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Lui & Lei

La Sua Troia - Finale - Parte V: Riscatto


di NoOne8
22.08.2022    |    2.714    |    0 8.7
"Il rumore del tacco dei suoi stivaletti lucidi echeggiava sordo nell’aria come il battito di un cuore..."
Serena si avvicinò alla porta socchiusa e, senza pensarci due volte, ne varcò la soglia, chiudendosela alle spalle.
Si ritrovò in un salone ampio, largo almeno il doppio della camera da letto dove si era appena “vestita”. La parete di fronte a lei era costituita da una grande finestra a vetrate scorrevoli, che dava su un balcone affacciato al ricco giardino della proprietà. La balaustra, in muratura, sembrava andare a fuoco in tutta la sua la sua lunghezza. L’ambiente era illuminato solo da quelle fiamme.
Sembrava l’anticamera dell’inferno. Il suo inferno privato, perché Lui era lì. Era seduto su un grande divano tra lei e il balcone, le gambe accavallate, un bicchiere in mano, appoggiato allo schienale come se stesse guardando uno spettacolo dal vivo. Sorrise. Si alzò, poggiando il bicchiere sul tavolo da caffè nero lucido davanti al sofà, emettendo un rumore di vetro su vetro.
In pochi secondi, attraversò il salone con lunghe falcate pigre. Il rumore del tacco dei suoi stivaletti lucidi echeggiava sordo nell’aria come il battito di un cuore. Le prese il viso tra entrambe le mani, piegandolo indietro per guardarla negli occhi.
“Sei uno schianto.”
Affermò, prima di baciarla appassionatamente. Serena ricambiò, con ardore, cominciando a vorticare la lingua intorno alla sua, massaggiandola, risucchiandola. Le mani cercarono le spalle del suo uomo, stringendosi a loro, aderendo il suo corpo quasi nudo a quello vestito di Marco, sentendone la possanza, il calore e quel gonfiore premerle contro il monte di Venere.
Lentamente, le mani dell’uomo scesero lungo il collo, le spalle, arrivando fino alle braccia, quindi si staccò dal bacio quasi bruscamente, lasciando colare un filo di saliva dalla lingua di Serena, rimasta a bocca aperta, ma assolutamente non asciutta.
“Ti è piaciuta la sorpresa?” Le chiese, guardandola intensamente negli occhi, abbassando le mani fino alla vita della donna.
“Molto”, rispose lei, sincera ma fredda. L’interruzione di quell’attimo che doveva essere solamente suo l’aveva infastidita. Stava provando a scoprire un nuovo lato di sé, a capire se avrebbe mai potuto o voluto avere su qualcuno l’ascendente che il marito aveva su di lei. Ma nel momento in cui l’aveva baciata, si era resa conto che non sarebbe mai riuscita a resistergli. Se lui lo avesse voluto, avrebbe potuto buttarla per terra e scoparla in quel momento, senza altri convenevoli. E lei avrebbe goduto, come una cagna. Il suo dubbio adesso, era se sarebbe mai riuscita a godere come una dea.
“Che c’è? Non avrei dovuto aprire la porta? Non che mi dispiacesse lo spettacolo…” Le disse, riconoscendo l’espressione insoddisfatta della moglie.
“Come…” cominciò a chiedere, interrotta subito dalle mani di Marco, che la girarono per le spalle con un gesto secco verso la porta da cui era entrata.
La parete accanto, quella che nella camera da letto si presentava come un enorme specchio, era bidirezionale. Nel salone infatti, sembrava solo una vetrata che separava la stanza, senza nascondere alcunché.
“Eri davvero eccitante…” le sussurrò all’orecchio, baciandola poi sul collo.
Serena sentì il corpo irrigidirsi sotto le labbra dell’uomo.
“Vederti alle prese con quella butt-plug me l’ha fatto venire così duro che me lo stavo per tirare fuori…” Continuò, baciandole la nuca.
Il respiro si fece più affannato, la figa, già bagnata, grondò nuovi umori. Ma le parole del marito le diedero un’idea. Doveva sbrigarsi però, la sua voglia di essere scopata dal cazzone che sentiva gonfiarsi contro le chiappe stava prendendo il sopravvento.
Con risolutezza e molta paura che il suo bluff venisse scoperto, si girò tra le mani di Marco.
“E perché non l’hai fatto?” Gli chiese sussurrandogli all’orecchio, mettendosi in punta di piedi, accarezzandogli i capelli con lussuria.
