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estate in campagna 5 - io e il nonno


di executive_2005
17.11.2016    |    28.101    |    11 9.7
"In effetti, a sedici anni, trovo strano di dovermi far fare il bagno da nonno, ma cerco di assecondarlo, avendo “la coscienza sporca”..."
Me ne ritorno piano piano a casa dai nonni, pensando a quanto fosse cambiata la mia vita da qualche settimana.
Soltanto qualche mese prima la mia conoscenza del sesso si era limitata ai filmati di youporn, ed alle interminabili seghe che mi sparavo , facendo volare la fantasia, ed ora improvvisamente mi ero ritrovato a godere ed ad essere a mio agio facendo il porcello…addirittura con un maschio!
Camminavo, e con una mano nei calzoncini mi solleticavo la punta dell’uccello, immaginando la lingua di Marco….
Arrivato al cancello, vedo mio nonno in piedi, sulla porta di casa, che mi osserva.
Nonno è ancora un bell’uomo, altro, solido, temprato dalla vita in campagna. Pur con i suoi 60 anni passati, secondo me ancora sa il fatto suo, malgrado la nonna, che invece sembra una innocua vecchietta.
“ Ciao nonno” gli faccio sorridendo.
“ciao Paolino” fa lui – “ ti sei divertito?” . Mi avvicino per rispondergli, e vedo che ha qualcosa in mano.
Ho un tuffo al cuore: provo allo stomaco la stessa sensazione di quando ti sparano un pugno in pancia a tradimento. Nonno ha in mano i miei slip, quelli che ( come al solito ) avevo dimenticato di riprendere quando io e Marco ci siamo rivestiti in fretta.
Nonno mi guarda serio, e lentamente avvicina le mutande al viso, annusandole pacatamente.
Ho il respiro bloccato: allora quei rumori provenivano da lui! Ci ha visti, o magari ci ha osservati tutto il tempo!
Mi scappa di dire la cosa più sciocca che potessi dire: “ cos’hai in mano? Un fazzoletto?”.
Devo essere completamente bianco in viso. Nonno mi dice piano “ vieni in casa”.
Casa è silenziosa. Non sento il rumoreggiare di nonna in cucina, e mi ricordo che la mattina aveva annunciato che sarebbe andata de una sua conoscente.
Resto lì, pronto a chissà quale punizione, ed invece nonno mi guarda e sorridendo mi fa : “ stai diventando grande, ti ricordi di quando ti tenevo sulle ginocchia? Quando venivi in estate qui da noi, la sera tornavi sempre coperto di terra, e toccava a me farti il bagno e darti una lavata”. In effetti mi ricordo che da piccolo ritornavo sempre sudato, coperto di polvere, e toccava sempre a nonno portarmi in bagno per lavarmi, visto che la nonna era sempre indaffarata. Nonno mi faceva spogliare nudo e mi infilava nella vecchia vasca smaltata, per poi torturarmi con l’acqua fredda. Nonno mi scartavetrava dalla testa ai piedi con una spugna ruvida insaponata col sapone da cucina, e ricordo che l’idea di non dovermi lavare da solo mi piaceva molto.
“secondo me “ - aggiunge – “ le buone abitudini devono essere conservate”.
“Dai”, vieni in bagno che ci laviamo” . Questa frase mi tranquillizza un pò, ridandomi colore. Cerco di essere calmo e normale, come sempre, ed annuisco. In effetti, a sedici anni, trovo strano di dovermi far fare il bagno da nonno, ma cerco di assecondarlo, avendo “la coscienza sporca”.
Siamo in bagno, e la vecchia vasca smaltata è sempre là, forse con un po’ di ruggine in più.
“sai che ti dico?” mi fa nonno – “mi spoglio anche io, così sudo di meno”.
Nonno mi tira a sé, ed in un attimo mi sfila la maglietta. Poi, con un gesto particolare, mi abbassa i calzoncini, tirandoli dal bordo inferiore. Lo fa in modo lento, misurato, osservando attentamente. Mi sento in imbarazzo. Ho l’uccello ancora in subbuglio, ed infatti tirandomi giù i calzoncini oppone la sua resistenza sull’elastico, per poi “saltare fuori” bello arzillo e barzotto. Nonno mi osserva, o meglio , lo osserva, in silenzio, e lentamente comincia a spogliarsi anche lui. Via la canottiera, via i calzoni logori… via le mutande. Non avevo mai visto mio nonno nudo: la pancia piatta coperta di peli grigi ispidi e più giù sempre più folti, a circondare un enorme uccellone flaccido, direi anche abbastanza lungo. Le palle pendono pigre, ondeggiando.
