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Il professore aperto di mente... e di culo


di Gay2way
28.03.2024    |    239    |    2 8.0
"Esco di colpo e gli mollo una sculacciata..."
Sono in piedi, a gambe larghe e con le braccia incrociate dietro la nuca. Il mio bacino fa leggermente avanti e indietro, spingendo il mio cazzo duro dentro e fuori una gola, che lo massaggia, succhia e coccola come se fosse la delizia migliore del mondo. Io mi sento un dio, così, immobile, la bocca leggermente aperta che sospira, gli occhi chiusi per gustarmi ancora meglio quella pompa goduriosa che sto subendo.
L'orgasmo arriva inaspettato e improvviso e senza dire niente scarico nella bocca tre, quattro, cinque schizzi di sborra. La bocca accoglie tutto, anche se con un attimo di sorpresa, e accompagna il mio lungo orgasmo da diciannovenne eccitato con un lungo massaggio alle palle. Scivolando lentamente via dal mio cazzo, la mano lo spreme per far uscire anche l'ultima goccia di sperma. Finalmente apro gli occhi e abbasso lo sguardo: il mio professore è inginocchiato tra le mie gambe, gli occhi rossi per le spinte del mio cazzo in gola, con qualche filo lucido (sperma? saliva?) che gli scivola dagli angoli della bocca. Guardandomi negli occhi, ingoia tutto.

Come sono finito in questa situazione?!


Semplice! Mi chiamo Leonardo, ho diciannove anni e sono al quinto anno di liceo scientifico. Ho i capelli neri portati medio-corti, ho gli occhi scuri e una pelle olivastra data dall'origine balcanica della famiglia di mio papà. Il mio fisico già naturalmente ben piazzato è stato reso più massiccio dagli allenamenti settimanali di basket, che faccio da ormai sei anni: ho spalle larghe, un petto ampio con un po' di peluria che si fa strada fino all'inguine cespuglioso, due belle gambe massicce. Di piede porto il 44.
Il professore in ginocchio invece si chiama Rosario Milazzo, e come testimonia il nome è di origine siciliana, che se è nato e cresciuto in Piemonte. Ha i capelli ricci e castani, porta sempre un filo di barba e normalmente porta gli occhiali, ma quando si è inginocchiato poco fa li ha appoggiati su un comodino della camera d'albergo. Ha trentaquattro anni, ma è molto giovanile e ha anche lui un bel fisico, tutto sommato: non deve aver fatto tanto sport, perché è un po' più basso e un po' più esile di me e di altri miei compagni sportivi, ma il suo fisico è asciutto e con muscoli ben segnati. Probabilmente fa della palestra o qualcosa del genere.
Io e il prof ci siamo conosciuti quando facevo le scuole medie. È stato il primo professore che la mia classe ha conosciuto il primo giorno di prima media; come ci ha svelato lui nel corso dell'anno, quando ormai avevamo preso confidenza, anche per lui si trattava della prima esperienza di insegnamento. Questo primato che reciprocamente condividevamo, insieme al suo carattere allegro e spesso informale, ce lo rese subito simpatico, anche se quando c'era bisogno di sgridarci per aver combinato qualche guaio nessuno era in grado di farci vergognare come lui.
Ci portò fino in terza media e gli volevamo tutti molto bene, tanto che in molti lo andarono a trovare a scuola una volta passati alle superiori. Abito e studio in un paese della provincia di Torino, e anche il liceo l'ho scelto nella stessa città: con alcuni compagni siamo rimasti insieme in classe (Giovanni, Matteo, Filippo, Vittorio) e abbiamo affrontato il percorso superiore insieme.
Pensate che sorpresa quando, in quarta, abbiamo scoperto che la nostra vecchia docente avrebbe cambiato scuola e al suo posto sarebbe arrivato un nuovo insegnante: il prof Milazzo! Quando entrò in classe lo festeggiammo, e ci spiegò che aveva superato un concorso per insegnanti e aveva scelto di insegnare nella nostra scuola, casualmente era stato assegnato alla nostra classe. Il rapporto con lui era come ce lo ricordavamo: rigoroso e inflessibile a lezione, ma anche molto aperto e disponibile per qualunque cosa volessimo discutere, dall'attualità ai problemi personali.

