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Gay & Bisex

La Saga Di Boccoli D'oro-Capitolo 2


di ArchieCooper
02.03.2023    |    5.940    |    3 9.1
"Finalmente sono quel principino che ho sempre sentito di avere dentro..."
Link al Capitolo 1: https://www.annunci69.it/racconti-erotici/gay/La-saga-di-Boccoli-D-oroCapitolo-1_133803.html

La musica in casa è cambiata.
Finalmente sono quel principino che ho sempre sentito di avere dentro. Mio zio mi dice che adesso sono io sua moglie. E mentre la disgraziata dorme tutte le notti nella stalla con le bestie, io ho preso invece il suo posto nel lettone dove lo zio tutte le sere mi succhia e fa l’amore con me. Gli piace farmi sdraiare a pancia sotto e fottermi anche per tre volte. Mi piace tanto avercelo sopra, mi monta tenendomi stretti fra le mani i boccoli d’oro. Così grosso e caldo mi copre tutto, mi fa sentire protetto e coccolato come non lo sono mai stato in vita mia.
Le cugine non si azzardano più a ridere durante i pasti. Solo una volta Raimonda ha provato a darmi della femminuccia e si è presa un ceffone da una delle manone dello zio che le ha poi detto di portarmi rispetto perchè ero la sua nuova madre.
A spalare la merda degli animali è rimasto Marco da solo. Io sono stato promosso alla mungitura delle vacche! A condizione però che lo zio possa succhiarmi mentre lo faccio. Devo dire che la mungiutra mi piace molto, ma così è resa difficile. Rischiando di non concentrarmi è capitato che dessi uno strattone di troppo alle mammelle degli animali rischiando di fargli male.
Il posto a capotavola è sempre mio e le porzioni più abbondanti vanno sempre a me, anche se spesso non riesco a finirle. Ciò ha finito con lo scatenare l’invidia di mia zia chiaramente, costretta invece a mangiare nella stalla quello che avanzava dal mio piatto. Un giorno mentre ero nella latrina ha fatto irruzione e ha cercato di sfregiarmi con un coltello. Per fortuna sono riuscito a difendermi, visto che la poverina si era ormai indebolita molto. Però che paura! Volle il cielo che mio zio non tardò ad arrivare in soccorso e sollevò di peso la povera donna scaraventandola poi a terra.
Zio mi disse di rientrare a casa e aspettarlo lì. Ubbidii. Raimonda ed Elisa stavano preparando il pranzo, Marco che oramai non si sapeva neanche che voce avesse era sprofondato in una poltrona a leggere un fumetto.
L’uomo fa irruzione con la donna sottobraccio e intima ai figli di uscire a fare una passeggiata e di non tornare prima di un’ora. Andando via Elisa che è la più piccola afferra la veste della donna e in lacrime prega al padre di non farle del male. L’uomo butta fuori dalla porta la sgorbietta con un calcio. Marco uscendo mi guarda di soppiatto con uno sguardo d’odio.
“Boccoli D’oro, saresti così gentile da passarmi la fune nel secondo cassetto della credenza?” mi fa il bestione dopo che i tre figli se n’erano andati.
“Certo zietto”. Eseguo.
L’uomo intanto fa sedere la donna scalpitante a una sedia. Quando gli passo la lunga fune velocemente la fa passare tutta intorno al corpo della zia e le lega i polsi dietro la schiena con un abile nodo.
La poveretta è in un bagno di lacrime. “Ti prego, ti prego” urla. “Non mi fare niente ti scongiuro!”
“E che dovrei farti luridissima puttana? Chi oserebbe toccarti?” lo zio mi indica. “Boccoli D’oro mi sa soddisfare molto più di quanto abbia saputo fare tu in vent’anni. Sei stata buona solo per darmi dei figli. Sempre a piangere, sempre a lamentarti che non volevi stare in montagna, che ti mancava la città dov’è pieno di baldracche come te!”
