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Play the game - 3


di Sleepy699
05.04.2024    |    3.810    |    10 9.8
"“Brava, amore mio… così… leccami la fica… siii…”..."
Ero venuta in bocca a Nadia per soddisfare la sua sete d’amore con i miei più intimi umori frutto di un orgasmo breve e intenso (vedi play the game, part 2). Eravamo entrambe nude, sdraiate sul divano. La potevo ammiravo mentre le massaggiavo i piedini. Il corpo di Nadia era tonico, le gambe tornite, i glutei rotondi e sodi, le spalle ampie e il seno piccolo. Mi dedicavo a massaggiarle dolcemente tallone, avampiede e dita con dolcezza e passione. Presto mi ritrovai a leccarle con naturalezza la pianta del piede.
“Brava Silvia… leccami i piedi”.
Ero golosa di lei e passai a succhiarle l’alluce laccato con smalto rosso e poi le altre dita, così come lei aveva fatto prima con me.
Mi appoggiò il piede affusolato e curatissimo sul seno con il quale prese a lambire i capezzoli, prima di scendere ancora per finire in mezzo alle mie gambe. Mi accarezzò la fica con il piede, che bagnai con i miei umori.
Le dissi che avevo voglia di abbracciarla e baciarla teneramente.
Ma lei non mi concesse questa parentesi romantica, esigeva una contropartita immediata.
“Tocca a te farmi godere” mi disse senza tanti giri di parole.
Si posizionò sopra di me, solo il contatto della sua pelle liscia sulla mia mi eccitava.
Mi baciò in bocca, sul collo, mi strizzò le tette, mi morse i capezzoli, strusciò il suo corpo sul mio, , per poi sbattermela sulla bocca.
La sua figa è.
Venni invasa dall’odore intenso della sua fica, così intensamente odorosa di sesso e di ormoni che mi quasi mi stordì.
Toccava a me restituirle piacere, muovendo la lingua dentro di lei, alla ricerca del suo sapore più intimo.
“Brava, amore mio… così… leccami la fica… siii…”.
Trovai la parola “amore” bizzarra, ma sono cose che si dicono in certi momenti, pensai.
Ma non ebbi il tempo di pensarci a lungo. Aveva preso a masturbarsi, mentre con la lingua cercava di darle quel piacere che poco prima lei aveva dato a me.
E mentre la leccavo tra il clitoride e le piccole labbra le infilai il dito medio delicatamente nell’ano.
“Oddio… così mi fai venire amore…”.
Provai un brivido di eccitazione nel sentirla così vicina a godere.
E quando le dita nel culo divennero due i suoi gemiti mi fecero capire che era sul punto di godere senza freni.
“Dai, Nadia, vieni… vienimi in faccia…”.
Si mise a urlare volgarità al mio indirizzo mentre suo orgasmo la invadeva.
“vengo… cazzo, vengooo!!”.
Mi venne in faccia come io avevo fatto con lei e mi parve di affogare nei suoi umori caldi e odorosi.
Mugolai di piacere ma anche di soffocamento.
Lei lo capì e si lasciò cadere al mio fianco.
“Ti ho restituito il favore, tesoro” le dissi.
“Sei stata brava”
Si sollevò e mi venne sopra. Chiusi gli occhi e sentii la sua lingua entrarmi in bocca.
Ci baciammo a lungo.
“Dimmi, sei venuta da me perché il cazzo di tuo marito non ti basta più?” mi disse.
“Come sei banale. E se ti dicessi che tu mi piaci da morire?”
“Sei proprio una ruffiana”.
“Comunque mio marito sa che sono qui con te e vorrà sapere tutto”
“E tu cosa gli dirai”
“Qualcosa gli dirò…sapere che sono a lesbicare lo attizza”
“Anche se tu non sei una vera lesbica, no?”
“Diciamo che apprezzo sia la passera che il cazzo, perché limitarsi? L’importante è che si possa godere reciprocamente”
“Sai che non è finita qui la serata?”
