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Lui & Lei

La sua troia - V - Esibizionista


di NoOne8
06.06.2022    |    8.283    |    1 8.9
"“No, sii orgogliosa di essere la mia troia..."
Marco era già pronto, intento a leggere seduto sulla poltrona nel suo studio, in attesa che Serena finisse di prepararsi per uscire. Aveva prenotato un tavolo per due a un ristorantino di nuova apertura non lontano da casa, felice di essere finalmente riuscito a liberare una serata che fosse solo loro, senza clienti, amici o parenti, un’occasione che stava diventando sempre più rara.
Dopo diverse pagine del libro, finalmente la moglie si palesò nello studio. Per l’occasione, aveva scelto di indossare un vestitino di maglia di cotone color ottano, perfetto per le serate primaverili del periodo, con una generosa scollatura a barca. La donna si era truccata in modo impeccabile, sembrava una bambola di porcellana dalle guance arrossate, con delle labbra rosse e lucide a cui era impossibile resistere. I piedi erano fasciati da un paio di scarpe con tacco vertiginoso, fermate da un gioco intricato di lacci fino alle caviglie.
“Come sto?” chiese Serena, sentendosi scrutata approfonditamente.
“Sei uno splendore,” commentò Marco con ammirazione, “adesso girati, fatti vedere tutta.”
La donna si voltò, dando le spalle al marito. Il vestito le cadeva sul fondoschiena formando un invitante balconcino. Marco si alzò, poggiando le mani sulla vita della moglie, baciandole le spalle con passione, risalendo verso il collo. Sentì immediatamente la moglie irrigidirsi sotto le dita e spingere il sedere contro i suoi pantaloni scuri.
Le mani dell’uomo si strinsero attorno ai fianchi, arricciando la gonna con le dita fino a scoprirle i glutei. Alternando baci a lenti colpi di lingua, Marco iniziò a scendere, passando dal collo alla schiena, saltando improvvisamente alle gambe, per risalire godendosi il profumo e il respiro sempre più pesante della moglie.
Raggiunte le cosce, l’uomo fece allargare le gambe alla donna, spingendole la schiena in avanti, fin quando Serena non si appoggiò con le mani alla scrivania che aveva di fronte. In questa posizione, Marco si trovò il culo sferico della donna in faccia e, senza esitazioni, cominciò a ricoprirlo di baci, alternandoli all’interno coscia, avvicinandosi sempre di più all’inguine.
Finalmente, portò una mano sulle labbra già bagnate della donna, spostando le mutandine.
“Mmmh…” trasalì Serena.
“Ma senti come sei bagnata…” commentò Marco compiaciuto, facendo scivolare un dito dentro, accarezzandole la figa in tutta la sua lunghezza, fino al clitoride.
“Sì…” mugugnò Serena con piacere.
L’uomo la penetrò con due dita, iniziando un lento ditalino, mentre con il viso si buttò in avanti a leccarle il culo, torturandole il buchetto con la lingua.
“Oooh…” commentò Serena con piacere.
Dopo diversi lunghissimi attimi, Marco ritirò le dita dalla fica fradicia della moglie e, aiutandosi con l’altra mano, le infilò un dito nell’ano. Era così ben lubrificato che entrò senza incontrare troppa resistenza. Senza togliere la mano, si rialzò, baciando appassionatamente la sua donna, continuando a esplorarle il buchetto con il dito. Nel frattempo, la mano libera trovò una scatoletta nera con rifiniture dorate sulla scrivania.
Staccatosi dalle labbra della compagna, constatò che il rossetto era ancora intatto, nonostante un filo di saliva le stesse scendendo lungo il mento.
“Guarda cosa ti ho preso per l’occasione.” Annunciò, aprendo il cofanetto, rilevando una butt-plug nera opaca con un anello dorato lungo il bordo, abbellita da un finto diamante bianco scintillante.
“Sembra… sembra più grande del solito…” osservò Serena con il respiro affannato.
“Lo è. Ho deciso che è il momento di portare il tuo buchetto al livello successivo. Adesso leccala bene, così te la metto in culo.”