Non vi dico la gioia quando scoprimmo che sarebbe stato lui a portarci in gita di più giorni in quinta! La meta era Berlino, e lui insieme a un'altra professoressa piuttosto giovane erano più galvanizzati di noi quando ci mostravano la città e soprattutto quando la sera si usciva a bere o a ballare. "Tanto lo fareste comunque: tanto vale che vi teniamo d'occhio", dicevano. Altri due docenti, un po' più in là con l'età, restavano con chi preferiva vivere i momenti liberi del programma in modo più tranquillo.
Io da un po' tenevo d'occhio il prof. Sì, perché al liceo ci aveva parlato tranquillamente e senza filtri della sua omosessualità: diceva che eravamo grandi, e che come i suoi colleghi e le sue colleghe avevano mogli e mariti, anche lui aveva un compagno con cui si considerava sposato, e che non c'era niente di male a dirlo. Inoltre questa sincerità contribuì ad aumentare la nostra fiducia in lui, quando avevamo bisogno di parlare di questioni più serie. Il suo coming out mi fece molto riflettere, perché gia da qualche anno mi interrogavo su di me: guardando i miei compagni cambiarsi per le ore di scienze motorie, o negli spogliatoi agli allenamenti di basket, dove si faceva anche la doccia insieme, capitava di chiedermi come sarebbe potuto essere toccare quei corpi, sentire i muscoli sotto le mani, condividere una sega, un cazzo, un limone. In tanti sperimentano anche con persone del proprio sesso in adolescenza, ma la mentalità della provincia non è aperta come quella della città e non mi era mai capitato.
Non fraintendete: a me la fica piace, e tanto! Valeria, di un anno più piccola di me, è la mia fidanzata, e giochiamo molto con i nostri corpi. Facciamo moltissimo petting, e godo come un riccio a sentire la sua patatina bagnarsi e contrarsi tra le mie dita; da un po' di tempo mi ha anche dato il permesso di leccarla ogni volta che voglio, e di tanto in tanto mi concede una pompa; però quando lo fa lecca il mio cazzo con un'espressione che non mi fa capire se le piace o no, e anche se è piacevole sembra sempre manchi qualcosa. Inoltre non mi ha ancora concesso di penetrarla come si deve e questo, anche se è legittimo, è un po' frustrante.
Così quando il Rosario Milazzo ci disse che era gay, cominciai a osservarlo con attenzione. Aveva un culo tondo e sodo, che quando indossava qualche jeans più stretto spiccava per la sua pienezza. Inoltre mi accorsi un giorno che quando tornavamo in aula dopo le ore in palestra, faceva fatica a non guardarci mentre camminavamo in tuta: si costringeva a distogliere lo sguardo, ma notavo che gli occhi di tanto in tanto guizzavano verso le braccia alzate di qualcuno, o a sbirciare l'addome scoperto di un altro, o il culo di altri ancora… cominciai a sedermi sempre con le gambe spalancate e facendo attenzione a sistemare la tuta in modo che il pacco risaltasse, anche se non gonfio. Con un certo sadico piacere e orgoglio, vidi che l'esca funzionava e che di tanto in tanto il suo sguardo istintivamente si appoggiava proprio sul mio inguine in vista.
"Qui ci vorresti appoggiare altro, ci scommetto" pensavo.

Una sera verso la fine della gita i prof ci portarono a mangiare in un pub con cucina tradizionale berlinese, e bisogna dire che un po' di birra ce la concedemmo tutti, senza esagerare. L'atmosfera si fece calda e allegra, e anche i professori si lasciarono un po' andare e scherzarono in mezzo a noi.
A un certo punto chiamammo il prof. Milazzo a sedersi insieme a noi che eravamo stati anche suoi allievi alle medie (ci consideravamo per scherzo i suoi "cocchi") per fare un po' di baldoria insieme.
Fu tra una chiacchiera e una risata che provai a buttare un amo.
"Prof, ma non ci parla mai di suo marito, come sta mentre lei è qui a divertirsi in gita?" chiesi.
"Ma Leo, fatti i fatti tuoi! Mica puoi chiedere queste cose personali" mi riprese Giovanni dandogli un pugno sulla spalla.
"Beh ma non ho chiesto niente di male, la prof di storia telefona a suo marito ogni mattina e ogni sera! Mentre lei prof non lo sente mai! Che tipo è?" mi difesi.
