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Io vorrei, non vorrei, ma...


di Esseci2000
04.07.2023    |    665    |    8 9.6
"Federico inizia a succhiarle i capezzoli..."
Paola si sta truccando leggermente gli occhi perché fra poco esce. Ha indossato un vestitino di jeans che le arriva appena sopra il ginocchio. Non ha messo il reggiseno, e non c'è nulla da stupirsi: fa caldo e il reggiseno le dà fastidio, e poi odia che si veda la bretellina dal vestito che, da solo, basta a sostenere adeguatamente il suo seno, rotondo ma non eccessivamente grande. Ma c'è anche che fra poco uscirà per incontrarsi con Federico ed essere senza reggiseno le fa sentire addosso quel pizzico di malizia che per quell'incontro è proprio quello che ci vuole; è per lo stesso motivo che indossa un perizoma a fiori: un po' piccante e un po' scemo.
È sposata, Paola, e ha due figli. È sposata però con Marco e non con Federico.

Andiamo con ordine: Federico è un suo ex, anche se "ex", per quella che era stata la storia con lui, è forse un po' esagerato. Era stata una storia durata solo il tempo dell’estate della maturità, cominciata per caso e che aveva da subito il sapore del gioco e della distrazione. Paola, che era stata da poco lasciata da Tommaso, aveva accettato le attenzioni di Federico, belloccio, stessa età di Paola, stessa scuola ma altra classe, senza opporre molta resistenza. Trovarsi a fare l’amore con lui durante i pomeriggi di studio si era rivelato un buon modo sia per non pensare più a Tommaso sia per eliminare l’ansia dell’esame che si avvicinava.
Federico dal canto suo non aveva mai lasciato intendere di voler andare oltre questo, e così, iniziata l’università in due città diverse, i due si erano serenamente persi di vista, dopo qualche maldestro tentativo di mantenere viva la storia.

Due mesi fa si sono reincontrati sui social. Anche lui era sposato e aveva un figlio, faceva il rappresentate di materiale per ufficio e viveva sempre fuori Regione; lei sposata, due figli, insegnante, sempre in città, ma un po' più in periferia. Non avevano grandi ricordi assieme, per cui fu inevitabile ripensare all’estate assieme.
“Mi piacevi un sacco sai?” aveva scritto Federico. “Ci sono stato male quando ci siamo lasciati. Ti ho desiderata ancora per mesi dopo.”.
“Davvero? Mi spiace: non mi sono accorta che ci tenessi così tanto!”
“Scherzi? Mi piacevi da anni! Eri bellissima e piacevi a tutti! Non mi sembrava vero che avessi deciso di stare con me…”
Non c’era amarezza in quei ricordi: erano passati quasi vent’anni dalla maturità. C’era però tenerezza e anche comprensione per quella ragazza che a meno di diciannove anni non era stata sensibile come lei ora pensava di essere.
“Ma dalle foto sul tuo profilo, mi pare di capire tu sia ancora molto desiderabile!”
Era parecchio tempo che non pensava a sé come a una "desiderabile". Non che fosse meno graziosa di una volta, ma la vita di tutti i giorni l'aveva portata a fare attenzione a ben altre cose: il lavoro, i figli, il mutuo, la casa... Pensava che il rendersi desiderabile, il gusto di essere un po' civettuola, fosse ormai patetico,che appartenesse ad una stagione conclusa. Per questo le venne un po’ da ridere.
Chattare con lui era divertente, andando oltre i ricordi e aggiungendo considerazioni sugli argomenti più diversi: politica, figli, salute, religione, motivi dell’esistenza… Era incredibile: quando stavano assieme non avevano assolutamente così tante cose da dirsi.
E così scriversi, fosse anche solo “buongiorno”, tutti i giorni diventò in pochissimo tempo una cosa normale; e normale sembrò, dopo un paio di settimane, anche accennare a qualche ricordo di letto. Lei si era trovata a parlarne volentieri con un certo garbo malizioso. Però, con una progressione discreta, quasi in punta di piedi, con il passare dei giorni gli scambi di erano fatti sempre più frequenti e i particolari dei ricordi sempre più piccanti e lentamente avevano finito per includere particolari decisamente espliciti. E le accadeva spesso durante la giornata di ripensarci. E di osservarsi. E di aspettare, con impazienza, il prossimo scambio di messaggi.
