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Prime Esperienze

Vorrei Essere Te


di freddoesmilza
01.12.2022    |    8.447    |    12 9.5
"Lei passò prima dal bagno, così io ne approfittai per stendermi sul letto a pancia sotto, chiaro segnale tra noi che avrei gradito un massaggio alla schiena..."
Qual è la differenza tra curiosità e fantasia?
Semplicemente che spesso, la prima è solo il preludio dell’altra.
La curiosità ti lascia scampo se sai arginarla.
Non basta non pensarci come alcuni credono, lei resta lì latente ed aspetta solo il momento buono per ricordarti della sua esistenza ed è in quel momento che avviene il passaggio in cui un semplice pensiero si trasformerà in ciò che desideri con tutto te stesso.
La fantasia è più complessa, più articolata, questo perché gli abbiamo dedicato maggiori pensieri, attenzione e tempo cercando di plasmarla come più nel nostro immaginario ci possa far star bene.
Leggere le fantasie e le esperienze altrui può portarci a pensare, ma soprattutto a fantasticare, a tutta una serie di cose a cui magari fino all’attimo prima non avevamo dato nessuna importanza.
Quel lunedì di fine novembre uscii prima dall’ufficio avendo una commissione personale da fare.
Volevo fare in fretta per tornare a casa un po’ prima, cosa che ahimè non capita mai, per poter stare un po’ più tempo insieme a lei.
Era appena finito il weekend, avevamo passato ben quarantotto ore molto ravvicinati, praticamente senza uscire di casa, accoccolati al caldo del lettone già settato per l’inverno che a breve arriverà.
Lungo il tragitto pensai di passarla a prendere, così mi avrebbe fatto compagnia e ne avremmo approfittato per passare ancora un po’ più tempo l’una con l’altro.
Le telefonai dalla macchina e le dissi che se aveva piacere sarei stato lì a breve, di farsi trovare pronta ed al mio squillo scendere.
Mi avrebbe trovato sotto casa ad attenderla.
Così fece e durante il viaggio parlammo del più e del meno.
Arrivammo a destinazione ed una volta risolta la questione ci dirigemmo nuovamente verso casa.
L’ultima parte del pomeriggio trascorse tranquilla, lei sul divano ed io al computer in cerca di un po' di svago ma non durò molto questo contesto, difatti dopo alcuni minuti andai a stendermi sul divano accanto a lei.
L’avevo vista, con la coda dell’occhio ma senza farmi accorgere, che aveva lo sguardo un po’ spento ed il volto triste.
Pensai fosse sovrappensiero ma non le chiesi nulla.
Era stesa a pancia in giù con sopra una coperta in pile per scaldarsi prima che la copriva dai piedi fino a metà della schiena. Entrambi eravamo in tenuta da casa.
Steso accanto a lei porto una parte del mio corpo su di essa in modo da trasferire l’eccesso di calore del mio corpo al suo, mentre con le mani le accarezzo in parte la schiena e le braccia salendo fino al collo ed alla nuca.
Si rilassa fino a socchiudere gli occhi.
Stiamo li diversi minuti, senza proferir parola.
“Chissà a cosa starà pensando”, mi domandai senza darmi una risposta.
Forse, semplicemente si stava rubando il mio calore e godendosi quel massaggio fatto sopra ai vestiti.
“Mi hai già scaldato!”, esclamò improvvisamente.
“Perché non andiamo a metterci un po’ sul letto?”, mi chiese guardandomi negli occhi con il viso disteso come se avesse riposato un paio d’ore.
Il suo sguardo aveva un qualcosa di misterioso ma allo stesso tempo ricco di fascino e malizia.
Andammo verso la camera da letto, buia, nonostante la tapparella fosse ancora alzata per metà.
Lei passò prima dal bagno, così io ne approfittai per stendermi sul letto a pancia sotto, chiaro segnale tra noi che avrei gradito un massaggio alla schiena.
Tempo un paio di minuti e la sentii entrare in camera.
Al posto di stendersi al suo posto, da me occupato si sedette a cavalcioni sopra le mie cosce e si lasciò cadere dolcemente in avanti, abbracciandomi.
