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Galleggiavo (2)


di rudere600
14.05.2012    |    6.656    |    0 9.5
"Ma questa è un'altra storia che andrebbe meglio nella sezione "tradimenti"..."
…Silvia mi sfuggiva e io sembravo un segugio sguinzagliato sulla traccia del selvatico. Cercavo continuamente di rimanere solo con lei e se vi riuscivo cercavo di riportare il discorso e i gesti su quanto era stato interrotto così bruscamente. Ma sembrava che lei non gradisse. Io non capivo ed ero totalmente istupidito dalla tempesta ormonale che si era scatenata nel mio corpo.
Infine qualcosa accadde un giorno che andammo al fiume. Scorreva, questo fiume, nei pressi del paese ed erano stati fatti dei lavori per renderne una parte balneabile. Per noi ragazzi in estate era una grande risorsa.
L'acqua era fredda ma pulita, la corrente non pericolosa, solamente in una piccola parte non si toccava e questo consentiva una grande varietà di giochi in acqua disturbati solo dal fondo sassoso su cui spesso si sacrificavano le dita dei piedi.
Quel giorno eravamo insieme ad altri ragazzi e, come sempre, ci schizzavamo e improvvisavamo lotte quando mi trovai a fronteggiare Silvia. La nostra lotta diventò presto una danza sensuale, sotto il pelo dell'acqua, al sicuro dagli sguardi distratti degli adulti che assistevano ai nostri bagni, i nostri corpi si sfioravano e poi cozzavano, la nostra pelle cercava la maggior superficie di contatto con la pelle dell'altro, l'eccitazione diventava una tortura deliziosa e tutto questo con la silenziosa e complice consapevolezza che i tempi di contatto non potevano diventare sospetti agli occhio degli altri. Da allora le uscite al fiume diventarono più attraenti che mai. Ma Silvia, a parte questi momenti, rimaneva inafferrabile e sfuggente, il mio desiderio diventava invece sempre più potente e quasi ossessivo.
Ci fu una volta memorabile in cui il nostro gioco si protrasse così a lungo e in modo tale che la mia consueta erezione si trasformò e incominciai a sentire il prurito formicolante al frenulo che annuncia un orgasmo. A quel punto mi lanciai in una presa fermissima per cui io ero dietro di lei, il mio bacino appoggiato al suo morbido, carnoso, accogliente fondo schiena e in quel momento le sussurrai, voltando le spalle alla riva: "Ferma ora, ti prego!" E in pochi rapidi colpi, trattenendo i gemiti, stofinandomi al suo culo caldo, scaricai nel mio costumino giorni e giorni di desiderio.
Silvia si girò, e mi guardò negli occhi, mi sorrise complice e dolce e si allontanò.
Mi è sempre piaciuto pensare che il mio primo orgasmo non solitario sia andato, portato dalla corrente, a raggiungere il mare.
I nostri giochi nell'acqua continuarono, per quell'estate che ormai volgeva al termine. Quelli di carte nella penombra del pomeriggio assolato anche ma senza piedi a renderli più appassionanti e mai, dico mai!, riuscii ad ottenere un bacio. ( "Colla lingua?! Ma che schifo dai...!") E mai più riuscii a godere di Silvia se non nella mia mente e nelle mie mani.
Quell'inverno la buona zia Emma passò a miglior vita e io diradai di molto le visite alla casa nel paese che mi aveva visto nascere fino a quando... ma questa è un'altra storia che andrebbe meglio nella sezione "tradimenti"
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