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LA SEGA IN CANTINA - 3


di jeepster
02.02.2021    |    17.575    |    3 9.2
"Accetto di fare come vuole lui e così prima mi libero della blusa della leggera tuta da ginnastica che ho pensato di mettere per l’occasione, restando a torso..."
«Allora Ste’, da dove cominciamo?»
«Gianni, io direi di cominciare a fare un po’ di spazio portando nel piazzale di sopra le cose da buttare»
«È una parola, qua è tutto da buttare, finiamo tra un mese»
«Finiamo quando finiamo, prima iniziamo e prima finiamo… da quanto tempo papà ci sta chiedendo di aiutarlo a ripulire questa cantina? È arrivato il momento di farlo e quindi diamoci da fare»
È una mattina presto di fine Aprile; io e mio fratello Stefano dobbiamo svuotare una parte della cantina per fare spazio alla cella frigorifero che servirà a conservare i prodotti del terreno che coltivano i miei.
«Dai Gia’, cominciamo a svuotare quella credenza, mettiamo le cose da buttare dentro a questa cassa e poi la portiamo su, va bene?»
«Sì, va bene… lo vedi tu cosa buttare e cosa no»
«Sì, papà ha detto che è quasi tutto da buttare»
Inizia a passarmi una serie di oggetti di metallo (alcuni anche arrugginiti) che probabilmente dovevano essere degli eventuali pezzi di ricambio per gli attrezzi o le macchine per lavorare nei campi, poi dice: «Certo che sono ormai diversi anni che non scendevo qua sotto ma sembra che sia rimasto tutto com’era… guarda là, c’è ancora quella poltrona! Ti ricordi Già? Ah ah ah ah» e scoppia a ridere.
Nonostante abbia capito benissimo a cosa si riferisce, faccio finta di non capire e gli chiedo: «Cos’è che dovrei ricordare? Non capisco che vuoi dire»
Non ho proprio voglia di parlare di quell’episodio e spero non insista ma invece: «Sei sempre il solito finto tonto. È vero che saranno passati almeno dieci anni ma certe cose non si dimenticano, no?!»
«Ma quali cose? – chiedo – io non mi ricordo niente»
Smette di passarmi gli oggetti e mi si avvicina fissandomi negli occhi.
«Vuoi farmi credere che davvero non ti ricordi di quella volta che ti ho sorpreso seduto su quella poltrona a farti una sega con le riviste porno di papà?»
Non riesco a sostenere il suo sguardo e così abbasso il mio.
«Ma che dici? Non mi sono mai fatto una sega quaggiù, stai vaneggiando»
«Sì, è vero, quando ti ho sorpreso non ti stavi facendo la sega ma il tuo cazzetto era ben in tiro dopo che avevi sfogliato la rivista che hai nascosto sotto al cuscino della poltrona… e se ben ricordo hai ammesso tu stesso che poi saresti andato a fartela in bagno»
Ricorda tutto esattamente, proprio come me che ho ripensato spesso a quello che accadde, soprattutto per eccitarmi quando mi masturbavo ricordando la scena di lui che si segava davanti a me e dell’ammirazione e del desiderio che provavo per il suo arnese. Adesso però perché ha tirato fuori questo discorso? Perché non la pianta? Mi sta facendo provare lo stesso enorme imbarazzo che provai allora.
«Finiscila Ste’, non mi ricordo niente!... continuiamo col nostro lavoro»
«Sì, ma smettila di prendermi per i fondelli e di fare la verginella come facesti allora… vuoi dirmi che il pompino che poi ti ho fatto (che mi sei anche venuto in bocca) è stata una cosa da niente?»
Stefano è una cosa impossibile, quando si mette in testa di insistere, non c’è modo di fermarlo. Ha ragione però: è impossibile dimenticare certe cose; mi conviene ammettere, magari la smette.
«Va bene Ste’, ora che mi hai detto questo mi sembra di ricordare qualcosa ma è un ricordo vago, è passato così tanto tempo, perché hai tirato fuori questa cosa? A cosa serve parlarne?»
«Beh, forse per te è solo un vago ricordo, invece per me è stato un episodio piacevole e importante, credo che sia stato il momento di maggiore vicinanza tra noi due e pensavo che anche a te sarebbe piaciuto ricordarlo»
Non mi aspettavo tanta sensibilità in mio fratello, tra l’altro anch’io ho sempre pensato che quella volta riuscimmo a raggiungere un livello d’intimità e di complicità mai più ripetutosi.