Poco dopo si rialzò e con la scusa di avere le mani fredde iniziò a massaggiarmi la schiena per scaldarsi.
Un lento massaggio che partiva dalla zona sacrale e saliva via via verso le spalle, per raggiungere anche il collo e poi tornare dove tutto aveva avuto inizio.
Mi stavo rilassando molto e le feci anche presente che se avesse continuato con quelle movenze avrei rischiato di assopirmi.
Continuò ancora a massaggiarmi ma, se prima eravamo stati in silenzio, ora incominciò a parlare del più e del meno.
Capii quasi subito: Voleva chiedermi qualcosa ma non sapeva come fare o semplicemente non si osava.
Mi chiese quando sarei stato a casa un giorno intero per stare insieme ma dopo aver scorso mentalmente il calendario esclamai che fino ai primi di gennaio non ci sarebbe stata occasione.
Nel frattempo continuava a massaggiarmi e le sue mani avevano ormai riacquisito calore, portando la temperatura dei nostri corpi ad un livello pressoché identico.
Ogni tanto, scendendo con le mani verso la zona sacrale ne approfittava per spingersi oltre, arrivando a massaggiarmi i glutei, alternando i movimenti soliti con qualche pizzico.
Spesso il suo tocco delicato in quella zona mi portava a fare degli scatti a causa del solletico.
Lo sapeva bene e lo faceva apposta.
Per stare più comodo mi abbassò i pantaloni della tuta ed il boxer, solo nella parte posteriore.
Per diversi minuti, non so quantificare quanti ne siano passati, continuò ad accarezzarmi i glutei facendo scendere la mano oltre l’ano fino ad arrivare allo scroto.
Eravamo in silenzio.
Io mi godevo il momento, ma lei perché non parlava?
Avevo nuovamente la sensazione già avuta in precedenza, voleva chiedermi qualcosa ma non sapeva come fare.
“Cosa vuoi fare?”, le domandai ma non ottenni risposta.
Qualche istante dopo sentii chiaramente che si stava concentrando attorno al mio buchino con movimenti circolari molto lenti in cui ad alcuni passaggi aumentava la pressione.
Un paio di volte aveva provato ad inserire l’indice dentro me, intanto che con la bocca mi deliziava di un fantastico ed umido pompino, ma nonostante il momento e l’eccitazione non avevo gradito particolarmente.
Non mi aveva fatto certo schifo, ma forse a causa delle unghie o dell’inesperienza, mi aveva donato più un senso di fastidio che di piacere.
“Hey! Che fai?”, tuonai con tono fermo ma scherzoso cercando di stringere le natiche per evitare andasse oltre.
“Non faccio niente”, rispose lei ed aggiunse: “Stai rilassato, così non ti farà male”.
La lasciai fare, nonostante non sapessi bene a cosa andavo incontro, lei continuò a stuzzicarmi lo sfintere senza però inserire un solo millimetro delle sue dita.
Mi dilatava le natiche con entrambe le mani mentre con i pollici sollazzava quel vergine buchino.
“Vuoi provare?”, chiese all’improvviso con tono malizioso.
“Provare cosa?”, le risposi precisando “Sai che mi da fastidio con le unghie”.
“Chi ha detto che voglio metterti il dito?”, ribatté ella con una convinzione in ciò che aveva appena esclamato che poche volte avevo sentito in passato.
Era sicura. Sicura di sé e di quello che da li a poco avrebbe fatto.
All’improvviso la stanza si fece più buia di quanto già non lo fosse in precedenza.
“Vuoi fare uno scambio di ruoli?”, le chiesi timidamente io.
“Si”, rispose.
“Voglio vedere cosa si prova a stare dall’altra parte”, aggiunse.
“Okay”, risposi con un filo di voce titubante.
Devo ammettere che in quel preciso momento iniziai a sentire una certa eccitazione salire in me, data dal fatto che non sapevo cosa sarebbe successo, o meglio, come sarebbe successo.
Sentii quella scarica di adrenalina che dura frazioni di secondo lasciando quel brivido capace di attraversare tutto il corpo.