Dai ricordi erano passati alle fantasie e fantasie sempre più intime e poi sempre più spinte. E la gratificazione di essere desiderata si era evoluta nel piacere di essere eccitante.
Questa storia dei messaggi continua ancora. Lei si sente in colpa appena un po' nei confronti di suo marito: in fondo anche lui si guarda i video porno e non c'è poi tutta 'sta differenza, dice a sé stessa. E poi, a ben guardare, che male fa? Se c'è uno che ci guadagna da quella situazione è proprio suo marito. Grazie a quel "gioco" con Federico lei ha, per così dire, sempre il motore acceso e i rapporti sessuali fra di loro hanno subito un incremento a tre cifre percentuali. Sembra di essere tornati ai primi mesi insieme! E ha anche più cura di sé: si cura le ciglia, si depila, compra vestiti carini. Ha anche deciso di depilarsi completamente il pube. Stando così le cose, suo marito non si lamenta di certo. Si complimenta ed è felice. A dire il vero è un sacco che lei e Marco non stanno così bene assieme. E i suoi rapporti con Marco sono il carburante per i futuri incontri virtuali con Federico; ha l’impressione che si sia innescato un ottimo circolo virtuoso: più Federico si eccita, più si eccita lei, più si eccita lei e più disinibita è a letto con il marito, e più disinibita è lei, più piccante è il racconto da servire a Federico, il quale più è piccante il racconto, più si eccita...
Ed è anche sicuro per quanto riguarda il pericolo del tradimento vero e proprio: vivono a trecento chilometri di distanza e anche lui è sposato e possono essere sfrenati e disinibiti, senza nessun rischio che le fantasie si trasformino in realtà. Poter essere così lasciva senza, in sostanza, tradire il marito! È la ricetta perfetta!

Dieci giorni fa mentre usciva dalla doccia ha sentito squillare il cellulare. Era Federico, era il momento del gioco. La chat era diventata subito rovente e, visto che in casa non c'era nessuno, Paola non si è lasciata sfuggire l'occasione di raccontare che aveva addosso solo un asciugamano. E le è venuta un'idea: farsi vedere in videochiamata così com'era, solo con l'asciugamano e poi, tenendo la telecamera solo sul viso, toglierlo. Chissà che botto avrebbe tirato Federico!

“Ci vediamo su Skype?”
“Che figata! Magari! Ma fra poco devo uscire! Ma resisti così! Fra un'ora e mezza sono davanti al PC e a ufficio vuoto! Eh? Che ne dici!?”
“Figurati! Un'ora e mezza! Faremo un'altra volta... “

Era delusa. Le sarebbe piaciuto fargli tirare la gola a quel modo. Si era tolta l'asciugamano che le avvolgeva i capelli e aveva constatato che stava bene con i capelli bagnati, un po' mossi e spettinati. Che peccato non poter parlare su Skype. Si immaginava la conversazione. Lui si sarebbe masturbato? Sicuramente. Magari non lo avrebbe fatto vedere...O forse sì? Nel frattempo si era tolta anche l'asciugamano ed era rimasta nuda davanti allo specchio. Si sarebbe fatta vedere così, completamente nuda, a Federico? Probabilmente no. Ma chissà... Facendosi tutte queste domande si era distesa sul letto, nella penombra della camera. Faceva caldo, la persiana era abbassata e la finestra aperta. Dai buchetti della persiana vedeva le sagome delle persone che passavano lungo il marciapiede e degli operai che stavano sostituendo le finestre dell'appartamento a fianco al suo. Che turbamento dolce sentirsi così nuda, e separata dalla gente in strada solo dalla persiana. Si ritrovò a toccarsi, senza deciderlo, senza pensarci; non lo faceva da quando era ragazzina! Nella sua mente si alternavano la scena di lei nuda su Skype con Federico, a volti anonimi, sfuggenti, di quelli che immaginava fossero degli operai fuori. Cominciò anche a gemere. Forse gli operai la sentivano. Anzi sicuramente! Quanto saranno stati eccitati? Il cuore le batteva fortissimo. Venne dopo pochi minuti. Era completamente sudata. Si mise a ridere e tornò subito sotto la doccia. Questa l'avrebbe raccontata a Federico. E forse anche a Marco!