«Perdonami Ste’, è molto bello quello che hai detto e anch’io penso la stessa cosa, solo che provo un forte imbarazzo a parlarne»
«Ecco, adesso cominciamo a capirci… anche quella volta mi ricordo che eri imbarazzatissimo ed è normale ma sarebbe bello che tra fratelli non ci fosse alcun tipo d’imbarazzo. Non immagini quanto è stato importante per me confidarti le mie esperienze e rispondere alle tue domande, che forse non avresti potuto porre a qualcun altro. D’altronde serve anche a questo un fratello maggiore, o no?»
«Ma certo… e devo confessarti che quando sei andato via da casa ho sentito molto la tua mancanza»
«Ti credo, e anch’io ho sentito la tua… ma quando io e Daniela abbiamo combinato il guaio mi son dovuto sposare; a volte i fatti della vita ci allontanano dalle persone a cui si vuol bene, però il legame resta»
«Sì, sono d’accordo»
«Aspetta…»
Stefano si volta di scatto e si dirige lesto verso il mobiletto in cui mio padre teneva i giornali vecchi e anche le riviste porno. Resta chinato per qualche minuto a rovistare poi si alza mostrando trionfante due riviste una per mano.
«Ci sono solo queste due ma bastano!» esclama.
Capisco subito di che riviste si tratta e provo un senso di smarrimento nell’intuire le sue intenzioni.
Tra l’altro sono assai stupito per il fatto che mio padre ancora tiene nel mobiletto certe riviste, dato che da quando c’è stato quell’episodio tra me e lui, vistosi scoperto, ormai viene quaggiù in cantina solo durante il giorno per lavorare. Gli devono essere sfuggite quando ha deciso di buttare tutte le altre.
«L’altra volta non l’hai voluto fare ma stavolta non puoi tirarti indietro... dai, vieni a sederti qua con me – mi esorta indicando la poltrona – ci rilassiamo un po’ e poi riprendiamo il lavoro»
«No Ste’, che ti salta in mente? E se tornano mamma e papà e ci beccano? No dai, non mi pare il caso»
«Ma lo sai che sono al mercato, non torneranno prima di mezzogiorno, dai non farti pregare anche stavolta»
Sono sconcertato ma al tempo stesso allettato dalla prospettiva di poter rivivere quei momenti d’intimità e complicità vissuti dieci anni fa con mio fratello, quindi dopo qualche attimo d’esitazione mi dico: “Al diavolo! sia quel che sia” e mi vado a sedere su uno dei braccioli della poltrona.
Tutto contento Stefano mi porge una delle riviste. «Poi se non ti piace questa ti do la mia, tanto me le ricordo tutt’e due benissimo. Ah ah ah ah»
Iniziamo entrambi a sfogliarle in silenzio; dopo un po’ Stefano comincia a lisciarsi il pacco e anch’io comincio a provare una certa eccitazione. Ad un tratto si alza in piedi di scatto, si sbottona i pantaloni di panno leggero e se li cala fin sotto le ginocchia insieme agli slip; il suo cazzo in piena erezione svetta orgoglioso sopra la fitta selva di peli neri che gli copre il pube e lo scroto che contiene i suoi grossi testicoli. Prima di sedersi si toglie lesto anche la polo un po’ consunta e di un colore blu sbiadito, per stimolarsi comodamente i capezzoli.
«Spogliati anche tu Gia’, non è bello stare nudi a farsi una sega vicino a uno vestito di tutto punto. Eh eh eh eh» e così dicendo si rimette seduto e inizia a far scorrere la mano lungo tutta la lunghezza della sua asta, scoprendo e ricoprendo la scura cappella che già comincia ad emettere dell’abbondante liquido precum.
Accetto di fare come vuole lui e così prima mi libero della blusa della leggera tuta da ginnastica che ho pensato di mettere per l’occasione, restando a torso nudo e anch’io con un solo gesto mi calo i pantaloni e gli slip, liberando il cazzo che ormai mi è diventato completamente duro dopo la visione di quello di mio fratello.
Mi sistemo di nuovo sul bracciolo sinistro della poltrona e adesso avverto sul mio fianco nudo il contatto con la spalla di Stefano mossa dalla mano che si sta lavorando il suo arnese. Trovo piacevole ed eccitante questo contatto e così riprendo a sfogliare la rivista e inizio a masturbarmi lentamente. Dopo un po’ mi accorgo che il movimento di prima è cessato, allora mi giro per vedere cosa sta combinando.
