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Una proposta di lavoro piccante...


di Federossetta
29.08.2023    |    12.994    |    7 9.7
""Io sono il tuo padrone a tutti gli effetti da oggi, quindi se vuoi rimanere sotto contratto devi fare tutto quello che dico io, intesi?" Annuii..."
Era inizio agosto: l'estate stava trascorrendo tra alti e bassi, quest'ultimi più legati alla sfera amorosa, perché altrimenti ero sempre riuscita a trovare qualcosa da fare per tenermi sempre impegnata.
Tra vacanze e uscite con amiche avevo guadagnato una discreta abbronzatura, mentre i pasti fuori e le sregolatezze alimentari comportavano di continuare palestra per mantenere il fisico per la prova costume. Indumento che ancora non avevo avuto modo di provare nonostante avessi aggiornato l'armadio con nuovi tanga e completi veramente hot a mio parere.
L'estate ebbe una svolta in quella settimana di ferragosto. Ero a fare aperitivo con Chiara, un'amica che conoscevo da poco grazie a amicizie intrecciate e con la quale mi trovavo molto bene anche se spesso uscivo più per necessità di fare una chiacchierata che per interesse. Essendo già sopra ai 30 anni non avevamo molto in comune, ma lei mi trattava come una sorellina e spesso mi dava grandi consigli in ambito sessuale conoscendo il mio piccolo segreto.
Quel giorno eravamo in coppia sedute a sorseggiare il nostro spritz e ce la contavamo quando un uomo sulla cinquantina si avvicinò al tavolo facendosi riconoscere dalla mia amica.
"Chiara! Come stai??"
"Ma ciao Massi! Che bello vederti, cosa ci fai qui? Io bene, te?"
"Davvero bene, guarda oggi sono venuto un po' a caso per festeggiare un esame passato da mio figlio" con un gesto plateale mostra il ragazzo timido dietro di lui.
"Capito. Tutto bene da tua mamma?"
"Sì va tutto a gonfie vele, anzi, quest'anno ci aspettiamo una raccolta maggiore rispetto all'anno scorso, lei è tutta trafelata"
"Sono contenta, salutamela quando la rivedi"
"Senz'altro. Ciao buon appetito"
E con questo ci saluta andando a sedersi poco più avanti.
Sentivo che Chiara mi stava parlando ma non percepivo le parole dato che ero stata ammaliata dalla sua camicia semi aperta e dal fondoschiena che si muoveva marmoreo verso la sua seduta.
"Fede, mi stai ascoltando?" Disse Chiara indispettita.
"Sì, scusa... mi stavi dicendo chi fosse quel tuo amico"
"Ecco se mi stessi ad ascoltare ogni tanto... dicevo che è Massimiliano, il mio primo datore di lavoro quando una decina di anni fa andai a partecipare alla raccolta di nocciole nel suo terreno nelle Langhe. Eh, più o meno avevo la tua età"
Addentai una arachide e mi immersi nel suo racconto.
"Anzi a dirla tutta non partecipai direttamente alla raccolta, diciamo che aiutai per le mansioni di gestione della cascina vista l'assenza di una presenza femminile al di fuori della madre. Può essere il lavoro che stavi cercando questa estate se ancora funziona come quando andavo io"
La fermai: "sai che ad ottobre inizio l'università, poi ad agosto ho delle vacanze programmate"
"No ma che agosto o ottobre! La raccolta si fa a settembre. Se il lavoro è come mi ricordo, una ragazza in calore come te non può che divertirsi. Io ho avuto una relazione con Massi contando che in quel periodo era pure separato, ed è stato davvero passionale. Aggiungendo che la paga non è niente male considerando vitto e alloggio."
Durante tutto il discorso lanciavo sguardi a quell'uomo così interessante, peccato che fossi vestito da ragazzo altrimenti avrei provato a fare delle avances.
"Ci penserò Chiara, ma devo dire che un lavoro a settembre fa comodo"
Stizzita dal "ci penserò" si alzò con un sorrisino malefico e mi prese per mano portandomi di peso fino dal bell'uomo.
"Aspetta cosa fai..."
Massimiliano si girò verso di noi.