Vorrei tapparmi le orecchie per non sentire queste parole volgari. Provo un po’ di pena perchè penso che in fondo sia un po’ colpa mia quello che sta succedendo. Ma che ci posso fare se per lo zio sono una moglie migliore rispetto a lei?
“Boccoli D’oro!” dice solerte piantandomi addosso i suoi occhi autoritarti. “Vai al tavolo e fai vedere a tua zia quanto sei bravo a prenderlo in culo!”
“Certo zione!” faccio io. Mi dirigo al tavolo e sposto la sedia. Mi calo giù le braghe che già ce l’ho duro e appoggiando le mani al tavolo mi metto a pecora. Forse con una dimostrazione la poveretta capirà dove ha sbagliato e sarà più capace di soddisfare il suo prossimo marito.
“Vedi la troietta come ubbidisce bene. A te ti dovevo minacciare di riempirti di botte per farti aprire le cosce” fa lo zio e intanto mi si avvicina.
“Guarda qua che roba!” e mi afferra una chiappetta scuotendomela, con l’altra mano si accarezza il pacco. “Neanche il formaggio appena fatto ha questa consistenza” e me la schiaffeggia con forza.
Fissa negli occhi la moglie mentre abbassa la zip e tira fuori il nervo. “Ora guarda come si fa” le dice e si sputa sul glande.
La poveretta è tutta rossa in volto per le lacrime e l’umiliazione.
Accompagnandosi con una mano zio me lo pianta tutto dentro senza il solito rituale di leccarmi prima il buchino.
“Ahi, zio!” urlo e mi dimeno cercando di tirarlo fuori, ma il bue mi tiene stretto per i fianchi e anzi spinge quasi che voglia cercare di piantarmi dentro anche i suoi enormi coglioni. Poi lo ritira fuori e mi molla un altro colpo secco. E poi ancora. E ancora. E ancora. Sto piangendo.
“Basta gli fai male! Così lo ucciderai!” urla la zia.
Ma quello che lei non sa è che già al secondo colpo nonostante il dolore allucinante il mio cazzo ha iniziato a gocciolare per il piacere.
“Vuoi che mi fermi Boccoli D’oro?” chiede lo zio.
“No ti prego, non ti fermare. Dammelo ancora, ancora” e scuoto come una zoccola il culo verso di lui che intanto ha smesso di pomparmelo dentro.
Riprende e me lo dà come non ha mai fatto prima. Con tutte le mie forze mi reggo al tavolo e rischio di cadere. Mi sta facendo tremare tutto, non è mai stato così. Alla velocità della luce il montanaro me lo affonda fino ai suoi peli pubici e lo ritrae subito per intero e in meno di mezzo secondo me lo butta di nuovo dentro fino a toccarmi le viscere. La sua grossa e dura pancia ogni volta che sbatte sulla mia schiena fa un duro schiocco. Vorrei tanto allungare una mano e masturbarmi, ma se mollassi la presa volerei di muso sul tavolo e mi fare male. A un certo punto mi accorgo che i miei piedi non stanno più toccando terra. Sono sospeso in aria. Il maiale si piega tutto su di me e la sua lingua arriva a leccarmi il lobo dell’orecchio, ci si infila dentro. Decide di mordermelo e io a occhi chiusi con la sua barba mi solletica il collo emetto dei versi che spero isprino la zia sul significato della parola godere.
I miei piedi toccano di nuovo terra. Il cazzo esce dal mio culo. Vengo girato e sollevato per le gambe. Il mio coccige poggia sul tavolo e il cazzo riapproda dentro di me. L’animale mi fotte così dandomi appassionati baci sulla bocca. Infila tutta la sua lingua e mi copre la bocca con le labbra come se volesse mangiarmi. Finalmente le mie mani si riappropriano entrambe del mio enorme cazzo e lo masturbano. Ogni tanto sento che la poveretta urla “oh, dio” ma sono troppo impegnato a godere. Zio mi allarga le gambe il più possibile e me lo dà con colpi sempre più violenti, ma ormai non fa neanche un minimo di dolore.