"Ma sì, ragazzi, non c'è niente di male" rispose il professore, quando gli altri stavano per riprenderlo ancora. "Mio marito si chiama Paolo e lavora anche lui in una scuola, insegna storia e filosofia. Non ci sentiamo spesso perché siamo entrambi autonomi e non vogliamo interferire negli impegni dell'altro. Ci scriviamo soprattutto la sera, quando voi siete a letto… o meglio, quando dovreste!" aggiunsi.
"Che dice, prof?"
"Non fare il finto tonto Matteo… lo so che passi a dare il bacio della buonanotte a Elisabetta tutte le sere" Matteo arrossì.
"Ma prof, è la mia ragazza, un bacio prima di dormire è il minimo!"
"Sì, ma i baci non durano tre quarti d'ora di solito! Mi basta che non torniamo a casa in più di quelli che siamo partiti!"
Scoppiammo a ridere quando Matteo divenne ancora più rosso, ma Giovanni gli venne in soccorso: "Tranquillo prof, hanno fatto la scorta di preservativi, gli basteranno da qui a Natale!"
"Beh almeno lei è stato fortunato prof!" tornai all'attacco. "Lei non si sarà dovuto preoccupare di mettere incinto nessuno alla nostra età!"
Anche il prof si mise a ridere, ma dall'attenzione che avevano tutti lui capì che anche gli altri provavano un po' di curiosità. Io volevo stuzzicarlo, e quel po' di alcol che avevo in corpo mi faceva pizzicare il cazzo. Nella mia testa ritornava l'immagine di lui, in aula, che di sottecchi guardava nella direzione del mio pacco…
Solo quando le domande si fecero troppo dirette e personali ("Com'è stata la sua prima volta prof?") decise di tagliare corto: "Queste sono cose un po' più personali… magari dopo la maturità, quando non saremo più prof e studenti, ci prenderemo un'altra birra tutti insieme e parleremo anche di questo. Per ora stop!"
Era anche l'ora di tornare in hotel, perché si stava facendo tardi. L'eccitazione non mi abbandonava e decisi di sfruttare l'occasione in cui anche lui si era sbottonato un po' con noi.
Quando tornammo in albergo, gli feci capire che avrei voluto fermarmi un po' a chiacchierare ancora, se per lui non era un problema.
"Ma certo Leonardo, dimmi pure" mi disse, guidandomi verso uno dei tavolini più defilati della hall.
"Ecco prof, devo dirle che ultimamente mi sto facendo delle domande… domande su di me"
"E a che riguardo?"
"Beh devo confessarle che mi sto chiedendo come possa essere… sì ecco… andare a letto con un altro maschio" gli dissi, onestamente. Se fu stupito non lo diede a vedere. Gli raccontai di quello che pensavo negli spogliatoi e della situazione con Valeria e lui mi diede diversi consigli.
"La cosa importante" mi disse, "è che tu sia onesto con te stesso e con gli altri. Scegli una persona speciale per provare, se no rischi che qualcosa che ti piace si trasformi in una brutta esperienza solo perché sei con la persona sbagliata"
"Come faccio a capire che si tratta del ragazzo giusto con cui provare?"
"Scegli qualcuno di cui ti fidi, che ti attrae fisicamente ma soprattutto che pensi non ti voglia ferire. Per le prime volte è importantissimo!"
"Mmm allora sa prof, ho già in mente una persona con cui vorrei provare la prima volta. Posso dirle chi è?"
"Ma certo Leonardo, se ti fa piacere confidati pure!"
"Beh… sarebbe lei prof!"
Che sguardo che mi lanciò il professore! Non sapevo se si sarebbe arrabbiato o se si sarebbe messo a ridere. Alla fine rispose:
"Leonardo, io sono un tuo insegnante. Anche se volessi, certe cose non si possono fare."
"Ma perché prof? Lei ci tiene, ci vuole bene e di lei mi fido. In più è anche un bell'uomo. Cosa c'è di male? Non dobbiamo mica iniziare una relazione, solo… provare com'è! È un po' come se mi insegnasse qualcosa di nuovo no?"
"Ma lo sai che non è lo stesso. Anche se volessi…"
"Ma io lo so che lo vuole prof! La vedo, in classe, che non riesce a fare a meno di guardarmi tra le gambe. Non riesce a trattenersi con nessuno di noi. La vedo che ci guarda il pacco, il culo… anche i nostri odori la fanno eccitare, non lo neghi" gli dissi sorridendo.