Un'ora e mezza dopo Federico l'aveva cercata, ma ormai i bimbi erano a casa e perciò lo scambio di messaggi fu decisamente garbato e pacato. Ma fu sufficiente ad accelerarle il battito cardiaco: Federico sarebbe venuto in città dieci giorni dopo; doveva vedere sua madre e ne approfittava per andare da un cliente. Aveva tempo per un caffè? Certamente! Era perfetto! Quel giorno i bimbi sarebbero stati dalla nonna al mare e suo marito, come ogni giorno del resto, sarebbe rientrato tardi.
La turbava l'idea di incontrarlo dal vivo dopo tanti anni, ma si trattava solo di un caffè, in un bar e di pomeriggio. Non ci sarebbe stato alcun rischio di cadere in tentazione. Ciò non toglie che poteva essere divertente. Ma sì! Che figata incontrarlo!
Ed è proprio a quell'appuntamento che ora sta andando ora, mentre sta finendo di prepararsi.

Paola si è messa un paio di sandaletti con la fibbietta sulla caviglia e con un po’ di tacco (al tempo stesso sexy ed austeri, avrebbe detto Edoardo Bennato), ha preso la borsetta, è uscita e ora sta salendo in macchina. L'appuntamento è al chioschetto del parco, ma a quello del quartiere nuovo in periferia ovest: non le va di incontrare gente che conosce in centro città. Sono le prime ore del pomeriggio, il caldo è soffocante e in città non gira nessuno. Chi non lavora o se ne sta sprangato in casa o è andato al mare. Arriva al parcheggio del parco e imbocca il sentiero che porta al chiosco. Il parco è proprio carino: è in pratica un boschetto di pini marittimi, con degli spiazzi qua e là dove sono sistemati giochi per bambini. C'è anche un percorso ginnico e parecchie panchine. È un parco bello grande. E anche deserto: non c'è anima viva.
Arriva al chioschetto e Federico è già lì. C'è solo lui, seduto ad un tavolino rotondo e bianco. Si salutano e si baciano sulla guancia. Convenevoli: ti vedo bene! Eh già, ho un po' meno capelli... E poi un momento di imbarazzo mentre si siedono. Il barista se ne sta dentro al chiosco con il ventilatore e non si sogna nemmeno di uscire. Federico va ad ordinare due caffè freddi.
Ritorna con le tazzine di plastica in mano. Federico ha una voglia matta di riprendere i toni delle loro chat, ma incontrarsi di persona è decisamente diverso. Attacca qualche discorso vagamente allusivo, ma non riesce a condurlo dove vuole lui. E allora, con un pizzico di frustrazione, guarda Paola e si lancia: ”Sarei proprio curioso di vedere che mutandine porti!”
Che uscita grossolana! Paola si sente offesa e imbarazzata. Una cosa è scriversi porcate al telefono, un'altra cosa sentirsele dire in faccia! Non è mica la sua spogliarellista!? E così se ne esce, seria e secca: “Mutande bianche. Anonime.” Il suo tono lascia trasparire il suo disagio e ha subito un effetto castrante. Federico è imbarazzato e si sente un imbecille. Cercano degli argomenti comuni e finiscono per parlare di Gianni che abita ancora in città, di Marta che non sta più con Andrea, Antonella la senti ancora...
Ci sono parecchi attimi di silenzio. Federico ormai non si avvicina nemmeno ad argomenti sexy dopo la stangata di Paola. Entrambi si aspettano che l'altro si alzi e se ne vada. Che delusione! “Ma forse è meglio così - pensa Paola – che mi ero messa in testa?“.
Federico non sa che fare per recuperare la figuraccia. È agitato e non riesce ad organizzare i pensieri. Ma non si dà per vinto; ci teneva a quell’incontro e non vuole che si rovini l’amicizia con Paola e vuole riguadagnarne la stima. Almeno che sia un pomeriggio piacevole, se non di provocazioni! Decide che beve qualcos'altro. Vuole anche lei? “Ma sì: un tè freddo e poi devo proprio andare…”. Bisogna farla corta, pensa, tornare a casa e cancellare tutto.
