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Prime Esperienze

Piera, l'amica di famiglia


di ludo66
29.04.2013    |    32.175    |    4 9.5
"E poi a letto, sotto le lenzuola, immancabilmente mi masturbavo con la sua immagine impressa nella mia mente..."
E’ ormai da tempo che leggo i racconti erotici di questo sito ed ora ho deciso di provarmi nei panni dello scrittore. Ecco il mio primo racconto:

La nostra vicina di casa ha sempre attirato i miei pensieri erotici più audaci, fin da quando ero poco più di un adolescente e tantissime volte mi ero ritrovato in bagno a consumare la mia eccitazione in furiose manovre solitarie.
Ma facciamo un passo indietro.
Fin da piccolo ero stato attratto dai modi sensuali della signora Piera e visto che abitavamo a pochi isolati, capitava spesso che lei passasse a trovarci quando rientrava dal lavoro in quanto le nostre famiglie erano diventate molto amiche.
Anche la domenica spesso eravamo loro ospiti a pranzo o a cena nel grande salone della loro casa e io e mia sorella giocavamo con i loro figli anche se erano più piccoli di noi.
Crescendo ero sempre più interessato ai discorsi che i "grandi" facevano tra di loro, abbassando un po' la voce per non farsi sentire da noi bambini, e quando c'era la Piera l'argomento era sempre lo stesso: il sesso.
Avevo capito che la Piera era una donna che si dava da fare, a cui piacevano gli uomini e che nonostante non fosse una bellezza, piaceva molto agli uomini per quel suo modo di fare così sensuale e quell'alone di ambiguità che sempre l'accompagnava
Il marito poi, che lavorava nel mondo delle corse automobilistiche, era spesso fuori casa anche per delle settimane ed in quei periodi lei faceva stranamente orari impossibili e poi la sentivo raccontare sottovoce a mia madre cose che immaginavo molto audaci.
Tutto questo per spiegare che sono cresciuto col chiodo fisso della signora Piera.
Nelle domeniche a casa loro ad un certo punto sparivo e mi nascondevo nel loro bagno per rovistare nella biancheria sporca e sentire i profumi del suo intimo, per godere del contatto della sua biancheria con il mio sesso e consumarmi in roventi seghe.
Passa il tempo e mi ritrovo poco più che ventenne, la signora Piera aveva esattamente 20 anni più di me.
Siamo alla fine di luglio, e i miei insieme a mia sorella, sono in partenza per andare in montagna in Trentno dai nonni.
Io lavoravo e sarei rimasto a casa da solo ancora per una settimana e poi li avrei raggiunti.
Mia madre mi fa le solite raccomandazioni e mi chiede una cortesia, visto che ormai erano in partenza e non voleva ritardare ulteriormente, mi chiede di riconsegnare alla Piera, prima di andare in vacanza, un libro che l’amica le aveva prestato ma che voleva restituirle
Li per li non pensai alla cosa, ma nei giorni successivi questo pensiero divenne per me un incubo.
Alla sera prima di tornare a casa passavo con la macchina sotto casa sua e mi fermavo a guardare le luci accese alle finestre per poi immaginarmi tra le sue braccia a toccarla, baciarla , scoparla.
E poi a letto, sotto le lenzuola, immancabilmente mi masturbavo con la sua immagine impressa nella mia mente.
Non facevo altro che pensare a come avrei dovuto fare per trovare il coraggio per provarci con quella donna nei confronti della quale provavo ormai un’attrazione morbosa.
Non ce la facevo più
Un giorno in cui ero più eccitato del solito e dopo l’ennesima masturbazione solitaria con un perizoma che avevo rubato nella sua biancheria, mi feci coraggio e decisi che avrei giocato le mie carte.
Mentre tornavo dal lavoro l’avevo vista rientrare a casa e così tremante mi recai da lei..
Il tragitto seppur di pochi minuti mi sembrò lunghissimo e interminabile.
Finalmente mi trovai davanti al citofono di casa, le gambe mi tremavano e lo stomaco mi faceva male dalla tensione.
Suonai, mi rispose invitandomi a salire.
Mi aprì la porta di casa e complice il caldo di luglio era vestita in maniera molto leggera.
Si vedeva chiaramente che non indossava il reggiseno e i suoi seni disegnavano la loro forma sotto il cotone sottile della camicetta sormontati dai capezzoli che languidamente si mostravano al miei occhi protetti da quel leggero strato di stoffa.
“Ciao sei venuto a portarmi il libro che avevo prestato a tua madre, grazie, ma non restare sulla porta, entra!”
Averla così vicina, sentire il suo profumo mi mandava in estasi .
“Ciao Piera” fu l’unica cosa che seppi dire con un filo di voce.
Entrai e mi salutò salutò col classico bacio sulla guancia.
Quella vicinanza, quell’ odore di femmina che Piera emanava, il calore del suo corpo che sfiorai appena in quel fugace contatto, mi mandarono in paradiso, e mi ritrovai avvolto in un susseguirsi di sensazioni ed emozioni che allo stesso tempo mi davano un senso di stordimento e di euforia.