Era vero. Una volta, rientrati dalla palestra sudati e accaldati, Vittorio era stato chiamato alla cattedra per la correzione di un tema: lì, chinato con le braccia larghe a fianco del professore, doveva averlo investito con tutto il suo afrore. Era stato poco più di qualche secondo, ma l'avevo visto inspirare profondamente per gustarsi appieno l'odore.
Lui fu preso in contropiede da questa affermazione. Per una volta sembrò quasi in imbarazzo.
Capii di avere l'arma vincente in mano e decisi di rischiare il tutto per tutto. Mi infilai la mano dentro i pantaloni e le mutande, scappellai il cazzo ormai più che barzotto e strofinai per bene il palmo della mano sul glande. Poi tirai fuori la mano: l'odore di un cazzo tenuto tutto il giorno al chiuso a sudare mentre si cammina per la città si sentiva benissimo.
"Facciamo così prof: lei dà solo un'annusata. Nessun contatto di nessun tipo. Se non le piace, la smetto di rompere e le do la buonanotte. Se invece le piace, decide lei cosa fare. Va bene?"
Il prof non rispose, il suo sguardo passava da me alla mia mano. Senza attendere una risposta, spostai la mano sotto il suo naso.
La reazione fu immediata. Lui chiuse gli occhi e inspirò profondamente, beandosi nel mio odore di cazzo. Lo guardavo rapito.
Scorsi la sua mano appoggiata al tavolino. La afferrai d'istinto e subito me la appoggiai sul cazzo. Lui si irrigidì.
"Continui a respirare, prof" gli dissi. "Non le piace il mio odore? È così buono…"
Lui rimase per un momento fermo, poi cominciò lentamente a massaggiarmi il pisello. "Sì, è vero… è buonissimo…"
Aprì gli occhi e mi guardò. "E dai, va bene. Sali nella mia stanza."
Il mio cazzo diede un guizzo di eccitazione, e lui lo strinse, poi lo lasciò andare quasi con dispiacere.

La camera del prof era un piano sotto la mia. Entrammo: il mio cazzo era così duro da farmi male. Ci chiudemmo la porta alle spalle e il professore mi fece strada fino al letto, matrimoniale anche se ci dormiva da solo. Io non resistevo più.
Mi abbassai pantaloni e mutande in un colpo solo: il mio cazzo di marmo si arcuava, fuoriuscendo dal mio cespuglio nero e riccio e puntando verso il mio ombelico. Non sono una misura estrema, ma non penso neanche di averlo così piccolo; in quel momento non importava.
E non importava neanche al professore. Si chinò e cominciò a leccare con gran gusto la mia minchia dura.
Altro che i pompini mezzi schifati di Valeria! Lui afferrò il mio pisello e diede una leccata dalla base, piena di pelo, fino alla punta della cappella. Rabbrividii di piacere. Poi lo risucchiò in bocca e cominciò a lavorare e succhiare il glande come se fosse la caramella più buona del mondo. Io gli accarezzavo la testa in estasi, ma volevo di più.
Interpretò correttamente un mio movimento di bacino e accolse il mio pisello più in profondità. Fu lì che provai per la prima volta un deepthroat, una gola profonda, con quella sensazione sublime del pisello che sprofonda in una gola calda fino a toccare dall'altra parte, e il piacere della dominazione di un maschio che impone a un altro maschio quasi di soffocare in mezzo ai conati solo per dargli piacere.
È qui che ho iniziato a raccontare. Me ne sto in piedi, ancora vestito, con solo i pantaloni e la biancheria abbassati; gambe aperte, braccia alzate con le mani dietro la nuca, a godermi la bocca esperta e vogliosa del mio professore che mi fa impazzire, regalandomi un'estasi unica. Senza avvertirlo per la rapidità con cui arriva l'orgasmo, gli schizzo in bocca più di una volta, gemendo a voce alta; e dopo che finalmente si stacca dal mio pisello, ingoia tutto fissandomi negli occhi con uno sguardo ancora più affamato e un rivolo di saliva e sperma che gli cola sul mento.
"Cazzo che meraviglia prof!" esclamo. Ho i muscoli tesi per l'orgasmo, ma sono ben lontano dall'essere scarico. È stata la sborrata migliore della mia vita e glielo dico.
"Grazie Leonardo, gli anni di esperienza servono a qualcosa no? " dice sorridendo. Mi fa un occhiolino e si asciuga la bocca, alzandosi in piedi. "E devo dire che il tuo… cazzo… è fantastico, persino la sborra è buonissima. Non è una cosa scontata!"
"Ne ha assaggiate tanto prof?"
