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Gay & Bisex

La Saga Di Boccoli D'oro-Capitolo 4


di ArchieCooper
06.03.2023    |    5.484    |    4 9.6
"Mi scopa furioso a tutta velocità..."
Cap. 1: https://www.annunci69.it/racconti-erotici/gay/La-saga-di-Boccoli-D-oroCapitolo-1_133803.html

Cap. 2: https://www.annunci69.it/racconti-erotici/gay/La-Saga-Di-Boccoli-D-oroCapitolo-2_133858.html

Cap. 3: https://www.annunci69.it/racconti-erotici/gay/La-Saga-Di-Boccoli-D-oroCapitolo-3_133892.html

Sono due notti che lo zio non ritorna a casa. Dopo essersene andato via con Franco non mi ha dato più notizie. Elisa e Raimonda non cucinano più per me e sentendosi più al sicuro mi hanno ricominciato a prendere in giro. Per fortuna Marco che intanto si è fatto tutto serio e silenzioso mi allunga qualcosa dal suo piatto e si prende cura della madre, che timorata non vuole rientrare a casa per paura che il marito torni da un momento all’altro.
Io da solo non so come mandare avanti la mungitura. Non so come conservare il latte e non so dove abita Franco per venderglielo. Mi sembra che vada tutto alla malora, Marco accetta il mio aiuto per dar da mangiare alle galline e alle oche, ma nessuno di noi ha il pieno controllo sulla gestione della fattoria.
Quantomento mi è rimasto il lettone dello zio. Durante queste notti ho abbracciato il grande materasso vuoto e l’ho annusato cercando il suo odore, sempre con la speranza di sentire la porta aprirsi e vederlo entrare. Questa terza notte senza averlo dentro di me piango un po’, con le lacrime inumidisco le dita e cerco di stuzzicarmi il buco del culo, ma non è la stessa cosa. Qualcuno bussa alla porta.
Mi nascosi sotto le lenzuola perchè ero completamente nudo e non sapevo se potessero essere magari Elisa e Raimonda o la zia venuta a reclamare il suo talamo. Marco varcò la soglia.
Doveva essere appena rientrato dalla sua uscita serale con gli amici. Indossava una bella camicia di lino bianca e dei bermuda beige coi tasconi che gli arrivavano sotto il ginocchio. Era a piedi nudi e mi sorrideva rimanendo fermo lì.
“Si può?” chiese.
L’antipatia che prima provavo nei suoi confronti non mi aveva mai fatto notare quanto fosse bello mio cugino. I capelli ricci come i miei ma neri neri neri. A differenza dello zio lui non aveva un filo di barba e gli occhi erano color nocciola chiaro. Il padre aveva dei labbroni carnosi e stretti, mente le sue erano sottili e la mascella era delicata come quella di sua madre.
Il mio desiderio però era essere riempito dalla carne e per questo speravo si trattasse di mio zio.
“Vattene via” feci e mi gettai con la testa sul cuscino.
Marco non sembrò curarsi della mia ostilità e si avvicinò sedendosi sul letto vicino a me. Mi poggiò una mano sulla spalla e prese ad accarezzarmela.
“Non ti struggere.” disse. “Non è la prima volta che succede. Ogni tanto piglia e scompare, sa solo lui dove se ne va. Al massimo fra un paio di giorni tornerà, Boccoli D’oro.”
Mi raggomitolo ancora di più e singhiozzo qualche lacrima. Marco mi carezza la guancia per asciugarmela.
La sua tenerezza mi commuove, il fatto che sia diventato così gentile con me ultimamente mi ha fatto nascere una sorta di affetto che avevo faticato a riconoscere. La cosa mi fu rilevata infatti solo dal mio cuore che prese a battere, ma in una maniera nuova rispetto a come lo faceva battere mio zio. I battiti stimolati dalle carezze di Marco avevano un qualcosina in più, una sorta di calore che si espandeva dal petto in tutto il corpo.
Mi girai verso di lui. “Grazie di essere stato così buono come in questi giorni.” gli dissi.
“Ma figurati.” rispose chinando il capo per nascondere un sorriso. “Anzi ti volevo chiedere scusa. Scusa se i primi giorni che sei stato qui ti ho mancato di rispetto. Non avevo capito... non avevo capito che tu fossi una persona speciale.”