Mi staccai molto lentamente da lei che mi guardò in maniera strana forse per l’eccessivo trasporto con cui l’avevo saluta tata.
“Stavo preparando il caffè, mi fai compagnia? “ mi propose.
Io ormai ero imbarazzatissimo, non sapevo cosa fare, cosa dire.
“No dai vado ho tante cose da fare” mi sfuggì dalla bocca
“Sicuro? Dai facciamo quattro chiacchiere è tutta settimana che sono sola. Sai i ragazzi sono già in vacanza coi nonni e mio marito è sempre in giro per il mondo, meno male che lavoro anche se in ufficio da me non è certo un posto favoloso !”
Piera lavorava in un piccolo studio medico dove si occupava degli appuntamenti e delle varie pratiche.
Il suo titolare era un simpatico settantenne e anche i suoi clienti erano piuttosto attempati così che l’ambiente di lavoro non risultava certo essere dei più dinamici.
Parlammo del più e del meno e qualche minuto dopo fummo distratti dal gorgoglio del caffè che saliva nella caffettiera.
Nel frattempo ci eravamo accomodati in salotto, Piera si alzò sempre col suo fare elegante e sensuale e sparì dietro alla porta della cucina mentre continuava a raccontare non so cosa.
Io ricordo solo che quando ritornò con in mano il vassoio per offrirmi il caffè, riaverla così vicina, sentire il suo odore, sbirciare il suo seno nella scollatura mentre si chinava per porgermi la tazzina, mi diede un’altra fitta ai coglioni ed il mio cazzo s’irrigidì ancora di più tanto che facevo di tutto per nascondere il mio stato.
Piera si accorse, alzando lo sguardo, che mi ero perso nella scollatura abbondante della sua camicetta che non lasciava nulla o quasi all’immaginazione e istintivamente fece per coprirsi:
“scusa, ma con questo caldo il reggiseno non lo reggo proprio e appena entro in casa me lo tolgo”
“scusami tu Piera” balbettai arrossendo come un peperone e aggiunsi “ora e meglio che vada, devo proprio andare”
Mi alzai velocemente e mi diressi verso la porta.
“ok ti accompagno” fece lei e mi precedette nel breve corridoio.
“Allora grazie per la compagnia e magari ripassa a trovarmi” mi sorrise e mi porse la guancia per salutarmi.
Nuovamente mi avvicinai a lei e ancora fui assalito dal profumo della sua pelle, del suo corpo.
Non seppi resistere, indugia con le mie labbra sulla sua guancia e poi inizia a sfiorarla e baciarla sul collo mentre l’abbracciavo e la tenevo stretta a me.
Sentii il suo corpo irrigidirsi.
“Cosa fai” fu la sua reazione.
Le sussurrai nell’orecchio “Ti desidero, ti voglio da impazzire” mentre le mie mani si erano infilate sotto la camicetta e percorrevano la sua schiena calda e vellutata e intanto la stringevo a me per impedirle qualunque tentativo di divincolarsi.
“Ma cosa stai dicendo, sei impazzito?”
“Ti voglio da morire, non ce la faccio più, ti voglio da sempre, da tutta la vita” la incalzai.
La stringevo sempre più e Il contatto con il suo corpo mi restituiva il turgore dei suoi capezzoli sul mio petto.
“Dai lasciami, cosa fai, non esagerare”
“Ti voglio, ti voglio, sono pazzo di te, sei la donna più sensuale che esista, non faccio altro che pensarti, sognarti”
Le mie labbra sfiorarono le sue ed ebbi come la sensazione che le sua reazione fosse meno convinta.
Così mi feci più audace e presi a succhiare con avidità il lobo del suo orecchio e ad infilargli la lingua, mentre con le mani ero scivolato davanti ed ora accarezzavo i suoi capezzoli che erano incredibilmente duri ed appuntiti.
Rimase immobile per qualche secondo, ma questo contatto l’aveva colpita e il suo corpo si stava lasciando andare, lo sentivo perdere la sua rigidità.
A quel punto cercai le sue labbra, le forzai con la mia lingua e rispose al mio bacio languidamente aprendo le sue e spingendo la sua lingua nella mia bocca che avidamente baciava, succhiava, leccava il viso di quella femmina che così tanto desideravo.
In quella bocca mi sentivo sprofondare come in un vortice che ti avvolge, ti squassa, ti stordisce senza che tu possa reagire in alcun modo.
Mi sentivo rapito dal suo sapore, dalla sua saliva calda che spargeva sulle mie labbra, mi sembrava di rivivere il desiderio di tante notti solitarie in cui lei era solo un sogno
Eravamo ancora li in piedi in corridoio avvinghiati l’uno all’altra con le lingue che si intrecciavano, ma non avevo la forza di fare altro.
