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SIMONA SMANIOSA


di gerake
03.05.2020    |    1.117    |    2 8.7
"La sua mano superò il tessuto dei leggings e le dita sfiorarono, toccarono, penetrarono..."
Mi sentivo come a una scuola del sesso e lui si comportava come un perfetto maestro. Dopo quel giorno i rapporti si fecero più ricercati anche se più diradati. Lui, preferiva sempre venire nella mia bocca e lo faceva ogni volta, dopo che mi scopava e mi scaldava e mi riempiva la fica. Chi traeva guadagno da tutto questo era, senza dubbio, anche il mio fidanzato, pensava che questa mia evoluzione sessuale fosse tutto merito suo. Tutto procedeva a meraviglia, ma decisi di allargare i miei orizzonti sessuali, ne sentivo la necessità, quello che il mio “maestro” mi dava, era esperienza pura, io volevo il sesso che ti fa svenire dal piacere. Avevo voglia di novità, di superare le barriere e i tabù. La mia prima esperienza lesbica, fu con Daniela! La mia migliore amica. Al liceo avevo troppe distrazioni fuori dallo studio. Lei, era come me, ribelle con il mio stesso ardire sul sesso. Le nostre discussioni, erano sempre molto intriganti, appassionate, accese e spesso oscene. Spesso nel pomeriggio, dopo aver fatto il mio bel pompino quotidiano al mio maestro di sesso, approfondivo con lei i temi sessuali sui rapporti tra maschi e femmine. Una sera, dopo qualche birra di troppo, ci trovammo a casa sua per continuare la nostra ricerca su cosa ci eccitava e ci appagava nel rapporto col sesso. L’avevo sempre trovata bella e intelligente, quella sera la trovai sensualissima nella sua tuta aderente; le sue cosce aperte e il tessuto in tensione le disegnavano perfettamente lo spacco della fessura, evidenziando le grandi labbra già gonfie. Ero eccitatissima e tra le cosce mi sentivo bagnata; mi guardò con occhi colmi di lussuria e mi chiese:
- Sei eccitata?
Mentre lo diceva mi fissò tra le gambe e, seguendo il suo sguardo, vidi l’ampia macchia umida sui miei leggings.
- sono tremendamente eccitata anche io.
Aggiunse con voce roca, quasi sospirando.
Non risposi, ma ebbe ugualmente la conferma che avevo il fuoco tra le cosce. Si avvicinò e mi mise una mano tra le gambe, premendo sul pube, stringendolo tutto nel palmo. Avvicino il suo viso al mio e mi leccò le labbra. La lingua calda, morbida e umida mi provocò brividi che mi finirono al centro della fica. Mi stava facendo conoscere un mondo che potevo solo immaginare. Era la mia prima volta con una donna e mai avrei pensato che potesse essere così dolce, così intenso e così lussurioso.
Aumentò la pressione della sua mano, forzando con le dita tra le grandi labbra. Istintivamente, l’accompagnai con la mia e chiusi gli occhi, gemendo. Ancora le sue labbra sulle mie, la guardai e accolsi la sua lingua tra le mie succhiandola avidamente. La sua mano superò il tessuto dei leggings e le dita sfiorarono, toccarono, penetrarono. Mi aveva già denudato i seni e con le dita strizzava i miei capezzoli forte. La sua bocca vorace leccò, succhiando e mordendo; un forte rantolo di piacere le confermò quanto desideravo quelle carezze. Due dita erano già nella mia fica e iniziarono a muoversi con un movimento dall’alto verso il basso quasi ad artigliare la mia vagina. Ero totalmente nelle sue mani. Dimostrandomi che non era nuova a queste situazioni, mi liberò dei leggins, mi prese per le gambe, attirandomi verso di lei, in ginocchio tra le mie cosce e distendendosi in modo da avere il viso proprio a pochi centimetri dalla mia fica spalancata e grondante di umori. Ero stordita e rapita per ciò che stavo provando; sollevai la testa per guardare ciò che avrebbe fatto; ricambiò lo sguardo con un’espressione di trionfo, segno che lo desiderava da tanto trovarsi in quella situazione e, finalmente, potei sentire la sua lingua calda, larga, morbida sfiorare le grandi labbra, risalendo fino al clitoride. Rifece il percorso e questa volta si soffermo ancora sulle labbra, le leccò, le succhiò, provocandomi piccole convulsioni di piacere.
