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Prime Esperienze

Il Tarlo Ivoriano [ Pt . 4 La Scelta ]


di freddoesmilza
25.11.2022    |    7.449    |    9 9.9
"Si sistemò slip e pantaloni e la vidi andare verso la cucina mentre io passai per una capatina veloce in bagno e la raggiunsi..."
Faceva freddo quel giorno.
Faceva freddo nonostante le temperature primaverili nettamente sopra la media degli ultimi anni.
Faceva freddo dentro me a causa di una fitta scarica di brividi molto intensi ma di breve durata che si sono susseguiti per quasi tutto il giorno, andando via via scemando i successivi ma che ancora oggi, ogni tanto si ripresentano quando l’emozione provata nel ripensare a quel lasso temporale della nostra vita che ci ha uniti ancor di più, ritorna a farsi spazio nella mente lasciandomi temporaneamente interdetto.
Da quel giorno qualcosa era cambiato, non riuscii subito a capire se fosse un bene o un male, ma era intrigante, e molto.
Prendere coscienza della possibilità di concedere la propria donna ad uno sconosciuto per farle provare nuovi ed intensi piaceri, ammetto che un po’ di timore addosso me lo mise.
Ero conscio però del fatto che ci saremmo potuti tirare indietro in qualsiasi momento, anche se per quel che mi riguarda, probabilmente l’avrei vista come una sconfitta personale nel caso fosse successo.
Il trucco sta nel non prendere nulla troppo sul serio.
Quando finalmente riuscii a capire, o forse solo a convincermi di ciò, iniziai a viverla con più serenità.
In fondo era quello che volevo ed era quello che entrambi volevamo.
Da quel giorno, come detto, qualcosa cambiò e provai a sfruttarlo per capire se lei era realmente convinta di voler provare un altro uomo.
Si è vero, questo è uno dei dettagli omessi fino ad ora: Lei ha avuto solo me, da sempre.
Provai quindi a stuzzicarla quando, in macchina passando per il centro città capitava di incontrare qualche bel ragazzone africano: “Guarda quello, che te ne pare?”, provai a chiedere le prime volte con voce titubante di chi sta facendo qualcosa di cui non è del tutto convinto.
“Mah, non saprei. Non mi dice niente”, rispose lei diverse volte alla mia richiesta.
Non voletti tirare troppo la corda ma quando si presentava l’occasione facevo sempre qualche battutina inerente alle dimensioni dei membri dei ragazzi afro e questo ci portò a parlarne in modo scherzoso con molta leggerezza.
Ogni tanto qualche frecciatina durante l’amplesso ancora gli e la lanciavo e notai che la timidezza stava a poco a poco diminuendo.
Un giorno fu proprio lei a sorprendermi al mio rientro serale a casa e lo fece sembrare del tutto naturale.
“Sai, stamattina sono stata al mercato e sotto casa di Samantha c’è un ragazzo di colore.”
“Sai quelli che chiedono una moneta, ma lui non chiede niente, aspetta che qualcuno gli dia qualcosa anche solo da mangiare”.
Rimasi un attimo attonito, mi immaginai la scena molto velocemente nella mia testa ma avevo avuto poche informazioni e quindi le chiesi cercando di mantenere un tono di indifferenza e sufficienza: “Ah si?
E com’è? Descrivimelo un po’”.
“Non l’ho visto bene perché era seduto sul muretto, ma sembra alto, ha un bel sorriso ed è gentile”.
“Mi ha anche detto che si ricordava di me quando passavo di qui il martedì per portare il bambino ai giardinetti a giocare”.
“Hai capito”, pensai io senza emettere alcun suono.
Con la scusa di farmi la doccia lasciai il discorso semi interrotto.
Volevo saperne di più ma non capivo fino a che punto ero disposto a conoscere realmente quali pensieri occupavano la mente di mia moglie.
