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Gay & Bisex

Come ogni notte


di ArchieCooper
09.02.2023    |    10.783    |    10 9.6
"Glielo dovevo sempre chiedere e smetteva dopo poco perchè le faceva male la bocca..."
Clara varca la soglia e mi sorride, mentre io vorrei solo sparire. Sua sorella è con lei, la aiuta a portare dentro i bagagli. Ridono, lei si avvicina al divano e mi da un bacio. Spengo la TV e la abbraccio con delicatezza, ho sempre paura di poter far male al bambino. Guardo il suo pancione rotondo e ripenso alla sera prima. Ho tradito due persone, lei e mio figlio, che ancora non conosco.
Non pensavo di essere così. Una cosa del genere era successa solo una volta in secondo superiore. Uno dei pomeriggi a casa di Marchino, il mio compagno di banco, mentre guardavamo su internet foto di donne nude lui mi aveva chiesto di confrontare i nostri arnesi. E senza ricordarmi come di lì a poco era finito a succhiarmi l’uccello. Era una cosa che desideravamo entrambi. Non si è mai ripetuta e il giorno dopo a scuola io e Marchino cambiammo posto.
Con Clara ci siamo conosciuti il primo anno e per me ultimo di Università. Studiare non faceva per me, lei è riuscita invece a completare gli studi e ha trovato subito lavoro presso uno studio di commercialisti. Quest’anno compiamo il dodicesimo anniversario di fidanzamento, il primo di matrimonio e fra poco diventeremo genitori. Ho avuto anche un altro paio di ragazze prima di lei e se ogni tanto ripensavo al pomeriggio con Marchino vedevo la cosa solo come un episodio adolescenziale che magari è capitato anche ad altri ragazzi.
Da quattro mesi Stefano è stato assunto al supermercato dove lavoro. All’inizio ero un po’ diffidente verso il suo essere così estroverso, ma vedendo che teneva la mani al loro posto siamo pian piano diventati amici. Mi faceva ridere. Secco come un chiodo, con l’andatura sculettante, i capelli ricci raccolti in una coda. Ha la particolarità che quando ti parla gradualmente si avvicina con la testa verso di te, quasi a cavarti un occhio con il suo nasone. Negli ultimi due mesi era venuto pure a cena a casa nostra ogni settimana. Teneva su la conversazione, sorrideva sempre e parlava tantissimo con Clara. E soprattutto era un ottimo espediente. Da quando Clara mi aveva detto di essere incinta mi ero messo paura. Non so cosa mi stesse succedendo, ma mi veniva difficile parlare con lei, mi sentivo a disagio. Quel fine settimana Clara era andata con sua sorella a trovare i genitori al paese, io invece avevo il turno di sabato.
E successe l’inriparabile. Finito il turno io e Stefano siamo andati a farci una birra al pub sotto casa. Mi venne spontaneo invitarlo a farmi compagnia per cena. Non avevo doppi fini e non pensavo che lui ne avesse. Non mi aveva mai provocato, era in buoni rapporti con Clara. Non lo ritenevo una minaccia. Va a finire che ci facciamo un paio di pizze surgelate e beviamo altra birra e quando finisce apriamo una bottiglia di vino. E quando non abbiamo più niente da raccontarci si finisce a parlare della gravidanza.
“Certo Gianlù che te ce vedo proprio a fà il padre, anche se pari più pischello de me che me so’ diplomato l’anno scorso.”
Gli sorrido debolmente, l’alcool mi sta annichilendo un po’.
Sento che Stefano è un buon amico, che posso aprirmi completamente con lui. E poi quelli come lui ti convincono a raccontarti le cose. Si vede che ascoltano e sono interessati. E così diedi parole alle mie paure: che forse eravamo ancora troppo giovani, che c’erano ancora cose che avremmo voluto fare e posti che avremmo voluto vedere prima di dedicarci a un figlio. Gli raccontati che avevo paura di non dormire la notte per i pianti del bambino e poi di non farcela a lavoro. Ma soprattutto avevo paura di non essere all’altezza del ruolo, di non saper fare il padre.
“Ma no Gianlù, stai calmo, vedrai che andrà tutto bene” e poggiò la sua mano sulla mia accarezzandomela col pollice. Lo lasciai fare, mi diede la sensazione di un atto fraterno, consolatorio. Mi sembrava un gesto affettuoso.