"Fin troppe direbbe qualcuno. Ho avuto i miei anni di divertimento sfrenato!"
"E ora non più?"
"Sì, anche ora. Abbiamo una vita sessuale molto intensa, io e mio marito."
"E lui? Non se la prenderà perché l'ha tradito?" Il prof si mette a ridere e mi fa un altro occhiolino.
"Prendersela? Lui si eccita a sapere che mi diverto con altri, e lo stesso vale per me… la nostra relazione è più forte di una scopata!"
Questi discorsi mi avevano fatto eccitare di nuovo. Sentivo il cazzo, che non si era mai ammosciato del tutto, riprendere ancora vigore.
"Prof, vado solo a pisciare e torno. Non si muova" ordino.
"Come? Ancora? Mi hai rovesciato litri di sborra in bocca…"
"Ma prof questo non è nulla… una volta l'estate scorsa me ne sono sparate otto in un giorno. Aspetti qui, 2 minuti e torno". Lui è interdetto, ma si riprende subito e mi indica la porta del bagno.

Piscio e mi sciacquo al volo il pisello, la faccia per darmi una rinfrescata. Il prof mi dà il cambio in bagno, per "darsi una pulita", dice. Probabilmente si vuole lavare la faccia, ma spero, anche altro…
Effettivamente ci mette un po', così lo sguardo mi cade sul suo borsone: in particolare vedo una specie di slip, ma se la parte davanti è normale, quella dietro è ritagliata, come una specie di triangolo di stoffa, per mettere bene in vista il culo.

Quando il prof esce mi trova svaccato sul letto, completamente nudo, che mi massaggio il cazzo già duro e mi rigiro tra le mani quel pezzo di biancheria.
"E questo prof? Di cose così ne ho viste solo nei porno. È proprio uno zozzone, eh?" gli dico. Lui mi fa uno dei suoi occhiolini e ridacchia.
"Oh sì. Non hai idea. E andando in gita all'estero non si sa mai che incontri si possano fare in hotel… non avevi mai visto un jockstrap?"
"Se lo metta, voglio vedere come le sta!" gli dico, e glielo lancio. Lui lo prende al volo e, dandomi le spalle, si spoglia in un attimo: si abbassa dei normalissimi slip e si rimette quel jockstrap. Le chiappe del prof sono belle piene e tonde, e in generale il suo fisico non è particolarmente massiccio, ma definito. Quando si gira vedo che ha poco pelo, molto meno di me, concentrato soprattutto al centro del pezzo e nella zona dell'addome.
"Vedo che sei un curiosone per aver rovistato nelle mie cose… ma non hai trovato questi." Da una tasca laterale tira fuori tre oggetti: due preservativi e un tubetto di lubrificante. "Non ne hai mai usati, vero?"
"No ho solo provato, ma non ho mai…"
"Tranquillo, ci penso io allora"

Mi sale a cavalcioni, sulle gambe. La sua lingua scende di nuovo sul mio cazzo, con meno foga stavolta, e si gusta ogni centimetro del mio sesso: il glande, il frenulo, la curva arcuata dell'asta, le palle pelose, che accoglie nella sua bocca, succhiando e strofinandoci la faccia… Istintivamente la mia mano si porta tra le sue natiche e gli cerca il buco. È umido, caldo, palpitante. Non assomiglia per nulla a una figa, ma è voglioso allo stesso modo. Lo stuzzico con il medio, e il prof mugola tra le mie gambe.
Afferro il lubrificante e me ne verso un po' sulle dita. Appena le appoggio nuovamente nella sua fessura vengono quasi risucchiate: ne ha di voglia, questo porcello! Ficco indice e medio senza fatica, l'anulare entra poco dopo e comincio a stantuffare, dentro e fuori, dentro e fuori. Ci metto tutta la forza che ho, e il prof sembra godere, perché continua a gemere. Non riesce a succhiare come prima, l'invasione del suo retto lo distrae, così si limita a schiacciare il volto sul mio inguine leccandomi le palle.
Infilo anche il mignolo, lottando con l'ano che vorrebbe tenermi fuori, ma alla fine ho la meglio e anche il quarto dito si fa strada nel culo del professore.
"Che slabbrato, nemmeno una fica è così larga"
"Sono completamente bagnata" mormora lui tra i gemiti. Non mi sfugge il femminile e questo mi infoia ancora di più. Esco di colpo e gli mollo una sculacciata. "Adesso basta, ti voglio inculare. Salta qui sopra!" gli ordino, picchiettandomi il cazzo sulla pancia.