Il piacere dell’acqua alla temperatura perfetta che esce dal soffione, sbatte sulla nuca per percorrere via via tutto il corpo portando con sé lo stress della giornata lavorativa, questa volta non fece altro che creare uno stato di ecstasy che mi lasciò li, inerme, come fossi nel mezzo di un temporale estivo senza possibilità di riparo.
La mente viaggiava e la mano iniziò con lei a percorrere quel viaggio in perfetta sincronia con i pensieri.
Gli occhi chiusi resero quel momento molto intimo e personale.
L’immagine di lei che con nonchalance quasi adesca questo ragazzone invitandolo a raggiungerla successivamente a casa si imprime nella mente dando il via ad una sensazione mista tra eccitazione, piacere e paura per quello che potrebbe accadere.
Le sensazioni sono elencate in ordine, difatti noncurante del tempo che passava continuo ad accarezzarmi il membro ormai durissimo, sentendo aumentare il piacere ad ogni passaggio della mano ben stretta lungo l’asta fino ad esplodere in una venuta profonda coronata da quattro o cinque schizzi di cui i primi due molto copiosi e ricchi di forza.
Finì così, finalmente tornai in me e conclusi la doccia.
Andai in cucina per la cena e la vidi ai fornelli, dedita a prepararci qualcosa che avrebbe saziato almeno uno dei nostri bisogni.
Mi avvicinai silenziosamente alle sue spalle e le accarezzai delicatamente la natica destra.
Mi soffermai per stringerla brevemente nella mia mano per poi scivolare con la stessa in mezzo alle sue cosce ed iniziai un lento movimento fino al clitoride, per poi tornare indietro fino a quel fantastico culetto.
Nonostante indossasse intimo e pantaloni leggeri sentiva benissimo la pressione delle carezze sul suo sesso ed io riuscivo a distinguere le varie zone di quella fichetta che avrei voluto vedere spoglia, in quel preciso momento e che ero sicuro essere un lago come al solito.
Non disse niente, mi lasciò semplicemente continuare quel lento massaggio ansimando ed alzandosi in punta di piedi quando mi concentravo attorno al punto del suo massimo piacere, quasi cercasse di sfuggire.
Avvicinai le labbra al suo collo per sentirne il profumo e saggiare il gusto di quella pelle così liscia e pulita.
Sembrava non aspettasse altro.
Inclinò il collo per godere appieno di quel momento, chiuse gli occhi ed i gemiti iniziarono ad aumentare di frequenza ed intensità.
“Fermati! La cena è pronta”, disse lei con voce non troppo convinta.
“Poi si fredda, non possiamo continuare dopo mangiato?”, mi chiese.
Le appoggiai il membro nuovamente in tiro all’altezza della sua fichetta ed iniziai a strusciarlo avanti e indietro perché lo sentisse bene.
“Sei sicura che vuoi continuare dopo?”, domandai con tono di sfida.
Si girò improvvisamente afferrandomi per il cazzo mentre con la lingua cercava la mia.
Continuò a tenerlo stretto attraverso i pantaloni per poi di scatto mettersi in ginocchio, lì vicino ai fornelli della cucina e lo liberò dagli abiti per accoglierlo immediatamente nella sua calda ed umida bocca.
Posizionò le mani dietro le mie natiche ed iniziò a tirarmi a sé, spingendoselo fino in gola.
Ogni decina di pompate lo ingoiava e rimaneva immobile.
Sentivo la sua lingua muoversi e leccare la base del fusto ma soprattutto la cappella veniva accarezzata dalle pareti morbide della gola.
Riprendeva fiato portando la testa indietro per liberarsi da quel cazzo pieno di saliva ma non poteva starne senza, riprendendo ad ingoiarlo ed a massaggiarlo con la gola.
Fu una sensazione fantastica, avrei voluto godere in quel momento venendole direttamente in gola.
Trovai non so dove, la forza di prenderla delicatamente per le guance in modo da allontanarla da me, la feci alzare e tenendola per mano la accompagnai in camera da letto.
