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La Alice che non ti aspetti


di drag76021
15.05.2022    |    6.902    |    2 9.0
"Lo schiavo non ha il permesso di parlare..."
Alice lavorava come impiegata amministrativa in una ditta di riparazioni di veicoli industriali.
Era lì da qualche anno, ed essendo la sola donna in un ambiente maschile era l'oggetto di tante battute, occhiate e di silenzi pesanti.
Lei preferiva ignorarle, passare oltre senza reagire.

Ma ai maschi piaceva, era carina, una figura esile e indifesa, vestita sempre elegante da ufficio.
Non ribatteva, non aveva un compagno ad accompagnarla o riprenderla dopo il lavoro.
Ogni volta doveva attraversare da sola quel terreno di gioco, in cui gli uomini si sentono forti, specie in branco, a chi azzarda di più, a voce più alta, come a dimostrare di essere il più alfa tra gli alfa.

Questo gioco piaceva molto a Leo, vero nome Leonardo ma tutti lo chiamavano Leo da sempre; aveva 40 anni, un bel corpo asciutto dato da un lavoro prettamente fisico, ed un bel viso dai tratti netti.
Decisamente un bell'uomo, se non fosse che era uno stronzo con le donne, e gli piaceva dimostrarlo a tutti descrivendo le sue storie per filo e per segno.
Specie dopo il divorzio, gli piaceva raccontare di come le trattava e di come loro accettassero il suo comportamento.

A Leo piaceva spingere il limite della decenza con Alice sempre un po più in su, sempre un pelo oltre, specie davanti agli altri. Gli piaceva dimostrare di essere più maschio, e che a lei in fondo piaceva.

Un pomeriggio durante il suo turno di reperibilità, Leo ricevette una chiamata da Alice.
Era una cosa normale, lei gestiva i contratti e a volte c’erano variazioni che dovevano essere comunicate subito, in caso di intervento.

'Ciao Leo sono Alice, sei tu il reperibile oggi, giusto?'
'Si Alice, ci sono problemi? Devo andare in officina?'
'No, ho bisogno che tu venga a casa mia. Puoi essere qui tra un'ora?'
Per quanto la richiesta fosse strana, Leo aveva già capito tutto.
'Certo Alice, a dopo'
Chiusa la telefonata era soddisfatto, alla fine anche lei aveva bisogno di un uomo che la facesse sentire viva e donna fino in fondo.

Arrivato al suo appartamento, era stato accolto in modo tranquillo come una qualsiasi giornata di lavoro, solo che lei indossava una vestaglietta corta e attillata che per lui valeva come conferma esplicita; perciò non lasciando passare che pochi secondi di 'grazie, scusa, volevo chiederti,…', le aveva messo una mano sul culo e la traeva verso di sé.
Lei si lasciò afferrare e baciare, senza segno di sorpresa, un bacio vuoto e con poco trasporto.
Ma a Leo non interessava, era abituato alla donna che vuole essere preda del suo essere uomo.

Al termine del bacio e ripresa la distanza tra i due, Alice gli chiese di seguirla in camera.
'Sai Leo, volevo chiederti di assecondarmi, se ti va, vedrai che ti divertirai’.
E mostrando una fascia nera che teneva nella tasca della vestaglia gli chiese
'Posso spogliarti mentre sei bendato?'
Leo, annoiato da storie tutte uguali, era già eccitato e accettò senza troppe domande, pensando che dopotutto la timidezza di Alice poteva nascondere una bella porca ed essere interessante, gli bastava non andar troppo per le lunghe.

Una volta bendato si sdraiò sul letto, lasciando che Alice lo spogliasse del tutto, con calma; da parte sua il cazzo era già duro e il fatto che lei ogni tanto lo sfiorasse mentre toglieva i vestiti e lo sistemava nel letto, lo rendeva ancora più contratto, anche se lo infastidiva che di fatto lo ignorasse.