Lui non se lo fa ripetere e salta su, salendomi a cavalcioni. Inarca la schiena e si passa il mio cazzo nel solco, la punta del mio glande viene stuzzicato dalle pieghe del suo ano, quasi senza riuscire a controllarmi do dei colpi di bacino, spingendo per entrare con la punta.
"Aspetta.." dice, "tu non hai mai scopato, ma io ho una vita sessuale attiva… non bisogna correre rischi…"
"Di lei mi fido prof" dico. Non voglio perdermi questa occasione. Ma poi ora non mi importa, il piacere è troppo e non riesco più ad aspettare, figuriamoci perdere tempo a capire come infilare un preservativo!
Ma lui non è ancora convinto. "Sei sicuro? La prima volta è importante e…"
Oh, ma non vuole proprio stare zitto! Per farlo tacere gli metto una mano dietro il collo per avvicinarlo a me e gli infilo la lingua in bocca. Il limone inizia incerto, ma presto le lingue iniziano a intrecciarsi, i nostri fiati caldi si mescolano. Non è come baciare una ragazza: c'è una durezza diversa, il prurito della sua barba si fa sentire, ma se possibile rende le sensazioni che provo ancora più arrapanti. Mentre ci baciamo, il mio glande continua a stuzzicare l'ano del professore; piano piano, lo accompagno verso il basso e contemporaneamente muovo il bacino verso l'alto. Il buco lubrificato abbondantemente accoglie il mio cazzo duro come se fosse stato fatto solo per questo: la mia asta di marmo scivola tra le pareti morbide e calde del suo retto. La sensazione è fortissima, goduriosa, profonda: non riesco a trattenere un gemito di piacere mezzo urlato, devo interrompere il bacio, ma il prof si affretta a ricacciarmi la lingua in gola: "Shhh, non esagerare…"
"Prof cazzo, è impossibile, è troppo bello!"
Lo tengo leggermente sollevato e comincio a spingere con il bacino. Un colpo, poi un altro, un altro ancora, comincio a sbatterlo in preda al piacere. Lui è accovacciato sopra di me e anche se mi ha detto di fare silenzio è lui ora a cominciare a mugolare e ad ansimare. Mi accorgo che il suo jockstrap è sempre più umido e non solo, dall'elastico ha fatto capolino la sua cappella, lucida di precum. Gli afferro il bacino e mi spingo più possibile dentro di lui, schiacciandolo su di me, le mie palle a contatto con il suo culo. La posizione è stancante così mi accascio sul letto, ma il prof non mi dà tregua: si è indemoniato e comincia a saltare lui su di me, a far scivolare il mio pisello dentro e fuori semplicemente facendo ondeggiare il bacino; le sue mani vanno a cercare i miei pettorali, li stringono, mi strofinano i capezzoli, mi accarezzano l'addome…
Io gli cerco il pisello e lo sento trasalire quando lo afferro, ma non so bene come muoverlo in questa posizione, così presto lascio perdere. Il prof mi prende le mani e me le porta ai suoi capezzoli.
"Stringi" ordina. Io lo pizzico. "Più forte!" continua. Se vuole il gioco duro lo avrà! Gli prendo le aureole tra pollice e indice e le strizzo con tutta la forza che ho. Lui non si aspettava di passare da zero a cento in un attimo e caccia un urletto. Sulla faccia gli si stampa un'espressione di dolore misto a piacere.
Non pensavo fosse così vizioso, il professore… fa tanto l'acculturato e il superiore e invece è una troietta calda!
Voglio cambiare posizione, lo giro in modo che mi dia la schiena. Lo faccio inclinare un po' in avanti per avere una panoramica perfetta del mio cazzo che entra ed esce dal suo buco. Minchia che spettacolo! L'anello del suo ano, umido ed elastico, avvolge il mio pisello come un guanto. Lo guardo che si allarga quando lo spingo dentro, e poi restringersi quando scivolo fuori, mi fermo prima del glande, e poi lo rispingo dentro…
Non c'è nulla che dia senso di potere come infilare il cazzo dentro il culo di un altro uomo. Annullare la sua virilità con la propria. E sapere che lui, il mio professore, quello che decide di me, dei miei voti, a cui devo sempre portare rispetto senza eccezioni, ora si sta inculando da solo su di me, godendo come la peggiore delle puttane… è una scarica di adrenalina enorme.