Lo guardai in silenzio, ero beato. Volevo che continuasse a parlare.
“Sì, insomma. Non ho mai conosciuto nessuno come te. Papà ha fatto bene a capire che avevi bisogno di protezione. Vorrei essere stato meno stupido ed essermene reso conto anch’io.”
Mi veniva da ridere, stava diventando tutto rosso in viso.
“Insomma, tutto sommato credo di volerti bene.” concluse.
Era la prima volta che qualcuno me lo diceva, neanche i miei genitori si erano mai sbilanciati così tanto su di me. Al contrario certe volte avevo proprio la sensazione che mi odiassero.
Senza preavviso Marco puntò i suoi occhi nei miei, il volto illuminato da quel bel sorriso e costrinse me ad abbassare lo sguardo. Non sapevo cosa dire, cercai di superare l’imbarazzo con la prima cosa stupida che mi venne in mente: “Mi piace la tua camicia” mi complimentai. Mi accorsi che stavo arrossendo anch’io.
“Sì? È stata un regalo di mamma un paio di anni fa. Starebbe bene anche a te.”
“Vuoi farmela provare?”
Marco rimase qualche secondo con gli occhi fissi nei miei, poi si leccò le labbra. “Certo, perchè no?” disse.
Iniziò a sbottonarsi. Seguivo le dita lungo i bottoni che uno dopo l’altro mi rivelvano il suo corpo. Marco era veramente magro, gli si vedevano le costole, ma anche i suoi addominali trasparivano ben definiti. La peluria era leggerissima sotto l’ombellico e molto abbondante sul petto cosparso di fitti ricciolini neri. Fu lì che mi soffermai, probabilmente imbambolato con la bocca aperta.
“Ehi, ti sei incantato?” chiese Marco.
“Mi piacciono i tuoi peli.” confessai.
“Beh, grazie. Puoi toccarli se vuoi.” Disse ridendo.
Non me lo feci ripetere due volte. Allungai piano la mano e sfiorai con i polpastrelli la sua peluria, prima timidamente e solo dopo poggiai il palmo e sempre delicato il stropicciai apprezzandone il tatto. Il mio cuore si stava calmando, il calore si era espanso del tutto e anche le mie parti sotto le lenzuola stavano rispondendo.
“A me piacciono tanto i tuoi boccoli” disse Marco e con la stessa delicatezza prese a carezzarli per poi scendere sulla guancia e mettersi a giocare col pollice sul mio labbro inferiore. Ipnotizzato da questa stimolazione, spostai gli occhi dal suo petto al suo volto. Fu lui ad avvicinarsi e darmi i primi baci sulle labbra, che ricambai. Senza fretta e senza foga facevamo schioccare le nostre bocche a respiro sincronizzato finchè lui non prese il labbro con cui prima giocava fra le sue e a leccarlo e succhiarlo. Avevo gli occhi chiusi mentre lo faceva e sono sicuro che lo fossero anche i suoi. Scovai il capezzolo sinistro e presi a strizzarlo dolcemente, intanto una sua mano finiva sulla mia anca per poi scivolare sulla mia natica che invece strinse con forza e vigore. Le nostre lingue adesso erano l’una dentro la bocca dell’altro. Non so come finì che ero abbracciato a lui, mentre la sua mano era scesa ancora a cercare il mio buco, le sue dita non ebbero difficoltà a entrare per come mi avevano ridotto qualche sera prima lo zio e Franco. Tirai giù le lenzuola e allargai la gambe per aiutarlo nell’operazione. Presto ci finì un terzo dito, anche questo senza fatica.
“Cazzo sei tutto spanato.” Disse Marco riaprendo gli occhi e staccandosi dal mio bacio. “Papà deve averti aperto per bene.”
