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Il maresciallo che mi iniziò al pissing


di SvevaDM
22.04.2024    |    2.052    |    6 9.9
"Prima che potessi terminare, mi chiamo dal corridoio: "Non dovevi essere tu a spogliarmi?" Come la più ubbidiente delle geishe, sbottonai la sua..."
Il primo pissing non si scorda mai.
Lo canta Enrico Ruggieri, nel 2016, a Sanremo. Pochi anni prima, nel 2010, invece è Rob Reiner a scegliere questo titolo per la sua pellicola cinematografica.
O forse era "Il primo amore non si scorda mai"? Vabbè, ma che cambia: non è forse una dichiarazione d'amore inginocchiarsi e...?

Luglio 2018, stazione ferroviaria
Sto per salire su un treno che mi porterà, tra un'oretta, in una piccola cittadina del centro Italia. Ad attendermi, ci sarà un maresciallo dei cc, in divisa.

"Ti voglio in divisa ed in slip. E sarò io a toglierti di dosso entrambi."
"Ma io di solito non indosso mutande, vorrà dire che farò un'eccezione per te."
La conoscenza con Ettore era iniziata quasi 7 mesi prima. Era l'antivigilia di Capodanno, quando mi propose un carsex a metà strada per la sera stessa. Le foto lasciavano intravedere un bell'uomo massiccio, poco sopra i 45 anni, glabro, con un bel randello tra le gambe. Declinai l'invito. La distanza era troppa per un carsex volante e, poi, le temperature troppo rigide.
Di tanto in tanto, mi scriveva, fino ad arrivare a luglio, quando la corrispondenza si fece più fitta e, acquistata fiducia, mi confidò che indossava una divisa, specificando gradi e città in cui operava.
"A fine luglio, mia moglie ed i ragazzi scenderanno già al sud, per le vacanze. Io li raggiungerò dopo 2 giorni. Perché non vieni a farmi compagnia uno di quei due giorni in cui sarò solo?"
Negli anni, di colpi di testa ne ho fatti ma sempre con la consapevolezza, acquisita col tempo, di saper discernere quando ne valesse la pena (o il pene?) e quando no. Ettore mi ispirava fiducia. Non era un trombeur des femmes in senso stretto. Un lavoro che gli imponeva rigore anche nella vita privata, una famiglia numerosa, una giovane amante che lo assillava già sufficientemente. Questa volta decisi di accettare la sua proposta. Nei giorni che precedevano l'incontro ci mettemmo a nudo, confidandoci passioni e perversioni reciproche.
Lo misi così al corrente che mi piaceva molto la dominazione sia fisica che mentale, quindi il turpiloquio e che, tra le fantasie non ancora realizzate, c'era il pissing, ovviamente da passiva.
Non esitò molto che ricevetti un audio su telegram, app su cui stava avvenendo la nostra conoscenza, in cui mi ricopriva di insulti, preannunciandomi nel suo dialetto originario, tutte le pratiche a cui mi avrebbe sottoposta, pissing compreso.