Quindi, avvicinò il plug alle labbra della moglie, tenendolo tra medio e indice. La donna allungò prima la lingua per leccare il giocattolo, curiosa di sentire la texture così diversa rispetto a quella delle butt-plug metalliche usate finora, poi lo prese in bocca, spompinandolo avidamente.
“Sì, così, brava.” La complimentò Marco, facendola uscire e rientrare tra le labbra, infilandole un altro dito nel culo.
“Aaaah!” gemette Serena, sorpresa.
“Bene, direi che è pronta…”
Dichiarò il marito prima di riabbassarsi, tornando dietro la moglie. Prima di infilare la plug nello sfintere però la lubrificò un altro po’, penetrandole la figa, pompandola dolcemente su e giù.
“Aaaah… sì…” commentò Serena.
Finalmente, provò a inserire il giocattolo nel culetto della donna. La dimensione non era esagerata, ma comunque più di quanto non fosse abituata a ricevere, quindi trovò un po’ di resistenza per farla entrare.
“Oddio quanto è grossa…” mugugnò la donna dopo che il marito riuscì a inserirla. Una volta dentro, Marco le diede un bacio sul culo e una sonora sculacciata prima di abbassarle la gonna e rialzarsi.
“Bene, adesso possiamo andare.”
Uscita da casa, la coppia decise di andare al ristorante passando per il parco lì vicino, così da godersi una piacevole passeggiata, visto che tutto sommato non c’era alcuna fretta.
Costeggiando il laghetto artificiale, Marco propose alla moglie di fermarsi sul pontile per ammirare il tramonto, prima di raggiungere il ristorante.
Sul molo di legno, entrambi si appoggiarono alla ringhiera, guardando il laghetto illuminato dal sole già basso, parzialmente nascosto dietro i palazzi della città. Marco abbracciò la vita della moglie, tirandola a sé per baciarle le labbra che, illuminate in quel modo, erano ancora più rosse e sensuali. Serena rispose con foga, stringendosi ancora di più al marito, cominciando a strusciarsi sul suo corpo. Come si aspettava Marco, quella preparazione a casa l’aveva accesa per bene e la butt-plug nel culo non l’avrebbe fatta spegnere molto facilmente.
“Come sta il tuo culetto?” le sussurrò all’orecchio.
“Sento la plug a ogni passo…”
“Vuoi toglierla?”
“No… è così eccitante…” fusò Serena.
“Ti piace eh? Ti piace avere il culo aperto sapendo che nessuno oltre a noi ne sa nulla, vero?” La stuzzicò Marco, allungando una gamba tra quelle della moglie, strofinandole la figa da sopra il vestito.
“Sììì…” rispose la moglie sognante, cominciando a strusciarsi a sua volta, alzando leggermente la gonna davanti.
“Scommetto che sei già fradicia”, Marco portò una mano tra le gambe della donna, stando ben attento a non farsi notare dai pochi passanti. Non si sbagliava, le mutandine erano zuppe. Serena non riuscì a trattenere un sussulto di piacere.
“Che puttana che sei, mi macchierai i pantaloni così.”
“Sììì…” Serena prese a strusciarsi con ancora più foga.
“Va bene, basta così.” Si pronunciò secco il marito, togliendo la gamba dalla fica della moglie, notando il disappunto nel suo sguardo voglioso.
“Adesso andiamo a cena.” Annunciò, strizzandole un gluteo con forza.
Una volta entrati nel ristorante, il cameriere li fece accomodare a un tavolo in fondo alla sala. Essendo di nuova apertura, tutti i posti erano divisi da dei separé che, insieme alla luce bassa, concedevano a tutti gli ospiti una buona intimità.
Perfetto, pensò Marco, lasciando sedere Serena con le spalle al muro, così che potesse avere una panoramica completa della sala. Lui prese la sedia accanto.
Poco dopo averli fatti accomodare, il cameriere tornò con due flûte di spumante e i menu. Rimasti soli, l’uomo propose un brindisi alla bellezza della moglie che, sotto quelle luci soffuse, truccata di tutto punto e ancora arrossita per l’eccitazione era veramente irresistibile. Dopo aver poggiato i calici, il marito la baciò appassionatamente. Serena rispose al bacio, massaggiando la lingua del suo compagno, leccandola e succhiandola. Aveva voglia, tanta.