Io ero in estasi. Notai un rigonfiamento nei suoi bermuda e presi a carezzarlo e stringerlo, mentre lui affondava un quarto dito. Prese a spingerere avanti e indetro facendo uscire e rientrare le dita dentro di me. Intanto avevamo ricominciato a baciarci. Interruppe di nuovo solo per farmi leccare le sue dita e la mano per intero. Non sapevo cosa avesse in mente, ma in quel momento avrebbe potuto pure strangolarmi e io non avrei detto nulla. Chiuse la mano a pugno e ripresimo a pomiciare con gli occhi chiusi. Sentii il pugno che poggiava contro il mio buco, poi spinse. Una volta, una seconda e infine una terza ed era dentro di me fino al polso. Lo muoveva avanti e indietro lungo il mio retto fino ad arrivare alla prostata. Non ce la facevo più a essere concentrato sui baci tanto il piacere che mi stava dando. Così mi poggiai contro la testiera, piego le gambe e tiro verso di me le ginocchia per allargarmi ancora di più.
“Cazzo Boccoli D’Oro ti voglio inculare” sussurra mio cugino. Apro gli occhi, vedo che una leggera macchiolina si è formata sui suoi bermuda. Mentre il pugno mi spinge ritmicamente contro la prostata gli tiro giù la zip e sbottono i bermuda. Scopro che non indossa mutande, il suo cazzo mi si presenta. È molto lungo, non quanto il mio e non è neanche lontamente grosso come quello di suo padre, però sta tutto bello dritto su, circondato da una non abbondante peluria. È scuro e diventa più rosa salendo verso la cappella che sta già tutta fuori. Non è granidissima comparata al resto del pene e si chiude formando la punta di freccia perfetta. Le palle non sono neanche troppo grandi, ma sono di un bell’incarnato scuro e pelose, sicuramente le si può mettere per intero in bocca. Complessivamente gli attributi di mio cugino hanno l’armonia di esser potuti gestire senza troppe difficoltà e la freschezza di un mio coetaneo.
Mi lecco le labbra prefigurandomi quei bei coglioni nella mia bocca, ma non ho il tempo di assaggiarli. Marco si sdraia vicino a me e mi gira su un fianco. Lui si mette nella stessa posizione e afferrandomi la coscia mi tira su una gamba. Sento il rumore di uno sputo e dopo un secondo il suo cazzo scivola per intero dentro di me senza trovare la minima resistenza.
“Cazzo quanto sei aperto porco dio, ti voglio inficare a sangue.” dice cingendomi le spalle con un braccio. Mi scopa furioso a tutta velocità. La mano che era stata nel mio culo mi afferra il cazzo e mi masturba forsennatamente.
“Ti piace?” chiedo muovendomi col bacino e contrastando il suo ritmo. Ho lo sciocco timore che possa venire troppo presto, così gli impongo un ritmo meno furioso ma più sincopato e deciso.
“Cazzo sì. È troppo bello.” ansima.
“Che cosa senti?”
“Sei tutto caldo e morbido dentro. Ho il cazzo che sente piacere in ogni suo centimetro porco dio.” E mi fa un succhiotto sul collo.
“Boccoli D’oro?” mi chiede poi.
“Sì?” faccio con la voce rotta dal piacere.
“Voglio chiederti una cosa.”
“Dimmi.”
“Sei un troia?”
“Oh, sì. Non lo vedi? Sono una gran troia.”
“Sì. Sei una puttana. Voglio sentirlo dire.”
“Sono un puttana” ansimo con voce acuta per il piacere del cazzo contro la mia prostata.
“E sei la mia di puttana?” chiede mordendomi il lobo dell’orecchio.
“Sì voglio essere la tua puttana e di nessun altro.”
“Alle troie come te piace prendere cazzi?”
“Sì....”
“E ti piace il mio cazzo tutto nel tuo culo?”
“Sì, cazzo sì, fottimi.”
La lingua di Marco mi entra nell’orecchio. La sua mano si stacca dal mio cazzo e porta ancora più in alto la mia gamba. I suoi colpi esplodono in delle trivellate. L’intero letto trema come se ci fosse un terremoto e sbatto più volte la testa contro la testiera. Le mie urla non sono mai state così forti, potrei avere svegliato la montagna intera. È un bene che non mi stia masturbando, il mio cazzo serebbe esploso al minimo tocco.
Poi improvvisamente si ferma. Mi chiedo se sia venuto, lo sento uscire. Mi giro e lo trovo sdraiato, il suo cazzo è ancora in erezione.
“Montami sopra puttana” mi dice mollandomi uno schiaffo. Salgo su, lui mette le mani dietro la sua testa rilassato. “Voglio che sia tu a dare comandare ora.” ordina mentre il mio bacino è già in azione. “Papà te lo lascia mai fare?” mi chiede.