“Lo supponevo”
“Sai che mi prenderò anche il tuo bel culo? Ma del resto sei qui anche per questo o sbaglio?”
“Francamente non avevo fatto tanti programmi venendo qui”.
“Va bene, ora passiamo alla seconda parte della serata” mi disse.
La sua lingua mi entrò in bocca muovendosi ritmicamente, coinvolgendo la mia in un ballo proibito. Ci baciammo per diversi minuti.
Poi uscì dalla stanza alcuni minuti per rientrare con una cinghia nera che le circondava i fianchi e si infilava in mezzo alle natiche rotonde e piene, con allacciato in vita uno strap on.
Era un fallo di gomma rosa della stessa tonalità dello smalto delle sue unghie.
Nadia rimase alcuni secondi a guardarmi dall’alto al basso, io ero distesa sul divano.
Aveva le mani sui fianchi, lo strap-on in bella mostra e, nonostante i capezzoli aguzzi che puntavano oscenamente verso l’alto, il suo seno mi sembrò ancor più piccolo, quasi inesistente.
“Ti piace?”, chiese riferendosi al dildo rosa che si era legata in vita.
“Ho già un marito e il cazzo non mi manca”.
“Oh davvero? Allora se sei tanto pratica di cazzi fammi un pompino!” disse avvicinandomi alla bocca quel dildo rosa che avvolsi tra le labbra per succhiarlo.
Nadia mi prese la testa con entrambe le mani, tenendomela ferma, mentre il suo movimento pelvico, avanti e indietro si faceva sempre più profondo. Chiusi gli occhi e ingoiai quel cazzo di gomma fino a sentirmi soffocare. Dopo qualche secondo, li riaprii e i nostri sguardi si incrociarono mentre mi fissava con quei suoi splendidi occhi cerulei.
Mi penetrò in bocca ancora alcuni minuti.
Fece uscire il dildo dalla mia bocca e si inginocchiò davanti a me.
Mi prese entrambi i capezzoli tra le mani, me li strizzò forte, e accompagnò il mio mugolio sussurrandomi: “cazzo, ho una voglia pazzesca di fare l’amore con te…”.
Poi si alzò senza staccarsi dai miei capezzoli, obbligandomi ad alzarmi davanti a lei: “mmmhhhh…”, il mugolio di piacere che uscì dalle mie labbra si mischiò alla sua voce: “vieni… che ti scopo…”.
Mi fece sdraiare sul massiccio tavolo del salotto di schiena mettendomi un cuscino sotto i fianchi e si mise in piedi in mezzo alle mie gambe che aprii sollevandole.
“Adesso basta giocare, ti voglio scopare.”.
Mi fece alzare il bacino posizionando i miei talloni sulle sue spalle,
Da quella posizione dominante spinse il pene finto dentro la fica.
“Sei proprio un maschio mancato” le dissi.
“Guarda che con questo aggeggio gode più chi viene scopata, quindi lo faccio per te”.
“Non sei credibile tesoro. Comunque, se ti piace così, prendimi!”.
Ero talmente fradicia che quasi non lo sentii entrare.
Ero in sua completa balia con la possibilità di guardarci negli occhi, stuzzicandoci reciprocamente con lo sguardo.
“Voglio che mi guardi. Vederti godere mi fa impazzire” mi disse con il dildo affondato completamente nella mia fregna. In quella posizione dominante la penetrazione è totale e profonda.
“Oh cazzo… siiiii…. Nadia, me lo sento arrivare fino in gola”.
Si mise a spingere con più energia e data la posizione il dildo penetrava in profondità.
Ogni tanto rallentava per leccarmi i piedi e poi riprendeva con più vigore.
“Siii Nadia, ti prego, scopami… scopami!”.
Mi desiderava e voleva godere a pieno di ogni mio singolo mugolio.
“Sei uno spettacolo tutto da guardare mentre ti sfondo la fica”.
Dalla mia bocca usciva solo qualche gemito sommesso, quel tanto che bastava per far capire a Nadia che si sta muovendo bene, e che il mio orgasmo era sempre più vicino.
