Racconti Erotici > Gay & Bisex > Doppio tradimento in mezzo al bosco
Gay & Bisex

Doppio tradimento in mezzo al bosco


di Gay2way
06.09.2022    |    2.944    |    1 9.6
""Pulisciti bene con la lingua, Albi, non voglio leccare la mia sborra" mi dice, e obbedisco con fremito di eccitazione..."
Le ruote della macchina stridono contro l'asfalto mentre rallento e giro per parcheggiare nel piccolo spiazzo davanti alla chiesetta. Guardo l'ora: sono le 11 e mezza passate. So che Livio dovrebbe essere per strada, mi ha scritto poco prima di partire da lavoro, quasi mezzora fa. Avremmo dovuto vederci prima, ma ha finito più tardi del previsto.
Scendo dall'auto e mi appoggio alla portiera, telefono in mano. Il vero e proprio paesello inizia solo cinquecento metri più in su, ma accanto a questa chiesetta fuori dal centro si apre una strada sterrata che porta in un'area boschiva che, nel pieno dell'estate, viene usata per picnic e anche piccoli concerti. Per fortuna al momento non c'è nulla in programma. Tutto è vuoto, avremo la nostra privacy.
Un'altra macchina si avvicina rapidamente, rallenta, parcheggia vicino alla mia. Non sapevo che macchina avesse Livio, ma quello che scende è sicuramente lui. È da anni che non ci vedevamo: si è fatto crescere una lunga barba nera, ha le spalle più larghe e il fisico più asciutto di quanto mi ricordassi.
"Ciao, come va?" gli chiedo per rompere il ghiaccio.
"Bene. Scusa il ritardo" dice, un po' imbarazzato. "Gli ultimi clienti non andavano via. Poi mi sono messo qualcosa di più comodo" e accenna alle Crocs verdi che ha ai piedi, ai pantaloncini della tuta e alla t-shirt scura e informale che indossa. Noto il bozzo che risalta ad altezza inguine.
Oso? Oso.
"Vedo che sei già pronto" commento allungando la mano verso il pacco: miseria, non è solo barzotto, è già duro. Sotto il tessuto sottile sento che non porta mutande. Lui sobbalza quando gli afferro il cazzo, ma non si ritrae. Comincio a massaggiarglielo.
"Sei uno che va dritto al punto" dice, deglutendo.
"Avevo troppa voglia. Da anni, ne ho voglia" rispondo. Alzo gli occhi un secondo prima che Livio mi afferri la nuca con una mano e mi stringa a sé, bocca contro bocca. Il suo fiato caldo mi investe, la sua lingua incontra la mia, ho giusto un secondo di resistenza per la sorpresa del gesto improvviso prima di accoglierlo e rispondere al limone con foga. Nonostante l'aspetto e l'atteggiamento virili e dominanti, la sua lingua è stranamente timida dopo il primo assalto. Sono io che vado all'attacco, assaporando la sua lingua e la sua saliva. La barba folta mi solletica il mento e il collo completamente rasati.
Livio si stacca. "Anche io ho voglia da impazzire" mi sussurra. Lancia una serie di occhiate attorno a noi, ma siamo soli. "Spostiamoci in un posto più tranquillo, non ho molto tempo. Se faccio troppo tardi poi si preoccupa…"
"Lo so, hai ragione" annuisco. So di chi parla. La sua ragazza è molto gelosa, me ne ha parlato molte volte in questi mesi in cui abbiamo preso a scriverci.
Gli faccio segno di salire sulla mia macchina. Sul sedile del passeggero dove si sistema Livio c'è il lubrificante che ho preso poco prima. Accendo la macchina e la dirigo sulla sterrata, verso la radura del bosco che, quando la zona è più frequentata, fa da parcheggio.
La mano di Livio si appoggia sul mio pacco e si avvolge attorno al mio uccello duro.