Con nonchalance, Marco tirò fuori il telefono, cominciando ad armeggiarci come se stesse rispondendo a qualcuno, finché l’espressione di Serena non si trasformò repentinamente. La butt-plug nel culo aveva cominciato a vibrare.
“Mmmh…” provò a contenersi la donna.
Marco si avvicinò all’orecchio, sussurrandole languidamente: “Ti piace la sorpresa?”
Oltre a loro, nel ristorante erano occupato pochi tavoli, non più di quattro o cinque. Il COVID era ancora diffuso e le persone che avevano voglia di arrischiarsi a mangiare fuori non erano molte.
Notando lo sguardo di Serena, misto tra panico, vergogna e piacere, Marco la tranquillizzò.
“Tranquilla, nessuno si è accorto che hai un vibratore ficcato nel culo…”
“Ngh…” mugugnò Serena.
“Ti piace?” Le chiese ancora una volta l’uomo, poggiandole una mano sulla coscia, accarezzandola con decisione da sopra il vestito.
“Sì…” cedette lei.
Lentamente, la mano dell’uomo si insinuò sotto la gonna, strofinando le mutandine fradice. La figa della moglie era gonfia, tanto che sembrava stesse per esplodere come un palloncino.
“Vuoi venire, vero?”
“Sììì…”
“Ma come? Davanti a tutta questa gente?”
Le dita di Marco scostarono le mutandine e iniziarono a percorrere le labbra calde della donna, sapeva che così avrebbe perso la testa.
“Ti prego…” lo supplicò Serena.
“Ti prego cosa? Cosa vuoi? Vuoi godere come una cagna qui, davanti a tutti o vuoi che spenga la vibrazione?”
La mano di Serena cercò e trovò il cazzo duro di Marco sotto il tavolo, aggrappandocisi con forza da sopra i pantaloni.
“Voglio godere…” confessò sottovoce.
“Non te la cavi così facilmente. Dillo.” Le ordinò l’uomo.
“Voglio godere con il tuo cazzone…”
“E?”
“E succhiarti il cazzo finché non mi fai bere tutta la tua sborra.”
“E perché?”
“Perché sono la tua puttana e tu sei il mio padrone.”
“Brava troia, però ora controllati, sta tornando il cameriere.”
Marco allontanò il braccio dalle gambe della moglie, prendendole la mano che gli stava strofinando il cazzo per non destare sospetti, quindi liquidò il cameriere il prima possibile, ordinando un primo e secondo che avrebbero condiviso e una bottiglia di vino.
L’espressione di Serena durante l’ordinazione era impagabile. La donna continuava a strusciarsi sulla sedia, paonazza, impegnandosi a mantenere un po’ di contegno in volto.
Appena il ragazzo si allontanò con l’ordine, la mano del marito tornò sulla figa di Serena, stavolta penetrandola con due dita.
“Aaah…” gemette la donna.
“Controllati puttana, che figura mi fai fare?” La ammonì, continuando a sditalinarla sotto il tavolo.
Serena non ce la faceva più e Marco lo sapeva benissimo.
“Ti prego…” Lo implorò, riportando la mano sulla patta del padrone, aprendo la zip e infilandola subito dentro, trovando il cazzo duro sotto il sottile strato di cotone dei boxer aderenti.
“Cosa speri di ottenere così? Vuoi che ti metta a pecora sul tavolo e che ti sfondi come una cagna davanti a tutti?”
Serena si rese conto solo in quel momento che, in effetti, non avrebbe potuto ricevere quella soddisfazione che tanto voleva dentro il ristorante.
“Ti prego, allora ferma la vibrazione… Non ce la faccio più…”
Marco considerò l’idea per alcuni secondi.
“A una condizione.”
“Quale?”
“Leccamelo.”
“Qui? Ma… se mi vedesse qualcuno?”
“Penserà che sei una zoccola. E non si sbaglierebbe, vero?”
“N-no…”
Marco le afferrò il viso con una mano, guardandola profondamente negli occhi.
“Allora, adesso ti metti in ginocchio sotto il tavolo e mi succhi il cazzo fino a quando non ti faccio cenno di risalire. Capito, puttana?”
Serena annuì.
“Brava.”
Con un movimento fluido, la donna scivolò sotto il tavolo ed entro pochi secondi Marco la sentì armeggiare nei pantaloni, tirandogli fuori l’uccello già duro come il marmo.
