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Gay & Bisex

Stuprato dal lavavetri


di Gay2way
07.05.2021    |    23.928    |    17 8.4
"Pian piano però entra dentro di me, e dopo aver superato la resistenza dei primi centimetri di muscoli, sento il mio sfintere cedere, e il cazzo nero mi..."
Ciao a tutti! Quello che segue è un racconto di fantasia, ma ispirato e mescolato con eventi reali. Si tratta del primo che pubblico, spero vogliate farmi sapere cosa ne pensate, ed eventualmente darmi consigli (sempre bene accetti). Buona lettura!


Tutte le mattine per andare a lavoro devo attraversare mezza città. Sempre la solita strada, sempre i soliti semafori, sempre la solite incazzature che si ripetono. Ad esempio, all'incrocio a poche centinaia di metri dal mio luogo di lavoro si ripete sempre la stessa scena: due o tre persone che, per racimolare qualche euro, aspettano che le macchine si fermino per il rosso, poi, armati di bottiglietta con acqua e sapone e tergivetri, si avvicinano alle macchine offrendosi di lavare il vetro in cambio di una moneta.
Di solito si cerca di allontanarli, facendo segno con le mani, muovendo i tergicristalli o facendo scattare le macchine in avanti; gli automobilisti più lenti e i più generosi accettano la cosa con pazienza, lasciando, il più delle volte con esasperazione, un po' di elemosina.

Io, ragazzo quasi trentenne apertamente gay, ho sempre cercato di evitarli, come quasi tutti. Ma c'è stato un giorno in cui non ci sono riuscito, e questo ha avuto conseguenze inaspettate.

Sono in ritardo al lavoro e, distratto dal telefono, non ho fatto caso al ragazzo mulatto che si è avvicinato alla mia macchina. Senza darmi il tempo di fermarlo ha iniziato a lavarmi il vetro. Cerco in tutti i modi di fargli segno di smettere, ma lui continua imperterrito, ignorandomi bellamente, versando acqua e sapone e pulendola via. Continuo a scuotere la testa, anche quando conclude il suo operato e mi fa segno di dargli qualcosa. Io faccio segno di no con decisione, ma lui per tutta risposta insiste, simulando una sorta di "per favore" con le mani. Lo guardo bene: giovane, avrà sicuramente meno di vent'anni, baffi appena accennati e barbetta nera corta, dal colore della pelle sembra arabo, marocchino. Indossa una canotta nera già pezzata dal caldo estivo fuori stagione, che segnano i pettorali non enormi ma evidenti sotto il tessuto. mi bussa anche sul finestrino, così lo mando a stendere e riparto con l'auto. Normalmente cerco di essere gentile, ma mi ha proprio scocciato, e in più sono nervoso per lavoro. Lo sento da dietro che mi urla un "Ma vaffanculo!" dietro. Alzo le spalle, mi spiace ma è così.

Per il ritardo non trovo posto nei dintorni dell'ufficio, così parcheggio in una stradina laterale. La giornata scorre con lentezza, tra una pratica e l'altra. È proprio un periodaccio! Tra i problemi, le notule e le pressioni però l'episodio del mattino passa in secondo piano e quando, alle 18, è ora di uscire, la cosa ha completamente abbandonato la mia mente. La stanchezza si fa sentire. "Magari il tempo di un caffè e poi alla macchina per tornare a casa", mi dico.
Ma chi ritrovo fuori dal bar se non il ragazzetto marocchino della mattina? Subito mi torna in mente la cosa, spero che a lui sia passata di mente. Faccio finta di nulla e mentre sorseggio il caffè lo osservo dalla vetrina: ha la stessa canotta del mattino ma sopra indossa una felpa aperta, ha un paio di pantaloni di una tuta stretti alle caviglie e scarpe da ginnastica. È con un paio di altri ragazzi, probabilmente amici, uno scuro di pelle come lui ma più basso e con i pantaloni corti, un altro invece ha tratti più caucasici, i capelli lunghi legati sulla nuca.
All'improvviso i nostri sguardi si incrociano. Fingendo indifferenza distolgo lo sguardo e mi affrettò a pagare. Mi avrà notato? Con la coda dell'occhio lo vedo che indica da questa parte. Cazzo. Vorrà rogne?
Esco e mi dirigo velocemente verso la macchina e sento delle risate alle mie spalle. Spero non sia un brutto segno ma come scoprirò tra poco non è così.

