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Prime Esperienze

Giovani perversioni


di Ares900
15.07.2023    |    4.621    |    0 8.3
"Ne selezionò una in particolare che la ritraeva seduta a bordo piscina a gambe unite, i piedi erano in acqua e la schiena leggermente inarcata, sorrideva in..."
Era il compleanno di Alberto, adolescente di buona famiglia, che aveva organizzato i festeggiamenti con il gruppo di amici nella piscina di un hotel della città.
La giornata trascorse molto velocemente e tornò a casa soddisfatto, divertito ma scottato in quanto di protezione solare proprio non voleva saperne.
Dopo la doccia si mise sul divano, il cellulare era un continuo di messaggi di auguri e riferiti all'esperienza vissuta nonché all'organizzazione del prossimo incontro, che, con estrema probabilità, si sarebbe tenuto nello stesso luogo.
La stanchezza si faceva sentire, gli occhi erano pesanti, il condizionatore era acceso, il divano era comodo, c'erano tutti i presupposti per abbandonarsi temporaneamente alle braccia di Orfeo.
Le palpebre di Alberto non riuscivano a chiudersi a causa dell'immagine di Federica, vecchia conoscenza nonché figlia della migliore amica della madre, Rosa.
Quella Federica che fino al primo liceo pareva riflettere il prototipo della ragazza anonima, cresceva bene, interessata da un'evoluzione sul piano fisico che spingeva Alberto a masturbarsi ogni volta la incontrasse.
Quelle gambe, molto più sode rispetto al passato, unite a quel costume che ne esaltava la figura, costituivano un grosso impedimento alla tranquillitá del ragazzo, nel frattempo in preda ad un principio di erezione. Era il forte desiderio di possedere il corpo dell'amica adolescente, di toccarle e baciarle le gambe, di succhiarle intensamente la figa e scoparla, a tenerlo sveglio ed eccitato.
La decisione fu assunta, Alberto andò in bagno per masturbarsi ancora, l'intenzione era quella di venire su alcune foto che aveva scattato in piscina.
Ne selezionò una in particolare che la ritraeva seduta a bordo piscina a gambe unite, i piedi erano in acqua e la schiena leggermente inarcata, sorrideva in quel momento per le infelici battute di Sandro, altro amico del gruppo con il quale aveva avuto una storiella mesi fa terminata nell'indifferenza.
Alberto si concentrò su quelle gambe, sode, abbronzate, dalla pelle liscia che meritavano una sborrata a schizzo che si sarebbe protratta anche sull'immaginaria mutandina bianca che indossava la ragazzina.
C'era quasi, stava per venire quando ad un tratto la madre bussò alla porta del bagno e con tono imperativo gli intimò di raggiungerla al piano di sotto.
La zia Assunta aveva causato un incidente stradale, per mera distrazione tamponò l'automobile che la precedeva e per lo spavento, subito dopo l'accaduto, si fiondò a casa di sua sorella.
Alberto che di sinistri stradali non gliene fregava nulla raggiunse la zia Assuntina alquanto irato perché ritenuta responsabile dell'interruzione di quel sacro momento, come se qualcuno avesse effettivamente interrotto il coito a causa di forza maggiore.
Mentre Assunta si sedette a sorseggiare un bicchiere d'acqua con zucchero offerto dalla padrona di casa, aveva bisogno di recuperare le energie perdute, il giovane si accomodò sulla sedia in cucina imbarazzato dalla circostanza che l'erezione, seppure di minor vigore, era ancora in essere.
Il fatto che la zia Assunta fosse provata dall'accaduto non impediva al giovane Alberto di lanciare occhiate alla scollatura della camicetta che quella indossava.
Donna generosa nelle forme, aveva un seno procace e, inspiegabilmente, i suoi capezzoli erano leggermente duri, sporgenti dalla camicia.
Non era la prima volta che Alberto fantasticava sulla sorella di sua madre; in effetti, la immaginava spesso con il suo cazzo tra le mani, che poi avrebbe divorato fino in gola.
Quella perversione si radicava altresí nell'immagine della zia a pecorina nel corridoio che precedeva la sala da pranzo, mentre quel cornuto dello zio, all'oscuro di tutto, pranzava.
Desiderava venirle nei capelli, avvolgere il suo pene nella chioma della donna e masturbarsi fino a venirle proprio nei capelli.
Ripresa nello spirito, Assunta decise di tornare a casa. Alberto, richiamato dalla madre perché ancora seduto, non poteva in alcun modo ottemperare, in quanto l'erezione era ancora in essere.
Immaginare anche la sega spagnola tra le enormi tette della zia dai capezzoli duri non aveva per nulla giovato al giovanotto.
Rosa allora con tono nuovamente imperativo gli intimò di alzarsi e salutare: non poté rifiutare. Si alzò dalla sedia con il cazzo duro e, purtroppo, visibile, imbarazzato e con gli occhi bassi si avvicinò a quella porca della zia.
Nel mentre la salutava con un candido bacio sulla guancia, appoggiava per forza di cose il cazzo sulla coscia della donna che si accorse di quanto accadeva: suo nipote era eccitato, molto eccitato ed il pene di quel giovane toro le si strusciava sulla gamba sinistra.
Nonostante il cazzo duro del nipote decise di abbracciarlo. Il pene turgido del ragazzo accarezzava il ventre della donna, e Alberto in preda all'eccitazione la strinse di più. La sua intenzione si radicava non nell'esprimere il suo stato emotivo, bensì voleva che zia Assunta percepisse il suo pene duro per lei, voleva manifestarle la sua eccitazione in virtù di un auspicabile e successivo incontro tra i due.
Assunta allora si staccò, con quel gesto pareva di aver posto fine a quel probabile perverso momento. Aveva percepito il cazzo duro di suo nipote Alberto, e quelle intenzioni incestuose di un adolescente senza freni inibitori.
La decisione di andar via fu inavvertitamente accompagnata da un fatto che altro non fece se non impulsare il giovane Alberto a masturbarsi su quella donna; la zia Assuntina, varcando la porta di casa, si voltò indietro e, per una impercettibile frazione di secondo, abbassò lo sguardo sul cazzo di suo nipote, per poi voltarsi nuovamente avanti...
Alberto, assorto dal dubbio interpretativo, chiuse la porta di casa e tornò tra le mura del bagno ove iniziò a masturbarsi sulla cara zia Assunta.


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