Serena cominciò subito a leccarlo dal basso verso l’alto, scappellandolo e ricoprendolo di baci ovunque. Era migliorata notevolmente da quando l’aveva fatta diventare la sua troia.
La tovaglia non era abbastanza lunga da coprirla completamente, ma dall’alto il marito stimò che al massimo se ne sarebbe potuto accorgere il cameriere nel momento in cui fosse tornato con i piatti.
Sotto il tavolo, Serena non ci stava capendo più nulla. Il vibratore nel culo continuava ad alimentare le fiamme nella sua figa, riusciva a trovare come unica e magra consolazione quella di non essere più sotto gli occhi di chiunque avesse voluto guardare.
Finalmente, non doveva più dissimulare quel godimento e infatti si stava avventando sul cazzo del suo uomo come se fosse un pezzo di pane dopo mesi di digiuno. Sapere di stargli dando piacere la stava facendo godere ancora di più e infatti lo sentiva diventare sempre più duro tra le sue labbra. Lo avrebbe voluto ovunque, voleva sentire la sua sborra inondargli la bocca e venire come una fontana, ma soprattutto avrebbe voluto ficcarselo nella figa e scoparlo fino a goderci sopra per spegnere quel fuoco che ormai la stava possedendo completamente.
Intanto, Marco continuava a godersi il lavoro della moglie, finché non vide il cameriere uscire dalla cucina con la bottiglia di vino che avevano ordinato. Mentre il ragazzo era intento a parlare con un collega, fece cenno alla moglie di riemergere, tirandola per una mano. Non aveva considerato quanto ormai la donna fosse andata oltre. Serena si attaccò al cazzo con ancora più foga, succhiandolo avidamente mentre ormai il cameriere di stava dirigendo verso il tavolo.
Marco provò a strattonarla un’altra volta, ma la donna rispose allontanando la mano, usandola per pompare l’uccello dalla base. Non gliene fregava più nulla. Era il suo cazzo e non l’avrebbe lasciato fino a quando non fosse riuscita a farlo eruttare nella sua bocca.
Quel pompino furioso stava avendo l’effetto sperato su Marco, che intanto si trovò costretto a nascondere il suo godimento accogliendo il cameriere con un sorriso. Questi quindi cominciò ad aprire la bottiglia, mettendoci molto più tempo del dovuto. Intanto, Serena si era staccata dal bastone del marito e, come ipnotizzata, lo stava segando energeticamente con entrambe le mani, indirizzandolo verso la sua bocca spalancata, pronta a ricevere tutto il suo seme.
Sopra, il cameriere stava versando il vino nel calice del marito, porgendoglielo affinché lo assaggiasse. Ricorrendo a tutto il suo autocontrollo, l’uomo si portò il bicchiere alle labbra, assaggiando il vino, sentendo l’orgasmo montare, avvicinandosi sempre di più al punto di non ritorno.
Sotto il tavolo, Serena si era accorta delle gambe maschili che si erano avvicinate e, invece di fermarsi o rallentare, la consapevolezza di essere così a rischio aveva alimentato la sua voglia di cazzo. Sapeva bene che non sarebbe riuscita a venire silenziosamente, ma forse per mettere in difficoltà il suo padrone o forse solo perché ormai si era trasformata in una vera e propria troia assetata di cazzo, decise che almeno lui avrebbe goduto. Continuando la sua sega si prodigò ad adorare completamente quella verga dura, leccandola, baciandola, strusciandosela sulle labbra, sul mento, sulle guance e finalmente sulla lingua.
Marco non ce la faceva più, stava sudando freddo e, con il cameriere davanti, riuscì solo a posare il bicchiere sonoramente sul tavolo.
“Grazie, va benissimo così.” Biascicò.
Finalmente, il ragazzo si girò, allontanandosi dal tavolo. Non appena Marco giudicò che fosse sufficientemente a distanza, smise di opporre resistenza e si abbandonò all’orgasmo, sentendo il suo uccello spruzzare quella che gli sembrò essere un’infinità di sborra, sperando che sotto il tavolo Serena riuscisse a berla tutta. Si sbagliava.
