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Il compagno di banco (parte 2)


di stellarossa86
13.02.2024    |    2.663    |    4 9.9
"Per me, quello era il vero cazzo di un uomo..."
"Allora, Gaetà, ti aspetto oggi a casa mia?", gli dissi quando suonò la campanella di fine giornata.
"Sì", disse un po’ incerto. "Però, sicuro che non ci sta nessuno a casa tua?"
"Te l'ho detto. Non ci sta nessuno. Vieni verso le 6 così ho il tempo di preparmi per bene. Mi ci vuole un po’ di tempo".
"Va bene, va bene. Allora a dopo"

Tornai a casa con un'agitazione evidente. Avevo tantissimi pensieri in testa. La delusione di essere stato scoperto dai miei compagni di classe che mi prendevano in giro di nascosto; la contentezza di aver fatto finalmente uscire una parte di me; e la più grande eccitazione nel pensare che avrei avuto la mia prima esperienza con un uomo e quell'uomo era proprio il mio sogno erotico più grande.
Arrivato a casa, non riuscii nemmeno a mangiare tanta era l'agitazione. Erano le due. Avevo quattro ore per diventare la ragazza della foto che aveva fatto eccitare Gaetano. Cominciai depilandomi dovunque. Avevo già pochi peli di mio e mi ero già depilato qualche giorno prima, ma volevo essere quanto più liscio possibile per Gaetano. Mi lavai usando tutti i prodotti di mia madre e mia sorella per avere un chiaro profumo femminile. Dopodiché mi misi all'opera con il trucco. Oramai ero diventato molto bravo a truccarmi. Seguivo tantissimi tutorial online e a ogni occasione buona ne approfittavo per migliorare la mia abilità. Decisi di provare uno stile più delicato ma pur sempre con un rossetto rosso visto che Gaetano lo aveva apprezzato. Mi misi così a scegliere come presentarmi. Io e mia sorella avevamo una fisicità molto simile e io adoravo indossare le sue cose e vedere come stavano su di me. Se qualcosa mi piaceva particolarmente, correvo a comprarlo di nascosto, cercando di metterlo in un posti in cui nessuno avrebbe controllato. Cominciai dall'intimo. Scelsi un perizoma sgambato di pizzo nero con il reggiseno abbinato. Per il vestito, presi un costume da scolaretta giapponese che mia sorella usava per i cosplay (o chissà per cos'altro!). Del resto, Gaetano era il mio compagno di banco e ogni volta che fantasticavo di fare sesso con lui pensavo sempre di essere una studentessa corteggiata dal figo della classe. Per le calze, misi dei gambaletti neri trasparenti che meglio si adattavano al costume di studentessa. E per lo stesso motivo decisi che sarei rimasto scalzo, senza i tacchi a spillo che pure ero in grado di portare con abilità. Mancava solo la parrucca. A Gaetano era piaciuta quella bionda, ma preferii una nera con un taglio medio. Rendeva meglio la fantasia da studentessa giapponese e allo stesso tempo esaltava di più il rossetto rosso.
Ero pronta! Mi guardavo allo specchio e vedevo che ogni parte maschile di me era andata via. Paradossalmente, con il trucco e il costume addosso mi sentivo più me stessa. Nel frattempo, però, mille dubbi mi assalivano. Gaetano sarebbe venuto davvero? E se fosse venuto, gli sarei piaciuta così? Forse era meglio indossare qualcosa di più spinto come nella foto che gli avevo mostrato. Mentre facevo questi pensieri, sentii il cellulare vibrare. "Sono qua. Apri la porta!". Era lui! Erano ancora le cinque eppure eccolo già lì. Il cuore mi arrivò in gola e sentivo che stava per mancarmi il fiato. Presi qualche secondo per respirare e tranquillizzarmi e andai alla porta. Eccolo. Era davvero venuto. Mi guardò con sospetto. In quel momento l'agitazione era palpabile per entrambi. Potevo chiaramente percepire come lui era profondamente combattuto tra l'essere spaventato e il volersene correre via, e l'essere eccitato e volermi saltare addosso. Capii che toccava a me tranquillizzarlo prima che facesse la prima scelta.
"Ciao. Io sono Martina. Immagino che cercavi mio fratello ma lui non c'è. Io sono sola in casa"
Lui mi guardava perplesso.
"Se ti va, puoi entrare e aspettarlo qui. Nel frattempo ti preparo qualcosa da bere e puoi aspettarlo sul divano in salotto. Altrimenti posso provare a telefonargli e farlo arrivare subito qui". Era il mio modo per metterlo a suo agio e dirgli che se non gli andava più, poteva andare via.
Restò per un attimo in silenzio. "No, dai, lo aspetto sul divano". E chiuse la porta dietro di sé.
Ci sedemmo sul divano e gli offrii una birra. Lui seduto con le gambe allargate, io accovacciata al lato in ginocchio sui cuscini. Restammo per un po’ in silenzio. C'era bisogno di eliminare quella tensione.
"Tu devi essere Gaetano, no? Sei il compagno di banco di mio fratello. Mi parla sempre di te. Mi aveva detto che eri un bel ragazzo ma non immaginavo così tanto".
"Grazie..."
"Hai la ragazza?"
"No..."
"Nemmeno io ho un ragazzo. Anzi, in verità non ne ho mai avuto io"
"...ok..."
Era tesissimo. E io evidentemente troppo impacciata per metterlo a suo agio. In quel momento ero io ad essere combattuta tra il volermi svestire e far finire quella sceneggiata e il saltargli addosso e godere del suo corpo. A questo punto feci per alzarmi e andare in camera a svestirmi ma non feci nemmeno il gesto che mi ritrovai la mano di Gaetano sulla mia coscia e il suo naso sul mio collo.
"Che profumo che hai! E che coscia liscia!!". Iniziò a stringere la mia coscia con forza e a mordermi sul collo. In un attimo ero in estasi. La sua mano salì dalla coscia verso il culo e me lo strinse ancora più forte. Mi faceva malissimo con i denti e con la mano eppure quel dolore mi faceva eccitare. Sentivo che era il suo istinto da uomo che voleva possedermi a tutti i costi. Mentre il mio istinto chiaramente femminile mi diceva che dovevo lasciarlo fare e farmi possedere senza resistenze. E proprio quando notò che avevo perso ogni freno ed ero pronta a farmi fare qualsiasi cosa che mi spinse a terra dal divano. Lui si alzò di scatto e di scatto si tolse tutti i vestiti. Restai incantata. Vederlo così dal basso verso l'alto mi tolse tutta la saliva da bocca. Era perfetto nella sua fisicità. Un ragazzo giovane, con gambe muscolose, con la giusta peluria in tutti i posti e quello sguardo penetrante. Ma il mio sguardo si posò subito lì. Era la cosa più bella che avessi mai visto. Non importava che ne avessi uno anche io tra le gambe. Per me, quello era il vero cazzo di un uomo. Ripresi a salivare e in maniera sempre più copiosa.
Mise la sua mano dietro la mia testa. "Adesso apri la bocca!"
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