essere scopata, sono curiosa di vedere come si combina, che razza di fantasia e di travestimento sfoggerà quando uscirà dal bagno.
Mi si presenta davanti, con un corpetto nero di spesso cuoio, legato dietro con un laccio, è senza mutande, ha calzato dei lunghi stivaloni , pure quelli neri con un tacco esagerato.
Ha sciolto i capelli biondi tinti, le arrivano fino al culo, e fanno contrasto con il folto ciuffo di peli neri che le spuntano sulla fica, seminascosti dal cuoio del corpetto.
Ha un enorme culo, le cosce sono grosse, burrose, la carne delle tette strizzate dal cuoio fuoriesce dai bordi, gli occhi sono come due palle di cristallo verdi, in mano ha dei lacci di seta,mi fissa e si prepara per chiedermi cosa le dovrò fare.
Si avvicina e mi sfiora le tette con le mani, poi controlla che lo strap on sia ben fissato, stringe i lacci più forte, mi infila con fatica una mano sulla fica, e stringe ancora, “così va bene, lo devi sentire che ti preme”.
Le chiedo se vuole essere scopata.
“forse dopo, ora mi devi legare con questi lacci come ti farò vedere, e poi mi dovrai sodomizzare”.
Sono sotto alla doccia, mi fanno male i muscoli dell’addome e della schiena.
Ho dovuto scoparla per tre ore, prima nel sedere, e poi mi ha fatto prendere e indossare dal borsone un altro strap on ancora più grande, e lo ha voluto nella fica.
Alla fine ha voluto che me lo togliessi,che mi avvicinassi alla sua bocca, e mi ha leccata.
Ero distrutta. Lei si è fatta legare in ginocchio sul letto, con le mani strette alle caviglie, con il grosso culo e la fica per aria, le braccia legate tra di loro all’altezza dei gomiti.
Prima di leccarmela si è fatta slegare una mano, ha iniziato a toccarsi, e finalmente ha goduto, nello stesso istante in cui partiva anche il mio orgasmo.
Quando esco dal bagno avvolta nel morbido accappatoio dell’hotel se ne è andata, pensavo che almeno mi aspettasse per salutarmi, invece ha lasciato una busta con i soldi e sopra scritto a penna, “Grazie, ci vediamo”.
Prendo l’aereo per Parigi.
Nell’atrio del Charles De Gaulle vedo l’autista in uniforme blu con il cartello scritto a pennarello “Madame Mia”.
“Sono io, buonasera”.
“Buonasera a lei, madame Edith, l’ha mandata a prendere, la porterò in Hotel”.
L’albergo è una piccola chicca lungo la Senna vicino a Place de la Concorde.
Conosco la città a menadito, ho trascorso alcuni anni dell’adolescenza qui con mia madre, dopo che i miei si erano separati.
Gli arredi sono eleganti, di un gusto tipicamente francese, l’autista mi ha consegnato un biglietto dentro ad una busta, con sopra scritto, “troverai degli abiti nel guardaroba della stanza, che gradirei tu indossassi, ti passo a prendere alle diciannove e trenta, fatti trovare puntuale”.
Nel guardaroba trovo un completo di Chanel, composto da un abito nero con le spalline lungo appena sopra al ginocchio, e un soprabito chiaro, in fresco lana leggerissimo e caldo.
In una scatola un intero completo di intimo in pizzo nero, body nero con reggicalze, perizoma, calze ultra velate, scarpe lucide con tacco dodici sempre di Chanel.
Mi vesto mezz’ora prima dell’orario stabilito, mi rimiro allo specchio, sembro davvero una signora, lontana anni luce dalla donna che gironzola con i suoi vestiti a fiori tra gli olivi, facendo correre un branco di maremmani scatenati.
Il trillo del telefono della camera mi distoglie dai miei strani pensieri, e la voce del portiere mi comunica che la signora è arrivata, “madame la sta attendendo nella hall”.
Madame è una splendida donna sulla sessantina, indossa un abito sartoriale di taglio maschile, un lungo impermeabile di pelliccia rasata, un cappello Borsalino cela un acconciatura a caschetto lasciata nel suo colore naturale argento lucido.
Il volto è bellissimo nelle sue piccole rughe che le incorniciano gli occhi chiari, e la bocca carnosa, appena colorata con un rossetto rosa chiaro.
Si avvicina e come fossimo vecchie amiche mi sfiora le guancie con le sue,
“Mia sei incantevole, fare la tua conoscenza è un vero piacere”.
“sei tu un grande piacere Edith, anche io sono felice di conoscerti”.
“Non ti dispiace vero se facciamo due passi, il ristorante è qui vicino, vedrai è molto accogliente e si mangia benissimo”.
“Ti seguo senza indugio”.
Usciamo all’aperto, l’aria è fresca, ma non particolarmente fredda, ci incamminiamo sul lungo Senna, sullo sfondo campeggiano la torre Eiffel, e i grattacieli della Defense.
“Conoscevi Parigi cara”?
“direi di si, da adolescente ci ho vissuto per qualche anno con mia madre”.
“ah ecco spiegato il tuo francese praticamente perfetto”.