Lo spingo via, anche in modo un po' rude. Lui non se lo aspettava e cade un po' in avanti, ma subito gli afferro le cosce e mi riporto il culo davanti alla mia faccia. Lui sospirando inarca la schiena per offrirmi ancora di più il suo buco. E io me lo ritrovo davanti agli occhi. È rosso, lucido, largo: palpita a ritmo con il respiro del professore. Mi accorgo solo ora che è completamente depilato, a differenza del resto del corpo.
"Che troia prof. Neanche un pelo… non ho visto fiche così belle!"
"Sì mi piace tenermi pulito e liscio per chi vuole divertirsi. Ma ora continua a scoparmi, andavi alla grande…"
Gli mollo un ceffone sulla chiappa. "Ssssh, prof, stia zitto. Voglio divertirmi un po'."
Valeria la fica non me l'ha mai concessa, ma con le dita mi ha fatto entrare, eccome. E questa esperienza ora la riverso tutta sul culo che ho davanti: lo accarezzo, lo picchietto, lo penetro con due, tre, fino a quattro dita, che entrano con difficoltà ma alla fine vengono accolte con estremo godimento da Milazzo. Ormai è completamente partito: schiena inarcata, culo spinto in fuori, testa gettata all'indietro che ansima. Sarei pronto a scommettere che sta anche sbavando. Sembra proprio una cagna in calore che ulula alla luna.
Riprendo a spingere le quattro dita su per il suo sfintere, sempre con più forza. Le inizio a ruotare, come una vite, poi le agito, accarezzando le pareti del suo retto. Ogni tanto lo sculaccio o gli stringo le palle con la sinistra, giusto per sentirlo gemere e ricordargli chi comanda, qui tra le lenzuola.
Ora non ha più la testa inarcata all'indietro, ma è prostrato su di me: io ho una gamba lunga, distesa, mentre l'altra è piegata di lato, con il piede ad altezza ginocchio. Trasalisco quando sento qualcosa di umido che bagna il mio piede. Non me lo aspettavo, così per la sorpresa lo spingo di fianco a me.
"Che cazzo fa prof???"
Lui mi guarda: è completamente infoiato, in un mare di godimento senza controllo.
"Ho visto il tuo piede e non ho resistito… ti prego, lasciamelo leccare" mormora, balbettando.
"Le piace leccare i piedi? In classe sembra tanto perfettino e rigoroso, ma poi le piacciono le peggiori porcherie… mi faccia vedere cosa sa fare"
Lui non se lo fa ripetere e si sdraia accanto a me, lanciandosi sui miei alluci. È una sensazione strana, solleticante, ma piacevole. Nella sua bocca, le mie dita dei piedi diventano calde, umide, morbide. Osservo con un misto di sorpresa e disgusto come le lecca in modo profondo, le annusa e le bacia a occhi chiusi, cercando gli spazi tra ogni dito: non oso nemmeno pensare a quanto debbano puzzare, dopo averci camminato tutto il giorno, ma a lui sembra non importare. Alla fine però a vincere è sempre la mia eccitazione, aumentata proprio dalla sensazione di superiorità nei suoi confronti: il professore è totalmente in preda al piacere, senza controllo, a differenza mia che mi sto godendo le sue attenzioni.
Decido che è ora di darci un taglio. Nel frattempo la mia mano destra aveva continuato a frugare nel suo buco caldo, ma ora di colpo la tolgo e gli mollo un'altra manata. Mi sposto sottraendogli gli oggetti del desiderio, i miei piedi ormai ben più che insalivati: lo sento di mugolare in segno di protesta ma lo ignoro: subito lo giro spingendolo a pancia in giù e mi sistemo su di lui, schiacciandolo con il mio peso. È impressionante: è più grande di me come età, ma io sono più alto, più pesante, e ho le spalle più larghe. In più a lui piace prenderlo in culo. Mi sento superiore a lui in ogni aspetto.
Gli appoggio il glande sul buco, il mio torso a contatto sulla sua schiena. Con le cosce mi insinuo tra le sue gambe e le spalanco.
"Ora stia zitto e si lasci fottere" gli bisbiglio all'orecchio. Poi entro dentro di lui, spingendo con tutte le mie forze. Non che faccia difficoltà a entrare, ormai ha un culo dilatato all'inverosimile.
