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Prime Esperienze

Lei, una biondina con gli occhi azzurri


di novenove
25.01.2024    |    10.320    |    4 9.6
"I sussulti e gli spasmi di piacere mi contraevano creando dei getti di sborra calda che le ricoprirono il collo ed il seno..."
In gioventù, prima di laurearmi, feci dei piccoli lavori manuali per garantirmi qualche soldo in tasca. Niente di continuativo ma ebbi la fortuna di conoscere un artigiano che spesso aveva bisogno di un aiuto e, all'occorrenza, mi chiamava.
Durante quel periodo ebbi così modo di frequentare tante case diverse.
In una di queste c'era una giovane donna, piacevole e molto garbata. Mi era capitato di lavorare da lei in più occasioni: a volte nel giardino, a volte in casa.
Una biondina con un bel sorriso, due occhi azzurri che ti sanno leggere dentro e, sempre pronto, un bel gesto gentile. Ad esempio, se d'estate lavoravo sotto il sole, mi portava spesso qualcosa da bere di fresco. Questo diventava anche l'occasione per scambiare quattro chiacchiere.
Nel tempo mi aveva raccontato che il marito era spesso via per lavoro e che, grazie a questo, riusciva a mantenere tutta la famiglia ad un buon livello economico. Lei gestiva la vita del resto della famiglia, a cominciare dai due figli per i quali si spendeva senza esitazione.
Per la casa aveva una persona che l'aiutava nelle faccende domestiche e per le piccole manutenzioni c'ero io, anzi, in realtà l'artigiano per cui lavoravo che, in questo caso, mi aveva praticamente demandato il lavoro.
Nel pieno dei miei venticinque anni avevo sempre provato attrazione per le donne più grandi e, in questo contesto, lei era decisamente attraente.
Nei mesi estivi dava il meglio di sé: viso acqua e sapone, mai niente di eccessivamente provocante ma con una maglietta spesso senza reggiseno che lasciava intravedere la forma piacevolmente a pera dei seni. Talvolta si presentava con degli shorts bianchi che valorizzavano le belle gambe. Probabilmente praticava qualche sport, sicuramente mi aveva detto che le piaceva correre senza però essere fanatica di tempi e distanze. In ogni caso quelle pratiche sportive le avevano disegnato un corpo tonico.
Io non sono mai stato un cacciatore esplicito ed il rapporto tra noi era sempre rimasto corretto ed amichevole senza mai andare oltre.
Tutto ciò finché un evento diede inizio ad una reazione a catena di fatti. Un po' come un piccolo sasso in montagna che innesca una frana.
L'evento in questione ebbe origine durante una manutenzione al lavandino della sua lavanderia.
La fiducia ormai cieca che aveva nei miei confronti aveva fatto si che mi ritrovassi a lavorare da solo in quel locale. Durante il lavoro però mi accorsi che a fianco a me c'era appoggiato il cesto della biancheria da lavare e proprio sopra un paio dei suoi slip....
Conoscendola penso che la cosa fosse stata fatta più per dimenticanza che per malizia, tuttavia c'erano ed erano lì.
L'istinto,direi naturale, fu quello di togliersi la curiosità di sapere che profumo potesse avere la sua patatina. Non si trattava di un gesto da feticista, l'attrazione non era infatti per il feticcio ma quegli slip rappresentavano solo un tramite per arrivare a lei nella sua parte più intima.
Questo fu l'istinto naturale, tuttavia la ragione cercò di prevalere. Ed in un primo tempo ebbe anche la meglio.
È incredibile quanto sia difficile resistere ad una cosa che vorresti fare...
Con un'alternanza di pensieri arrivai però alla conclusione che, solo per un istante e solo per curiosità, non sarebbe stato così proibito....
Presi in mano gli slip grigi di tessuto elastico e li avvicinai al mio viso....
...erano praticamente puliti, odio ancora adesso le cose sporche, ma velatamente aromatizzati di patatina, della sua passerina. Quelle sensazioni olfattive mi stimolarono al punto che allontanarono definitivamente il senso di colpa che provavo all'inizio: una vera estasi peccaminosa!

Quegli interminabili secondi purtroppo si conclusero e ritornai a fare il mio lavoro.

Terminata la mia attività, quando ci salutammo, il mio imbarazzo era abbastanza evidente anche se non credo che lei lo avesse percepito. Un ogni caso mi congedai frettolosamente. Tornando a casa continuai a pensare alla porcata appena fatta, al fatto che non fosse da me ma anche al gusto del proibito nel fare una cosa così peccaminosa.