“Basta, basta!” urla la poveretta. “Smettila, per favore! Smettila!”
Zio si ferma. La sua fronte è tutta un bagno di sudore, ha gli occhi chiusi. Li apre e mi dice: “Boccoli D’oro, insegnamo a questa troia che tu puoi dare quello che lei a un uomo non potrà dare mai”
Mi mette giù e prende la posizione che avevo preso io all’inizio con le mani appoggiate sul tavolo.
Non capisco. “Cosa vuoi che faccia zione?”
“Inculami, Boccoli D’oro!” fa il montanaro ansimante. “Leccami il buco del culo e impalami col tuo cazzone, ma non bagnarmi troppo. Voglio sentire dolore!”
“Ma zio...”
“Stai zitto e fallo, altrimenti ti mando a dormire nella stalla legato schiena a schiena con questa troia!” e lancia una bestemmia.
Ho l’ansia, non mi ha mai chiesto di fare una cosa del genere e poi ho paura che il mio cazzo così lungo possa ucciderlo.
Il suo culone peloso mi rassicura. Mi metto in ginocchio e mi avvicino a quella foresta di peli. Nella stanza c’è un religioso silenzio, mia zia deve essere svenuta. Accolgo le grosse natiche fra le mie braccia e la mia faccia va diretta al suo buco del culo. Mi inebrio le narici di quel meraviglioso odore di muschio e bosco e lecco le gocce di sudore imperlineate sui peli. La mia lingua lecca il grosso buco di quell’uomo. È umido, amaro di sudore e presto ci sono finito dentro con tutta la lingua. A ogni passata sull’ano il maiale ansima e il suo pertugio si contrae in segno di approvazione. Passerei una giornata coi muscolosi glutei fra la braccia. Smetto di abbracciarli solo per titillarmi i capezzoli.
Non so quanto tempo passa, ma a un certo punto l’uomo mi urla che non ce la fa più. Devo alzarmi in piedi e buttarglielo dentro.
Faccio come ho visto fare a lui e sputo sul mio cazzo per poi lubrificarlo. Ma sono costretto a farlo due volte per coprire tutta l’asta. Appoggio la punta e piano entro dentro. Man mano che vado avanti sento quella sciagurata gridarmi di non farlo, ma non posso fermarmi. Ogni centimetro che affondo è una meraviglia. Il mio cazzo è stretto in una morbida membrana di pelle e calore.
“Oh, cazzo, sì!” urla il montanaro tremando e reggendosi al tavolo. Quando sono dentro mi aggrappo ai suoi muscolosi bicipiti e mi appoggio col petto sulla sua schiena pelosa e umida. Adagio la testa di lato sulla sua nuca e chiudo gli occhi. Il mio bacino fa il resto. Do colpi avanti e indietro. La sensazione è quella di affogare il mio cazzo in del caldo burro, mentre lo zio grufola come un maiale.
La zia urla come posseduta dalle nereidi. Si agita talmente che se ne cade per terra con tutta la sedia. Noi ne ridiamo, mentre il mio cazzo soddisfa il suo uomo.
Verso la fine non ho più controllo delle mie anche. Si muovono fluide e quella sensazione bellissima si accentua. Io sono strettissimo all’uomo. I bicipiti a cui mi afferro sono duri come acciaio e finalmente gli esplodo dentro come lui aveva fatto sempre con me. Termino con tre colpi ritmati.
“Siediti” mi fa lo zio oramai con un filo di voce.
Obbedisco di malavoglia. Sarei rimasto dentro di lui per tutta la vita. Il bue si mena davanti alla mia faccia il grosso cazzo. So cosa devo fare. Apro la bocca. Il primo zampillo è talmente abbondante che mi finisce in un occhio, in una narice e in bocca. Mi tira per i miei poveri boccoli d’oro e mi scarica fiotti di calda sborra in gola, quasi soffocandomi.
Essere un pricipe ha i suoi vantaggi, ma anche oneri e doveri.
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