“Lo stavo tenendo da conto per te.” Rispose, scendendo con le mani verso il culo della moglie, stringendolo con forza.
“Male.” Aggiunse sempre a bassa voce, prima di leccargli l’orecchio. Si allontanò di un passo, liberandosi dalla presa vigorosa sulle natiche.
“Vai a sederti.” Gli ordinò con un sorriso smaliziato.
Incuriosito, Marco obbedì, tornando al suo posto sul divano, riprendendo in mano il bicchiere, bagnandosi le labbra.
Con una mossa repentina, Serena salì sul tavolinetto. I tacchi, sul vetro del mobile, schioccavano e rimbombavano in tutta la stanza, finché non si trovò a torreggiare sopra il suo uomo, le gambe abbastanza divaricate da mostrare le perle che a fatica facevano capolino tra le labbra bagnate. Dal balcone, le fiamme la illuminavano di rosso, accedendo di riflessi le fibbie e gli altri elementi metallici della lingerie. Non era più Serena, era una creatura dell’inferno, fatta di sesso e femminilità.
L’uomo la guardava dal basso, senza riuscire a chiudere la bocca.
“Ti piace?” Gli chiese, portandosi una mano tra le gambe, accarezzandosi il pube perfettamente glabro.
“Sì.” Annuì lui, chinandosi in avanti per osservarla meglio.
Serena si accovacciò, allargando le gambe, usando le dita per aprire bene le labbra, mostrando le perle lucide per la sua eccitazione.
“La vuoi vedere meglio?” Le chiese, retoricamente.
Marco si limitò a rispondere annuendo, fissandola negli occhi con sicurezza.
“Inginocchiati”, gli ordinò.
Il marito obbedì, chinandosi elegantemente in ginocchio dal divano, senza staccare lo sguardo dai suoi occhi, accertandosi del suo permesso man mano che la testa si addentrava sempre di più tra le cosce, finché il naso non la toccò quasi.
Sentire il respiro affannato e bramoso di Marco sulla figa la mandò in estasi. Era sotto il suo controllo. Avrebbe potuto fargli fare quello che voleva. Ma si rese conto che quello che voleva da lui non l’avrebbe ottenuto così. Non oggi. Oggi voleva farlo impazzire. Voleva godere di quell’ascendente che aveva scoperto di poter avere. Poi, voleva che la scopasse fino all’oblio, sfondandola come solo lui sapeva fare.
Gli sfilò il bicchiere dalla mano, portandoselo alla bocca, mentre le dita bagnate gli strofinarono il volto, spingendolo quindi indietro finché non tornò dritto in ginocchio. Dopo aver bevuto un sorso di whisky, lo lasciò colare dalle labbra nella bocca spalancata del marito, lasciando che qualche goccia gli cadesse lungo il mento, continuando a scendere finché non si perse nella camicia bianca sbottonata.
“Torna a sedere.” Ordinò, poggiando il bicchiere accanto a lei.
L’uomo si rialzò, tornando sul divano. Non riusciva a staccare gli occhi da quel corpo che lo aveva come ipnotizzato. La sua mano stava inconsapevolmente riflettendo quella di Serena, strusciandosi da sopra i pantaloni il rigonfiamento tra le gambe.
“Tiralo fuori.” Comandò, secca, accarezzandosi le gambe su cui era ancora acquattata. I tacchi alti e la posizione le avevano rese ancora più toniche, mentre le calze le conferivano un aspetto irresistibile. Marco avrebbe voluto leccarle dalle dita dei piedi, adesso nascoste dalle décolleté a scollo ampio, salendo fino al bordo delle calze, seguendo poi i cinturini del reggicalze.
“Tutto quello che vuoi.” Rispose lui con voce pacata, aprendosi la patta dei pantaloni scuri, sfilandone con difficoltà il membro già duro, lasciando quindi che svettasse su da solo con orgoglio.
Serena lo guardò con un sorriso soddisfatto. Quel palo era per lei e avrebbe fatto qualsiasi cosa lei avesse voluto.
“Ti piace guardarmi mentre mi tocco?” Gli domandò, riempendosi una mano del suo seno, stringendolo voluttuosamente nel palmo.
“Sì.” Rispose lui con certezza.
“Allora perché non ti tocchi?” Chiese lei, lamentandosi per finta.