Ci spostammo sul divano a vedere un film. Lui era molto concentrato sul dramma scadente di Netflix, io però percepivo una strana tensione. Non che mi sentissi a disagio, ero però elettrizzato, il respiro mi si stava facendo più caldo. Chiusi gli occhi e cercai di mettermi a sonnecchiare. Lentamente, per gradi scivolari verso Stefano e poggiai la testa sulla sua spalla, la mia gamba a contatto con la sua. A un certo punto sentii il suo braccio che mi circondava le spalle, ma non avevo il coraggio di aprire gli occhi, soprattutto perchè non solo mi era diventato duro, ma sentivo anche una leggera eiaculazione contro le mutande.
Si mise ad accarezzarmi i capelli.
“Cha fai?” chiesi con voce sonnecchiante.
“Niente” mi rispose ridendo.
Aprii gli occhi. Mi guardava.
“Quanto sei bello, Gianlù.” E mi baciò. Ricambiai. Entrambi abbiamo delle labbra carnose e il vigore delle nostre lingue era in sintonia come non lo era stata con nessuna delle ragazze che avevo avuto e neanche con Clara. Non pensavo più a lei in quel momento, ero molto eccitato, rassicurato dalle mie paure, le mie ansie erano svanite.
“Te posso fà na pompa Gianlù?” mi chiese staccandosi dalla mia bocca. I suoi occhietti neri imploravano, non risposi.
Intanto mi accarezzava sui jeans dove pulsava la mia erezione.
“Te prego succhiamelo Ste” sibilai con un filo di voce eccitata.
Mi tirò giù la zip, mi sbottonò e prese a menarmi il cazzo.
“Fai piano sennò me fai venì” sibilai.
E dopo esserci baciati ancora cominciò a succhiarmelo. Clara non era tipa da fare queste cose. Glielo dovevo sempre chiedere e smetteva dopo poco perchè le faceva male la bocca.
Stefano invece arrivava fino alla base e risucchiava con un forte rumore. Non solo mi stava facendo un pompino, ma non credo che proverò mai un pompino migliore in vita mia. Era come se mi stesse risucchiando per intero, sentivo di stare per venire da un momento all’altro.
Quando ne fui sicuro gli chiesi di togliersi, ma lui continuava, non si voleva staccare. Lo tirai via per i capelli mentre il mio cazzo schizava a litri. Gli finì ovunque: sulla faccia, sulla maglietta e sui capelli.
“Porcozzio Stè”. Ansimavo, ero sudatissimo.
“Lo volevo ingoià tutto Gianlù, perchè mi hai tirato via?” chiese ansiamando più di me. Stava riprendendo il respiro, non si era letteralmente staccato un attimo dal mio uccello.
“Vatte a lavà” gli dico.
Mentre si fa la doccia guardo la TV e non penso a Clara. Ho bevuto troppo, non mi sento in colpa. Quello che è appena successo mi lascia indifferente. Non ci sono, le mie preoccupazioni non esistono più, finalmente io non esisto più.
Stefano intanto è gia da mezz’ora sotto la doccia e io devo pisciare. Entro in bagno.
“Ma che devi finì l’acqua al palazzo?” gli chiedo.
Lo vedo nudo per la prima volta. Quel corpo secco è bellissimo. Non è uno scheletro, nonostante sia magrissimo tutti i suoi muscoli sono ben definiti. Il suo culetto è piccolo e sodo, sembra fragilissimo. Quando si gira la cosa che mi lascia più impressionato è la proboscide che ha fra le gambe. Non è in erezione, ma da moscio gli arriva quasi fino al ginocchio.
Nota che ho strabuzzato gli occhi e mi chiede se voglio assaggiarlo. Gli dico di no, di sbrigarsi che devo pisciare, mi stavo innervosendo.
Si siede per terra nel vano doccia.
“E allora pisciame addosso” dice guardandomi fisso negli occhi.
E mentre lo faccio continua a guardarmi negli occhi. Tiene la bocca aperta per accogliere la mia urina, gli arriva sui capelli, nel naso. Gli sciovola su quei begli addominali e a me torna duro.
Entro dentro la doccia.
“Che vuoi fa?” mi chiede mentre lo tiro su e lo giro di spalle.
“C’è che te voglio nculà a sangue, te voglio” e accompagno il mio cazzo dentro il suo culo. Non trovo difficoltà e comincio a farmelo come un animale, si sta benissimo dentro di lui. Con una mano gli blocco il polso dietro la schiena e con l’altra gli afferro i capelli. Ho i vestiti fradici e attaccati adosso. Lui si mena quel suo uccello osceno e ansima di piacere. Quando vengo gli sbatto la testa contro il muro e viene pure lui.
Tutto questo è successo poco più di ventiquattro ore fa. Mi sono sentito sporco per tutto il giorno, non mi sono staccato dal divano e della TV. Clara è già andata a dormire. Quando andrò anche io mi sorriderà, mi darà un bacio e si volterà dall’altra parte così che io possa abbracciarla. Come ogni notte.
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