Chiara lo interrogò: "Per caso cerchi sempre manovalanza per quel lavoro in campagna a settembre?"
Lui non si scompose e rispose: "Guarda a dire la verità è già tutto impostato, contratti e paghe, dovrei essere a posto. Volevi cercare un lavoro per te o per il tuo amichetto?"
"Nono io sono a posto, Fede sta cercando qualcosa per guadagnare un gruzzoletto e imparare un mestiere. Ma lui è un ragazzo un po' speciale, diciamo secondo me che preferirebbe fare il lavoro che ho fatto io tanti anni fa."
Il proprietario terriero quasi ingoiò il seme dell'oliva che stava ciucciando e guardò di sfuggita il figlio sperando non ci fosse arrivato.
"Ah in quel caso potrei pensarci, mia mamma diventa sempre più vecchia e io ci sarò sempre meno alla cascina. Lasciami il tuo numero se ho bisogno ti chiamerò nelle prossime settimane".
In effetti bisogno lo ebbe. E anche piuttosto in fretta visto che la sera stessa eravamo già a scriverci su whatsapp.
Ottenni il lavoro e anche alcune chat spinte che mi intrattennero volentieri nelle settimane che mi separavano dal trasferimento. Iniziai a mandargli anche delle foto in modo che potesse capire come era messa esteriormente Federica la sua tuttofare.
I giorni passarono veloci ed arrivò quello della partenza. Lui aveva insistito per venire a prendermi il lunedì alle 5 di mattina e quindi accettai il passaggio. Una regola mi aveva dato che valeva più del contratto: essere una ragazza. Avrei dovuto prima di ogni cosa cercare di ingannare sua madre già anziana e con qualche accenno di demenza senile. Secondo lui ce l'avrei fatta, confermava nei complimenti che mi mandava via messaggio. Purtroppo essendo una anziana di vecchio stampo avrebbe visto male una ladyboy in casa sua.
Quindi preparai due valigie per altrettante settimane che riempii di soli indumenti femminili. Quando Massimiliano arrivò a prendermi si stupì che fossi ancora vestita da maschio, ma mi aiutò a mettere i bagagli in macchina comunque.
Dopo un'ora di viaggio con discorsi di circostanza si ruppe il ghiaccio creato e iniziammo a parlarci come dialogavamo già online. Mi sentivo calda e volevo solo assaggiare quel cazzo tanto nodoso e spesso che avevo visto in foto e in video, ma soprattutto del quale mi aveva raccontato con gli occhi pieni di luce la mia amica Chiara.
Ci fermammo in uno spiazzo e scendemmo dalla macchina. Mentre chiudevo la portiera sentii il rumore metallico di una cintura slacciarsi e di conseguenza mi venne duro.
"Devi sapere una cosa" disse Massimiliano con i pantaloni calati e le mutande in bella vista. "Io sono il tuo padrone a tutti gli effetti da oggi, quindi se vuoi rimanere sotto contratto devi fare tutto quello che dico io, intesi?"
Annuii con l'acquolina in bocca.
"Io sono separato e mi sto frequentando con una bellissima donna, lei come i miei due splendidi figli che non devono pensare che mi scopo le puttanelle come te"
"Signor sì" dissi in preda all'eccitazione.
"Va bene, sembri ubbidiente. Adesso vieni qui a ciucciarmelo, vediamo se passi il primo test"
Corsi praticamente al suo cospetto e mi inginocchiai di fronte a lui. Sentivo l'odore forte della sua cappella attraverso la stoffa dei boxer, che tirai giù lentamente facendo si che il suo membro duro mi sbattesse in faccia venendo liberato.
Lo assaggiai con qualche leccatina e poi venni forzata a prenderlo in bocca per via della mano sulla mia nuca. Gorgheggiai con un rumore veemente come un lavello che si svuota, e iniziai una pompa che mi parve senza fine. Andavo su e giù ingoiando tutto il suo splendido cazzo ma soprattutto avevo poco tempo per prendere i respiri. Dopo qualche minuto, ormai prossimo a venire, estrasse la verga grondante di saliva e pre-sperma per svuotarla tutta sulla mia piccola faccia.
La presi come una prova, allora con il mio classico sorriso beffardo raccolsi le gocce con le dita e le portai alla bocca assaggiando il nettare del mio padrone.