Federico è al banco. Il barista è al telefono. Passano istanti di silenzio.
Non è meglio così per nulla! Che palle! Il “gioco” e tutto il corollario le piacciono e le dispiace sprecare quell'incontro e rovinare sicuramente anche gli incontri in chat! Ci ha preso troppo gusto a sentirsi desiderata ed eccitante e di troncare il “gioco” non ha proprio voglia. E così, mentre Federico le dà le spalle, si solleva leggermente dalla sedia, si alza il vestito e si abbassa le mutandine fin sotto il ginocchio; chiude le gambe e si risiede appena si accorge che Federico si sta girando. Lui torna subito dopo con le bibite, senza essersi accorto di nulla; si siede e sorride. Paola sorride e ringrazia. Inizia a sorseggiare il te e poi fa cadere la cannuccia a terra. Si abbassa per prenderla e si toglie del tutto le mutandine; si rialza sorridendo, tenendole in un pugno. Poi le afferra con due dita e le sventola, sempre sorridendo, per un breve istante. Lui non capisce bene e a lei viene da ridere. “Non volevi vedere le mie mutandine?” Lui sgrana gli occhi e lei, un po' imbarazzata, mordendosi le labbra, gliele fa vedere, tenendole basse, a lato del tavolino (anche se il barista continua a farsi gli affari suoi). Lui osserva muto le mutandine e poi sorride! Finalmente! Meno male! “Non sono quelle che hai addosso!” dice con fare beffardo. Lei lo guarda con aria di sfida e fa palesemente cadere la cannuccia. Lui capisce. Si abbassa e lei apre le gambe quel tanto che basta per capire che di mutandine non ne porta affatto. Solo per un istante però, poi richiude le gambe e le accavalla. Lui è eccitatissimo. In realtà lo è anche lei, ma sono arrivati al limite invalicabile. “Forse - pensa lei - posso osare ancora un po’…” e rincarara la dose: “Addosso ho solo questo vestitino. Solo questo e basta!” Ride di gusto a vederlo così arrapato. Lui non sa cosa fare: vuole assecondare la piega decisamente piccante che hanno preso gli eventi ma ha paura di fare altre gaffes, e ora, se dovesse rovinare tutto, si sentirebbe un idiota infinito. Si limita a fare battute e a simulare goffi tentativi di infilarsi di nuovo sotto il tavolino, cercando di essere spiritoso. Sono entrambi agitati e ridono un po' istericamente e il barista sembra essersi accorto di loro: ora li guarda spesso, facendo finta di guardare il cellulare. Evidentemente non sono così discreti come credevano. Decidono di andare via. Lei mette le mutandine nella borsetta e si avviano su uno dei tanti sentieri del parco.
Lui decide di insistere: non può e non riesce a fare altro, perché la visione da sotto il tavolo gli si è stampata nel cervello! “Dai! Non ho visto niente!” insiste. Lei non ne vuole sapere. Cioè, vorrebbe da matti, ma non vuole correre rischi che si vada oltre la provocazione. Ma poi decide per un compromesso. “OK, ma tu te ne stai lì, addosso all'albero. Io vado di là.” Paola si appoggia ad un altro albero, a circa tre metri da lui. È eccitatissima, ma sa che non può lasciarsi andare. Ma è il gioco! Non è nulla di compromettente! Gliela farà vedere un attimo e poi finita lì! Del resto era tranquillamente nuda anche in spiaggia in Croazia a giugno! Che differenza ci sarà mai?! Con questi pensieri si prende il bordo del vestito e lo solleva piano. Guarda il viso di Federico sorridendo, con un'espressione di gioia e di sfida, lasciando agli occhi di lui le cosce e il sesso, completamente glabro.