Iniziò a spogliarsi ma la fermai, mi misi di fianco a lei ed iniziai a baciarla profondamente.
Poco alla volta insinuai la mano nei suoi pantaloni, restando però sopra lo slip.
Sentivo il suo sesso pulsare ed era completamente bagnata di umori che avevano impregnato anche l’intimo.
Nessuno dei due disse niente.
Continuammo a baciarci appassionatamente e ci mise un attimo il mio dito medio a scivolare dentro lei.
Fece un sussulto, silenziato dal fatto che le nostre bocche erano incollate e le lingue avviluppate l’una all’altra.
Presi a massaggiare subito nei pressi del punto g, mentre con il palmo della mano accarezzavo il clitoride ad ogni movimento in uscita da quel fantastico corpo in grado di donare emozioni fortissime.
Avrei voluto tanto approfondire il discorso iniziato prima della doccia ma per timore di rovinare il momento, evitai.
Continuai con il massaggio ma presto mi accorsi che il piacere per lei era ormai vicino.
“Non ti fermare, continua”, impose ella.
Passarono pochi secondi, ebbe un orgasmo in cui indurì tutti i muscoli, facendomi provare quasi dolore all’intera mano che ancora l’accarezzava, ora con più delicatezza e lentezza e mi strinse forte a se.
“Ho fame e la cena sarà ormai fredda. Andiamo a mangiare”, esclamò alzandosi dal letto.
Si sistemò slip e pantaloni e la vidi andare verso la cucina mentre io passai per una capatina veloce in bagno e la raggiunsi.
Cenammo tranquilli e sul finire trovai la forza di chiederle se le sarebbe piaciuto giocare con quel ragazzo visto la mattina.
Ne discutemmo. Non mi diede una risposta concreta ma capii che era più no che sì.
Parlammo anche di come si sarebbe potuto approcciare un estraneo per invitarlo con garbo a giocare con noi.
La serata trascorse serenamente e per diverso tempo non ci furono più occasioni, fino a quando un giorno, mi confessò che il giovedì all’esterno di un supermercato c’era un ragazzo di colore che la intrigava.
A suo dire educato, gentile e mai invadente.
Molto carino aggiunse in un secondo tempo, forse per dargli meno importanza.
“Ti piace?”, chiesi.
“Si, è un bel ragazzo”, rispose lei.
“E ci giocheresti se ci fosse l’occasione?”, domandai fremente.
“Si, ci giocherei”, esclamò senza pensarci mezzo secondo.
Ne approfittai per chiederle: “Secondo te ce l’ha grosso come lo vorresti?”
“Non lo so, ho provato a guardare ma non si capiva a causa dei larghi pantaloni che indossava”, rispose con un sorrisino malizioso ma non privo di vergogna.
“Ah quindi gli hai guardato il pacco! Brava, brava”, le dissi fingendo una sorta di gelosia.
In realtà il pensiero che mia moglie aveva iniziato a prestare attenzione ad altri uomini un po’ mi infastidiva, ma era una sensazione passeggera, della durata di pochi secondi.
Ammetto che una mia fantasia ricorrente in quel periodo fu quella di far accomodare questo ragazzo nella nostra auto, sul sedile posteriore sinistro con seduta accanto mia moglie, al centro e con me che, grazie ai vetri oscurati dell’auto li portavo verso casa nostra spiando dallo specchietto retrovisore per vedere cosa sarebbe potuto succedere lungo il tragitto.
Passarono alcune settimane e lei il giovedì puntualmente andava a fare la spesa e la sera, con la stessa puntualità le chiedevo: “C’era il tuo amico oggi?”
La risposta era sempre positiva.
“Ma alla fine sei riuscita a capire se ce l’ha grosso?”, chiesi io.
Rispose scuotendo la testa in segno di negazione.
Ebbi un’idea ma la girai sotto forma di sfida ed un mercoledì sera le dissi:” Domani vai a fare la spesa?”
“Si, ti serve qualcosa”, rispose lei ignara di quello che avevo in mente.