Non appena il treno partì, lo avvisai.
"Hai le autoreggenti indosso?"
La sua richiesta era stata quella di presentarmi si in veste maschile in stazione, per ovvie ragioni, ma di indossare sotto i pantaloni autoreggenti a rete. Richiesta a cui io acconsentì.
Dopo poco più di un'ora, scesi in una stazione in cui mai ero stata. Decisamente affollata, non ci volle molto per riconoscere un energumeno con la tipica camicia celeste a mezze maniche.
Una stretta di mano, come si conviene a due buon amici, diede avvio alla nostra giornata insieme.
Saliti in auto, che era quella moglie, lontano da occhi indiscreti, corsi a poggiare la mia mano sulla sua patta. Era già eccitato. La sua, invece, si insinuò sotto i miei jeans per accertarsi che avessi mantenuto fede alla promessa.
"Ora si che ci siamo presentati a dovere" esclamai.
Raggiungemmo casa e, una volta dentro, mentre lui metteva in sicurezza l'arma, io andai in bagno a prepararmi. Nessuna limitazione al trucco, avrebbe cambiato le lenzuola al termine. Indossai la tuta di rete, salì sulle décolleté nere, misi la parrucca mora, riccia, e mi dedicai al trucco, quanto più essenziale possibile, date le temperature di luglio. Prima che potessi terminare, mi chiamo dal corridoio: "Non dovevi essere tu a spogliarmi?"
Come la più ubbidiente delle geishe, sbottonai la sua camicia, i suoi pantaloni, calai la zip e quindi li lasciai scendere. Tastai con vigore i suoi slip e, baciandolo, lo invitai ad attendermi sul letto.
Pochi minuti dopo, lo trovai comodamente disteso, mentre guardava un porno a tema trans in TV.
"Ogni tanto li guardo con mia moglie."
Mentre la trans sullo schermo scopava la gola di un uomo, noi riprendemmo a baciarci.
Mi fece salire su di lui, con la richiesta di fargli leccare il mio culo. Spalancatolo con entrambe le mani, prese a lapparlo, baciarlo, infilandoci di tanto in tanto qualche dito. Le mie di dita, invece, già da un po' stavano massaggiando il suo slip blu. Poteva apprezzare attraverso il cotone la grossa asta e lo scroto ingombrante. Mi chinai col viso, iniziando a leccare il cotone. Percepivo il calore che stava provando. Bramavo quella verga più di qualunque cosa. La feci uscire di lato, iniziandola a succhiare come la più operosa delle api dalla più succulenta delle corolle. La catena di montaggio era partita. Lui mi stava scopando il culo con la lingua, io mi soffocavo col suo cazzo in gola. Mi vedevo riflessa nello specchio dell'armadio di fronte a noi, con le gote piene. Si alzò in piedi sul letto e prese a scoparmi la gola. La saliva usciva copiosa dalla mia bocca. Riprese equilibrio stendendosi sul letto e sollevando le gambe. Mi stava offrendo il suo culo. Come la più devota delle cagne, presi a leccargli in un andirivieni continuo cazzo, palle e culo, come in preda ad un'estasi mistica. Si, l'estasi per il cazzo.
Col viso affossato sulle lenzuola color crema ed il culo in aria, mi tirò per i polpacci a se. Fece colare abbondante olio sul mio culo ed inguantato il cazzo, prese a scoparmi. Colpi lenti ma ben assestati. Con una mano accarezzava la balza delle autoreggenti.
"La prossima volta ne porti un altro paio? Vorrei indossarle anche io"
Avrei acconsentito a qualsiasi richiesta in quel momento, a patto che non smettesse.
Ormai ben aperta, mi fece avanzare sul letto e si accomodò sul mio culo, come in sella. Non passò molto tempo che mi ritrovai in ginocchio ai piedi del letto, mentre mi riempiva le gote di sborra.
"Tra un round e l'altro, perché non esaudiamo quel desiderio? Ho passato tutta la mattina a bere e non ne posso più ora."
Andammo in bagno, mi spogliai completamente e mi inginocchiai nella doccia. Era abbastanza capiente da contenerci entrambi. Era la prima volta per entrambi. La richiesta era stata quella di procedere per gradi. Lui si sarebbe limitato a pisciare ed io avrei deciso come e dove riceverla. Alzò la testa in aria, chiuse gli occhi e si concentrò. Dopo qualche secondo un getto caldo prese a colpirmi il mento. Era completamente incolore, inodore ma calda. Un getto vigoroso, continuo. La sensazione di eccitazione provata in quel momento non era traducibile in parole. Il senso di sottomissione era massimo. Un maresciallo dei carabinieri mi stava pisciando addosso, nella doccia di casa sua. Il suo sguardo non era più rivolto in alto, ma mi guardava compiaciuto. Mi abbassai di più ed aprì la bocca, lasciando che mi riempisse le gote, senza però ingoiarla. Furono minuti di piacere interminabile, duranti i quali presi a masturbarmi. Nel momento in cui il suo getto si esaurì, accelerai, raggiungendo un orgasmo potentissimo. Le vette di piacere toccate furono altissime.
Una doccia e la giornata proseguì in camera e poi di nuovo in stazione. Semper fidelis.

*questo racconto è la più fedele trasposizione di ciò che è realmente accaduto quasi 6 anni fa. L'attore protagonista è presente sul sito: conservo a distanza di anni un meraviglioso ricordo di te e di quella giornata, questo racconto ne è la dimostrazione.




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