“Guarda quel cazzone gonfio poverino… segalo per me…” Lo pregò con scherno, riportandosi una mano tra le gambe, passandosi le dita strette tra loro sulle labbra bagnate, spalmandosi i propri umori tutt’intorno con sensualità.
Marco non se lo fece ripetere, con la destra si agguantò il tronco scappellandolo, cominciando quindi a segarsi molto lentamente. Gli occhi di Serena si illuminarono vedendo la grossa cappella viola e umida.
“Sìììì… così… su e giù… bravo…” Lo apostrofò con piacere, continuando a strofinarsi il sesso, seguendo il ritmo che stava dettando al marito. “… E ricordati: non puoi venire.” Aggiunse con soddisfazione, come lui aveva fatto molte volte con lei.
“La vuoi questa figa?” Lo interrogò, dandosi degli schiaffetti bagnati tra le gambe, che nel silenzio del salone echeggiarono con libidinosi ciaf, ciaf, ciaf.
“Cristo, sì”, grugnì lui, senza smettere di segarsi.
“È calda… bagnata… e…” Si infilò prima il dito medio nella vagina, aggiungendo quasi subito l’indice e, dopo poco, il medio.
“…Stretta… Ooooh…” Gemette, stimolandosi con lascivia.
“Oh cazzo…” sospirò lui, rapito da quel gesto.
“Già… ti piace vedere questa fighetta così piena, vero?” La mano non si fermava.
“Sììì…” sibilò lui.
Serena si buttò indietro, appoggiandosi su una mano, così da mostrare anche il buchetto tappato dal brillante bianco.
“E questo culo? Non è stato facile far entrare questa butt-plug, lo sai?” Gli chiese, sfilandosi la mano dalla vagina, scorrendola lungo il perineo, lasciandosi dietro una scia di umori che brillava illuminata dalle fiamme, delineando l’anello dorato intorno alla gemma.
“Lo so…” rispose Marco quasi orgoglioso.
“E perché me lo hai fatto fare?” Lo incalzò.
“Perché te lo voglio sfondare…” Rispose lui, accelerando il ritmo della sua sega, vedendo la mano della moglie afferrare la base del plug, cominciando a giocarci.
“Tutto qui? Non c’è altro che vorresti farmi?” Lo provocò.
“E questa figa?” La mano cominciò a risalire.
“E queste tette?” Continuando la scalata, si strinse un seno, pizzicandosi il capezzolo turgido.
“E questa bocca?” Si infilò le tre dita in bocca, avviluppandole tra le labbra, chiudendo gli occhi e buttando indietro la testa.
“Mmmmmh…” Apprezzò sonoramente il suo sapore.
“Mi hai fatto vestire come una zoccola da strada, mi hai caricata su una macchina, portata qui, fatta incerettare, imbellettare e poi addobbare come una pornostar per mettermelo al culo?” Lo interrogò, quasi accusandolo, ma in realtà si stava divertendo da morire.
“No.” Fu l’unica cosa che riuscì a rispondere Marco. Sembrava sul punto di arrivare al capolinea.
“Allora cosa vuoi farmi? Dimmelo.” Ordinò secca.
“Voglio appiccicarti contro quello specchio,” con gli occhi ne indicò uno a figura intera accanto alla parete di vetro, “e scoparti con forza, voglio sentire la tua figa fradicia stringersi intorno al mio cazzo mentre la sfondo, pulsando di piacere a ogni nuovo affondo…” Cominciò a parlare.
“Ah, ah…” Lo invitò a proseguire Serena, mentre la sua mano libera tornò tra le gambe, strofinando le labbra rosse e gonfie di piacere.
“Voglio sentirti urlare e implorarmi di non fermarmi mentre la tua faccia si contorcerà allo specchio per il piacere, finché non avrai più fiato, finché non riuscirai più a reggerti su quelle belle gambe…” Rispose con decisione.
“Sìììì…” Serena si penetrò con tre dita come aveva fatto prima, agitandole dentro sé stessa mentre la base del pollice si muoveva sul clitoride.
“E poi?” Ansimò, senza fermarsi, ma poggiando il fondoschiena sul tavolino, allargando meglio le gambe. Non riusciva più a tenere il suo peso sul braccio dietro rimanendo in equilibro.
“Poi, quando ti accascerai per riprendere fiato, non te lo consentirò. Ti ficcherò tutto il mio cazzo in gola, ancora sgocciolante del tuo orgasmo e ti fotterò quel bel visino…” La sega di Marco si stava facendo sempre più veloce man mano che descriveva alla moglie i propri desideri.