Arrivo all'auto e cerco le chiavi. Il vicolo è stretto e deserto quando arrivo. Cerco di entrare in macchina il prima possibile, ma le chiavi proprio non saltano fuori...
All'improvviso delle voci alle mie spalle. "Ecco, questo è il fighetto che oggi mi ha fatto incazzare" dice una voce maschile con un po'di accento arabeggiante. Mi giro. Eccolo, il ragazzetto marocchino. Mi guarda sogghignando, i suoi amichetti accanto a lui. Deglutisco. Che vorranno?
"Andate via" dico loro, cercando di fare la voce grossa. Loro per tutta risposta ridono e mi circondano, come per impedirmi la fuga. "Hai ragione Moa, è proprio un fighetto foglio di papà" dice il tipo basso. "Noi a spaccarci il culo ai semafori e quelli come lui in ufficio al fresco."
"A me non sembra giusto" risponde Moa, il ragazzo di stamattina. Continua a sghignazzare. "A te, Ben?" L'altro ragazzo concorda con loro. "Quasi quasi dovremo fargliela pagare, così la prossima volta impara a essere più gentile" aggiunge.
Non so cosa intendono. Mi afferrano per le braccia, cerco di divincolarmi, ma mi mettono a tacere con un "Se non stai zitto ti sfasciamo la macchina", dopodiché mi fanno mettere in ginocchio. Cazzo!
Mentre il ragazzo caucasico, Ben, e l'altro di cui non so ancora il nome si voltano per vedere se arriva qualcuno (ma la stradina continua a essere deserta), Moa si slaccia i pantaloni. Deglutisco. "Ora mi succhi il cazzo, hai capito stronzo?"
Abbassa di poco la tuta e i boxer, facendo fare capolino a un pisello scuro e moscio, circonciso, che mi sventola davanti. Io cerco debolmente di rifiutarmi, ma il ragazzo mi spinge l'inguine contro la faccia, "Avanti, succhia, ...!" conclude con una parola che non riesco a comprendere, ma al sentirla gli altri due ridono.
Cedo e glielo prendo in bocca il sapore è molto forte, ma anche l'odore non scherza... Un misto di sudore e presperma, acre, che mi riempie subito il naso. Chissà quanto ha sudato solo oggi per puzzare così!
Comincio a succhiare. Ne ho fatti di pompini, non sono un gay di primo pelo. Mi rifugio nell'abitudibe del gesto: succhia, lecca, assapora la cappella, inghiottisci il cazzo più giù che puoi... Sono così preso e concentrato che quasi non mi accorgo delle risate che sento provenire dai ragazzi che mi circondano e montano la guardia. Mi rendo conto che sto facendo un buon lavoro perché il pisello moscio che tenevo in bocca sta diventando più grosso e duro, un vero e proprio randello di carne, quasi faccio fatica a tenerlo tutto insieme...
E mi accorgo che anche il mio uccello si sta risvegliando.
"Come succhia bene questa..." e di nuovo ripete la parola di prima. Cosa vorrà dire? Cagna? Troia? Non importa, perché mi sembra di essere entrambe le cose. Comincio a muovere la bocca e la testa con più foga. Magari se lo faccio sborrare in fretta avrà quello che vuole e mi lascerà andare.
"Ehi ehi, non mangiarmi il cazzo" mi frena Moa, ma la voce non è più ironica, adesso suona calda, roca. Si è eccitato!
"Succhia così bene?" chiede uno dei due, il ragazzo subito risponde "Ha una lingua da favola, meglio che una ragazza". "Allora voglio sentirla anche io, questa lingua, avanti" commenta l'altro, con la coda dell'occhio vedo che si stringe il pacco con la mano.
"Calmo, calmo. Adesso te la passo" e Moa mi spinge di colpo tutto il cazzo in gola, fin dove riesce, prendendomi alla sprovvista, cerco di resistere il più possibile ma dopo una manciata di secondi mi sale un conato e il cazzo abbandona la mia bocca, lasciandomi a tossire e sputacchiare. La mia camicia si riempie della mia saliva. Neanche il tempo di riprendere fiato che un altro uccello mi si para davanti, grosso come il primo, senza nessuna esitazione mi viene infilato in bocca. Si tratta dell'altro ragazzo arabo, lo sento da quanto è grande, mi tiene le mani sulla nuca e mi dà lui il ritmo con colpi secchi di bacino. Non affonda fino in gola, si limita ai primi centimetri di cazzo, così mi concentro sulla sua cappellona... lo sento sospriare sopra di me. In qualche modo la libido è salita anche a me, così mi impegno il più possibile nella polpa, sperando che l'orgasmo arrivi presto...
Ma non è il momento, sembra stia arrivando qualcuno, così mi fanno tirare su e si risistemano velocemente. Mi sussurrano di fare finta di niente, di seguirli, c'è un posto perfetto lì vicino dove si potranno divertire...