"Cazzo, Alberto, ho troppa voglia" dice con la voce rotta. "Non sai da quanto sognavo di scoparmi un ragazzo…"
Allungo la mano a mia volta. Al posto del cazzo ha una colonna di marmo e per poco non mi fermo per farmi scopare lì, ancora visibili dalla strada principale. Ma resisto, voglio un luogo più appartato per poter urlare senza timori.
"Non vedo l'ora di sentirmi sfondare" gli rispondo. "È da quando abbiamo 14 anni che mi faccio le seghe pensando al tuo cazzo…"
Lui lo sa. Gliel'ho scritto più volte, da quando mi ha scritto per la prima volta su Facebook, che quando frequentavamo l'oratorio insieme avrei dato non so cosa per potergli fare una sega o una pompa. Io ero un ragazzino quattordicenne, magro ma sveglio, lui un sedicenne concreto e affidabile, un vero santo. Almeno all'apparenza. Si è dato alla pazza gioia, il mio Livio, negli anni, scopazzando a destra e a manca. Solo quest'ultima ragazza, con cui è fidanzato da cinque anni, è riuscita a rimetterlo in riga. Eppure ora, a trent'anni appena compiuti, aveva ancora una fantasia da realizzare: farsi un altro maschio.
Ce ne ho messo di tempo per farglielo tirare fuori. Sette mesi fa mi ha scritto, apparentemente in modo casuale, per fare due chiacchiere. Un po' stupito, ho accettato la cosa, ma pian piano, nel corso delle settimane, sentendoci ogni due o tre giorni, siamo arrivati a confidarci: che lui aveva saputo del mio coming out a diciotto anni, che aveva pensato ai nostri anni da giovani, in oratorio insieme, mi ha raccontato delle grandi scopate e dei tradimenti che ha fatto con le precedenti ragazze, chiedendomi sempre più cose per sfogare le sue curiosità sul sesso tra maschi… e per farlo eccitare ancora di più non gli ho nascosto nulla, delle mie esperienze: il piacere del sentirsi aprire, del sentirsi sovrastare da un uomo eccitato, di quanto è arrapante far godere qualcuno con il proprio culo… e così, quando ho ammesso che con la relazione monogama che ho con il mio ragazzo da tre anni non è così appagante dal punto di vista fisico, è arrivata la sua proposta.
Che ha portato a questa sera.

La radura è buia se non per i fari dell'auto, che spengo non appena arriviamo. Subito Livio mi attira di nuovo a sé e le nostre lingue tornano a incrociarsi, ma stavolta dura poco. "Scendiamo, voglio il tuo cazzo" gli dico.
Le portiere si aprono e poco dopo sbattono: siamo immersi nel buio, se non per la luce naturale della luna. Mi avvicino a Livio, che con una mano mi invita quasi gentilmente a inginocchiarmi. Mi accovaccio davanti al suo pacco e finalmente posso abbassare la stoffa e scoprire l'oggetto del mio desiderio: porca puttana, è lunghissimo! Sarà almeno una spanna della mia mano, aperta al massimo. È così lungo che non è dritto, ma curva verso il basso sotto il suo peso; è durissimo, la cappella già umida. Esattamente come l'ho visto tante volte in foto sul telefono. La presa di Livio sulla mia testa è implacabile: non oppongo resistenza e finalmente lo prendo in bocca. Che odore mi riempie le narici, mentre aspiro il suo afrore maschile! Il presperma lo lecco via in un attimo, provocando un brivido in Livio. Poi comincio a lavorarmelo: la cappella la succhio con attenzione, la lecco per bene, la riempio di saliva in modo che masturbandolo con la mano il prepuzio sia ben lubrificato e non gli dia fastidio. Sento i suoi versi di piacere, ma nulla in confronto a quando lo faccio affondare nella mia gola. Livio emette una sorta di gemito strozzato. "Cazzo, sì" esclama. Il suo bacino ondeggia leggermente in una sorta di imitazione di scopata mentre mi impalo la gola più di una volta, spingendomi più che posso lungo la sua asta dura e poi tornando indietro. "Fermo qui" dice. Le sue mani mi afferrano entrambe la testa. "Scendi fino alle palle."