Sta fissando il mio cazzo; evidentemente si è fermato a guardarmi mentre mi masturbavo. Un attimo dopo mi guarda negli occhi con un largo sorriso stampato sulla faccia e dice: «Accipicchia! Ne abbiamo fatta di strada dall’ultima volta, eh eh eh eh». Lo fisso interdetto per qualche attimo, poi lui continua: «Vedo che ora anche tu hai un bel cazzone, come gli altri uomini di questa famiglia! Ah ah ah ah ah»
Rido debolmente e visto che ho una voglia matta di toccarglielo, rispondo: «Dici? Eppure a me sembra ancora che il tuo sia più grosso del mio e mi sa anche più duro»
«Ho capito, vuoi toccarmelo?» e così dicendo si alza e si avvicina a me. «Dai, fai pure il confronto» aggiunge.
Non mi faccio ripetere l’invito e così impugno il suo pisello dalla base, lasciando fuori la punta. Effettivamente la lunghezza è più o meno la stessa ma il suo è un po’ più grosso, come quello di nostro padre.
A questo punto Stefano si china per afferrare il mio e allora anch’io mi alzo per stare più comodi entrambi.
«Bene fratellino, così mi piaci. Ora io sego te e tu seghi me, vediamo chi è più bravo, ah ah ah ah» e così iniziamo a masturbarci reciprocamente.
Il modo in cui lo impugna è tale da riuscire a stimolarmi il frenulo, provocandomi una sensazione mai provata, evidentemente quattro anni in più di esperienza nel segarsi possono fare la differenza.
Intanto dai mugolii che emette di quando in quando posso dedurre che anche lui apprezza il mio modo di stimolarlo, così abbandono ogni ritrosia e gli sussurro: «Ste’, sono dieci anni che sognavo un momento come questo ma non so se ti ricordi anche la promessa che ti feci…»
«Come no? Solo che pensavo che quella non l’avresti ricordata davvero; eri così imbambolato che se ti proponevo di buttarti sotto a un treno in corsa mi avresti detto di sì ugualmente, ah ah ah»
«Beh, sappi che io sono uno che mantiene le promesse»
«Magnifico! Allora accomodati pure, fammi vedere come te la cavi»
Senza aggiungere altro mi inginocchio davanti a lui e dopo avergli scoperto per bene la cappella comincio a stuzzicargliela con la lingua, senza trascurare il suo frenulo; poi provo ad ingoiare il suo pisello per intero.
È troppo lungo ma mentre alterno l’ingoio al lavoro di lingua sulla punta, capisco che sta apprezzando quanto sto facendo; il suo sospiro si fa più frequente, come pure i suoi mugolii.
«Siii Gia’, continua così, sei bravissimo, non devi essere uno alle prime armi, però tra un po’ mi farai venire, comunque ti avverto… non come hai fatto tu, siiiii, dai…»
«No Ste’, aspetta, non voglio che tu venga così»
«E perché? Ti ho detto che ti avverto… dai, continua»
«No, volevo chiederti una cosa»
«Che palle! Hai sempre qualcosa da chiedere, non puoi farlo dopo?»
«No, ma promettimi che non mi giudicherai male per quello che sto per dirti» gli dico alzandomi in piedi.
«Non posso crederci, sul più bello t’interrompi per chiacchierare… e che cazzo!»
«No, ho una richiesta da farti ma prima devo dirti che da quasi un anno ho una storia con un mio professore all’università, è un padre gesuita, ha 55 anni, più o meno l’età di papà e gli somiglia anche un po’»
«Ah, questa sì che è una novità ma l’avevo capito che non potevi essere uno alle prime armi, da come fai i pompini si capisce che un po’ d’esperienza ce l’hai, eh eh eh eh»
«Sì, è così, ma lui è esclusivamente passivo e comunque a me piace moltissimo quando lo facciamo; vedo che gode da matti, così sono sempre più curioso di sapere cosa si prova»
«Accidenti! Oggi il mio fratellino è pieno di sorprese… quindi vorresti farti sverginare il buchetto da me? Ah ah ah, non riesco a credere alle mie orecchie»
«OK, ho fatto male a dirtelo, non fa niente, lasciamo stare, rivestiamoci e finiamola qua»
«Noooo, ma che dici? Invece hai fatto bene a chiedermelo, tra l’altro mi ha fatto così infoiare che adesso lo infilerei anche nel culo di una gallina, ah ah ah ah ah ah»
Spesso certi “slanci poetici” di mio fratello mi commuovono fino alle lacrime ma pazienza, vuol dire che è disposto ad accontentarmi.