“dai mettiti nella vasca” mi dice serio. Obbedisco, e sento la mano di nonno che “ accompagna i miei movimenti” sfiorandomi il fianco. L’acqua scorre, e si fa tiepida. Faccio per prendere la spugna ed insaponarla, ma nonno mi ferma: “faccio io” sentenzia. Mi lava con dedizione, regalandomi sensazioni piacevoli: il collo, il torace, le ascelle, la pancia………..e poi lì, proprio lì, stuzzicandomi con la spugna le palle ed il pisello. “sei proprio un ragazzone” mi dice con una voce strana. Lascia cadere la spugna, per continuare a lavarmi con le mani. Sento le sue mani callose che mi sfiorano piano, quasi ad accarezzarmi, e devo dire che trovo la cosa molto piacevole. Poi con naturalezza la mano di nonno scende sul pube, girando intorno al pisello, soppesa le palle, le strizza un pò, ritorna su sfiorando ancora l’uccello. Lo afferra, accennando per un istante il movimento altalenante della masturbazione, e lo scappella, stringendolo con più forza. Con l’altra mano mi percorre la schiena, e scende fino alle chiappe, accarezzandole.
Nel silenzio, interrotto solo dal gocciolìo dell’acqua, sento il suo respiro farsi più marcato, come se ansimasse.
Mi sento strano anche io. “nonno che hai?” - “che fai?” – “ mi prendo cura di te, Paolino , zitto”- dice. Ho una sensazione strana: sono confuso…qualcosa non torna. Ma cosa succede? Realizzo improvvisamente: la cosa mi sta piacendo, e tanto, visto che mi sta salendo una erezione vispa e vigorosa. L’unico elemento assurdo è… che è mio nonno che mi sta provocando tutto questo.
Cerco di buttarla sullo scherzo: “ nonno così non vale!” –
“Vale, vale” dice lui in un sussurro, col respiro ancora più affannoso. Lo strano rituale continua per un po’.
Altro che doccia: nonno se ne sta sbattendo di lavarmi, e si sta concentrando sui miei genitali e sul mio culo.
Ormai ho il cazzo completamente in tiro, senza poter far niente per evitarlo. Nonno mi sta masturbando lentamente, giocando con le mie palle, e sembra che oltre a piacere a me…piaccia molto anche a lui. Ma c’è di più: l’altra mano si sta avvicinando pericolosamente al mio buchetto, fino a quel momento escluso da ogni giochetto.
“Paolino, devi essere pronto ad ogni eventualità, in modo da non esserne impreparato…” mi sussurra.
“In che senso?” gli faccio io mentre mi sfrega dolcemente la cappella ed il filetto.
Nonno non mi risponde a voce, ma capisco dopo un istante a cosa si riferisce: a tradimento, con la complicità del sapone, mi infila un dito nel culo. “ahio!” esclamo sobbalzando. “ fermo, zitto, fammi fare “ mi abbaia.
Serro gli occhi, per dominare quella strana sensazione, e cerco di rilassarmi. In effetti poi va meglio: il fastidio sparisce, e il dito di nonno che entra ed esce non mi fa male più di tanto.
Mi agito, mi muovo, e nel farlo sento qualcosa di strano che preme sulla coscia. Mi giro. Azz! Hai capito il nonno…..mi appare davanti il suo uccellone, non più flaccido, ma piacevolmente in movimento. E’ una canna di tutto rispetto, non ancora pienamente eretto, ma mi soffermo a pensare a come possa diventare.
“Paolino, girati e chinati in avanti” – “ che vuoi fare?” esito. – “fallo e basta,” mi ordina dandomi una sculacciata. Oh cazzo…penso…mi piace!
Mi giro dandogli le spalle e mi chino in avanti. “ora ti faccio sentire qualcosa di bello” mi dice pacato il nonno. Sento il suo dito entrare ancora nel buchetto, ma questa volta la sensazione è diversa: mentre prima, di lato, mi stava solleticando con il dito rivolto in altro, questa volta me lo infila tenendo la mano girata, in modo che il medio descriva come un gancio rivolto in basso. Comincia a ravanare, e percepisco una sensazione tutta nuova. Preme e solletica qualcosa, in modo ritmico, ed è stranissimo Sento accadere due cose: la mia eccitazione aumenta, facendomi diventare il cazzo durissimo, ed inoltre mi viene l’impellente stimolo di pisciare. Non lo sapevo ancora, ma stavo godendo delle meravigliose sensazioni regalate dalla stimolazione della prostata.
Nonno continua imperterrito a premere col dito in quel punto recondito e segreto del mio culo, e non riuscivo a trattenere mugolii di piacere. Il mio godimento si impenna, e pur senza toccarmi, sento che sto per sborrare. Non so come fare…e non faccio niente. Socchiudo gli occhi e mi abbandono alle scariche elettriche che mi attraversano le viscere. Abbasso lo sguardo, aspettandomi di vedere schizzi di sperma che volano in alto…ed invece vedo dal mio cazzo gonfio e teso uscire un flusso di sborra lento e pigro, che scola lungo l’asta, scendendo sulle palle , aggiungendosi al sapone. Godo come un porcello, e la vista della broda densa che scola mi regala un compiacimento piacevolissimo.