Iniziai a catalogare mentalmente tutti i toys che negli anni avevamo comprato, cercando di ricordarli tutti o forse in cuor mio speravo di dimenticarne alcuni, viste le dimensioni importanti di alcuni.
“Mi vuole punire per qualcosa forse”, pensai in un momento di lucidità.
I pensieri si accavallarono in pochi secondi, non feci in tempo a leggere bene la situazione che si stava creando, quando lei disse:
“Resta qui. Prendo il lubrificante e arrivo.”
Scese da sopra me e si avvicinò al cassetto del comò dove teniamo i sex toys.
Nonostante il buio stava cercando qualcosa.
Era inconfondibile il rumore del prendere e posare oggetti in quel cassetto.
“Eppure il gel è subito li davanti, a sinistra”, pensai tra me e me.
“Ti faccio scegliere visto che per te è la prima volta”, intonò con voce squillante e tremendamente sexy.
“Non saprei. Qualsiasi cosa tu abbia pensato è sicuramente troppo grande”, risposi.
Provò a convincermi che tanto due minuti e passa tutto, ma non ci riuscì.
“Sai cosa vorrei provare?”, domandò.
“No, sentiamo”, risposi in modo che capisse che ormai avevo accettato la sfida.
“Tu ancora non lo sai, ma per Natale ci siamo regalati una cosa”, ribatté ridendo.
“Se ti fidi ora la proviamo, mi serve solo un attimo per indossarla”.
“Indossarla? Ma di che sta parlando?”, pensai tra me e me.
“Oddio, non sarà mica…” balbettai girandomi su me stesso per restare a pancia sopra e cercare di capire nonostante il buio con cosa stesse armeggiando.
“Ci sono quasi”, aggiunse avvicinandosi nuovamente al letto.
Nella penombra della stanza vidi, inequivocabilmente che la mia dolce mogliettina aveva indossato uno strap-on.
“Cazzo è quel coso?”, domandai incuriosito ed intimorito.
Nessuna risposta.
“Vuoi farmela pagare per tutte le volte che mi hai detto di far piano e per la foga non ti ho dato retta?”
Silenzio.
Finì di sistemarsi, strinse le cinghie attorno alla vita ed esclamò: “Ora siamo pronti, girati.”
Prese nuovamente il lubrificante, ne fece cadere alcune gocce sul palmo della mano ed iniziò a spalmarlo sull’arnese, segandolo dalla punta fino alla base e ritorno.
Osservavo, ma non riuscivo a capire le dimensioni di quel membro essendo di colore scuro, ma vedevo la sua mano e soprattutto vedevo di quanto la facesse scorrere avanti e indietro.
Era strano vederla con quella protuberanza ma continuavo ad osservarla nonostante nella mia mente la sua femminilità fosse quasi sparita.
“Girati amore che ti massaggio il buchino con un po’ di gel”, ordinò.
In silenzio eseguii e mi voltai.
Non perse tempo e si sedette nuovamente a cavalcioni sulle mie gambe.
Udii il clic del tappo del lubrificante chiudersi ed al contempo sentii la tensione salire.
Pochi attimi ed un brivido dato dal lubrificante freddo come il ghiaccio pervase il mio corpo.
Iniziò nuovamente un lento e circolare massaggio attorno al mio sfintere ma questa volta, con delicatezza, prese ad allargarlo inserendo un poco il dito indice.
È pronto!”, esclamò lei avvicinando il suo corpo al mio.
Cercò di penetrarmi, non senza fatica a dire il vero e fu un bene.
Si creò un momento di imbarazzo misto a risate in quanto, non avendo quel membro la sensibilità ed essendo ormai completamente buio nella stanza, non era semplice centrarlo.
Ridemmo ancora ma all’improvviso sentii come una spada rovente prender possesso del mio corpo, colpendo quel punto dove mai prima d’ora né io né nessuno aveva osato avventurarsi.
Restai in silenzio.
Non riuscivo a distinguere le sensazioni provate.
Restò ferma, dentro me, anch’ella in silenzio.
Pochi istanti, donatimi forse per abituarmi e provò a spingere più in profondità.
“Mi fa male, sento bruciare”, esclamai a voce alta.