“Oddio, sento che sto per venire” dissi.
“No, aspetta, non è ancora il momento!” disse estraendo il fallo rosa dalla mia vagina dilatata all’inverosimile.
Prese a leccarmi l’ano con una passione che mi spedì in estasi.
Mi abbandonai completamente alla sua lingua viscida.
Andò avanti così per alcuni minuti infiniti.
Poi appoggiò il dildo sul mio ano.
“Ti prego fai piano…” la supplicai.
Sentivo la resistenza del mio sfintere verso quel pezzo di gomma che cercava di penetrarmi.
“dai tesoro rilassati, lasciati andare”
“Ahi! È troppo grosso! Fai piano, ti prego”
“Lasciami fare, superato questo primo momento ti piacerà, lo sai anche tu”.
La sua voce suadente rese ancora più intenso quel momento.
Tutto di un colpo mi entrò dentro.
Non era certo la prima volta ma quel cazzo finto era di dimensioni notevoli e feci un urlo.
“Non dirmi che ti ho fatto male?”
“No ma fai piano ti prego, mi brucia un po’ ma è troppo bello!”
“Tranquilla, fotto questo culo come merita. Mi sa che tuo marito lo ha trascurato ultimamente”.
“Di sicuro non ha un cazzo così grosso” risposi.
Nadia capì che la resistenza era terminata, e iniziò a pompare con sempre più decisione.
Mi afferrò per i fianchi e prese a muoversi avanti e indietro con sempre maggior vigore, godendo a dilatare il mio ano sempre di più, fino ad avere piena libertà di affondare quello strumento di piacere.
“Ti piace prenderlo in culo, vero?”
“Siiii, cazzo, mi piace, non si vede?”
“E allora godi tesoro, godi per mamy!”.
Godeva a spingermi il dildo nel culo, per poi estrarlo del tutto e reinserirlo. Erano colpi secchi e precisi a ritmo regolare. Ogni tanto si fermava, come a voler riprendere fiato. E quando ricominciava, i colpi risultavano più dolorosi e profondi.
Mi colpì con una sculacciata, energica e inaspettata.
Urlai. Lo schiocco della mano sul mio gluteo fu un catalizzatore d'erotismo e prima del bruciore, arrivò la stimolazione erotica, l’eccitazione.
“Ti sculaccio come meriti”
Di lì a poco seguì un'altra sculacciata che fece ancora più rumore lasciando un segno evidente sul gluteo rotondo e pieno. Non era intenzionata a darmi tregua.
E poi, a intervalli regolati un'altra e un'altra ancora.
“Mi piace tantissimo vedere i segni rossi sulle tue chiappe bianche. Dopo posso farti delle foto? Sarebbe eccitante».
“Fai quello che vuoi ma fammi godere!”
“Non ho nessuna intenzione di smettere” disse elargendomi un'altra sculacciata.
Sentii l’orgasmo arrivare da lontano e avvicinarsi irresistibilmente.
“Sii godoo, non smettere adesso!” la implorai.
Sentii qualcosa di simile ad una scossa elettrica che mi attraversò tutta, dalla punta dei piedi alla schiena, fino alle profondità più misteriose del cervello.
“Cazzo… godo! Si, vengo!”.
Ebbi la percezione di schizzare umori come se stessi pisciando. Ma non sentii l’orgasmo terminare. Persi i sensi, almeno per qualche secondo, forse un minuto. Crollai distesa con la faccia sul cuscino tramortita. Ci misi alcuni minuti per capire dove mi trovavo, e quando tornai in me stessa mi resi conto che Nadia era ancora sopra di me che mi stava tenendo per i fianchi e si stava ancora muovendo lentamente il dildo nel mio culo. Ansimavo come non mai. Avvicinò le labbra al mio orecchio sussurrando “Ti è piaciuto?”.
“Si mi è piaciuto ma adesso basta ti prego, smettila! Non ne posso più…Ho il culo in fiamme”.
supplicai.
“Va bene tesoro” disse Nadia estraendo il dildo lentamente.
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