Lui è fuori giri. Sorride radioso e inizia ad avvicinarsi. No, deve rimanere dov'è! “Stai dove sei!” gli intima. Ma non è credibile, anche se ha lasciato di nuovo cadere il bordo del vestito. Non è credibile perché il tono della voce la tradisce. E poi perché lei lo sta aspettando: non si scansa dall'albero. “Non eravamo d'accordo così!” dice. Forse lo dice a se stessa. Sta mentendo e lo sa. Lo sapeva che sarebbe finita così. Lo sapeva da quando aveva messo quelle mutandine; anzi, lo sapeva da quando aveva accettato quell'appuntamento. Lo sapeva quando era andata a farsi depilare solo tre giorni fa. Tre giorni è il tempo perfetto: non c'è ancora nessuna ricrescita e non c'è più il rossore degli strappi della ceretta. Lo sapeva e basta. Tenta ancora una volta di sottrarsi dalla sua voglia, ma non riesce a richiamare alla mente il viso di Marco né dei suoi figli. Anzi: la sua mente è già proiettata verso quello che sta per accadere. “Dai no!”. È l'ultima cosa che riesce a dire, con un tono per nulla credibile, prima che lui, oramai inginocchiato ai suoi piedi inizi a sollevare il vestito. “Scusami, ma da laggiù non vedevo mica bene!” Lui fa lo spiritoso e lei sorride. Dal sorriso però le sue labbra passano ad una espressione seria, quasi spaventata: sporgono leggermente in avanti, sono leggermente aperte. Sta ansimando: Federico ha incominciato a baciarle le cosce, le ha baciato i fianchi ed il bacino e si sta avvicinando al pube. Sente le sue labbra umide sulla pelle lasciata nuda dall'estetista. Istintivamente allarga ancora un po' le gambe. Le piega leggermente. Contrae un po' i glutei e offre la sua vagina alla bocca di Federico. E sente la lingua di lui che, morbida, ci passa sopra. Comincia a leccare Paola, delicato, lungo tutte le labbra della vagina. Paola ora sente la lingua sulla clitoride e ha un primo fremito. Respira affannosamente,le sfuggono dei mugolii. La sua voglia ormai è incontrollabile. Non c'è più nulla che la possa frenare. E così non oppone nessuna resistenza quando lui si alza, la prende per mano e si avvicina ad una panchina. Si slaccia i bermuda e li abbassa assieme alle mutande. Ovviamente è in piena erezione. Lei lo guarda. Non sorride più. È serio e pare concentrato. Ma respira velocemente. È bello, molto di più di quanto si ricordasse. Lo desidera da morire.
Federico si siede sul limite della panchina. Paola si avvicina e si siede sulle sue gambe. Vuole fargli sentire che la sua vagina è umida e si struscia sulle sue gambe. Vuole sentire Federico dentro di sé. Vuole sentire un pene dentro di sé. Sono più di dieci anni che non ha un pene diverso da quello di Marco. Anzi, sono più di dieci anni che non ha un altro cazzo in figa che non sia quello di Marco. Pensa proprio così, in questi termini. E, pensandosi così volgare, si eccita ancora di più. Si alza in piedi e poi si siede sopra Federico, facendo passare i piedi fra lo schienale della panchina e la seduta. Da dietro la schiena prende il mano il pene e lo sente duro, teso, pulsante. Al contatto con la mano, lui si lascia sfuggire una specie di rantolo.
Se lo infila. Appena lo sente dentro ha un leggero capogiro. Le viene in mente che sta tradendo suo marito, anzi si sta facendo sbattere da un altro, si sta facendo scopare al parco di pomeriggio! E viene ancora una volta.
Non ha bisogno di andarci piano: oramai è pronta ad accoglierlo completamente e così fa sparire il pene completamente dentro di sè, ci si siede sopra. Lui rantola ancora e anche lei si è lasciata sfuggire un gridolino. La sua mente è annebbiata. È lì e ora. Ha solo voglia di farsi scopare.
Federico le afferra il vestito. Lei alza le mani, arrendevole, e si lascia sfilare tutto il vestito dalla testa. Ora è nuda: indosso ha ormai soltanto i sandaletti con la fibbia.
Lui comincia a muoversi piano. Lei gli prende la testa e vuole baciarlo. Gli solleva il viso. Ha la bocca spalancata e ha quasi il fiatone. È sudato e ha gli occhi spalancati. La sta guardando.