“Indietreggia e sfilalo piano, per favore”.
Così fece, ma se pensai fosse finita lì, mi sbagliavo.
“Mettiti a pecora come quando prendi il mio”, consigliò senza troppe possibilità di negarmi.
Era quello che voleva e capii che non era assolutamente intenzionata a smettere.
Mi misi come da lei richiesto ai piedi del letto.
Lei eretta dietro me.
Cercai anche di agevolarla posizionandole il mio culo all’altezza giusta.
“Fai piano Amore”, dissi mentre tenevo il viso schiacciato sul materasso.
Questa volta trovò subito quella che io ho sempre considerato uscita ma per lei oggi era l’ingresso per il mondo del piacere.
Lo inserì senza troppi convenevoli, credo per almeno metà della lunghezza.
A me sembrava non finisse mai.
Iniziò a pompare tenendomi per i fianchi.
Continuò con quei movimenti irregolari dati dall’inesperienza per alcuni minuti.
Notai subito che non mi stavo eccitando, il mio cazzo era ancora moscio nei boxer che avevo abbassato solo al posteriore, ma non mi faceva più male come prima.
Forse è successo a causa della posizione sbagliata o il poco rilassamento muscolare e mentale da parte mia, pensai.
La lasciai fare ed iniziò presto ad aumentare il ritmo ma soprattutto la profondità degli affondi.
Mi fece sentire diverse volte le sue cosce contro le mie, sinonimo che lo stesse spingendo fino in fondo.
“Ti stai divertendo?”, chiesi con tono ironico.
“Si, è divertentissimo”, rispose lei.
“Allora divertiti Amore”, e la lasciai fare finché stanca non decise che fosse giunto il momento di cambiare posizione.
Estrasse quel liscio fallo dal mio culetto e spalmò ancora alcune gocce di lubrificante.
Mi stesi sul letto a pancia sopra per farmi prendere come io prendo lei di solito, a gambe aperte e guardandoci fissi negli occhi.
Tolsi boxer e pantaloni accorgendomi di essere completamente invaso di precum.
Ce n’era ovunque, in parte assorbito dai tessuti ma molto altro ricopriva il mio cazzo ed era colato fin oltre i testicoli.
Alzai entrambe le gambe tenendomi aggrappato con le mani alla tastiera del letto, la vidi avvicinarsi carponi e con un colpo deciso era nuovamente dentro me.
Le lasciai prendere confidenza con quella posizione e provai a chiederle: “Perché non me lo succhi mentre spingi?”
“Non ci riesco”, rispose lei.
“Allora almeno segami”, esclamai con tono supplichevole.
“Segati tu, io sono concentrata a scoparti”.
Così feci, in mancanza di alternative.
Iniziai un lento massaggio con la mano destra mentre con la poca luce che arrivava dall’altra stanza guardavo le sue espressioni di godimento.
Pochi saliscendi e mi ritrovai con il cazzo di marmo, sentivo le vene pulsare contro il palmo della mano.
Non durai molto, sentii quasi subito lo sperma incanalarsi per cercare una via d’uscita ed esplosi senza controllo in una venuta copiosa, alzando la schiena per cercare di avvicinarmi il più possibile al suo viso.
“Non sprecarlo”, le dissi con voce soddisfatta.
Avvicinò la bocca alla mia mano, con le labbra avvolse la cappella e con un abile movimento di lingua raccolse tutto.
“Brava Amore, sei stata fantastica”, le sussurrai prima di lasciarci andare ad un tenero bacio.
Estrasse quel membro dal mio culo ed andammo in bagno per lavarci.
Slacciò le cinghie e notai che quello strap-on in realtà era doppio.
Anche lei aveva avuto una protuberanza dentro la fichetta per tutto il tempo.
“Ah ecco. Adesso si spiega come mai spingevi con tutta quella foga”, le dissi sorridendo.
“Certo Amore, pensavi di divertirti solo tu?”, rispose diventando rossa in volto.
“No, no. Ci mancherebbe. Ma la prossima volta che uscirò prima dal lavoro andrò a bermi un paio di Gin & Tonic al bar”.
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