Mi impegno: un po' guidato e un po' forzato dalle sue mani, scendo più che posso, le lacrime che mi si accumulano ai lati degli occhi, la gola che lotta contro i colpi di tosse e i conati di vomito. La cappella sta attraversando la mia gola, ho quasi il naso che si immerge nel folto del suo pelo… "Oh sì, vacca, continua così, più giù…"
Un conato improvviso e devo staccarmi, un po' di saliva mi cola addosso, sulla maglia, e un filo sottile di bava continua a collegare le mie labbra alla punta del suo uccello, nonostante i colpetti di tosse che mi scuotono. Anche Livio riprende fiato e mi concede di riposare la gola, ma la mia lingua è troppo avida, così lo riavvicino e mi lancio sulle sue grosse palle pelose. Lo sento sospirare in segno di apprezzamento, mentre la mia lingua le esplora, le massaggia. Il suo randello di carne mi si strofina sul volto, impistricciandolo di saliva, ma non mi importa, anzi, mi ci strofino apposta, e Livio fa la sua parte spingendo il bacino verso di me: con la faccia esploro ogni centimetro del suo pube, la lingua che lecca qualunque cosa le passi a tiro.
"Ti devo fottere la bocca" grrugnisce Livio. Mi sfilo la maglia al volo, mentre sono ancora in ginocchio, e Livio la lancia sul tetto della macchina. Mi fiondo a riprenderlo in gola, con foga rinnovata dalla breve pausa: stavolta però Livio non si limita a godersela, ma dà secche spinte di bacino, fottendosene dei rigurgiti di bava che mi colano ai lati della bocca e sul petto, o che rimangono attaccati ai peli del suo scroto.
"Ecco, questa sì che è una pompa" ansima. "Togli le mani ora. Uh, sì, così vacca. Lasciati fottere."
I colpi si fanno più serrati, ormai le mie mani stringono le chiappe di Livio che mi sfondano la gola, in parte stringendolo e in parte cercando debolmente di allontanarlo d'istinto. Ma è impossibile fermare la sua trivella. La saliva mi cola sempre più copiosa addosso, li suo cazzo sempre più invadente…
Un paio di colpi più forti degli altri, una breve pausa mentre sento una quantità enorme di bava che mi riempie la bocca, quasi mi soffoca e mi cola sul petto, il cazzo di Livio che mi lascia libero di deglutire tutto quanto e, finalmente, respirare. Il sapore che sento in bocca però è diverso da quello che mi aspettavo, e capisco cosa dev'essere successo. Guardo Livio dal basso.
"Quanto cazzo hai sborrato?" gli chiedo. Mi rendo conto di avere la voce spezzata dalla scopata, ma anche dalla voglia. Il mio pisello duro tra le gambe parla chiaro.
Livio sogghigna. "Un macello. Cazzo, non potevo resistere, ero troppo eccitato. E lo sono ancora, non preoccuparti…"
Stancato dall'orgasmo, si appoggia di schiena al retro della macchina, a gambe larghe e cazzo al vento. Mi fa segno di alzarmi e di avvicinarmi a lui, cosa che faccio con le ginocchia un po' doloranti. Avvicina la mano al mio volto e con le dita, con molta attenzione, raccoglie le tracce di saliva e soprattutto di sborra che mi inzaccherano le labbra e il mento.
"Pulisciti bene con la lingua, Albi, non voglio leccare la mia sborra" mi dice, e obbedisco con fremito di eccitazione. Sento il sapore dolceamaro che ancora indugia un po' sulla mia bocca. Livio aspetta che abbia passato la lingua un paio di volte, poi mi attira a sé in un nuovo bacio, meno frenetico dei precedenti, ma più intenso. Mentre ci baciamo (le mie mani che passano avide sulla sua schiena, sul suo collo, sulla sua nuca), con una mano sento che allontana l'elastico dei miei pantaloncini e con l'altra, quella con il suo sperma, che si fa strada verso il mio buchetto. Le dita incappano nel filo del mio perizoma.