"Brava Fede, vedo che Chiara mi ha consigliato una aiutante ancora più porca di lei. Da adesso però voglio vedere che butti nel prato questi vestiti da maschiaccio, perché avrai passato il test pompino ma voglio vedere se passi quello di mia mamma."
Dopo aver eseguito l'ordine ed essermi cambiata ripartimmo, non più come uomo e dipendente ma come padrone e schiavetta. Indossavo un body nero che usciva da shorts in jeans strappati presi corti apposta per mostrare una fetta delle mie chiappette. Sandali con un leggero tacco mostravano le unghie smaltate dei piedi e un choker attorno al collo mi dava l'aria da ragazza sbarazzina.
Dopo 3 ore eravamo arrivati, scesi per sgranchirmi le gambe sotto gli occhi ispezionatori della padrona di casa che era già in piedi davanti all'ingresso di una enorme cascina circondata da campi di nocciole. Sembrò che la signora Dina non si accorse che non fossi una donna a tutti gli effetti, quindi passai con facilità anche questo test. Massi mi lasciò sola con lei che mi disse essere la mia responsabile. Avrei aiutato nel sistemare la casa, ma in primo luogo preparare i pasti per i lavoratori africani che salivano dai campi circostanti per le prossime settimane.
Essendo il primo giorno, non c'era ancora nessuno perché sarebbero arrivati dal giorno seguente. Quindi pranzammo solo in tre e io misi già le mani in pasta da subito supportando la signora con le sue ricette. Dalle prime chiacchiere avevo fatto subito colpo con la anziana, che già voleva sistemarmi con il nipote di 20 anni che avevo visto il giorno in cui avevo conosciuto Massimiliano.
Il pomeriggio il capo mi portò a visitare la sua immensa proprietà. Ne avevo approfittato per cambiarmi, infatti la farina aveva macchiato tutto il body nero, al suo posto avevo: minigonna in jeans, perizoma rosso abbinato al reggiseno, canottiera aderente che mostrava le forme e qualche anello, bracciali e collanine che servivano per darmi un tocco di femminilità in più. Mi dimenticai di cambiare i sandali con il tacco, che, seppur basso, mi davano seri problemi deambulatori, quindi per i brevi tragitti a piedi mi sostenni sempre a braccetto di Massimiliano.
In quel periodo mi diede le ultime disposizioni che ancora mancavano: prendere seriamente il lavoro perché ne andava del suo guadagno, accudire i vari cani della magione, stare con figli e nipoti quando sarebbero arrivati in visita, preparare i pasti, accudire la madre.
Come benefit avevo la piscina tutta per me nei miei momenti liberi e una casetta dislocata dove poter vivere la mia particolare intimità.
Non capii se era il caldo o la situazione che si stava venendo a creare ma mi accorsi che il perizoma era marcio. Al contempo avevo una voglia di essere posseduta dal quell'uomo che senza controllarmi glielo chiesi esplicitamente: "E quando sarò tua, se adesso mi lasci sola fino al weekend?"
Lui si girò, mi prese per le spalle e si avvicinò così tanto a me che riuscivo a sentire il suo profumo di colonia. Guardandomi dall'alto in basso mi disse "Tu sei già mia e come le cose di mia proprietà decido io come usarle. Questi cinque giorni prendili per ambientarti e capire come funziona il lavoro, quando ritornerò sabato ci divertiremo." Mi cacciò la lingua in bocca e, mentre le sue grosse mani mi stritolavano il culetto, mantenemmo quel bacio per alcuni minuti.
Tornammo poi alla cascina, ma prima di andare via volle farmi vedere una cosa. Tra le sue chiavi ne aveva una lunga e arcuata e fu proprio quella che utilizzò per aprirmi le porte della tentazione. Spalancò le porte di una costruzione che apparentemente sembrava un piccolo magazzino. Al suo interno però tutto era imbastito come la scena di "50 sfumature di grigio": una stanza in velluto nero con catene, giochini sessuali, fruste e chi più ne ha più ne metta.