“Beh è la lingua con la quale ho iniziato a parlare”.
Mi ha preso sottobraccio, passiamo di fronte ad alcuni locali, sono affollati, la gente occupa anche i marciapiedi fuori dai de hors, molti stanno chiacchierando, con i drink in mano, facciamo lo slalom tra di loro, alcuni ci osservano, ho come la sensazione che mi stia esibendo come un trofeo.
Il ristorante è in una viuzza proprio dietro a Place De La Concorde.
Piccolo ed elegantissimo, il metre appena ci vede riconosce Edith e corre verso di noi, scortandoci in una postazione nel bel mezzo della sala.
I tavoli sono quasi tutti occupati, da coppie, sembra un posto per cene romantiche, dove si portano le mogli per i compleanni o gli anniversari, o per fare colpo su qualcuno da conquistare.
La cena è fantastica, e i vini strepitosi.
Molti ci osservano, Edith per come è vestita, tradisce la propria inclinazione da lontano un miglio, ed io automaticamente sono nuova giovane conquista, da esibire alla curiosità mondana.
Parliamo di viaggi, ha ereditato le fortune di entrambe le famiglie dei suoi genitori, non si è mai sposata e non ha eredi, il suo unico cruccio è finire i soldi prima di morire.
Le racconto un po’ di me, che faccio questa cosa di nascosto, non tanto per il denaro, ma per la curiosità di scoprire cosa si prova, non vado con gli uomini, riesco a farlo soltanto con le donne.
Finiamo la cena con un cognac messo in bottiglia negli anni settanta.
“ora la temperatura sarà molto più fresca di prima, te la senti di rifare la passeggiata per tornare all’hotel?”
“certo, casomai ci stringiamo un po’ di più, e acceleriamo il passo”.
Fuori la gente che si ammassava sui marciapiedi è sparita, Edith mi stringe con un braccio le spalle, le infilo una mano sotto alla pelliccia, sotto alla giacca sento che nasconde un piccolo seno, mi stringe in vita, quando stiamo per arrivare davanti all’hotel ci fermiamo, appoggio la schiena contro un platano e ci baciamo.

Sono adagiata completamente nuda sul letto, nella camera dell’hotel.
Edith si è seduta su di una poltrona e mi ha chiesto di spogliarmi, molto lentamente, mi ha osservata in silenzio, quando anche le mutandine trasparenti di pizzo nero, sono cadute a terra, mi ha ordinato di avvicinarmi.
Ha avvicinato il naso alla mia fica, e l’ha odorata per qualche istante, e poi,
“vai sul letto e attendimi, vado in bagno e ritorno”.
Dopo qualche minuto, mentre la mia mente esplorava le possibili fantasie di questa donna, alla ricerca di cosa mi sarei dovuta aspettare, improvvisamente mi appare e comprendo che sarei stata scopata, come lo avrebbe fatto un uomo.
E’ anche lei nuda, tranne per il fatto di avere una specie di grande culotte che le arriva quasi all’ombelico, e in cima alle cosce, attillata, color carne, con attaccato davanti uno strap on nero.
E’ molto magra, quasi senza seno, ha schiacciato i capelli all’indietro, con qualche gel, sembra ancor di più un uomo che con quel vestito maschile che indossava.
La guardo e forse, tradisco qualche lontana preoccupazione.
“stai tranquilla, non ti farò alcun male, ti procurerò soltanto piacere”.
“L’unica cosa che mi devi promettere è che non mi dovrai mai toccare con le mani, altrimenti sarò costretta a legartele alla testiera del letto”.
L’idea di essere legata per un istante mi scatena un brivido di piacere, ma poi le dico,
“non ti preoccupare, cercherò di resistere alla tentazione”.
La solita fastidiosa suoneria del telefono mi risveglia, apro gli occhi e mi guardo attorno.
Sono sola, Edith se ne è andata e poi mi sono addormentata.
Sul comodino c’è sotto ad una scatolina, una busta bianca con dentro i soldi.
Appena mi muovo sento una fitta dentro alla vagina.
Un dolore piacevole e dimenticato.
Erano moltissimi anni che qualcuno non mi scopava in questo modo durante la mia fase eterosessuale, nessun uomo c’era mai riuscito prima.
Edith ha estratto del mio subconscio la piccola puttana da dove si era rintanata.
Dopo il secondo orgasmo l’ho implorata di legarmi e di scoparmi ancora e ancora.
Ha un energia devastante e misteriosa, quando si è accorta che mi stava per distruggere, ha anche lei raggiunto l’orgasmo, forse quello strano attrezzo di cui si è dotata, è predisposto per procurare il piacere anche a chi lo indossa.
L’ho intravista, mentre usciva, con il suo completo maschile e il Borsalino in capo, mi ha sorriso, e le ho sentito dire, “dormi bene, ci rivediamo”.
Ordino la colazione, nell’attesa vado sotto alla doccia, mi insapono con il bagno schiuma la passera indolenzita, sento un brivido che mi corre lungo la schiena, poi mi assale uno strano senso di colpa, penso ad Adele, a cosa le racconterò quando sarò tornata.
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