La settimana successiva mi chiamò dicendomi che il lavandino perdeva ancora e se avessi avuto la possibilità di ripassare. Visto che non sopporto fare male i lavori e lasciare le cose a metà, l'avevo messo in priorità su tutto presentandomi velocemente.

Stavolta nella lavanderia mi aveva accompagnato lei e, a differenza della volta precedente, non mi aveva lasciato solo. Lei in piedi sulla porta mentre io sdraiato sotto il lavandino. Guardando però non vedevo nessuna perdita...hai asciugato tu? Le chiesi. Non vedo acqua che fuoriesce...

Non mi rispose nemmeno, si avvicinò guardando mentre io ricambiavo lo sguardo nei suoi occhi. Quando fu quasi sopra di me mi disse che la settimana prima aveva assistito ad una scena che l'aveva imbarazzata ed allo stesso tempo lusingata.
Un bel ragazzo ha commesso un piccolo peccato sotto i miei occhi, mi disse con atteggiamento complice. Divento ancora rossa in viso a pensarci, continuò, ma la cosa mi è piaciuta e mi ha eccitato.
In quel momento alzò la gonna e sotto mostrò delle calze velate senza alcuno slip....spiccava un rettangolino di peli chiari ben curato, una bella passera calda e gonfia, come fosse una pesca da cui uscivano le grandi labbra trattenute dai collant.
Non potevo credere a quello che stava succedendo: un sogno proibito...
Mentre ero ancora sdraiato, mi salì sul viso ed iniziò a sfregarmi la vulva calda e umida. A giudicare da quanto fosse vogliosa, immagino che l'idea di farmi quell'agguato la stava tenendo su di giri da tempo.
Io avevo la sua fica appiccicata al viso, ne sentivo le pulsazioni, i profumi ed il calore ma era irraggiungibile, protetta dietro un velo inespugnabile...
A quel punto lei si girò, sempre cavalcandomi il viso, come per fare un sessantanove.
In questa posizione si allungò per aprirmi i pantaloni ed io comincia a percepire sulle labbra in modo nitido il clitoride che nella posizione di prima era troppo alto. Le mi abbassò leggermente i pantaloni e gli slip e, prendendomelo in mano iniziò a giocarci maliziosamente.
Il gioco non era equilibrato, non lo era volutamente: lei aveva libero accesso al mio membro mentre rimaneva protetta dal velo dei collant.
In quel momento me lo verbalizzò pure: la settimana scorsa volevi sentire il mio profumo più intimo, oggi ti do la possibilità di sentirne anche il calore e le pulsioni che ha. Ma anche questa volta non puoi raggiungere il mio sesso, lo puoi solo percepire in questo sadico gioco....
Sai che tra tutte le cose, il sessantanove, pur essendo porco, non è tra le cose che preferisco. O do piacere o mi rilasso e lo ricevo. Fare entrambe le cose mi toglie un po' di bello da tutte e due. Quindi considera che sono io che ti sto dando piacere. E tu lo ricevi davanti ad un porno, dove però il porno è reale....e sono io. Mi puoi vedere e sentire il mio calore ma non puoi andare oltre...

Mentre mi diceva queste parole con voce suadente, mi tirò lentamente la pelle scoprendomi a poco a poco la cappella. Me lo guardava compiaciuta e con la punta della lingua iniziò ad esplorarmi il bordo del glande, tutto attorno. Ogni tanto alternava una succhiata profonda ma mai esagerata ad una sega più veloce, per poi ritornare lentamente ad esplorarmi con la lingua.
Contemporaneamente si sfregava su di me che ormai avevo il viso completamente fradicio dei suoi umori caldi e abbondanti.

L'eccitazione saliva sempre di più e venne il momento di liberarmi da quella piacevole e peccaminosa tortura.
Mi fece alzare in piedi mentre lei si mise in ginocchio davanti a me. Con una sua mano teneva il mio membro mentre con l'altra un suo seno in modo da poter passarsi la mia cappella sui suoi capezzoli. Non so come potesse sapere che questa cosa mi ha sempre fatto impazzire, magari non lo sapeva ma semplicemente piaceva anche a lei.
Il glande, come i capezzoli, hanno caratteristiche completamente diverse dalla pelle delle altre parti: mucose più scure che si cercano e che si sfregano, eccitandosi a vicenda in un mare di pelle chiara. Questa scena mi ha sempre eccitato. La differenza tra il sesso meccanico ed il sesso fatto bene si riconosce da particolari come questi.