"Adoro i perizoma…" mi sussurra. Lo so. Me l'ha scritto più di una volta e più di una volta gli ho mandato foto in cui non indossavo che quello.
Sento il filo scostarsi e le sue dita bagnate avvicinarsi al mio ano. "Ancora convinto?" chiede. Ne abbiamo parlato a lungo. Lui non si è concesso altre scappatelle da cinque anni, e anch'io sono monogamo da tre, oltre a fare controlli periodici.
"Aprimi" gli dico. Lui sorride e mi guarda negli occhi mentre mi bagna la rosellina con le dita intrise di sborra. La usa per massaggiarmi il buco, inumidirlo, prima di far penetrare uno, due dita e cominciare ad allargarmi. Più che masturbarmi sembra che goda a cercare di far entrare più sperma possibile nel mio retto.
Sono così eccitato che faccio fatica a controllare le mie reazioni, e il desiderio di dare sfogo al mio cazzo fa sì che mi spinga contro il corpo di Livio, strusciandomi su di lui a ritmo con le sue dita che si fanno strada dentro di me. I miei gemiti sommessi riempiono il buio.
Quando le sento sfilarsi, il suo cazzo è solo barzotto. Ma la voglia non mi manca, e so io come passare il tempo nell'attesa che torni duro.
Mi stacco e mi inginocchio nuovamente. Questa volta prendo io l'iniziativa: gli passo le mani sui polpacci pelosi, muscolosi, fino ad arrivare alle caviglie. Ne afferro una e gentilmente la sollevo, sfilando la ciabatta. L'odore del suo piede, sudato ancora di più a causa della plastica, mi colpisce il naso.
Senza esitare apro la bocca e lo lecco. Passo la lingua sotto la pianta, annusando bene tra le dita. Quando ci arrivo comincio a leccare ogni singolo dito, a partire dal mignolo e per finire con l'alluce, bello grosso, che lecco e succhio come un piccolo cazzo. Mi fa impazzire come pratica, e fa impazzire Livio, che ansima rumorosamente. "Cazzo, non mi avevano mai leccato i piedi" mormora, estasiato. La mia lingua sta danzando sotto il suo piede, leccando, bagnando, esplorando.
So che il mio scopo è raggiunto quando mi dice, di colpo: "In piedi!"
Elettrizzato, obbedisco subito. Apre per un momento la portiera della macchina per afferrare il lubrificante, che si mette sulla punta del cazzo, tornato duro e arcuato. Quasi mi torna l'acquolina in bocca…
La mano di Livio mi spinge contro il bagagliaio dell'auto, a cui mi appoggio ansimando. Ho voglia, il buco del culo freme. Isintivamente lo sporgo all'indietro quando sento le sue dita, fredde di lubrificante, che si insinuano dentro l'ano, facilitate anche dalla sborra ancora umida di prima. Le sento allargare, ravanare, esplorare. Non è né delicato né gentile. È solo un cazzo di porco eccitato.
"Inculami, ti prego" lo imploro. Non ne posso più. Qualunque dignità mi fosse rimasta ormai è completamente sparita.
"Che zoccola che sei, hai voglia vero?" mi insulta Livio. Le sue dita sono instancabili, il mio culo spinge sempre più indietro per cercare di accoglierle sempre di più. "Certo che hai voglia, con questa figa slabbrata. Senti come ti fotto…"
Questione di una manciata di secondi. Le dita spariscono, poi sento l'estremità grande, tonda, dura del cazzo di Livio che mi preme sul buchino. Lo sento spingere, e il mio ano lubrificato oppone poca resistenza. La sua cappellona mi entra dentro.
Per quanto possa dire Livio, il mio culo non è slabbrato, anzi, è piuttosto stretto. Non sono abituato a prendere cazzi quotidianamente. Per questo quando la cappella scivola oltre il mio ano e si fa strada nel mio culo stretto, non posso fare ameno di emettere un urletto strozzato. "Cazzoooo, è enorme…" gemo, con la voce rotta.