Lui sghignazzò di fronte alla mia faccia stupita. "Ti piace? Se ti sarai comportata come si deve tra cinque giorni ti schiavizzerò per bene, intanto prendi" mi sporse un plug da un cassetto ricolmo "dovrai tenerlo tutto il tempo se vuoi essere bella tenera per questo weekend"
Annuii estasiata. Poi lui chiuse a chiave la stanza dei miei sogni e lasciò me e la sua cascina in balia della signora padrona per la settimana lavorativa.
Il giorno seguente accolsi la mattina presto i ragazzi assunti per la raccolta. Insieme alla nonna diedi i pranzi al sacco a una ventina di lavoratori africani che a malapena parlavano italiano ma dai loro sguardi non servì capire la lingua per comprendere che erano in dubbio sulla mia vera identità.
Trascorsi poi la mattinata ad aiutare nell'orto, preparare pranzo per due, e fare le faccende di casa. La signora Dina mi faceva lavorare tosto ma almeno era inderogabile se si trattava di fare sforzi fisici: "una graziosa fanciulla non deve rompersi le unghie ma solo sporcarsele" mi diceva.
Così facendo passarono i giorni, non ero mai stata vestita da ragazza per così tanto tempo e mi stavo piacevolmente abituando soprattutto mentalmente.
Il pomeriggio del giovedì arrivarono i due figli di Massimiliano portati in macchina dalla attuale compagna. Il più grande, Tommaso, aveva 20 anni e lo avevo già conosciuto in veste maschili, ma non so se mi riconobbe. Il minore, Marco, era il più agitato e me ne accorsi subito per come la
nonna reagiva ad ogni sua mossa, ed aveva 16 anni.
Entrambi appena arrivati vollero andare in piscina e allora incalzata dalla nonna lì seguii per controllarli. Indossai un bikini violetto con grandi imbottiture sul seno in modo da risaltare le tettine e non fare dubitare troppo i figli, poi mi sdraiai a prendere il sole. Tommaso e Marco nel frattempo giocavano a pallone nell'acqua, tutto sembrava calmo e così fu fino al giorno dopo.
La situazione in 24 ore cambiò improvvisamente. Il canonico pomeriggio in piscina divenne bollente già appena messo piede a bordo vasca, in quanto i ragazzi mi chiesero di spalmare loro la crema sulla schiena per poi ricambiare il favore su di me. Dei due il più intraprendente era il minore, Marco, che assomigliava molto più al padre di carattere. Mi accorsi che spalmando la crema sulla mia schiena si soffermò con decisione sui glutei ma ebbi l'ardire di fermarlo in tempo. A pomeriggio inoltrato Tommaso abbandonò la piscina e Marco mi chiamò con un fischio. Sollevai gli occhiali da sole e lo ascoltai appoggiandomi sui gomiti.
"Vieni a giocare a palla Fede?"
Avevo evitato di fare il bagno finora perché sapevo che si sarebbe vista la protuberanza che stavo nascondendo tra le cosce.
"Noo grazie sto prendendo il sole"
"Vabbe allora esco"
Si asciugò vicino a me schizzandomi penso apposta e si coricò rimanendo in silenzio per troppo poco tempo. Ogni tanto sbirciavo cosa faceva ma i suoi piccoli pettorali andavano su e giù al ritmo del respiro come se stesse dormendo.
"Sei un maschio vero?" Mi chiese all'improvviso facendomi accapponare la pelle.
"Cosa te lo fa dire?"
"Tommaso mi ha detto che ti aveva visto parlare con papà qualche mese fa ma eri completamente diversa."
Non risposi.
"Io non ho problemi anzi piaci anche alla nonna, sono piccolo eppure so cosa succede qua ogni anno. Papà si diverte con le ragazze che vengono ad aiutare. Tommaso ha perso la verginità qua un'estate e voglio farlo anche io"
"Cosa stai dicendo? Tu sei fuori" gli dissi spaventata.
"Non credo tu sappia nonna Dina quanto si potrebbe arrabbiare sapendo che sei trans"
"Sono una fiera travestita ragazzo, e non cedo al primo che mi fa un ricatto" la situazione si era fatta seria e mi ero seduta a guardarlo.
"Basta una mia parola e sia nonna che papà ti potrebbero cacciare lo sai?"