Quando ebbe finito, si chinò leggermente per cercare la moglie, trovandola con il viso completamente imbrattato dal naso al mento.
“Volevo bere tutto, ma era così tanta…” si giustificò timidamente Serena.
“Torna su, ce ne andiamo.” Le ordinò il marito con tono autoritario.
“Ma… come faccio? Sono ricoperta… e poi la cena?”
“La tua cena l’hai appena mangiata,” precisò Marco, infilando una mano dentro la borsetta della moglie, “tieni, mettiti la mascherina e andiamocene prima che assorba tutto e si bagni.”
Serena accettò l’idea volentieri, indossando il dispositivo e uscendo da sotto il tavolo. I due quindi si alzarono, diretti verso l’uscita.
“Aspettami fuori”, le ordinò secco Marco arrivati alla cassa. La donna uscì immediatamente, lasciando il marito a sistemare il conto.
Lungo la passeggiata per tornare a casa, il passo di Serena era incerto, dopo tutto aveva ancora la butt-plug salda in culo, con la vibrazione attiva. Afferratole il polso, Marco la stava quasi trascinando per farla accelerare.
Il sole era tramontato ormai e una volta dentro il parchetto, il marito si fermò.
“Togliti la mascherina”, le ordinò.
“M-ma… e se mi vedesse qualcuno?”
“Penserà che sei una troia ingorda. A ragione.” Rispose Marco, prima di aggiungere: “Hai disobbedito a un mio ordine, adesso devi essere punita. Capito?”
“Sì, padrone.” Confermò Serena, sfilandosi la mascherina. Lo sperma sul volto stava cominciando ad asciugarsi, ma era ancora ben visibile.
“Brava puttana, andiamo.”
La coppia riprese la passeggiata. Dopo alcuni passi, Marco allungò una mano sul culo della moglie, stringendolo mentre continuavano a camminare, notando come il gesto la stesse mettendo sempre più in difficoltà.
“Sei ancora eccitata, vero?”
“I-io…”
Marco si spazientì subito della titubanza. Con un gesto repentino, spinse Serena contro la ringhiera che delimitava il laghetto, abbassandosi dietro le sue spalle, sollevandole la gonna sopra le chiappe.
“Dai… se ci vede qualcuno?” obiettò Serena.
Senza rispondere, il marito le infilò una mano nelle mutandine, trovando la figa ancora più bagnata di prima.
“Non dire cazzate, senti che lago che sei… Fare la troia in pubblico ti ha eccitato vero?”
“Io…”
Marco le schioccò una sonora sculacciata.
“Rispondi!”
“S-sì…”
“Sì cosa?”
“Mi piace essere trattata come una troia in pubblico.”
La mano di Marco le strappò le mutandine di dosso con un gesto secco. Quindi, l’uomo si rialzò, senza riabbassare la gonna della moglie.
“Brava, andiamo.”
Serena ormai era troppo eccitata da quello che le stava succedendo, sembrava quasi che si fosse dimenticata come camminare sui tacchi per quanto tremava a ogni passo. Sentiva la mano di Marco palpeggiarle il culo nudo, mentre la plug continuava a vibrare, amplificando il piacere di ogni passo, facendola sentire ancora più troia, sapendo che chiunque avrebbe potuto vederla così. Con una mano, cercò il cazzo del marito da sopra i pantaloni.
“No.” Replicò lui, scansandole la mano.
“Tira fuori le tette, puttana. Falle vedere a tutti.”
Non c’era nessuno in vista, ma l’uomo non dubitava che qualcuno dalla distanza potesse starsi godendo lo spettacolo.
Serena esitò per alcuni istanti.
Marco si mise dietro la moglie, cominciando a baciarle la spalla e il collo, palpeggiandole il seno sopra il vestito, stringendolo tra i palmi e pizzicandole i capezzoli. Non ci volle molto perché il respiro della moglie si facesse più affannato.
“Lo so che lo vuoi…” le sussurrò all’orecchio.
La donna rispose con un gemito di piacere.
Lentamente, Marco abbassò lo scollo a barca mettendo in bella mostra il seno di S, riprendendo quindi la sua tortura, pelle su pelle.
“Tranquilla, lo so che ti eccita fare la puttana”, continuò l’uomo stringendole il seno sodo con forza, sentendo il culo vibrante strusciare contro la patta.