Ma c'è qualche cosa che non va. Non vuole vedere quel volto davanti a sè. Non era da Federico che voleva farsi scopare, si rende conto. Non da lui in particolare. Vorrebbe che davanti a sè ci fosse un viso vago, sfuggente; vorrebbe che il viso fosse uno di quei volti senza fisionomia che immaginava qualche giorno fa fossero quelli degli operai fuori casa sua. Perché non è di un uomo diverso da Marco che ha bisogno, ma di sentirsi libera, di provare il sesso senza regole, senza vincoli, senza tabù. Di fare sesso e basta. Di farsi scopare come un oggetto e di scopare un oggetto.
Accompagna allora il viso di Federico sul seno. Federico inizia a succhiarle i capezzoli. Lo fa piano. Glieli mordicchia leggermente, mentre si muove ritmicamente dentro di lei. Lei si fa un po' più avanti con il busto e lascia che le sue tette riempiano la bocca di Federico. Chiude gli occhi e si afferra allo schienale della panchina. È nuda. E si sta facendo scopare. Comincia a muoversi anche lei, contraendo a ritmo i muscoli della vagina. Si muove più velocemente e lui la asseconda. Accelerano. Lui le appoggia un dito sull'ano e preme leggermente. Di solito quando lo fa Marco non le piace molto, ma ora la fa sentire trasgressiva e le piace un casino. In lei la foga monta e anche in lui, che ora accompagna i respiri con una specie di grugnito. Il ritmo aumenta ancora. È quasi frenetico. Sente che il cazzo di Federico pulsa. Sente che lui sta per venire. E allora accelera ancora. Sente lo sperma che la riempie ed immediatamente si siede in modo da sentire il pene il più in profondità possibile. Lo sente schizzare parecchie volte. In un attimo i pensieri cominciano a correrle in testa talmente veloci da sovrapporsi: immagini, volti, frasi le attraversano la testa contemporaneamente. Visioni, suoni, fuori dal tempo. Non è da nessuna parte. Tutto questo succede in un attimo, nello stesso attimo in cui le si contraggono i muscoli delle cosce, dei glutei, delle braccia, del viso. Sta tremando. La luce per un attimo scompare e la testa si svuota, lasciandole briciole di pensieri che si combinano in un modo assurdo, come in un sogno. Urla. Anzi, crede di urlare: non sta respirando e dalle sue labbra tese in avanti riesce ad uscire un suono simile ad un lamento sottovoce.
Probabilmente non ha mai avuto un orgasmo più violento.
I muscoli si rilasciano improvvisamente. Torna la luce. Torna silenzio. Si sentono le cicale e il tamburare del cuore, che le fa singhiozzare il respiro. E un leggero sibilo nelle orecchie. Ha il fiatone. Anche Federico sotto di lei ha il fiatone. Nessuno dei due riesce a parlare. Sono fradici di sudore. La testa è completamente vuota. Si sente come appena sveglia.
“Che scopata! Mamma mia che scopata!”
Lui rompe il silenzio nel peggiore dei modi. Ogni incantesimo è dissolto e lei, che ora si vergogna di essere nuda in un parco per bambini, vorrebbe che sparisse. Vorrebbe non aver tradito Marco, il cui viso ora fa capolino. Fa uno sforzo per rispondere all'uscita di Federico con un sorriso stentato, di cortesia.
Si alza e toglie il pene da dentro di sé. Prende un fazzoletto e asciuga lo sperma che sente sul punto di colare. Si rimette subito il vestito e le mutandine.
“Senti, ora devo andare!”
“Ok. Se vuoi io sono a casa di mia madre fino a domani pomeriggio, e se ti va...”
“Ah! Bene! Caso mai ti chiamo.”.
Un bacio al volo sulla guancia, come quando si sono incontrati circa un ora e mezza fa. E poi in macchina, quasi correndo. Il pensiero di aver tradito Marco la fa sentire terribilmente in colpa, ma anche la eccita ancora, e da morire. È in confusione. Fra quattro ore Marco torna dal lavoro. Non vuole vederlo. Non vuole vedere né lui né Federico. Oppure sì? Chi vuole vedere? Vuole vederli tutti e due? Forse con Marco ne dovrebbe parlare. Ma che idee assurde!
Prende in mano il telefono e fa un numero.
“Pronto?”
“Ciao Simona. Sono Paola. Mi sa che ho fatto un casino...”.



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