Spingo, spingo, spingo, come un animale in calore. Non gli do tregua. Godo del suo culo caldo, degli spasmi di piacere che gli provoca il mio cazzo, dei suoi gemiti e urletti ormai continui, delle parole sconnesse che escono dalla sua bocca: "sì, ti prego, continua, spingi, fottimi, sei bravissimo, che cazzo stupendo…" e così via.
Come prima, la sborrata arriva rapida e travolgente. Non lo avverto prima, ma non serve: mi irrigidisco dentro di lui, e do le ultime spinte con ancora più forza, piantandomi dentro di lui mentre il mio sperma lo inonda. Il grugnito che emetto è puro istinto.
L'orgasmo dura almeno un minuto, in cui rimaniamo quasi immobili sotto le onde del piacere. A malapena mi rendo conto che anche lui ha goduto, ma quando ci districhiamo l'uno dall'altro mi salta agli occhi il suo jockstrap completamente scomposto e impiastricciato di sperma: sotto le mie spinte anche il suo cazzo ha goduto, strusciando sul letto.
Ci guardiamo ansimando. Lui è stravolto, io sono divertito.
"Che spettacolo, prof. Un culo così non me lo sono mai sognato" commento. "Sapevo che era gay, ma non mi aspettavo che fosse così… così…"
"Cagna?" mi suggerisce lui. Mi concede uno dei suoi occhiolini.
"Nel mondo del sesso gay si dice "sborratoio", Leonardo, se vuoi entrare a farne parte certe cose bisogna saperle…"
Ridacchio, poi lo avvicino a me e lo bacio.
Ci rotoliamo sul letto baciandoci e palpandoci. Faccio sparire il suo intimo ormai rovinato, così da poterci sentire completamente l'uno sull'altro, pelle contro pelle.

Quella notte scopammo altre due volte, e il prof accolse ancora la mia sborra dentro di sé: una volta nuovamente nel culo, dopo una cavalcata alla missionaria, in cui gli venni dentro mentre limonavamo; la quarta e ultima volta mi fece un ultima pompa. Ero completamente svuotato, ormai, non uscì altro che qualche goccia di sperma, ma il professore la raccolse con la lingua come se fosse il nettare più buono del mondo.
Si sono fatte le tre e mezza quando non ne possiamo più. Siamo entrambi stanchi, spossati e doloranti; ci facciamo una doccia nel bagno della camera, continuando a baciarci e accarezzarci.
Finalmente ci salutammo sulla porta. Ci guardiamo negli occhi.
"Leonardo, mi raccomando. Questa notte è stata bellissima, non si può sapere nulla di quello che è successo. Ci siamo intesi? Ho piena fiducia in te."
So che la fiducia dev'essere davvero enorme. Ma non sono mica uno stronzo, non lo tradirei mai. So che potrebbe finire nei guai se si sapesse.
"Tranquillo prof, nessuno saprà che lei è uno… sborratoio!" Ridacchiamo e ci salutiamo.

Quando, dieci minuti dopo, entro nella camera che condivido con altri due compagni, cerco di essere il più silenzioso possibile. Mi spoglio completamente buttando tutti i vestiti per terra, in mezzo al disordine comune. Frugo nella mia borsa per afferrare un boxer e me lo infilo prima di scivolare nel letto matrimoniale, accanto a Giovanni con cui lo dividevo. Nel lettino singolo dall'altra parte, Matteo russa leggermente.
Giovanni mormora qualcosa, si gira e mi guarda socchiudendo gli occhi cisposi.
"Che cazzo hai fatto finora Leo? Ti abbiamo aspettato per ore" biascica assonnato.
"Sono stato con la receptionist dell'albergo" rispondo. "Ha detto che voleva provare un vero maschio italiano e così abbiamo scopato finora. Ho sborrato quattro volte e alla fine mi ha anche chiesto di sposarmi e restare qui con lei per sempre."
Giovanni mi fa il dito medio e si volta dandomi le spalle. Come me, anche lui dorme solo in boxer. "Vaffanculo Leo. Notte"
Io sorrido mentre entro sotto le coperte.


Grazie a chi è arrivato a leggere fino a qui. Ricordi di liceo uniti a molta fantasia mi hanno portato a questo racconto. Spero che sia interessante e possa piacervi: ogni commento è sempre ben gradito!
Ho in mente un paio di seguiti, se la storia vi piace spero di riuscire a scriverli e pubblicarli il prima possibile.
Un bacio sulla cappella a tutti!


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