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Prime Esperienze

"Capelli legati= ci darà dentro"


di MarsyNfreddy
06.02.2024    |    4.867    |    4 9.5
"Prendo la tazzina, mezzo cucchiaino di zucchero perché al capo piace così e gliela passo..."


"Mi sembro una bambina vestita da donna adulta! come se mi ci fossi tuffata nella camicia" guardai disperata mia madre che come ogni giorno, si preparava ad ascoltare il mio solito monologo che come ogni volta nasceva dal ricco bagaglio di autostima che mi porto dietro.
Un bagaglio che diventa pesante ogni volta che mi appresto a fare qualcosa dove la mia figura deve essere impattante.
Ma non sono un persona adatta alla maschera del Leone, non mi riesce proprio ed è per questo che magicamente, il bagaglio si trasforma in uno specchio capace di creare figure di me, sicuramente non congrue con la realtà.
Avevo un colloquio da segretaria quel giorno e già da come avevo indossato quella camicia, non mi sentivo per nulla all' altezza.
Nell'abbottonarla non avevo fatto nessun tipo di sforzo a frenare la prorompenza di un seno e lungo il punto vita, non stringeva al punto da fare aperitivo con i miei fianchi. La linea del collo non sfociava in un incavo nel quale immaginare la miriade di oggetti con i quali farci centro e le mie spalle, invece di essere aperte in modo sensuale, erano chiuse in se, donando un effetto goffo alle mie braccia.
Dovevo prendere i mezzi e pensare di mettere i tacchi non mi avrebbe aiutato quantomeno con la puntualità, quindi sotto ad una gonna a scacchi azzurra, iniziò l'odissea delle scarpe.
Uno scarponcino comodo ma molto vecchio, seppur carino o uno stivale aderente che finiva in punta, forse più elegante ma meno comodo. Nulla di che ma se dovessi dare un voto comodità, arriverebbe dopo lo scarponcino.
Rinuncio alla comodità perché lo stivale a punta aveva un minimo di tacco che camminando faceva quel rumore deciso e avevo bisogno almeno di farmi sentire.
Okay lo ammetto, sono timida e insicura ma amo gli occhi su di me, essere l'oggetto del desiderio. Mi piace sentire vibrare la tua voce, quando tra le corde soffia il vento della perversione...mi dà l'idea che nel lasciarsi andare, ci sia il rischio di perdere anche litri di saliva. Allora chiudi quella bocca, maiale.
Lo so' che non vuoi sapere delle mie precedenti esperienze lavorative ma solo se te la darò oggi o la seconda volta che mi chiamerai per prendere dei fascicoli da visionare e mandare a X.

"Però se posso permettermi, io me li legherei i capelli. Farei una bella coda alta, così dai l'impressione di essere una sveglia, già pronta a fare le tue cose...i capelli così lunghi davanti non scoprono il viso e le intenzioni"
Mia madre mi sollevò da quel pensiero così spinto ma forse mi diede anche un' ottima idea non molto lontana da quello che già avevo in testa.
Non mi piaccio con la coda ma è vero, scopre le carte in gioco.
E nessuno vorrebbe mai ritrovarsi i capelli in bocca durante un pompino.
Si, io già mi immaginavo nello studio di non so' chi, alle h 8.00 del mattino, puntuale nelle mia gonna e nei miei collant.
"Marlena, puoi venire nel mio studio, è ora della colazione"
Nel pensare a quella frase, sentii un bruciore nella parte bassa dell' addome che in pochi secondi si trasformò in una piacevole umidità lungo la stoffa delle mie mutandine.
Eccitata avrei percorso il corridoio, sotto lo sguardo di tutti e fiera avrei bussato a quella porta alla quale, se avessi potuto, sarei arrivata gattonando come una gatta in calore.
La porta si sarebbe chiusa perfettamente due stacchi di coscia dopo il mio arrivo e mi sarei fermata in piedi davanti alla sua scrivania.

Seduto davanti a me a gambe aperte e con una visibile erezione. Entrambi sappiamo di quale colazione stiamo parlando ma sulla scrivania ci sono due tazzine.
Prendo la tazzina, mezzo cucchiaino di zucchero perché al capo piace così e gliela passo.
"Non vedevo l'ora di iniziare questa giornata"
Mi lancia quella frase a tempo con lo sbottonarsi dei pantaloni e l'uscita plateale del cazzo.
Non mi resta che chinarmi e affondare le labbra su una parte della mia colazione. Lungo le venature di quel cazzo che sapeva di mattina e di amore per il proprio lavoro. E ci credo. Succhio la cappella e divoro velocemente l'asta mentre la mia lingua si dimena per fare un lavoro veloce e pulito. Ci sarà tempo per le cose lunghe.
Mi guarda fisso come si guarda una rarità e questo mi motiva a fare sempre meglio a fargli capire quanto lo voglio mentre affondo le unghie nelle sue cosce spalancate che si muovono verso l:alto per menarmi meglio la bocca.
È arrivato il momento in cui il suo sguardo si fa perso e le mani finiscono sulla mia testa. Eccolo che mi fa sentire quanto vale e quanto valgo lì sotto di lui.
Affannato mi spinge giù mentre qualcosa sale e si fa strada nella mia bocca. Ma non devo ingoiare.
Prendo la mia tazzina, ne sputo un po' dentro e bevo anche io il mio caffè.

"Ottimo, i capelli legati, pronta a darci dentro"

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