Voleva farla impazzire, farle perdere ogni forma di ritegno e orgoglio. Voleva che lo implorasse di scoparla lì, in mezzo al parco, come una cagna.
“Ammettilo… vuoi essere sfondata qui, dove potrebbe vederti chiunque, come una puttana da due soldi…”
Marco cominciò a muovere il bacino, assecondando i movimenti della moglie, facendole sentire il cazzo tornare lentamente in vita tra le sue chiappe.
“Sìì…” sospirò Serena in trance.
“Sì, cosa?”
“Sono una troia, voglio sentire il tuo cazzone sfondarmi, qui, davanti a chiunque. Voglio venire sul tuo uccello e urlare quanto sono una puttana.”
Marco la rigirò con un movimento repentino, stringendole il viso con una mano.
“Guarda che troia che sei… Sei ancora sporca di sborra e ora vuoi essere scopata in mezzo al parco…”
“Sìì… sono la tua troia!” Esclamò con desiderio Serena, felice di essere riuscita a smuovere la situazione. Il marito le diede uno schiaffo, leggero.
“Vuoi il cazzo?”
“Sì!!”
L’uomo stavolta le schiaffeggiò le tette, sapeva benissimo che la stava mandando su di giri e che a breve sarebbe esplosa.
“Allora succhiamelo, puttana, fai vedere a tutti i guardoni quanto sei brava.”
In realtà Marco non aveva la più pallida idea se ci fossero altre persone in giro, ma si era accorto che l’idea di essere guardata stava eccitando la moglie più di quanto non si aspettasse. La donna infatti si abbassò immediatamente, slacciandogli i pantaloni per tirare fuori l’asta, fiondandocisi come se non l’avesse avuto in bocca fino a pochi minuti prima.
“Così, troia, leccalo bene, devi farlo ricrescere dopo quello che hai fatto lì dentro.”
Serena stava lavorando il bastone del marito con foga, ansiosa di farlo tornare duro, pregustandosi una vigorosa scopata.
“Sei pronta a prenderlo in culo come una cagna?”
“Sììì!”
“Ti meriti una bella punizione…” Osservò, mentre la moglie continuava il pompino. Marco si attorcigliò i capelli della donna intorno a una mano, usandoli per tirarla a sé, affondando il suo cazzo tra le labbra, fin quando non arrivarono a baciargli le palle.
“Mmmh!” Gemette Serena, sorpresa.
“Prendilo tutto puttana, voglio sentirti soffocare su questo cazzo!” Le urlò prima di cominciare a scoparle la bocca con violenza, godendo dei conati della moglie.
“Così, sbava sul mio cazzo come una cagna obbediente!”
Quando l’uccello di Marco uscì dalla bocca della donna, il rossetto messo con tanta cura era completamente sciolto, così come il resto del trucco, colato dalle lacrime per l’asfissia.
“Adesso direi che va meglio.” Osservò Marco sbattendo e strusciando il cazzo nuovamente duro sul viso bagnato della moglie.
“Alzati e piegati sulla ringhiera. Voglio regalare un bello spettacolo a chiunque ci stia guardando!”
Serena ubbidì, andando ad appoggiarsi sulla ringhiera, assicurandosi di inarcare abbastanza la schiena per far sporgere bene il culo pieno. Marco tirò fuori dalla tasca il telefono, aprendo la fotocamera in modalità video con il flash acceso. Quindi, puntandole addosso quel riflettore, iniziò a registrare.
“Muovi quel culo, fallo ballare!” Le ordinò.
Serena iniziò a contrarre e rilassare i glutei, facendo rimbalzare ritmicamente le sue chiappe tonde e sode. Il flash la illuminava così tanto in quell’oscurità che chiunque l’avrebbe potuta vedere, anche a metri di distanza.
“Mmmmh…” si lasciò scappare un gemito. Sicuramente quel movimento la stava stimolando in modo molto piacevole.
“Brava, adesso spalancati bene le chiappe e continua a ondeggiare il culo, fammi vedere quanto lo vuoi…” continuò il marito.