Mi marcano a uomo per evitare che scappi, ma ho le ginocchia deboli, non cercherei comunque di farlo. A 5 minuti di distanza il ragazzo di nome Ben (che, mi rendo conto, deve essere più grande degli altri due) tira fuori una chiave e ci fa strada in un condominio, saliamo al terzo piano dove accediamo a un minuscolo monolocale da un ballatoio sul balcone. Lo spazio è diviso in due, vicino alla porta ci sono tavolo, frigo e fornelli, verso la parete opposta ci sono due letti singoli, due comò e una TV. È verso uno di questi letti che mi spinge Ben, si sfila i pantaloni scalciando via le scarpe e mi preme la testa contro il cazzo. Noto (con dispiacere?) che ha il pisello poi piccolo di quello degli altri due. "I miei amici li hai soddisfatti, ora prendi anche questa di minchia" e senza farmi aspettare mi butto sulla sua asta tesa, anche questa odorosa, anche questa durissima. Mi rendo conto che l'odore che prima mi faceva allontanare adesso mi ingrifa. Lo succhio avidamente, dando il meglio probabilmente anche perché riesco ad accoglierlo in gola con facilità... Lo inghiottisco letteralmente, cercando di tenerlo il gola il più a lungo possibile. Ben gode, lo sento da come ansima e dai gemiti di piacere, mescolati ad alcuni "Sì, oh sì, vai così" che dice di tanto in tanto.
Gli altri due non si fanno attendere e reclamano ancora le mie attenzioni, si siedono ai lati di Ben e subito porto le mani sui loro cazzo già scoperti per smanettarli. Ma non si accontentano. Cominciano a reclamarmi per sé, prima uno e poi l'altro, chiamandomi in modi diversi, "succhia cazzi", "frocio", "cagna", e con altre parole essendo in arabo che non capisco. Così li seguo man mano che mi vogliono, succhiando prima uno e poi l'altro, fanno a gara per chi riesce a tenerlo più a lungo piantato nella mia gola. Dopo diversi minuti la mia camicia è un disastro, completamente zuppa della mia saliva che mi cola dalla bocca al mento e mi sgocciola sul petto…
Di quei tre cazzi il mio preferito è quello di Moa, nodoso largo e duro, mi riempie la cavità orale completamente, la mia bocca sembra fatta apposta per accogliere il suo membro, gustarlo, leccarlo. Quando mi concede un po' di tregua lo lecco dalle palle alla cappella, soffermandomi sul glande violaceo e gonfio, ma il punto in cui sembra più sensibile è la base dell'asta, che bacio, leccio, strofino con le labbra, strappandogli versi di puro godimento… prima che il suo amico Ben mi attiri ancora a sé, facendomi capire che vuole la mia bocca scuotendo il cazzo e afferrandomi per il collo. In qualche modo perverso la situazione mi sta prendendo, quei cazzi giovani e grossi mi stanno facendo godere davvero, anche se nei fatti sono io a dedicarmi completamente al loro piacere…

Dov'è finito il terzo ragazzo? Ero così perso a bearmi della nerchia di Moa che non mi sono accorto che era sparito. Mi rendo conto di dove si trova quando sento una mano che passa sulla mia chiappa e mi sculaccia di colpo. Non me l'aspettavo, do uno scatto come per tirarmi indietro, ma Ben è più rapido e stringe le cosce attorno al mio collo, "Dove vai finocchio?" mi chiede, impedendomi di alzarmi e schiacciandomi ancora di più la faccia contro il suo pube sudato… il mio naso si riempie del suo afrore, mentre mi schiaffeggia con il cazzo teso. "Succhia, non ti ho detto di fermarti!"
Moa nel frattempo si smanetta e incita l'altro. "Vai Youssef! Fagli vedere tu!"
Senza troppi complimenti Youssef mi sbottona i pantaloni e me li abbassa di colpo insieme alle mutande. Arrossisco. Stamattina sono uscito di casa con un tanga, un vezzo che ogni tanto mi concedo anche sotto gli abiti da lavoro.
"Guardate che femmina, che frocio…"
"Nemmeno le mutande da uomo… ci credo che è così bravo a succhiare cazzi…"
"Adesso guardate come lo apro qua dietro!" ride Youssef.
"Siamo a casa mia, avrei dovuto essere io il primo" si lamenta Ben.
"Sta' zitto, è casa di tuo fratello, non tua, e poi a te ora ti sta facendo una pompa…"
So cosa sta per succedere e non posso impedirlo. La cosa mi spaventa, provo a chiedere di mettere almeno un preservativo ma l'unica risposta che ottengo è uno schiaffo e una serie di improperi, in cui mi viene detto di tacere, di tornare a leccare, di stare zitto mentre ricevo la mia lezione. Eppure un forte calore mi invade il basso ventre, sento l'uccello diventare più duro che mai. Sento un liquido colare lungo il culo, raccogliersi nel mio buchino ormai messo a 90, entrare dentro di me mentre un dito comincia a esplorarmi… Mi rendo conto che non deve essere molto esperto, Youssef infila un dito, nemmeno tutto, prima di puntare direttamente la cappella snudata. Poggia e spinge, provocandomi dolore, il randello duro di questo ragazzo arabo si sta facendo strada con violenza nel mio sfintere… ho il cazzo di Ben in bocca ma il dolore è troppo per continuare a succhiare, mi limito a tenerlo in bocca mentre subisco l'inculata da parte di Youssef. Gemo e mando piccoli strilli involontari a ogni spinta. Pian piano però entra dentro di me, e dopo aver superato la resistenza dei primi centimetri di muscoli, sento il mio sfintere cedere, e il cazzo nero mi scivola dentro con improvvisa facilità.