“No.” dico o credo di dire visto che non sono sicuro che un suono articolato sia riuscito a uscire dalla mia gola.
Vado piano e altrettanto piano mi masturbo. Sono sensibilissimo. Ma i miei buoni propositi durano poco. Presto inizio a sborrare come mai avevo fatto prima tant’è che mi metto paura. Il mio idrante gli indonda i peli del petto. Schizzi di sborra gli arrivano sul braccio, sul collo, sul mento, in un occhio. La cosa non sembra disturbarlo minimamente. Esausto scendo giù dal cazzo e rimango allibito quando vedo che la sua erezione è ancora lì, intramontabile. Cosa devo fare per farlo venire?
“Vuoi succhiarmelo Boccoli D’oro?” mi chiede capendo al volo il mio desiderio.
“Sì”
“E allora aspetta.” Si alza e se ne va lasciandomi da solo nella stanza. Sono sudato e stremato, riprendo il respiro a fatica. Il mio buco del culo pulsa e brucia.
Torna con un’albicocca in mano. Il cazzo è cosparso per intero e in abbondanza di una sostanza gelatinosa e gocciolante con piccoli puntini marroni. Marco si mette in ginocchio sul letto, spezza l’abicocca con le mani e se la strofina sui coglioni. La lancia via, mi afferra per i boccoli d’oro e mi pianta i coglioni in bocca. Come immaginavo entrano tutti e due a peferzione nella mia bocca. La mia lingua impazzisce e vortica assetata sulle saporite palle, mentre il mio olfatto s’inebria di un odore dolce che non riconosco.
“Oh sì!” ansima Marco sempre tenendomi stretto per i capelli. Quando mi stacca ci rimango male e provo ad allungare la lingua verso i suoi frutti, ma lui mi spinge in gola il cazzo per intero. Cosa aveva mai fatto quel depravato?
L’odore dolce che sentivo era quello del miele e della cannella di cui si era cosparso il cazzo. Perdo il controllo con tutta quella dolcezza e mi dedico a quel dolce lingotto. Quando viene il calore e la densità del suo sperma si mischiano con la dolcezza del miele che mi pizzica la gola. Lo mando tutto giù senza fatica, nonostante i fiotti sembrino ininterrotti e vorrei che fossero tali per quanto è gustoso il suo dono. Quando ormai ho pulito completamente il cazzo me ne stacco e lo guardo dal basso mentre il suo torace lucido della mia sborra si gonfia e si abbassa ritmicamente. Mi riafferra per i capelli e mi tira su fiondando la sua lingua nella mia bocca caldissima. La dolcezza del miele sulle mie labbra si fonde nelle sue e sento il vigore farsi di nuovo vivo nelle mie parti basse. Spero che mio zio non torni mai più, che non si faccia rivedere. Vorrei farlo solo con Marco d’ora in poi per tutto il resto della mia vita. Prendo a leccarlo, voglio assaggiare ogni centimetro del suo corpo. Sdraiandolo vado giù con la lingua ai peli del petto dove il mio seme è ormai freddo. Lecco gli addominali uno per uno e li bacio, mordo il suo interno coscia e arrivo al suo piede sinistro. Geme quando gli lecco la pianta, succhio prima l’alluce e poi mi metto tutto il resto delle dita in bocca soffermandomici e gustandomele. Rimango sorpreso quando apro gli occhi e vedo che se lo sta menando. Ha già ripreso vigore e accortosi della mia sorpressa m’intima di sdraiarmi.
Monta su di me. Mi avvinghio con le gambe intorno al suo bacino e senza inumidirmi me lo ributta dentro, ancheggia veloce sempre facendo tremare il letto. Stavolta non cerco di dargli io il ritmo. Accolgo la sua virilità ed emetto potenti orgasmi per quanto godo. Ognuno ha fra le mani i capelli dell’altro. Le nostre fronti spingono l’una contro l’altra.
“Ti amo Boccoli D’oro” ansima mentre mi da tre rumorosi colpi che inondano di sperma il mio culo.
E propio in quel momento apro gli occhi e oltre la sua spalla vedo la sagoma di mio zio che fa capolino sulla soglia della porta.
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