Ancora una volta, Serena soddisfece l’ordine del suo uomo, afferrandosi saldamente le natiche, muovendo il bacino con un moto circolare, alzando il culo per offrire una visuale chiara sul giocattolo che, così illuminato, brillava come un faro. Marco si avvicinò per riprendere meglio lo spettacolo, abbassandosi per fare un bel primo piano alla figa grondante della moglie.
Con una mano, toccò le labbra gonfie della donna, facendo scivolare un dito in mezzo.
“Aaah…” godé Serena, sperando che il dito continuasse. Ma Marco voleva solo torturarla, quindi si riallontanò di alcuni passi.
“Sì, così… ora gioca con la butt-plug, scopatela come se fosse il mio cazzo.”
Serena portò la mano sulla base del giocattolo, sfilandolo lentamente, mostrando alla telecamera il suo buchetto dilatato per accomodare il passaggio del rigonfiamento del plug.
“Ngh…” si sforzò sonoramente.
Una volta estratta del tutto, si portò la mano libera alla bocca, succhiandosi due dita, leccandole bene per lubrificarsi l’ano pochi istanti dopo, facendole scomparire e riuscire diverse volte.
“Che troia che sei…” Osservò Marco compiaciuto.
Finalmente, la moglie riportò la butt-plug tra le chiappe e, come richiesto, cominciò a pomparla nel buco del culo, prima molto lentamente, poi accelerando il ritmo a poco a poco.
“Aaaah…” godé della penetrazione.
“Ti piace eh, troia?”
“Sììì!” Urlò lei, continuando a stantuffarsi.
“Continua allora, convincimi a scoparti il culo.” La sfidò Marco.
Serena si sfilò il giocattolo, mostrando al marito l’ano dilatato, facendo rimbalzare su e giù le chiappe. Si portò una mano tra le gambe, toccandosi la figa bagnata, infilandosi due dita dentro per lubrificarle, quindi ritornò a concentrarsi sul buchetto, infilando prima un dito e poi aggiungendo il secondo.
“Mmmh…” mugugnò.
“Vieni a riempirmi…” Invitò il marito, continuando a far scivolare le dita dentro e fuori con lascivia.
“Voglio sentire il tuo cazzone caldo aprirmi il culo…” Continuò, senza fermare la mano.
“E poi?” Marco la invitò a continuare.
“E poi voglio che mi inculi con forza… voglio sentire le tue palle gonfie sbattermi addosso…” Con una mano si afferrò il seno, stringendolo, “mentre ti aggrappi alle mie tette, stringendole finché non scoppiano, e mi dici quanto sono puttana…”
La narrazione la stava eccitando ancora di più e Serena sfilò le dita in favore della butt plug, che cominciò a far uscire e rientrare contraendo lo sfintere, un invito veramente difficile da ignorare.
“E… Aaah… Alla fine… Voglio che mi esplodi dentro… Aaaah! Riempendomi il culo di sborra…”
Finalmente, Marco si avvicinò alla moglie, appoggiando la mano sulla plug, sentendo come la stesse facendo uscire e rientrare. Quindi, l’afferrò saldamente, iniziando a pomparla con decisione, mentre il viso si abbassò verso l’orecchio della donna.
“È questo che vuoi?” Le sussurrò con tono autoritario.
“Sì!” Serena soffocò un grido di piacere.
“E vuoi essere scopata qui, come una cagna in calore?”
“Sì! Scopami il culo!”
“Va bene, ma ricordati che sei in punizione. Se ti tocchi la figa smetterò immediatamente. Se vuoi venire, dovrai imparare a godere con questo culo da troia che ti ritrovi. Hai capito?”
“Sì…” Confermò Serena gemendo.
“Ho detto: hai capito, puttana?”
“Sì, padrone!” Urlò la donna prima di implorarlo.
“Sfondami il culo padrone, ti prego!”
Soddisfatto, Marco estrasse il giocattolo dall’ano della moglie. Quindi, senza altri convenevoli, si mise dietro, allargandole le chiappe e puntandole il cazzo contro il buco ancora leggermente aperto.
Lentamente, cominciò a spingere finché la cappella gonfia non fu completamente entrata, sentendo lo sfintere stringersi intorno all’asta. Era una sensazione paradisiaca. Marco aveva dovuto dare fondo alle sue riserve di autocontrollo per gestire il gioco, ma vedere la sua donna esibirsi così in pubblico lo stava facendo impazzire.