“No Amore, non mi serve nulla”, dissi io guardandola negli occhi ed esclamai: “Hai il coraggio di fare una cosa?”
“Dipende. Che cosa?”, chiese incuriosita.
“Facciamo un bigliettino su cui scriviamo il tuo nick telegram, ci facciamo anche un cuoricino e domani dopo la spesa insieme alla moneta del carrello dai anche questo al tuo amico”.
Lei subito mi disse che si vergognava, che non sapeva come fare.
Poco dopo però, con aria di sfida accettò nonostante la timidezza.
Fu così che il giorno seguente, verso metà mattinata ricevetti un messaggio dalla mia cara mogliettina che recitava:
Sono a casa. Bigliettino consegnato.
Sarà vero? Pensai.
Eppure è sempre stata timida ed impacciata, possibile che all’improvviso si sia trasformata così in una signora vogliosa e lussuriosa?
Questo pensiero si impresse nella mia mente e li rimase per tutto il giorno.
Al mio rientro a casa chiesi a lei conferma sull’avvenuta consegna, mi raccontò per filo e per segno la scena ma c’è da dire che il ragazzone non si fece mai sentire.
Capitò svariate altre volte di vederlo fuori dal supermercato, una volta c’ero anche io, ma non disse mai nulla.
Probabilmente buttò via quel pezzetto di carta pensando gli fosse stato consegnato per sbaglio.
I mesi passarono ed arrivò l’estate.
Tempo di ferie, mare, relax e ben tre settimane da passare insieme a lei, sempre calda.
Non ricordo in tanti anni che abbia mai rifiutato un amplesso.
I famosi mal di testa per non ricongiungere i nostri corpi in quel lasso temporale in cui tutto sembra fermarsi per farti assaporare ogni attimo, ogni brivido, ogni goccia che l’uno possa donare all’altra, noi non sappiamo cosa siano.
Andammo una settimana al mare, stesso posto e stesso lido in cui ci rechiamo da diversi anni.
Ci siamo sempre trovati bene e caso vuole che già gli anni passati fossero presenti due ragazzi di colore quali aiuto spiaggia.
Coloro che vi accompagnano al posto che vi è stato assegnato dal gestore, vi aprono l’ombrellone ed ogni tanto si fermano a chiacchierare con le bagnanti.
Ecco, tre anni fa uno di questi ragazzi, molto simpatico ed a modo, diciamo che ci aveva preso in simpatia.
Provai a stuzzicare già allora mia moglie chiedendole se avesse voluto provare ma sapendo bene che non ne avremmo avuto il modo.
L’anno successivo questo ragazzo non lo ritrovammo, era rimasto l’altro, da solo. Molto più sulle sue, poco sorridente e, a detta di lei, nulla di che.
Non le aveva fatto scattare niente e si vedeva bene che era così.
Però quell’anno accadde un episodio particolare.
Nonostante fossimo già iscritti sul sito, non conoscevamo bene le dinamiche dello scambismo.
Il secondo giorno di mare però, notai che una coppia nostra vicina di ombrellone probabilmente combinava qualcosa al calar del sole.
Al mattino erano loro due più un’altra coppia.
Prestai molta attenzione i comportamenti di tutti, dove il lui di questa coppia parlava, rideva e scherzava sia con il lui dell’altra coppia che con la lei.
La compagna, o moglie invece restava abbastanza in disparte, si capiva da lontano che non gradiva la compagnia.
Al pomeriggio arrivarono in spiaggia e poco dopo vennero raggiunti da un’altra coppia.
Lui sempre preso, lei un po’ meno ma comunque interessata maggiormente rispetto alla compagnia della mattina.
Feci notare a mia moglie in entrambe le occasioni cosa stava succedendo ma lei ribatté che ero io a vedere il losco dove non c’era.
Verso le diciotto ci incamminammo verso casa e dopo una doccia veloce per toglierci sabbia e salsedine di dosso andammo a sederci in terrazzo.