«Poi Gia’, visto che siamo in vena di confidenze, voglio dirti che anch’io ho un “amichetto” che, al contrario, quasi sempre vuole essere lui ad infilarmelo dietro perciò accetto volentieri la tua richiesta… ma ora bando alle ciance e passiamo all’azione!»
Diamine! Questo da Stefano non me l’aspettavo proprio ma non ho tempo di riavermi dallo shock perché lui prosegue dicendo: «Mettiti in ginocchio sul cuscino della poltrona e appoggiati con i gomiti sulla spalliera, ti farò un servizietto che non rimarrai affatto deluso, eh eh eh»
Faccio come dice lui ma volto la testa indietro per vedere cosa fa. Lo vedo inginocchiarsi e dopo un po’ sento che con le mani mi allarga le chiappe, sputa sul mio buco e comincia a lavorare con la lingua e anche questa è una sensazione che non ho mai provato prima ma mi piace da morire.
«Adesso provo a entrare con le dita, rilassa i muscoli e vedrai che non sentirai dolore»
All’inizio mi fa un po’ male ma Stefano procede con estrema delicatezza e così piano piano riesco a rilassare i muscoli dello sfintere e la sensazione delle sue dita che tentano di entrare è decisamente più piacevole.
«Ecco, così, bravo… hai un buchetto fantastico fratellino mio, non vedo l’ora di entrarci dentro… non stringere e anzi, prova a spingere un po’ in fuori come quando fai la cacca… ma non farla, mi raccomando! Ah ah ah ah»
Ho smesso di guardarlo e ora aspetto di sentire il suo cazzone che tenta di farsi strada dentro al mio buco. Sento Stefano sputare ancora, probabilmente per lubrificarlo per bene; pochi secondi e sento la sua cappella che comincia a spingere; spingo in fuori come mi ha suggerito lui e sono sorpreso di come la sua asta riesce ad entrare con una certa facilità. È una sensazione mista di dolore e piacere; poi quando inizia ad entrare e uscire con estrema lentezza il piacere prende il sopravvento sul dolore e ad ogni affondo emetto un gemito di godimento; è lì che riesco a comprendere anche quello di padre Lorenzo quando sono io a penetrarlo.
«Visto fratellino come sono stato bravo? Ti ho fatto male?»
«No, quasi per niente, continua, mi piace tantissimo, oooh, siii»
«Questa è musica per le mie orecchie, il tuo stretto buchino mi sta provocando un piacere fortissimo che non avevo provato mai, penso che sto per venire… siii, vuoi che esco?»
«No, nooo… riempimi il culo di sborra… ooooh, siii… è bellissimo!»
«Ecco, ci sono… aaaaah, siiii, vengo…. Aaaaaaahh, godoooo… aah!»
Sento una sensazione di calore invadermi il retto; Stefano, che mi ha scopato in piedi, si accascia sulla mia schiena. Afferro il mio cazzo completamente in tiro e dopo tre o quattro colpi vengo anch’io facendo attenzione a raccogliere nella mano il mio sperma.
Restiamo immobili per una trentina di secondi dopodiché è lui a muoversi, sento il suo cazzo ormai meno duro di prima che esce lentamente e poi una sensazione di qualcosa che mi cola tra le cosce.
Lo sento aprire di nuovo il mobiletto dei giornali, così mi volto e lo vedo che mi porge un foglio di giornale; mi pulisco la mano e poi anche tra le cosce; quindi sento che dal buco sta uscendo altro liquido: mi ha riempito di sborra. Scendo dalla poltrona, lui si sta pulendo il pisello con un altro foglio di giornale, appena ha finito mi guarda negli occhi e sorride; ho mille pensieri in testa ma l’unica cosa che mi viene di fare è abbracciarlo forte; lui ricambia prontamente la stretta. Restiamo un po’ così, poi è lui a staccarsi dicendo: «Dai Gia’, ricomponiamoci e rimettiamoci a lavoro, sennò quando viene papà e vede che non abbiamo combinato un cazzo ci incula a tutt’e due»
«Eh!... niente male come prospettiva!» e qui scoppiamo entrambi in una fragorosa risata mentre cominciamo a rivestirci.
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