“Continua…” gli urlò, mentre la penetrazione delle proprie dita si faceva sempre più vigorosa.
“Le mie palle ti sbatteranno contro la faccia mentre lo prendi tutto in bocca, sbavando come una cagna in calore…” Aggiunse.
Serena sentiva il piacere crescere esponenzialmente nella sua figa. La mano continuava senza sosta a scoparsi e strofinarsi il clitoride contemporaneamente. Vedere il proprio uomo così inerme, intento a raccontarle quella fantasia, le stava facendo perdere la testa.
“Aaaaah!” Gemette.
“Non fermarti, non fermarti, inginocchiati e continua!” Gli ordinò urlando.
Marco obbedì all’istante, buttandosi in ginocchio, avvicinandosi così alla figa grondante della moglie, notando la cascata di umori colare lungo le gambe, fino a bagnare le calze, e nel perineo, gocciolando sul tavolino. L’unica cosa che riuscì a fare per non fiondarsi tra quelle labbra fu aumentare vertiginosamente la velocità della sua sega.
“Trasformerò quel trucco in una maschera di bava e sborra. Poi, quando non riuscirai più a chiudere la bocca, quando non ti ricorderai più di essere una persona… Allora ti rigirerò a pecora, così potrai vedere allo specchio la tua faccia da troia ingorda che sei e, mentre starai con la lingua a penzoloni per il piacere, ti stapperò il culo da quella butt-plug e ti inculerò…”
“Sììììì! Sììì, cazzo così! Aaaaah!” Serena non riusciva a smettere di urlare, la mano era sempre più veloce, l’orgasmo sempre più vicino, lo sentiva crescere e squassarla da dentro con prepotenza.
“Ti monterò come un toro e ti stringerò quelle tette come se fossi una vacca. Urlerai mentre ti torturerò i capezzoli. Magari mi chiederai pure di fermarmi, ma dentro di te saprai che è quel dolore che ti piace, che ti farà godere…”
“Oddio ci sono quasi! Ci sono quasi! Non fermarti!”
“Non importa quello che mi dirai. Il tuo corpo sa bene che sei la mia troia, la tua mano, impazzita, non riuscirà a fermarsi sul clitoride e quando finalmente erutterò tutta la mia sborra nel tuo culo, allora godrai come non pensavi che fosse possibile e mi ringrazierai di essere la mia puttana!”
“Sììììììììì! Sììììììììììì! Godoooooooo!” Urlò a squarciagola esplodendo, sfilando immediatamente le dita dalla figa, continuando a concentrarsi solo sul clitoride, sentendo il suo corpo tremare per il piacere.
Serena cominciò a squirtare abbondantemente sul viso di Marco, che dovette allontanare immediatamente le mani dal cazzo per non godere. Anche lui era al limite e sentirsi la faccia inondata degli umori cristallini della moglie, le narici pervase da quel profumo di donna, lo portarono in un’estasi che non aveva mai provato prima. Non venire in quel momento fu una delle sfide più ardue che aveva mai dovuto affrontare.
Ciononostante, non riuscì a esimersi dall’afferrare le caviglie, trascinandola a sé finché la figa non fu sul bordo del tavolino. Quindi, si buttò tra le gambe della donna per bere tutto il suo nettare, leccandolo avidamente dalle labbra grondanti.
“Oh! Sì, così, bravo! Leccami tutta!” Finalmente Serena aveva soddisfatto la sua voglia. Era riuscita a controllare Marco fino al suo godimento. Il marito era visibilmente in uno stato di eccitazione febbrile, lo vedeva agitarsi come in preda a un raptus. La stava stringendo forte, al punto da farle male, non riusciva più a contenersi.
Dopo un po’, per calmarlo, gli passò una mano tra i capelli, delicatamente, finché non si staccò, allontanandosi dalle gambe guardandola negli occhi.
“Ti è piaciuto?” Gli chiese, conoscendo benissimo la risposta.
Marco annuì, quasi tremando.
“Come è stata la tua troia?” Continuò.
“Divina.” Rispose lui, tirandosi lentamente in piedi, il viso ancora gocciolante dallo squirt che aveva ricevuto.
Le tese una mano, che Serena strinse subito, apprezzando l’aiuto per rialzarsi da quel tavolino.
La tirò bruscamente a sé, stringendole il viso tra pollice e indice.
“Adesso tocca a me.”

Continua...
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