Ad un certo punto notai che, nello stesso residence ma due piani più in basso soggiornava proprio quella coppia della spiaggia.
Rimanemmo affacciati a curiosare, non erano soli e si alternavano tra balcone ed appartamento.
Provai a spiegare a mia moglie un po’ meglio le meccaniche dello scambio, sembrò interessata.
Notammo che ad un certo punto il lui della coppia insieme ad un’altra signora si stavano dirigendo verso una pizzeria al taglio a poche decine di metri dalla palazzina.
Al loro ritorno scrutai bene la signora, non era nessuna delle due viste in spiaggia durante la giornata appena trascorsa.
Si chiusero in casa.
Più tardi, era ormai quasi buio, decidemmo di andare a fare la solita passeggiata serale sul lungomare e visitare qualche negozio del centro aperto fino a tardi.
Scendendo le scale mi fermai davanti alla porta d’ingresso dell’appartamento della coppia e chiesi a mia moglie:” Che facciamo, bussiamo e se ci aprono entriamo a giocare?”
Non disse di no, sembrava interessata ed incuriosita.
Riuscì solo ad esclamare un timido: “Ma mi vergogno”, abbassando lo sguardo.
Procedemmo con la passeggiata e per il resto della sera ci stuzzicammo al pensiero di cosa sarebbe potuto accadere se avessimo bussato a quella porta, a domandarci se quelli fossero realmente scambisti come era parso a me ed alla fine anche lei si convinse che probabilmente era così.
Tornando invece all’agosto scorso, accadde un fatto che probabilmente è quello che ha dato l’ultimo input a mia moglie per lasciarsi andare completamente.
In spiaggia, nella fila dietro di noi c’era una ragazza, tutta sola, avrà avuto all’incirca ventisette anni, fisico normale. Nulla da segnalare, insomma.
Questa ragazza, osservammo già dal suo arrivo che si intratteneva con piacere con il ragazzo della spiaggia, quello che a mia moglie non faceva sangue.
Lei invece quando non in compagnia era solita leggere o stare con lo smartphone in mano, ma quando arrivava lui lo faceva accomodare sul lettino libero, ci rideva e ci scherzava ed entrambi si scambiavano carezze, anche intime.
Mia moglie vide la scena con i suoi occhi e rimase impietrita.
Guardò me con occhi sbarrati e bocca semi aperta.
Le chiesi cosa avesse, io non avevo visto nulla in quanto sdraiato sul lettino.
Si sedette vicino a me e mi raccontò quello che aveva appena visto, esordendo con: “Il ragazzo della spiaggia si è seduto vicino a lei e gli ha messo una mano sulla coscia, accarezzandola. Ma poco dopo non ho più visto quella mano, secondo me la stava toccando li”.
“Hai capito la ragazza, buongustaia”, risposi io sorridendo.
Subito dopo mia moglie iniziò a farmi la telecronaca di quello che stava accadendo, ovvero ora era lei ad aver messo la mano nel costume di lui salendo dal ginocchio.
“Non ci posso credere”, bisbigliò impietrita.
Non poteva smettere di guardare in quella direzione.
Allora mi alzai dal lettino e mi misi seduto.
Grazie agli occhiali da sole potevo curiosare senza essere visto ma lo spettacolo finì presto, il ragazzo si alzò, diede un bacio a lei e tornò al lavoro.
“Stanno insieme”, mi disse mia moglie come se dovesse trovare a tutti i costi una spiegazione logica e pudica a ciò che aveva visto poco prima.
“Ma si, magari vuole solo divertirsi. Che ti frega?”, domandai io mentre con la scusa di toglierle la sabbia dalle gambe ne approfittai per inserire un dito nella sua fessurina magica e notare che, tanto per cambiare era tutta bagnata.
“Che succede qua sotto?”, le chiesi sorridendo.
“Andiamo a fare un bagno, mi è venuto caldo”, mi rispose.