Stringevo il suo corpo al mio per godere di questo contatto e perché volevo sentisse la durezza del mio uccello che sfregava insistentemente sul suo ventre.
Il cazzo mi esplodeva nei pantaloni e fu a quel punto che Piera liberò una mano dal mio abbracciò e la portò ad accarezzare il mio rigonfiamento che premeva con insistenza sul suo corpo.
Fu un altro brivido indescrivibile ed una fitta di godimento mi attraversò da capo a piedi.
“Vieni, mettiamoci comodi” mi sussurrò
Piera con fare dolce ma deciso, si scostò da me, mi prese per mano e mi condusse nella sua stanza.
Io ero eccitatissimo, perso in uno stato di grande arrapamento e allo stesso tempo imbarazzato.
Lei allora mi fece sdraiare sul letto, mi spogliò baciandomi dappertutto e con estrema maestria indugiava sul mio corpo, leccandomi i capezzoli, scendendo sulla pancia, per poi passare all’interno delle mie cosce fino a quando, arrivata all’altezza dei boxer, inizio a leccare il mio cazzo da sopra la stoffa.
“Sei meravigliosa, sei stupenda, mi fai arrapare, prendimelo in bocca” la incitavo.
Mi spogliò del tutto e cominciò a baciarmi l’uccello, a leccarlo, a giocare con la lingua sulla cappella lucida e tesa dalla grande eccitazione.
Leccava tutta l’asta dalla base fino alla punta per poi ingoiarlo completamente spingendo con forza la sua bocca fino quasi a toccare il mio inguine.
Mi sembrava di svenire, lei si muoveva con lentezza, inginocchiata sul letto, con il mio cazzo tra le labbra e con una mano che mi massaggiava i coglioni.
Poi con la lingua scese lungo lo scroto, lo baciò, leccò ed ingoiò le palle per poi tornare a occuparsi del mio uccello.
Quella situazione era incredibile ed io ero immobilizzato in un godimento devastante.
La lasciai fare, i suoi movimenti dolci ma sicuri e decisi erano li per farmi provare sensazioni indescrivibili.
Ad un certo punto si alza, si sfila la gonna,poi le mutande, mi guarda negli occhi e con la sua solita impareggiabile sensualità allarga le gambe e si avvicina al mio uccello per cavalcarmi
Allungo la mano per toccargli la figa che è bollente, coperta da un cespuglio di peluria incredibilmente folta.
Mi faccio largo con l dita che finalmente entrano in quella dolce bollente profondità, prima uno, poi due. Piera è fradicia, si abbandona alle mie carezze e con gli occhi socchiusi inizia a muoversi lentamente sulla mia mano.
Va avanti così per qualche minuto, poi si ferma, riapre gli occhi e si allunga per baciarmi.
Questa volta il bacio è infuocato, intanto mi sfila la mano dalla figa e si muove sul mio cazzo.
“Ti voglio dentro di me” mi sussurra all’orecchio e intanto si solleva sopra di me e si infila sul cazzo che scivola dentro di lei
Ricordo ancora quella sensazione di estasi che si impadronì di me.
Lei si muoveva piano ma si assestava ben bene il cazzo nella figa, allargandosi il più possibile per riceverlo fino nel profondo delle viscere.
I suoi gemiti mi davano il senso del suo godimento, mentre io a quel punto, preso da quella situazione estremamente eccitante e dalla visione dei suoi seni che rimbalzavano sul suo petto, cominciai a spingere come un forsennato, facendola sobbalzare ad ogni colpo.
La sua figa intanto mi riversava addosso il nettare che copioso colava sul mio sesso
Non resistetti a lungo e ben presto Piera capì che stavo per arrivare all’orgasmo.
Lei non si scompose, contnuò a cavalcarmi e ad assecondare i miei colpi mentre ad occhi chiusi si mordeva le labbra e con la mano si martoriava un capezzolo, anche lei prigioniera del piacere del momento.
Venni dentro di lei e mi sembrava di non fermarmi più, i fiotti si susseguivano e sentivo il mio cazzo immerso in un liquame viscido e bollente che mi dava un senso di grande benessere, di stare bene.
Esaurita la foga lei si accasciò su di me, senza sfilarsi il cazzo, mi baciò, mi accarezzò, con la lingua disegnava sul mio torace e sui miei capezzoli ghirigori che mi mandavano in estasi.
Poco dopo si alzò, si mise qualcosa tra le gambe per tamponare la grande quantità di umori che fuoriuscivano dal suo splendido sesso, si avvicinò al mio uccello con le labbra e con fare amorevole, lo baciò, lo accarezzò e lo coccolò.
Non c’era bisogno di parole, tutti e due eravamo a disagio ma allo stesso tempo felici di quello che era successo.
Lei si allontanò per andare in bagno, io mi alzai, mi vestii velocemente e me ne andai senza dire niente
Ancora non lo sapevo, ma avrei goduto ancora molte volte del suo corpo, e quella donna mi avrebbe fatto vivere ancora grandi emozioni.

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