Caccio un urlo per la sorpresa e il male, ma Ben mi tappa subito la bocca per attutire la voce. Youssef comincia a stantuffare, prima dando colpi lenti e profondi, poi prendendo sempre più forza, invogliato anche dai miei versi che dopo poco non riesco a trattenere: da gemiti di dolore diventano di puro godimento. Il suo cazzo largo mi ha spanato completamente il buco, ma non appena abituato mi sta facendo godere da matti. Resto a pecora, i pantaloni abbassati alle ginocchia, il cazzo che ho davanti è ormai dimenticato, a godermi le stantuffate che il marocchino sta scaricando nel mio culo dilatato. "Senti che culo" ansima, strizzandomi il culo, poi tirandomi una sonora sculacciata. "Stretto e caldo. Mi fa impazzire"
"Basta, ora tocca a me " esclama Ben, scostandomi e alzandosi. Youssef protesta inizialmente, ma alla fine si sposta. Wuando esce sento il culo improvvisamente mi sento svuotato, involontariamente mi sposto leggermente all'indietro, come per prolungare per un po' il contatto, dalle labbra mi sfugge un "No…" sussurrato.
"Tranquillo frocio, ci penso io ora" esclama Ben. La sua minchia non è grande come quella di prima, perciò entra più facilmente, praticamente in colpo solo. Ben mi incula con più foga di Youssef, ci mette una foga quasi rabbiosa, animalesca, forse proprio per compensare le dimensioni. Mi afferra per i ricci e mi tira indietro la testa mentre il suo palo entra ed esce dal mio ano arrossato. La scopata è così intensa che comincio a sentire male di nuovo, ma ogni lamento viene subito zittito. Davanti a me Youssef si masturba, tirandomi qualche buffetto sulle guance. Anche Moa si avvicina, cazzo in una mano, e mi infila in bocca l'indice. "Succhialo come un uccello, avanti, poi te lo metto in culo insieme a questo" e mi agita il suo membro davanti agli occhi, quel palo che ho succhiato famelico poco prima.