Finalmente la sentii penetrarmi come un piccolo serpente, tanto era lunga quella lingua meravigliosa, frugandomi, sentendo le sue labbra sulle mie, come in un lussurioso e perverso bacio. Iniziai a gemere di piacere sempre più forte. Si stava impossessando del mio clitoride, leccandolo e succhiandolo in maniera forsennata. Potevo percepire le sue labbra mentre lo mordevano dolcemente e la sua lingua che lo leccava vorticosamente, risucchiato ancora con le sue labbra. Due dita mi penetrarono e subito dopo erano tre. Mi sentivo come scopata da un piccolo cazzo e nello stesso tempo leccata. Non connettevo più e stavo perdendo il controllo.
Avrei voluto ricambiare, ma lei era decisa a possedermi e farmi godere a modo suo.
Mi lasciò per qualche secondo e subito dopo la sentii armeggiare in un cassetto di un suo mobile; mi mostrò un sospensore che nella parte esterna dell’imbracatura aveva un grosso cazzo in cuoio lucido e nella parte interna uno più piccolo in silicone.
Continuando a guardarmi, indossò il sospensore, facendo penetrare nella sua fica, con un malcelato gemito di piacere, il fallo della parte interna. Fissò le cinghie attorno ai fianchi e strinse la fibbia per mantenerlo stabile dentro di se e poter poi sfruttare il grosso cazzo di cuoio nero. Senza dire nulla, mi sollevò le cosce, afferrò il surrogato e lo passò più volte con la punta sulla mia fessura; poi, di colpo, individuò l’ingresso della mia vagina e mi penetrò per tutta la lunghezza dell’asta. Urlai per il sottile dolore e per l’immenso piacere che mi provocò. Inizio a muoversi, scopandomi come avrebbe fatto un maschio, con la stessa violenza e potenza e con la stessa soddisfazione, visto che ad ogni affondo avvertiva la penetrazione dell’altro cazzo che le devastava la fica di piacere. Iniziai a gemere sempre più forte. Succhiava e mordeva i miei capezzoli e spingeva con i fianchi con un ritmo sempre crescente.
Con una mano mi strinse il collo e immediatamente dopo sentii la sua lingua in bocca. Succhiai e ricambiai il bacio lascivo, l’afferrai per le natiche, attirandola verso di me, agevolandola nei movimenti sempre più potenti dei suoi fianchi; le piantai, affondandole, le unghia sui glutei polposi e la sentii urlare per il dolore e per il piacere provocatole. Anche lei non connetteva più il cazzo la stava distruggendo di piacere, iniziò ad insultarmi in tutti i modi e sentire ogni parola mi eccitava sempre di più: mi sentivo proprio una p…ca, una t..ia, una cagna in calore. Finalmente la sentii esplodere, in un orgasmo, violentissimo, nello stesso momento in cui raggiunsi il mio massimo godimento. Iniziai a tremare e a godere in maniera incontrollata, mentre avvertivo gli ultimi colpi della penetrazione della mia amica che, in modo incontrollato, continuava a pomparmi la fica in preda alle convulsioni. Cominciò a baciarmi e a leccarmi la faccia e il collo, a succhiarmi i capezzoli e a morderli, senza smettere di scoparmi, anzi si muoveva con rinnovato vigore. Mi prese per le natiche sollevandole ancora di più, si sollevò sulle piante dei piedi, flettendo leggermente le ginocchia, e mi trafisse con quel meraviglioso cazzo, fottendomi e pompandoli dall’alto verso il basso. l’eccitazione crebbe ancora più forte e in modo parossistico, lasciandomi andare a quella nuova sensazione di piacere che mi stava travolgendo. Eravamo totalmente senza controllo e iniziai a torturarmi i seni e a strizzarmi i capezzoli fortissimo, fino a farmi male, ma lo desideravo proprio così: piacere e dolore. E, finalmente, esplodemmo in un nuovo orgasmo, tremanti e in preda alle convulsioni provocate dal godimento; urlanti come maiali sgozzati. Dopo gli ultimi spasmi di piacere ci abbandonammo l’una sull’altra, abbracciate, mentre continuava a baciarmi sulle labbra e a carezzarmi i capelli, sussurrandomi parole dolcissime. Restammo così per un po’ poi, liberateci dell’ingombro del sospensorio, ancora abbracciate, cedemmo a un sonno ristoratore.

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