"Ah sì? Ti sembra grande? E non è ancora tutto…"
"Dammelo tutto… scopami fino in fondo…"
"Lo vuoi fino alle palle eh? Che zoccola che sei Alberto…"
"Sì sono una zoccola, voglio tutto il tuo cazzo Livio, lo voglio fino in fondo…"
Sono in estasi. Il suo cazzo è marmo puro, che mi entra nelle viscere e si fa strada, allargandomi il retto e prendendosi il suo piacere. Il lubrificante fa il suo dovere, ci metto poco a non sentire più male. Rimane solo il puro godimento, l'ansimare del suo respiro, i miei gemiti strozzati al ritmo che dettano le inculate di Livio, la sensazione di essere pieno di cazzo…
Il suo fiato mi scalda l'orecchio sinistro mentre mi sbatte. Mi appoggio con le mani alla macchina, il mio cazzetto duro che pende e sbatacchia di qua e di là. "Non ti scopa così il tuo tipo, eh?" mi sussurra Livio. Io ho gli occhi chiusi, scuoto la testa.
"Non ho sentito, zoccola"
"No, non mi scopa così… come fai tu… come se avessi una figa al posto del culo…"
"Il tuo culo è meglio di una figa… senti com'è accogliente…"
"Neanche tu te la sbatti così la tua ragazza mi sa…"
Livio mi afferra all'improvviso l'uccello, lo stringe forte. Fa quasi male.
"No" sussurra. "Lei vuole essere scopata con delicatezza, baciandoci, solo dopo un'ora di coccole. Quello non è fottere. Fottere… è… questo" scandisce, dando tre colpi ancora più forti. Con la mano comincia a masturbarmi, dando rapidi colpi mentre mi continua a trapanare il culo. Non so se l'idea di scoparmi pensando alla sua frigida ragazza, o al mio ragazzo, gli ha dato più vigore, ma le sue spinte si fanno più forti, animalesche. La sua mano sul mio uccello non mi dà tregua, ma è il mio culo sfondato a darmi vero piacere…
"Ora ti metto incinta" dice con voce strozzata.
Lo sento venire. Mi schiaccia contro la macchina, il suo cazzo che zampilla dentro di me. Sento un calore inconfondibile, il calore di un litro di sborra che si riversa nelle viscere e le annaffia… e la sensazione sublime della sua minchia che continua a sborrare porta anche a me all'orgasmo. Io gemo come una cagna in calore.
"Ah, anche tu hai squirtato, eh, zoccoletta?" ansima lui dopo una decina di secondi. Ci spostiamo dalla macchina di qualche passo e mi mostra la sua mano completamente ricoperta del mio sperma.
"Colpa del tuo uccellone" ribatto. Lui si dà una pulita sul mio fianco, poi piano sfila il cazzo. Con un suono viscido lo sento uscire, e non posso fare a meno di trattenere un ultimo gemito. Livio si pulisce il cazzo sul mio culo.
"Che scopata… non pensavo che tra maschi si fosse così porci" commenta. Io non replico, ma gli passo qualche salvietta con cui ci puliamo alla bell'e meglio.
In qualche modo l'orgasmo ha fatto scemare l'eccitazione, così siamo praticamente in silenzio mentre lo riporto alla macchina. Prima di andar via mi attira in un ultimo bacio. "Mi è piaciuto, sai? Non sborravo così da secoli. Io sono etero, però una scopata di sfogo, così, senza pensieri… eh? Che ne dici? Lo possiamo rifare una volta ogni tanto?"
Gli faccio l'occhiolino. "Perché no? Ma sì dai… una volta ogni tanto!"

Mentre Livio risale in macchina, mette in moto e riparte, io prendo il telefono e scrivo un messaggio.
"Sto arrivando, amore. La riunione è finita tardi. Ti amo"
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.6
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Doppio tradimento in mezzo al bosco:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni