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Una normale giornata alle terme


di Gay2way
31.03.2024    |    8.731    |    3 7.8
"Alla fine con una mano mi solleva il volto e lo avvicina al suo: ci scambiamo un lungo bacio, al doppio gusto caffè e figa..."
Ciao a tutti. Questo è un racconto di fantasia, ma è nato dall'incontro e da due chiacchiere fatte con una coppia realmente incrociate alle terme qualche giorno fa. Spero che vi faccia divertire e sia apprezzato soprattutto dagli amanti del genere cuck, che è quello prevalente, ma anche a chi è appassionato di racconti di dominazione e bisex; questo è il primo tentativo di racconto di questo tipo che scrivo. Se volete lasciare feedback di qualunque tipo sono sempre bene accetti. So che qui le cose iniziano solo a scaldarsi, ma confidate nel seguito (non volevo scrivere un racconto unico troppo lungo).
Buona lettura!


La sveglia suona e d'istinto mi sporgo a spegnerla. Mi stiracchio nel letto e sento che la mia lei accanto a me fa lo stesso. Mi giro dal suo lato e la avvolgo in un abbraccio. Il freddo della notte mi solletica la pelle del braccio nudo quando la stringo a me. Inspiro il suo odore buono, caldo, e con dolcezza la sveglio con dei baci sul collo. Quando apre gli occhi anche lei e ricambia le mie attenzioni con un lungo bacio sulle mie labbra, finalmente mi alzo e, rabbrividendo perché sotto le coperte ero completamente nudo, vado a prepararle un caffè lungo con la macchinetta, che in pochi minuti le porto a letto.
La ritrovo semi sdraiata, la schiena appoggiata ai cuscini. Lei indossa solo una canottiera rosa: le gambe nude sono aperte, invitanti. Le offro la tazzina e mi sdraio tra le cosce. "Buongiorno amore mio" mormoro, cominciando a leccare la sua fessura vogliosa. So che le piace godersi il caffè con una lingua che le stuzzica la patatina. Mi gusto il suo odore intenso e la sua umidità, che succhio con lappate avide: so che forse sarà l'unica volta in cui potrò toccare il suo sesso oggi, perciò me lo voglio godere appieno. Al suo interno percepisco ancora il sapore di Pietro, il giovane militare che da anni è uno dei suoi più fedeli amanti, e con cui ieri ha giocato profondamente e a lungo. Alla fine con una mano mi solleva il volto e lo avvicina al suo: ci scambiamo un lungo bacio, al doppio gusto caffè e figa. "Buongiorno a te, amore mio" dice anche lei. La giornata può iniziare.

Ci alziamo e ci diamo un'occhiata alle grandi ante a specchio della nostra camera. Lei, Anita, 48 anni divinamente portati, con i suoi capelli neri e mossi che le arrivano alle spalle, una terza di seno che, per natura o per lo sport, è ancora splendidamente sodo, esattamente come il suo bel culo che da ragazzo mi ha fatto innamorare. Completano il quadro due gambe lunghe e sinuose, culminanti in un paio di splendidi piedi che lei ama curare e rendere perfetti.
Accanto a lei ci sono io: Alvaro, 43 anni, spalle larghe e fisico tonico, senza nemmeno un pelo sul corpo a eccezione dei capelli castani tenuti corti. Nemmeno sull'inguine: lì spicca una bella gabbietta di castità nera, resa ancora più evidente proprio dalla mancanza di pelo.
Sì, la mia amata Anita mi tiene in castità semi perenne da quasi un anno, ovvero quando Matteo, il più giovane dei nostri figli, è andato ad abitare in un appartamento con dei coinquilini per l'università; suo fratello Marco, più grande di un anno e mezzo, aveva fatto lo stesso a suo tempo. Avevamo cominciato a giocare con cage e altri sex toy cinque anni fa e io, che già da prima a letto ero piuttosto propenso a concentrarmi sul piacere della mia compagna piuttosto che sul mio, scoprii la mia vera natura di sottomesso grazie alle voglie perverse della mia Anita, che con le sue graduali e progressive richieste mi ha reso quello che sono ora. Dall'esterno non si direbbe: sono uno dei leader dell'azienda per cui lavoro, ho fama di essere inflessibile e anche un po' stronzo, e la mia impostazione fisica massiccia e sicura mi rendono un uomo d'aspetto rude e dominante. Ma in realtà è nelle situazioni piccanti che si rende chiaro chi è che comanda davvero, in casa nostra.

Ci vestiamo, afferriamo i borsoni e nel giro di mezzora siamo in macchina. È Pasqua, Anita è in vacanza in quanto insegnante e io ho preso oggi, che è venerdì, come giorno di ferie. Poiché entrambi i nostri rampolli quest'anno passeranno la giornata di Pasqua con le famiglie delle rispettive fidanzate, ci siamo presi una breve vacanza: un giro della Valle d'Aosta, partendo da una delle sue bellezze più invitanti e… calde in tutti i sensi: le terme.
"Sei pronto al relax di oggi, tesoro?" mi chiede Anita.
"Certo. Non vedo l'ora di farti divertire per bene in hotel con le persone che abbiamo sentito nei giorni scorsi. Però oggi riposo assoluto, insieme."
"Hai preso tutto?"
"Gli zaini con il necessario per le terme, la valigia con i cambi per i prossimi due giorni e il borsone dei nostri giocattoli" elenco io. Lei sorride e mi dà un buffetto sulla guancia.
"Bravo! Ma non hai dimenticato qualcosa?" mi chiede, innocentemente.
La guardo interrogativo. Lei sventola un collare di cuoio nero. Cazzo, me ne ero dimenticato. È stata una delle recenti aggiunte alle sue fantasie: "Se sei il mio cane ubbidiente, ti meriti un collare no?", mi aveva detto. A lavoro non lo indosso, se non quando posso nasconderlo sotto un dolcevita, ma quando siamo in contesti più tranquilli mi impone di metterlo. In giro è raro che si intraveda sotto il colletto dei vestiti, ma oggi sarà impossibile nasconderlo. Sono due centimetri di cuoio, neanche stretti attorno al mio collo, eppure mi danno un brivido simile a quello della gabbia di castità, dentro cui il mio pisello si agita e ora inizia a gonfiarsi, come sempre quando si profila la possibilità di esibire all'esterno quanto sono diventato sottomesso.
Anita me lo mette al collo. "Sei proprio un bel cagnolone, lo sai?" dice, accarezzandomi la nuca. "Un cagnolone a cui piace diventare una cagnolina infoiata per far piacere alla sua padrona, vero?"
"Woof, woof!" abbaio in risposta. Mi sento ridicolo, ma lei gode a vedermi così, e io godo sia per lei sia per la mia umiliazione. "Vediamo se oggi riusciamo a trovare un bell'osso da darti magari.. Che ne pensi?"
"Ahuuuuuuu!" ululò in risposta. Lei sa benissimo cosa ne penso.

Le terme sono splendide, lussuose e ricche di comfort. Non è la prima volta che ci veniamo, ma non siamo qui così spesso da risultare habituè. Al bancone d'ingresso controllano la nostra prenotazione, poi entriamo e ci dirigiamo ciascuno verso il proprio spogliatoio.
Trovo il mio armadietto, corrispondente al numero della chiave che mi hanno dato: dentro ci sono ciabatte, accappatoio e telo per la sauna. Mi spoglio completamente, godendomi le occhiate degli altri ospiti: spesso fa effetto vedere un torello ben piazzato e palestrato come me con un arnese di castità come questo addosso, ma l'imbarazzo che nonostante tutto ancora suscita in me è quanto di più arrapante ci possa essere. Se a questo si aggiunge il collarino nero al collo… Con il culo all'aria mi affretto a frugare nello zaino alla ricerca del costume a pantaloncino, prima di cominciare a colare precum come mio solito.

Tempo dieci minuti e sono fuori dallo spogliatoio, con Anita. Ci scambiamo un bacio e la sua mano birichina scivola a sfiorarmi il cazzo sotto gabbia. "Andiamo tesoro, ho proprio voglia di un po' di relax" mi dice.
"Ma certo. Iniziamo dal percorso interno o vuoi già andare nelle vasche esterne?"
Alla fine decidiamo di entrare nella prima vasca in cui ci imbattiamo. È presto e c'è ancora poca gente, e possiamo goderci tutto lo spazio che vogliamo. È veramente rilassante immergersi nelle acque calde e ribollenti, lasciar scivolare via pensieri e preoccupazioni e godersi solamente il massaggio sulla pelle e la presenza della mia donna, che di tanto in tanto quasi casualmente ribadisce la sua superiorità su di me, stringendomi la gabbia o il collare nero.
Ogni tanto qualcuno si sofferma a guardarlo, ma di sfuggita, come fosse solo un eccentrico orpello. Ridacchio tra me e me, pensando a tutte queste persone che vivono una vita nell'ipocrisia della normalità, senza osare immaginare a quali vette di piacere si può arrivare se si seguono le proprie voglie…
Piano piano le terme si riempiono. Ci spostiamo da una vasca all'altra, sia dentro la struttura che all'esterno, e ci godiamo i comfort offerti tanto quanto la vista degli altri ospiti. Anita si mangia con gli occhi ogni uomo ben piazzato e ogni ragazzotto palestrato che incrociamo. Io sono in un bagno di eccitazione: mi eccito a guardare donne dai seni prosperosi, immaginandomi le loro fessure segrete e godendo masochisticamente sapendo che il mio cazzo non potrebbe penetrarle; osservo Anita inarcare la schiena sotto l'acqua, o a distendersi sinuosamente sulle panche delle saune; godo agli sguardi bramosi e increduli che le rivolgono gli uomini, che siano mariti increduli o fidanzati tenuti al guinzaglio da ragazze possessive.
"Su, su, placa le voglie, Alvaro" mi dice lei a un certo punto, mentre ci godiamo una jacuzzi, nel prato. "Lo so che ti piace vedermi aperta e usata da cazzi sempre diversi, ma stai squadrando ogni singolo maschio! Sembri quasi volerli tenere alla larga. Non starai mica tornando a pensare che io sia tua vero? Queste le hai e non te le leva nessuno…" mi sussurra all'orecchio destro. Sento il suo seno premere sul mio braccio destro. La sua mano si infila tra i miei capelli, massaggiandomi la testa, nei punti delle mie metaforiche corna.
Io deglutisco, febbrile di eccitazione. "No, amore mio. È che ti sto immaginando piegata a novanta davanti a ciascuno di questi maschioni che ci passano davanti… e ciascuna è un'immagine meravigliosa" le confesso, sincero.
"E bravo il mio cane!" mi dice lei, stuzzicandomi il lobo con la lingua. "O forse dovrei dire cagna? Non è che questi cazzi te li stai immaginando per te? Ricordo come abbaiavi sotto la minchia di Pietro la settimana scorsa…"
Il ricordo mi annebbia la mente, riempiendomi di vergogna e eccitazione allo stesso tempo. "Ti prego" la imploro, "sono troppo eccitato, lascia che ti tocchi la fica…"
"Ma certo, cagnolina, ma solo se io posso toccare la tua…"
"il mio corpo è tuo, lo sai" rispondo. Mi slaccio i pantaloncini per poterli muovere più agevolmente. Li abbasso in modo che il culo rimanga scoperto, consapevole che le bolle della vasca lo nascondano alla vista dei passanti. Rapida la sua mano sinistra si infila tra le mie natiche depilate e trova il mio buco e un dito entra senza difficoltà. Rapidamente passa a due.
Anche io ho allungato la mano e, scostando il costume, ho raggiunto la sua fica. È viscida e calda e capisco che la situazione la eccita; comincio a sditalinarla come posso, giocando con la sua clitoride gonfia, massaggiando piccole e grandi labbra, penetrandola… Quando lei passa a tre dita nel mio ano, non senza provocarmi un po' di dolore, mi sento libero di arrivare a tre dita anch'io.
La masturbazione dura pochi minuti, perché dopo poco la sento sospirare e con qualche verso trattenuto a forza (lei odia essere silenziosa: le piace sentirsi libera di urlare e gemere ad alta voce nel momento dell'orgasmo) raggiunge l'apice del piacere, più per la situazione arrapante che puramente per la mia mano. Rimango dentro di lei finché Anita per prima non sfila le dita dal mio culo, strappandomi un gemito. Ci ricomponiamo e ci diamo un'occhiata intorno.
"Sei sempre più bravo con dita e lingua, cucciolo" mi dice sorridendo.
"Sono contento, visto che con il cazzo non ti facevo godere abbastanza" le dico, umile.
"Per fortuna che a darmene una bella dose ci pensano tanti altri bei maschi!" ridacchia. "Per fortuna che questa tua prova di abilità è passata inosservata…"
Non sono d'accordo. Perché girando la testa da una parte e dall'altra il mio sguardo ha incrociato gli occhi castani di un ragazzo che ci fissa apertamente.
Lo indico ad Anita, e anche lei si volta a guardarlo. Il ragazzo arrossisce quando lei si passa la punta della lingua sulle labbra.
"Benissimo, allora vediamo di fargli perdere la testa" mi dice sottovoce.
Il mio cazzo sotto chiave inizia a pulsare.

CONTINUA…

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