Finalmente Ben esce dal mio culo con soddisfazione. "Tutto tuo" dice alzandosi in piedi. Sento che mi sputa sul culo, provocando l'ilarità degli altri due.
Guardo negli occhi Moa. Ha lo sguardo da predatore, da maschio dominante che non vuole sentirsi dire di no, e sa che non ha bisogno di chiedere nulla perché gli basterebbe fare un cenno per avere la preda ai suoi piedi. Ed è quello che succede. Si alza e mi fa segno di mettermi sul letto. Mi metto nuovamente a 90, sul materasso questa volta, e Moa si sistema dietro di me. Anche lui mi sputa sul culo, prima di infilare due, tre dita senza difficoltà. Mi hanno proprio allargato…e uno di quei cazzoni arabi deve ancora prendersi la sua parte! Subito dopo sento la sua cappella appoggiarsi sul mio buchino… "Senti come freme questa puttana" dice agli altri due, che rispondono subito:
"E aspetta di sentire com'è dentro"
"Si agita tutta da quanto gode, questa cagna"
Moa entra dentro di me. E io godo da impazzire. Le sue spinte sono forti, decise, profonde. Dopo pochi colpi riesce a spingersi dentro di me fino alle palle, sento il rumore dei suoi coglioni che sbattono sui miei, del suo inguine peloso che preme sul mio culo stremato. Con una delle sue mani forte mi afferra una spalla e mi spinge la testa giù, sul materasso, ad annusare l'odore di letto sfatto che sale dalle lenzuola. Alcune dita si appoggiano sulle mie labbra, che si schiudono subito per accoglierle: sanno di sudore, di sperma, di culo… "Ecco, assaggia il sapore della tua figa, puttana, senti com'è saporita. Ti piace? Eh, TI PIACE?" chiede quasi urlando, spingendosi sempre più in profondità, aprendomi in due, scopandomi fin nell'anima.
"SSSIIIIIIII, mi piace, mi stai scopando come un toro! Continua così, sì…"
"E allora lecca le mie dita, non parlare, usa la lingua per pulirmi la mano" ordina Moa, io obbedisco, gli lecco le dita sporche come se fossero la cosa più deliziosa del mondo. "Sono buone vero? Sanno di cazzo, a te piace il cazzo…"
"Sì, sì mi piace, lo voglio tutto il tuo cazzo nero!"
"E allora prenditi il mio seme!" con un'esclamazione in arabo che sembra quasi un urlo, Moa dà un'ultima spinta secca nel mio culo, e l'improvvisa sensazione calda e umida che mi invade le viscere mi fa capire che sono appena stato riempito dalla sua sborra. Rimane qualche secondo dentro di me, travolto dal piacere, prima di alzarsi e uscire dal mio culo slabbrato con un suono umidiccio, quasi da ventosa. Sono rigido per le posizioni scomode che ho tenuto, a fatica mi rialzo dal letto, ma Youssef mi spinge di nuovo in ginocchio. "Oh no, ora tocca anche a noi" esclama. Anche Ben si avvicina, entrambi si stanno smanettando a tutta velocità. Evidentemente la sborrata di Moa nel mio culo li ha eccitati, perché bastano pochi secondi e mi ritrovo il volto coperto dai loro schizzi di sperma, caldi e densi. Mi ricoprono il volto e anche quelli sono così abbondanti che mi colano sulla camicia, dal mento, impiastricciandomi la faccia e i capelli.
"Ecco troia, così capisci come ci si comporta"
"Anzi, stamattina non hai pagato Moa. Vediamo quanto hai nel portafoglio, così almeno impari per la prossima volta"
Dallo zaino prendono il portafoglio, dentro per fortuna ci sono solo 15 euro o poco più, comunque se ne appropriano.
"Ah, pure povera, questa puttana"
"La prossima volta vedi di lasciare di più, altrimenti dovremo punirti di nuovo"
"Come se le fosse dispiaciuto… guardate come le è venuto duro"
"Ehi, vedi di non sporcare per terra in casa di mio fratello" esclama Ben, "altrimenti ti faccio pulire tutto con quella lingua da femmina che ti ritrovi". Qualcosa nel tono mi dice che lo farebbe davvero, e se mai avessi dubbi, mi basta incrociare lo sguardo di Moa per capire che sarebbe davvero così. In fretta mi tiro su l'intimo e i pantaloni per coprire l'imbarazzante erezione dovuta allo stupro che ho appena subito. Copro anche il culo, da cui comincio a sentire qualche goccia di sborra che comincia a colare... Alzandomi scorgo una bottiglia d'olio sul pavimento lì vicino, probabilmente quella che hanno usato prima per lubrificarmi.
"Vai vai puttana, prima che ti ritrovi a cagare tutto lo sperma sul sedile della macchina" esclamano i tre, ridendomi dietro mentre esco e vado via di fretta…

UNA SETTIMANA DOPO
Stesso incrocio, stesso semaforo rosso, stesso nervosismo. Ma il motivo del nervosismo questa volta è diverso. Scruto con attenzione mentre mi avvicino in auto, rallento per fermarmi. Con un sussulto, lo vedo. Ha una maglietta grigia questa volta, tiene una sigaretta tra i denti, si guarda attorno annoiato, muovendosi tra le auto cona la sua bottiglia e il suo tergivetri. Come attratto dal mio sguardo, i suoi occhi incrociano i miei.
Si avvicina fissandomi negli occhi e si mette lavarmi il vetro, con deliberata velocità. Finisce molto in fretta, si sposta verso il mio finestrino aperto.
"Ciao puttana" mi sussurra chinandosi verso di me. "Non ne hai ancora abbastanza? Vuoi subire un'altra lezione?"
Per tutta risposta gli allungo una banconota da venti euro. Deglutisco.
"Sì."
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