Però Alice non aveva finito, ripetendo di stare al gioco, intanto aveva iniziato a legare dei lacci ai polsi e alle caviglie.
Oramai vinto dal desiderio accettava e basta, la sentiva girare alcune volte intorno al letto e uno alla volta gli arti venivano bloccati e poi risistemati. Inizialmente erano abbastanza laschi, ma ad ogni passaggio, sembravano essere più stretti, più vincolanti, ma non dolorosi per cui andava bene.
'Basta che ti sbrighi a prenderlo in bocca che me lo sento già scoppiare'

Invece, terminato la sua preparazione con calma, Alice si avvicinò al suo orecchio.
'Tranquillo ora inizia il divertimento vero e proprio'
E lo baciò, questa volta con più partecipazione e con una certa irruenza.
Ma appena lui iniziò a lasciarsi andare all'intreccio di lingue, lei si staccò, sentì infilare qualcosa tra le sue labbra, spingerla nella bocca, e con un movimento brusco gli venne voltata la testa per fissarlo dietro al collo.
'Ma che cazzo fai?!' sarebbero state le sue parole.
Ma con quella roba in bocca le parole non uscirono come avrebbe voluto. Cercò di morderla e sputarla, di raggiungerla con le mani per toglierla, ma non riuscì a fare nulla, era già bloccato.

Nel frattempo Alice girava di nuovo intorno al letto, stringendo man mano i nodi e afferrando Leo con una forza che lo sorprese.
E quando gli tolse la benda, lui la guardò con rabbia, ma c'era qualcosa di diverso.
Alice ora mostrava un completino nero, un intreccio vario di fasce incrociate sull’addome e sul collo che lasciava scoperto il resto, e che evidentemente portava già sotto la vestaglia; aveva dei guanti al gomito, anche questi lavorati in qualche modo; a catturare la sua attenzione era soprattutto lo sguardo diverso, con cui lo fissava: intensamente, dall'alto nonostante la sua statura minuta, con una luce di disgusto, distanza e disapprovazione.

Subito lui partì con una serie di insulti.
'Troia, puttana, liberami così ti inculo per bene...' che diventarono solo suoni strozzati ma dal senso ben chiaro.

Lei si avvicinò al suo viso, e con un tono al tempo stesso di minaccia e indifferenza disse
'Lo schiavo non deve usare certe parole. Lo schiavo non ha il permesso di parlare. Lo schiavo può solo mugolare di piacere quando la padrona lo concede'

Leo non ascoltò una parola, nella sua testa continuava a rivoltarle tutti gli insulti che poteva, strattonando braccia e gambe; ma i lacci erano legati con perizia, e anche con tutta la sua forza di uomo non riusciva a guadagnare spazio per liberarsi.

L'espressione di Alice si indurì per un attimo mentre si avvicinava, finché gli fu sopra e d'improvviso lo colpì in viso con uno schiaffo.
Leo era stupito, era stato forte e faceva male, ma non come quelli delle zuffe tra uomini, era diverso.
A far più male però non era il dolore alla guancia, era come se fosse andato in frantumi qualcosa al suo interno.
Restò senza parole, mentre lei da pochi centimetri di distanza ripeté
'Lo schiavo non deve usare certe parole. Lo schiavo non ha il permesso di parlare. Lo schiavo può solo mugolare di piacere quando la padrona lo concede'.

Poi gli afferrò i peli del petto seccamente e li tirò con forza, mentre con un filo di voce e ancora un manifesto disgusto disse
'Alla padrona non piacciono i peli. Lo schiavo non avrà più peli in nessuna parte del corpo salvo la testa'.
Il dolore al petto lo confondeva Leo, che non capiva e non ascoltava, voleva solo essere liberato e che il dolore cessasse.

Alice si allontanò non curante delle sue reazioni, con Leo che cercava di seguirla con lo sguardo.
La vide estrarre uno strano arnese da un cassetto: una specie di rullo con delle punte per quanto riuscì a capire così limitato nei movimenti.
Iniziò a passarlo sulle gambe fino al linguine, infliggendogli un dolore intenso, a cui reagì dimenandosi e cercando di gridare.
Continuò a passarlo, con maggiore e minore intensità, su zone diverse più o meno sensibili, cambiando ogni tanto gamba; poi passò ai fianchi e alle braccia; e poi al petto, quindi gli afferrò e torse i capezzoli con un movimento netto e deciso.
Il dolore lo avvolse, riverberandosi nella testa, voleva sollevarsi, strappare quei cazzo di lacci e farla finita. Era immobilizzato.

Ma come prima, gli fu sopra in un attimo e gli arrivò uno schiaffo improvviso, meno forte e meno doloroso, ma l’effetto fu più profondo; come se il suo corpo se lo fosse aspettato e quindi assecondato. Quella reazione gli strappò via le forze e la lucidità insieme. Non riusciva più a muoversi ne a pensare.

Senti che intanto Alice aveva smesso col rullo e si stava avvicinando al suo pube, quindi gli afferrò i testicoli serrandoli strettamente con qualcosa di costrittivo, trasmettendo un dolore netto che gli arrivò alla testa in un attimo, finché realizzò che il suo pisello era ancora lì duro, come era rimasto per tutto il tempo
'Ma che cazzo sta succedendo..."