Il giorno seguente toccammo il culmine quando questa ragazza arrivò in spiaggia accompagnata da un altro ragazzo di colore, si stesero sui lettini e poco dopo arrivò il ragazzo della spiaggia in compagnia del cugino.
Mia moglie rimase senza parole, ma vedevo nei suoi occhi un po’ di invidia verso quella giovane ragazza così libera e così femmina.
A turno rimaneva in compagnia di uno o due ragazzi e senza troppe remore si scambiavano effusioni e carezze, anche spinte nonostante la spiaggia fosse piena.
La sera rientrati all’appartamento ed anche i giorni successivi ne parlammo e mi resi conto che anche lei aveva acquisito la consapevolezza che ciò che avrebbe voluto, lo avrebbe ora potuto avere.
Eravamo seduti in terrazza, l’oscurità era ormai calata e mentre parlavamo ne approfittai per iniziare a baciarla sul seno attraverso la canotta.
Dagli appartamenti di fianco nessuno poteva vederci, dallo stabile di fronte forse sì, ma sia le luci dell’appartamento che del terrazzo erano spente.
Giusto la luna illuminava un poco i nostri corpi.
Iniziammo a stuzzicarci a vicenda, baciandoci e toccandoci ovunque le mani arrivassero.
Le accarezzai il retro della nuca mente la baciavo.
I capelli corti, induriti dal sale pungevano come spine il palmo della mia mano.
Lei comprese questo mio gesto maliziosamente e si lasciò cadere con la testa dritta sul mio cazzo che a forza delle sue carezze era già in tiro.
Ci giocò un poco attraverso i pantaloncini ma sentivo che con la mano cercava l’elastico per potermeli abbassare e liberare al più presto il membro da quelle inutili vesti.
Riuscì presto e lo fece subito sparire in bocca.
Mentre con la mano lo segava lentamente, con le labbra teneva ben stretta la cappella tra di esse e con la lingua dava dei colpetti che sembrava quasi la stesse inserendo nel meato urinario.
Ebbi un sussulto.
Continuò a lungo con quel lento pompino, si sentiva che ci stava veramente mettendo passione nel farlo a tal punto che iniziai a sentire lo sperma incanalarsi e salire cercando l’uscita.
Le tolsi immediatamente il membro di bocca, la feci sedere sulle mie gambe e la baciai profondamente.
“Lo voglio, mi scopi?”, chiese lei.
“Ma qui o andiamo dentro?”, domandai.
Non rispose.
Si alzò in piedi e poggiandosi alla mia spalla tolse pantaloncino e slip.
Capii subito.
Feci appena in tempo ad abbassarmi ulteriormente i boxer che la trovai seduta su di me, dandomi le spalle.
Aveva fatto scivolare il cazzo con sapienza dentro lei mentre si sedeva.
Rimase ferma qualche secondo per sentirlo fino in fondo, tutto dentro lei.
Le mie mani raccoglievano i suoi seni mentre con la bocca le baciavo e mordevo la schiena.
Iniziò a muoversi con forza e ritmo costante.
Era piacevole ma stancante per entrambi.
Proseguimmo ancora qualche minuto, poi chiesi tregua.
Ci alzammo in piedi e lei fece per rientrare in casa.
“Dove pensi di andare?”, chiesi io.
“Vieni qua che non abbiamo mica finito”, le ordinai.
La presi per mano con fermezza, la accompagnai verso la soglia in marmo del balcone, la feci piegare leggermente e sempre restando dietro lei puntai il cazzo verso il suo culetto.
“Lo vuoi nel culo, Amore?”
“Si, è tutto il giorno che aspetto”, sibilò lei.
“Chissà se anche la ragazza della spiaggia adesso si sta facendo inculare da quei cazzoni neri”, esclamò con tono di sfida in modo molto sfacciato.
“Molto probabile, Amore. Molto probabile”, risposi io mentre inserivo delicatamente la cappella umida dei nostri umori nel suo culetto.
Un colpo lento ma deciso ed entrò tutto.
