Lui & Lei

Agata


di Fury
02.10.2009    |    8.937    |    0 5.1
"Stava pensando a tutte le figure di merda che aveva fatto in vita sua..."
Il rumore del vapore che usciva dal ferro da stiro copriva, a tratti, la musica metal che usciva dallo stereo e il gocciolio di sangue che usciva dalle vene aperte della signora Agata. La signora Agata continuava a stirare senza rendersi conto che se non tamponava quella ferita sarebbe morta dissanguata. Ma intanto continuava a stirare e il calore del ferro da stiro dilatava ancora di più le vene e il sangue macchiava le camicie bianche a righe azzurre di suo marito.
Sul divano c’era una pila di quelle camicie bianche a righe azzurre ben stirate, ben piegate e ben macchiate di sangue. La signora Agata le guardava e sorrideva. Le succedeva sempre qualcosa di brutto quando stirava. Una volta si spaventava, ma poi ci si era abituata. Sapeva perché lo faceva. Sapeva per chi lo faceva. La signora Agata stirava per suo marito e questo la rendeva felice. Qualsiasi cosa lei facesse per suo marito la rendeva felice perché, se faceva qualcosa per lui, poi lui non la picchiava, oppure la picchiava ma un po’ di meno.
Suo marito era tutto ciò che aveva perché non usciva mai di casa. Non usciva mai perché aveva una singolare fobia; la signora Agata aveva paura delle figure di merda. In ogni relazione sociale si cela una figura di merda. Ci sono figure di merda in agguato in ogni angolo, pronte a saltar fuori e a farti male, a strangolarti, forse. Chissà perché le era venuto in mente il verbo “strangolare”… forse perché portava ancora i segni sul collo di quella volta che aveva stirato i calzini a suo marito. Eh si, le capitava qualcosa di brutto ogni volta che stirava. “Ma” si chiese “mi capita qualcosa di brutto ogni volta che stiro o solo quando stiro qualcosa di mio marito?” Ora stava stirando la propria camicia da notte. Il sangue sembrava essersi fermato. La signora Agata sorrise guardando nel vuoto inebetita.
-Che cazzo stai facendo?- tuonò una corposa voce maschile. Lei si svegliò dall’intontimento nel quale si era piacevolmente precipitata. Si accorse che stava bruciando la camicia da notte col ferro. Che figura di merda… Il sangue riprese ad uscire.

Erano le 22:30. Stava ciucciando il cazzo a suo marito ma pensava ad altro. Stava pensando a tutte le figure di merda che aveva fatto in vita sua. Le rivisse tutte una per una, nello spazio di un pompino.
Figura di merda numero uno: era in terza superiore, aveva trovato il diario di una sua compagna di classe, Laura, e aveva cominciato a scriverci barzellette, battute stupide e tutte quelle innocue cazzate che le compagne di classe si scrivono a vicenda sui diari, convinta di farle cosa gradita. Si era a un certo punto imbattuta in una pagina con la foto di un ragazzo piuttosto bruttino. “Chi è questa faccia da fesso?” aveva scritto di fianco alla foto “il tuo nuovo ragazzo?”. Quando fece sfogliare alla sua compagna il diario questa parve contenta: ridevano e ridevano insieme. –Grazie Agata- le diceva tra una risata e l’altra – hai scritto un sacco di belle barzellette sul mio diario!- Ma a un tratto smise di ridere, si fece seria e, mostrando ad Agata la pagina con la foto del ragazzo bruttino disse:- questo non lo dovevi fare-
-Perché?- chiese Agata ancora sorridente –chi è quello lì?-
-Era il mio migliore amico- rispose Laura –che si è suicidato l’anno scorso sparandosi in testa-
Figura di merda dopo figura di merda sentiva il sapore di merda del cazzo di suo marito che ansimava inespressivo finché lo sperma di lui non le invase la bocca. Allora sollevò le labbra dal suo pene ma si rese conto che una specie di collante verdastro le aveva inondato il cavo orale. Cominciò a secernere questo orrendo muco colloso che dalla sua bocca vomitava sul sesso del marito e più cercava di allontanare la testa più vomitava muco e questo formava orrendi filamenti collosi che univano la bocca di Agata a quel grosso cazzo. Le sarebbe piaciuto urlare per lo schifo e per l’orrore ma riuscì solo a mugugnare perché aveva la bocca impastata di quella roba verde. “Che cosa mi sta succedendo?” Si chiese sudando spaventata e confusa “Che cosa?”
Il marito si guardò il cazzo mucoso, poi guardò lei, aprì la bocca come per urlare ma ansimò, gemette, si trasformò. La sua faccia divenne quella del ragazzo bruttino, l’amico di Laura, e si mise a ridere.
-Guarda- disse ad Agata mostrandole un buco pieno di sangue rappreso sulla tempia – me lo sono fatto con questa. E’ una calibro venti in acciaio cromato semi automatica con rifiniture fatte a mano, massima precisione e…-
Il ragazzo continuò ad elencare i pregi della pistola che gli aveva aperto un buco in testa ma lei non lo stava ad ascoltare. Muoveva furiosamente il capo nel tentativo di strappare i filamenti di muco colloso che le tenevano la bocca incollata al suo pene. Si scuoteva, ansimava, mugugnava, faceva versi osceni e lui, sorridente, seguitava ad elencare le qualità della sua arma.
A un certo punto, per lo stress, per l’orrore, per lo sforzo e per lo schifo lei vomitò. Ma il vomito non riuscì a venirle fuori dalla bocca perché il muco colloso ne impediva l’uscita. Così lo sbocco le si accumulò nel cavo orale, le riempì la gola, la faringe, la laringe, i bronchi ed i polmoni soffocandola.
Mentre spirava, con un forte bruciore al petto, un odore di carne putrefatta nelle narici e una fitta di mal di testa Agata produsse il suo ultimo pensiero:

“Mi troveranno morta e capiranno che sono crepata vomitando mentre facevo un pompino ad un uomo. Che vergogna. Che imbarazzo. Che imbarazzante figura di merda…”

Fury
(www.guidomicheli.altervista.org)
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