Dopo tanto desiderare non riuscii più ad aspettare, il suo gioco lo aveva fatto e la tela del ragno tessuta con maestria.

La feci alzare e girandola di spalle rispetto a me, la presi per i polsi e le feci appoggiare le mani alla lavatrice. Io dietro mi abbassai appoggiandole il viso prima sulla schiena e poi giù fino ai glutei. Senza spostarmi troppo presi le forbici tra i miei attrezzi ed iniziai a tagliare le calze da dietro....lei mi aiutò con la voglia di liberarsi di quella cintura di castità.
Le grandi labbra finalmente potevano dischiudersi come la natura avrebbe voluto, intrise di umori prelibati. Mi alzai e, sempre stando alle sue spalle la penetrai completamente. Poi iniziai a stantuffare seguendo i gemiti di entrambi.
Le calze rimasero sulle gambe finché non caddero da sole sotto i colpi del nostro piacere.
Con una mano la sditalinavo davanti mentre dietro la coprivo come fossi in un animale in calore.
Lei portò indietro le braccia e mi appoggiò le sue mani sulle mie chiappe tirandomi verso di sé ad ogni colpo come a farmi capire che mi voleva tutto fino in fondo, tutto in modo profondo.

Il mio cazzo si scappellava ad ogni colpo all'interno dei suoi corpi cavernosi orma completamente dilatati e fradici di umori.
La vulva gonfia di piacere era diventata morbida ed ancora più carnosa mentre le grandi labbra rimanevano ormai aperte lasciando libero il clitoride voglioso.
Penetrarla era un piacere immenso: calda e molto più morbida ed aperta di quelle poche coetanee con cui avevo fatto sesso fino ad allora.
Fu in quel momento che uscendo da lei con il mio membro iniziai a scendere lungo la schiena con il mio viso. Lei, appena liberatasi dai miei colpi, appoggiò le mani a muro piastrellato della lavanderia. Alle mani quasi unite tra loro all'altezza del viso, vi appoggiò la faccia mentre in piedi alzò il sedere come una gattina in calore.