Stringendo i fianchi della moglie, la inculò del tutto, cominciando a scoparla con sempre più gusto.
“Aaaah… sììì!” ne gioì Serena.
“Ti piace farti sfondare in pubblico, puttana?”
“Sììì! Riempimi con quel cazzone!”
Marco le afferrò i polsi, tirandola a sé, inculandola ancora più a fondo, facendola girare verso la passeggiata, così da mostrarla a chiunque fosse nei paraggi.
“Dillo a tutti, troia! Voglio sentirti urlare quanto ti piace essere la mia puttana!”
I colpi di Marco si fecero sempre più ravvicinati e intensi.
“Sììì! Sììì! Sono la tua troia! Sfondami il culo! Fammi godere come una cagna padrone!” Urlò Serena a squarciagola.
Marco le afferrò entrambi i polsi con una mano.
“Brava, adesso chiudi quella bocca, puttana.” La apostrofò, prima di tapparle la bocca con la butt plug, palpandole poi con forza un seno, fino a sentirlo gonfio e teso sotto il palmo, pizzicandole il capezzolo con le dita.
“Mmmhh! Mmmmhhh…” soffocò Serena.
La donna stava venendo inculata in mezzo a un parco pubblico, con la faccia incrostata di sborra e saliva. Adesso, con la bocca piena della butt plug avuta in culo fino a pochi istanti prima, si sentiva umiliata e usata come non le era mai successo. Era una sensazione che le piacque così tanto che sentì un orgasmo potentissimo squassarla da dentro, cominciando a tremare sotto ogni nuovo colpo sapiente del marito.
“Mmmmh!” gemette Serena a bocca piena.
Sentendo l’orgasmo avvolgergli il cazzo con gli spasmi anali, Marco si sbrigò a toglierle quel cuccio.
“Oddio! Il culo! Vengo! Vengooooo!”
“Sì troia, godi! Fatti sentire!”
“Sììììì! Sììììì! Non ti fermare! Sfondami il culo!”
Anche Marco era al limite, portò entrambe le mani sulle labbra della moglie, tenendole la bocca spalancata tirandola dagli angoli.
“Sì, vieni puttana, fammi sentire quanto ti piace!”
“Aaaah” Urlò Serena, non riuscendo ad articolare altre parole.
Finalmente, anche Marco esplose, sborrando copiosamente nel culo della moglie.
“Aaaah, sì! Te lo inondo questo culo!” L’uomo continuava a pompare, avvertendo ancora gli spasmi di piacere della donna, finché non sentii le ultime gocce di sperma abbandonargli il cazzo.
Quando Marco lo tirò fuori, Serena non aveva ancora smesso di tremare, nonostante sentisse la sborra del suo uomo colarle dal culo. Aveva cercato quell’orgasmo disperatamente e se lo stava godendo fino in fondo, anche sentendo la mano del marito farsi strada tra le sue natiche per raccogliere dello sperma, che poi le spalmò sulle labbra.
“Vieni a pulirmi il cazzo.” Ordinò lui stanco, ma ancora in controllo.
Serena non se lo fece ripetere due volte, accovacciandosi davanti all’uomo, prendendo tutta l’asta bagnata in bocca e leccandola avidamente.
“Sì così, brava, leccalo tutto.” La incoraggiò Marco accarezzandole la testa, godendosi ogni secondo nella bocca della moglie.
Finalmente, Serena si staccò, mostrando al marito la bocca aperta con la lingua di fuori. Non era rimasto nulla.
“Brava.” Si complimentò Marco tendendole una mano per farla rialzare.
Dopo essersi sistemata il vestito, nessuno avrebbe mai detto che si era fatta inculare come una puttana di strada fino a pochi istanti prima. Tranne per il viso, ovviamente, ancora sporco di sperma e con tutto il trucco colato. Ma, vista l’ora e la poca luce, difficilmente qualcuno se ne sarebbe accorto.
“Mi rimetto la mascherina?” Chiese Serena.
“No, sii orgogliosa di essere la mia troia.” Rispose Marco serio, con tono quasi dolce.
“Sì, padrone.”
Quindi, la coppia si prese per mano, avviandosi verso casa.

Continua...
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