Fece un sospiro lunghissimo.
Iniziai a pompare, senza fretta e lei iniziò a gemere cercando di trattenersi.
“Vorresti essere insieme a quella ragazza ed ai suoi amichetti adesso?”, le domandai.
“Scopami e stai zitto. Spingi di più. Voglio sentirlo fino in pancia”, disse lei usando un tono di voce molto più alto del normale.
“Shhhh! Stai zitta che ci sentono”, intimai io.
“Non mi interessa se ci sentono, tu pensa a scoparmi che io voglio godere”, ribatté in modo perentorio.
“Voglio che mi sfondi il culo, hai capito?”
“Comandi!”, le dissi ed iniziai a spingere in modo più deciso e profondo mentre lei, appoggiata alla soglia, con le mani cercava di allargare le natiche per dilatare ulteriormente il suo buchino.
Continuammo così per diversi minuti, ogni tanto toglievo la mano sinistra dal suo fianco per accarezzarle la figa grondante di umori fin lungo la gamba.
“Sei un lago Amore”, le sussurrai all’orecchio.
“Zitto e spingi che sto per venire”
A quelle parole accelerai il ritmo.
Una, due, tre, quattro spinte ancora lente e profonde e sentii i suoi muscoli stringersi attorno al mio cazzo.
Quel buchino era tornato improvvisamente stretto.
Così stretto che diedi un ultimo colpo.
“Vengo!”, disse lei.
“Anche io amore, eccolo. Tutto per te”.
Sentii chiaramente gli schizzi sbattere contro le pareti del suo retto ed una gran sensazione di caldo avvolse interamente il cazzo ancora pulsante.
Rimase tremante e stremata appoggiata sulla soglia in pietra del balcone, io dietro lei estrassi dolcemente il membro, la girai verso me per lasciarci andare ancora una volta ad un bacio appassionato per diversi minuti.
Qualche giorno dopo tornammo a casa, parlammo diverse volte delle cose capitate durante la vacanza.
Io ogni tanto guardavo i profili sul sito per vedere se sbucava qualcuno di interessante da proporre a lei.
Curiosammo tra molti profili ma pareva che quelli appetibili fossero troppo lontani, così spesso per sfinimento spegnevamo il pc senza nulla di fatto.
Qualche giorno dopo, la svolta: vidi che aveva sbirciato nel nostro profilo un bel ragazzo.
Feci vedere subito alla mia calda e dolce moglie quell’annuncio con poche parole scritte ma molto chiaro.
Scrutò le foto e parve immediatamente interessata.
Leggemmo insieme i feedback, ci guardammo negli occhi e le chiesi cosa ne pensava.
“Molto carino, poi ne parlano tutti bene”, rispose lei.
“Contattalo allora, prova a chattarci”, ribattei io immediatamente.
“Ad una condizione però”, aggiunsi.
“E quale?”, chiese lei.
“Stavolta devi fare tutto da sola, dal primo contatto ad eventualmente accordarti per un incontro di gioco”, le dissi con tono intransigente.
“Va bene!”, rispose lei.
Tra me e me pensai che fosse quello giusto, era un’occasione da non lasciarsi scappare.
Iniziarono a chattare qui sul sito per poi spostarsi su telegram.
Lei insistette svariate volte perché io leggessi cosa si scrivevano, un giorno mi chiese di fare un gruppo con tutti e tre ma resistetti.
Da una parte ero molto curioso, dall’altra mi eccitavo a sapere che la mia donna, moglie, amica ed amante stava conoscendo un altro uomo e che un giorno, da lì a non troppo lontano, esso sarebbe entrato nel nostro letto coniugale per donarle quel piacere tanto atteso, meritato e bramato, di cui lei per troppo tempo aveva fatto a meno.
Si scambiarono svariati messaggi ed alla fine si misero d’accordo per incontrarci un venerdì mattina a casa nostra.
Ormai era fatta, pensai io. Nulla più può cambiare.
Oggi però è solo martedì.
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