Il dolore non era ancora stato assimilato che lei stava cambiando lavorando alle corde dimostrando che la struttura del letto permetteva di spostare gli ancoraggi senza dover slegare i nodi; evidentemente sapeva bene dove voleva arrivare, portandolo con movimenti controllati sul fianco e con le gambe piegate.
Liberò temporaneamente le mani per legarle dietro la schiena, non riusciva più a reagire e quindi non poteva che assecondare passivamente i gesti decisi di Alice.

Una nuova corda venne legata al letto, e un collare venne passato intorno il collo, impedendo di muovere la testa senza strozzarsi.
'Ora lo schiavo è autorizzato a godere e solo a quello'.
Così gli liberò la bocca, ma nonostante questo, tutte le parole che Leo aveva ingoiato prima erano scomparse, sostituite dal sapore di cuoio e di saliva e di passivo timore.
Avvertì un senso di fresco vicino al proprio ano e un attimo dopo qualcosa iniziò ad essere introdotto nel suo culo.

Il pensiero di lui maschio che adorava ficcare il cazzo in quel buco senza domandarsi veramente cosa si provasse, lo sfiorò solo un istante perché la sensazione della penetrazione si riversò nella lucidità come una marea che lo sovrastò e lo lasciò, quello sì, senza respiro. Il collare gli impediva di voltarsi a guardare, poteva solo sentire dentro di lui cosa stava accadendo.

Dolore e piacere, abbandono e accettazione, lo sconvolsero e lo rapirono, ma se ad ogni affondo sembrava essere al limite, quello dopo lo superava ulteriormente.
Finché il godimento lo invase, si quello, non qualsiasi fosse l'oggetto che lo stava inculando, ma era dal piacere che si sentiva invaso e dominato.

Alice continuò a lungo con estrarre e muovere, ruotare e allargare, mentre la bocca di lui si riempì di saliva, di rantoli, di una lingua che spingeva contro il palato come volesse contrastare ogni affondo.

Con un movimento rapido e preciso, gli liberò d'un colpo le palle trasferendo a tutto il corpo un brivido che risalì lungo la schiena; gli afferrò il pene con forza ed eseguendo dei movimenti coordinati con l'arnese nel culo, lo portò a sborrare, una serie di schizzi violenti e ripetuti, e un gemito prolungato che gli scosse la testa forzando il collare. Lo lasciarono sfinito, con l'ano libero, il cazzo finalmente rilassato, e tutto lo sperma a colare sulle sue gambe e sul letto.

Mentre era ancora avvinto da tutte quelle sensazioni, Alice liberò le mani, che istintivamente Leo iniziò a muovere, cercando quindi di farsi forza sui gomiti e sollevarsi a cercare gli occhi di lei, che trovò lì diretti a fissarlo e ad attenderlo. Ancora quella luce, ma ora con note anche diverse.

Come diverso era il tono che usò, diretto, assertivo e quasi atonale, se non fosse per il senso di assolutezza.
'In ufficio continuerai con le solite battute e le tue frasacce e tutto il resto, come prima.
Potrai raccontare tutte le storie di incontri e di sesso con le donne che vorrai, ma saranno solo fantasie perché non incontrerai più nessun’altra.
Io ti chiamerò Leo e tu mi chiamerai Alice.
Quando vorrò, ti chiamerò Leonardo e tu farai esattamente tutto quello che ti dico, e la sola tua risposta sarà: Sì, Padrona.
Ora lo schiavo pulisce tutto e mette in ordine la stanza.
Quando avrà finito lascerà l'appartamento in silenzio, senza guardare né parlare alla Padrona. Hai capito Leonardo?'

Leo non riuscì a comprendere l'effetto o la portata di quelle parole, ancora troppo stordito da quanto successo; nonostante questo e prima che un qualsiasi pensiero potesse emergere da quel caos, le parole erano già sulle sue labbra

‘Si, Padrona’

Però Alice non era più lì, si era diretta fuori della stanza senza attendere quelle parole, era stato sufficiente leggere la risposta negli occhi di Leonardo.
Da quel giorno Alice ha il suo schiavo.


P.S. Racconto di fantasia, ogni riferimento a persone, fatti o luoghi è puramente casuale.
Per questo racconto nessuna persona, uomo o maschio è stato maltrattato (o almeno non più di quanto una Padrona ritenga giusto trattare il proprio schiavo).
P.P.S. peace&love, stop real violence
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