"Tuo padre mi ha redarguito su non farmi scoprire e neanche lontanamente avere rapporti con voi"
"Direi che non ce l'hai fatta" si alzò e fece per andare via. Mi morsi la lingua ma uscirono comunque le parole che non volevo dire. "Aspetta! Cosa intendi che vuoi perdere la verginità?"
Lui si girò speranzoso "Alcuni miei compagni hanno già fatto sesso e io sono tra i pochi rimasti senza esperienze. Mi piacerebbe provare."
Un ragazzino di 16 anni vergine cosa avrebbe mai fatto a una puttanella come me? Mi chiesi innocentemente. Inoltre il butt plug infilato da un giorno stava facendo i suoi frutti e mi sentivo davvero larga.
"Be Marco potrei pensarci, te nel frattempo non dire niente alla nonna che può essere che ti faccio qualche sorpresa"
Lui sorrise capendo di avere vinto.
"Forse devo spiegarti bene che qua le regole le faccio io, fin quando non c'è mio papà. Se decido di non dirlo alla nonna sarà una mia scelta dettata dalla tua performance. Se dici di aspettarmi una sorpresa so che non arriverà mai quindi mettiti nuda che ti scopo adesso."
Rimasi stupita dal suo cambio di carattere repentino. Ecco in cosa sembrava suo padre, nell'ottenere quello che voleva quando voleva.
"C-cosa intendi? Qui all'aperto? Ci possono vedere Marco, certe cose non funzionano come nei porno"
Era proprio nei porno che probabilmente lui si era preparato, ma nulla sembrava smuoverlo dal farlo lì in quel momento.
Si tolse il costume da bagno, mostrando una verga dura, giovane e curva verso sinistra con pochi peletti ricci intorno.
"Vai in acqua allora troia"
Pure gli insulti! Non so come ma mi sentivo soggetta a quel ragazzo e la parte perversa uscì fuori. Ubbidiente mi alzai, legando i capelli dietro la schiena e con lentezza mostrai cosa avevo dentro al culo. Leccai il buttplug sotto lo sguardo senza parole di Marco, che si ricompose subito e venne a palpeggiarmi.
Era più basso di me ma più forte, tanto da prendermi in braccio e buttarmi di peso in acqua. L'impatto con l'acqua gelida non fu piacevole, tanto meno bagnarmi i capelli. Mettendomi in piedi nell'acqua, feci attenzione a non macchiarmi con il mascara e con cura pulii gli occhi, mentre con le orecchie lo sentivo sguazzare avvicinandosi a me. Sempre di forza mi spinse contro il muretto in mattoni e aprendo gli occhi ebbi il tempo di prepararmi al bacio che mi stava dando. Ero accerchiata dalle sue gambe e braccia, mi sentivo un'esile figura femminile alla sua mercè e mi stavo eccitando. Finito il limone, mi accorsi che il membro era uscito dal tanga e galleggiava dritto in acqua di fronte a lui. Marco parve schifato, mi girò di spalle e aiutato dall'acqua entrò nel mio buco già aperto. Forse in un futuro avrei dovuto insegnargli i preliminari. Cominciai a fare piccoli urletti anche se non stavo proprio godendo ma lui indispettito mi tappò la bocca. Subendo le sue spinte all'interno del mio culo, resistemmo in quella posizione per un minutino prima che mi sentii inondare di un liquido più caldo di quello della piscina.
Ci ricomponemmo e segando il suo  ancora non sviluppato dissi "Per essere la prima volta ne sapevi già molto sai"
"Stai zitta" mi sgridò e senza guardarmi se ne andò lasciandomi a mollo nella sua sborra calda: il primo della famiglia a possedermi era stato il giovane padrone, iniziavamo bene. Ancora non sapevo cosa avrei passato durante il weekend con il vero padrone...


Questo racconto, come penso si sia capito, è in realtà frutto di una fantasia. Qualche notte fa l'ho sognato esattamente come raccontato, per poi svegliarmi all'improvviso tutta bagnata e diritta con l'intenzione di scriverlo nero su bianco pensando: "chissà che in futuro poi non si possa avverare?"
ps. C'è un continuo già scritto che pubblicherò nei prossimi giorni non perdertelo!
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