La scena era eccitantissima, vedevo solo la parte dietro di lei, i capelli biondi legati con una coda alta che ho sempre ritenuto un look di grande personalità.
Entrambi i polsi erano adornati con braccialetti d'argento che avevano tintinnato amplificando ogni porcata che avevamo fatto fino ad allora.
Iniziai a leccarle il collo scendendo poi lungo la schiena tonica e dritta. I fianchi stretti aprivano poi ad un sedere eccitantissimo, rotondo, come piace a me.
Le mie labbra e la mia lingua curiosa la stavano esplorando, sempre più in basso finché arrivai alle chiappe. Fu difficile resistere: il mio viso appoggiato, le mie mani che le palpavano finché, trasportato dall'eccitazione le aprii.
Lei teneva ancora più su il culetto facendomi capire di osare dolcemente...
Tenni le chiappe aperte con le mani mentre le mie labbra si avvicinano al quel pertugio proibito. Rotondo e lievemente profumato, iniziai ad appoggiarci la punta della lingua ruotando attorno.
La lingua si fece sempre più curiosa mentre contemporaneamente con una mano avevo raggiunto il clitoride. I suoi gemiti mi diedero il coraggio di osare ancora di più penetrandola con la lingua stessa nel suo ano voglioso. Non si ritrasse ma, anzi, iniziò a partecipare muovendo il bacino avanti ed indietro mentre la penetravo con la lingua.
Ad un certo punto si girò e guardandomi mi disse: sappi che non lo do spesso ma hai saputo eccitarmi e ti meriti una ricompensa. E poi sono convinta che non lo hai mai provato....
In realtà non avevo mai avuto rapporti anali con una donna ma in quel momento ero troppo orgoglioso per poterlo ammettere e risposi con un semplice: dici? Magari no....
Per farmi assaporare quell'esperienza però non vole qualcosa di frettoloso in lavanderia. Il momento doveva avere un qualcosa di quasi mistico, dove l'attesa era il piacere stesso.
In effetti se l'anale fosse come un rapporto vaginale, si perderebbe parte del gusto proibito.
Mi portò in camera e si sdraiò sul lettone quasi ranicchiata appoggiata su un lato, io la seguii mettendomi dietro in una posizione simile.
Lei mi mise una mano vicino alla bocca facendomi capire che dovevo riempirla di saliva e la portò al suo ano per lubrificarlo, poi prese la mia asta dura ed iniziò a puntare la cappella.
Faceva dei movimenti circolari allargandosi lo sfintere con il mio cazzo. Tutto era molto lento e intervallato da menti in cui mi diceva di spingere che non le facevo male.
A poco a poco riuscii a penetrarla, tutta, entrando fino alle palle. Ci volle molto tempo ma tutto fu ancora più eccitante.
Lei era sempre più calda ed io con lei. La fica sbrodolava mentre la sditalinavo e dolcemente mi muovevo nel suo culo dilatato. Che piacere immenso, un pertugio così piccolo e proibito, profanato dalla mia carne dura e vogliosa. Lei si sentiva un po' schiava sessuale e contemporaneamente padrona del gioco.
Dopo tutto quel lungo gioco e quei colpi lussuriosi, per me l'eccitazione era tale che non sarebbe mancato molto a finire ma lei mi chiese espressamente di non goderle dentro.
Guardandomi in modo ammiccante mi disse che aveva in mente di godere come adorava farlo quando era molto eccitata: ricoperta di sperma.
Si sdraiò a pancia sopra chiedendomi di salirle a cavalcioni sul torace per mettere in mio membro duro tra le sue tette accoglienti. Con la bocca mi lubrificò abbondantemente di saliva la cappella per poi stringere con le proprie mani i suoi seni fino a farmi scomparire in mezzo il mio cazzo.
Ed ora....divertiti cowboy, mi disse guardandomi. Iniziai a muovermi avanti ed indietro. Ad ogni colpo il mio pene si scappellava libero e vicino al suo viso per poi ritirarsi fra la carne soda delle sue mammelle tenute strizzate direttamente da lei. In questa posizione arrivai ad un magnifico orgasmo. Ansimai sempre più forte dando libero sfogo a una quantità abbondante di sperma caldo e profumato. Il piacere fu immenso al punto che gli ultimi colpi li feci ansimando sempre più ad alta voce. I sussulti e gli spasmi di piacere mi contraevano creando dei getti di sborra calda che le ricoprirono il collo ed il seno.
Fu a quel punto che lei mi fece capire di scendere con il mio viso in mezzo alle sue gambe per assaporare ciò che il suo pube aveva ancora da dare sessualmente.
Iniziai a lappare il clitoride con la lingua piatta, stando attento a deglutire di tanto in tanto per bere il nettare prodotto da tutto quel piacere. La vagina era talmente morbida e dilatata che le tre dita con cui la riempivo scivolavano facilmente all'interno.
Fu allora che con le dita dell'altra mano mi avvicinai al sedere e delicatamente le profani anche quello. Fu quasi una reazione istantanea, iniziò a contrarsi ed ansimando si alzò quasi a ponte con le gambe.
Gemeva e si muoveva sempre più forte mentre io continuavo a leccarle il clitoride muovendo le dita alternativamente per darle piacere sia davanti, sia dietro.
Iniziò a gridare sempre più forte lasciandosi andare in un orgasmo tanto profondo quanto liberatorio. Continuai a leccare finché non fu lei che chiuse le gambe muovendosi da un lato all'altro e diminuendo le grida di piacere che fino ad allora le uscivano spontanee
I gemiti divennero meno acuti e più cadenzati finché non passò direttamente ad una risata compiaciuta di piacere. Che orgasmo da paura che mi hai fatto provare, mi sussurò mentre cercava di riprendere il respiro normale. Il piacere fu così intenso che le dita delle sue mani e dei suoi piedi rimasero contratte finché l'aiutai a riaprirle.
Il letto sembrava un campo di battaglia e noi due gladiatori alla fine di un combattimento. Sfiniti e appagati iniziammo a limonare ed a farci le fusa prima di iniziare a ricomporci. La vita di tutti i giorni ci stava aspettando ed il tempo passato insieme era più di quello che avremmo potuto permetterci.
Così ci salutammo poco dopo. Il ricordo finale di quella splendida giornata fu il suo sorriso acqua e sapone che mi donò come ultima immagine sulla sua porta di casa.
Ancora adesso, quando penso al mio primo rapporto anale con una donna, non posso che pensare a quanto sia stato fortunato e a che serie di coincidenze abbiamo contribuito per fare realizzare un sogno del genere.
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