“ Ahhh, ti è piaciuto sporcaccione mio !! “ esclama il nonno, sempre un po’ ansimante.
Mi giro, sconfitto, e lo guardo: ora nonno è sudato, ansimante: la sua mano smanetta il suo enorme cazzone, ormai nel pieno dell’erezione. Se lo sfrega con abilità, facendomi capire che sono gesti per lui usuali. Ha una bella cappella, è lungo, un po’ storto. Vedo le vene in rilievo. I coglioni ondeggiano e sbatacchiano ad ogni manovella.
“ Paolino, non ti ho detto di girarti…non ho finito” – Mi ordina.
Obbedisco di nuovo, senza riuscire a capire cosa voglia fare.
Nonno riprende in mano la spugna e ricomincia a massaggiarmi le chiappe, soffermandosi sul buchetto.
Poi smette.
“Paolino, ti ricordi cosa ti chiedeva di fare il dottore quando ti visitava?” – “dai, fa tre bei colpi di tosse!”.
Eseguo l’ordine, senza capire. Tossisco una , due ……ma l’ultimo colpo di tosse mi si ferma in gola. Il dolore è lancinante, fortissimo, non capisco più niente, non riesco a muovermi: le mani del nonno mi serrano i fianchi, mi tirano, il dolore mi fa vedere le stelle , mi lacrimano gli occhi!
“Cazzo”…penso….” Nonno me lo ha messo nel culo “. “ ahi….mi lamento “ – “fermati” - grido. Nonno, immobile dietro di me, mi tiene bloccato. “ respira Paolino, respira, “. Riacquisto un po’ di calma e faccio lunghi respiri. Sembra andare meglio, e pian piano, impercettibilmente, nonno comincia a muoversi. Il terribile rituale dura a lungo. Con pazienza nonno si prodiga dietro di me con movimenti appena accennati, ma via via sempre più ampi. Con grande pazienza, e grande resistenza, nonno mi stava “educando”, avviandomi ai piaceri del culo. La nostra danza silenziosa va avanti per molti minuti, e come natura vuole ( per fortuna ) il mio povero orifizio si rilassa, e si allenta, quel tanto che basta da consentire dei movimenti più fluidi. Ben presto comincio addirittura a provare piacere, e sincronizzo i movimenti del bacino con quelli del mio “educatore”. Mi eccito di nuovo, il cazzo mi si rifà duro. “ Dai nonno….spingi” dico, incredulo alle mie stesse parole. Nonno si diverte, ansima, ci gode, spinge fino in fondo, e ad ogni botta sento una fitta. Appoggio le braccia alzate sul muro. Nonno mi libera i fianchi, e continuando a sbattermi sale con le mani fino ad accarezzarmi il petto, le ascelle, il collo. Ansima, accelera, mi tocca il cazzo duro e mi masturba con vigore. Sento che sto per sborrare un’altra volta, ed infatti vedo i primi schizzi stamparsi sulle mattonelle. Ci sa fare il nonno, penso, constatando di come riesca a segarmi con il ritmo giusto per la perfetta sborrata. L’orgasmo mi fa serrare il culo, imprigionando il cazzone di nonno, che accentua il suo ansimare. Ci lamentiamo assieme, sento il viso di nonno, con la sua barba ispida, appoggiarsi alla mia schiena, la sua lingua leccarmi, poi si ferma di scatto, ed esce dal mio sfintere, facendomi sfuggire un gemito di dolore.
“Girati Paolino, abbassati, che nonno tuo ti vuole bene!” – Mi abbasso e mi inginocchio, ora lo so cosa vuole fare – “ si nonno, ti voglio bene anche io! “ sussurro devoto.
Nonno si masturba furiosamente davanti al mio viso, ed ansimando forte mi appoggia sulla guancia la sua nerchiona violacea. Sento subito l’inconfondibile calore della sborrata, copiosa e densa. Nonno conduce la sborrata senza toccarsi, ma sfregando il cazzone teso e nodoso sul mio viso: sulle guance, sul naso, sfiorandomi le labbra, sul mento: ogni movimento uno schizzo. Socchiudo la bocca, vincendo il pudore, e assecondo la voglia di assaggiare lo sperma bollente di nonno.
Rimaniamo così, in silenzio. Io con la faccia coperta di broda, nonno, ancora ansimante, col cazzone ormai scarico e floscio, dal quale pende pigro un filamento biancastro.
Spogliato di ogni inibizione, tiro fuori la lingua e guardandolo mi lecco la preziosa scolatura prima che vada perduta.
Guardo nonno con stupore e compiacimento per diversi secondi.
Nonno mi sorride sereno e mi fa : - “ allora, sono bravo anche io come il tuo amichetto?”
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