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Volere la fica 03


di Sitter
19.08.2022    |    24.603    |    7 9.6
"Scusate ma l'ho sentito bestemmiare e non ci ho visto più..."
Chiudere le porte a chiave con suo figlio in casa era divenuta per Elena una pratica quotidiana in particolar modo quando andava in bagno ed andava a dormire.
Nei primi due giorni successivi a quella sera Gabriele sentiva ancora i testicoli fargli un po' male dopo la ginocchiata che sua mamma gli aveva inflitto per rabbia. I rapporti tra loro erano freddi. Lui cercava un dialogo, i primi giorni successivi all'accaduto provò a fare finta non fosse successo nulla ed in realtà era quello che avrebbe voluto fare anche lei. Per circa due settimane si impegnarono entrambi a recuperare il loro delicato rapporto di madre e figlio ma purtoppo Elena sentiva che qualcosa tra loro si era rotto. Non lo odiava però non riusciva a guardarlo con gli stessi occhi di prima ed a fidarsi completamente di lui. Per quanto riguardava Gabriele invece lui cercò di aggiustare il rapporto con sua mamma armato di tante buone intenzioni purtroppo però appena il dolore alle palle gli passò riprese a toccarsi come prima ed i pensieri erano sempre verso la solita persona, sua mamma. Si era masturbato di nascosto pensando a lei per troppo tempo e l'aveva spiata troppe volte mentre faceva la doccia per poter smettere di eccitarsi quando la pensava. Non era come accendere o spegnere un interruttore. Il danno era fatto.
La situazione in casa non era affatto facile. Elena non riusciva a tenersi tutto dentro. Iniziò a confidarsi con la sua amica Marcella che conosceva dai tempi delle scuole medie. Scelse lei perché era una persona riservata che mai avrebbe sparso certi pettegolezzi in giro. Da quando avevano iniziato a parlare di Gabriele non si incontravano più al solito bar ma bensì a casa di Marcella perché Elena si vergognava da morire a trattare quell'argomento così delicato in pubblico.
"Elena scusa se te lo dico ma non hai un aspetto molto riposato. Hai dormito?" chiese Marcella versando la cioccolata calda all'amica.
Elena scosse la testa come risposta.
"Stanotte Gabriele ha bussato alla porta di camera mia. Di nuovo. Mamma apri che devo dirti una cosa, diceva."
" E tu non hai aperto?"
" No, non gli apro più. Ci sono cascata la prima volta e me lo sono trovato davanti senza mutande e col cazzo duro. È riuscito a entrare in camera e per farlo uscire ho dovuto fare la guerra." spiegò Elena iniziando a girare la cioccolata col cucchiaino.
"Mi dispiace tanto Elena. Davvero. Però se posso permettermi... e da quando mi hai raccontato del casino che sta succedendo con tuo figlio che non ti vedo più sorridente e serena come eri una volta. Quanto tempo è passato? Due mesi? Non puoi andare avanti così. Non ti fa bene."
"E che cosa dovrei fare?"
"Caccialo fuori di casa. È l'unica soluzione se vuoi respirare un po'."
"Non lo so... non voglio arrivare a tanto."
"Sì, mi rendo conto che allontanare un figlio da casa non è facile ma forse se riducete i contatti per un po' le turbe sessuali che ha nei tuoi confronti gli passerano."
"Sì, hai ragione però non lo posso buttare fuori di casa solo per pensare a me stessa. Sai quanto costano gli affitti? Con lo stipendio che prende lui non ce la farebbe. Non lo posso mandare sotto i ponti. Sono pur sempre sua madre!"
"E fallo stare da qualche parente allora!"
" No, non ci penso neanche! Non voglio mettere i miei parenti in mezzo. Non voglio che scoprano cosa sta succedendo tra me e mio figlio. Ti immagini la figura di merda cbe farei? Diventerei persino peggio di..."
Elena smise sia di parlare che di girare la sua cioccolata calda col cucchiaino perché pensò che forse senza volere si fosse appena data la soluzione al suo problema. "...di mia cugina Silvana!"
Stava quasi per dimenticarsi di sua cugina Silvana tanto era isolata dal resto della sua famiglia. Durante le feste di Natale o nei pranzi domenicali tra parenti c'era sempre uno spettro che aleggiava, C'era sempre un nome che non veniva mai fatto perché quella persona non era ben vista da nessuno e non bisognava nominarla perché sennò il clima festoso tra parenti si deteriorava. Quella persona era Silvana.
Non aveva voglia di farsi una famiglia né tantomeno di lavorare. Aveva voglia soltanto di scopare tanto che in qualche modo ne fece una vera e propria professione. Silvana infatti riceveva uomini a casa perché per alcuni anni fece la massaggiatrice. I suoi parenti lo scoprirono parlando con i suoi vicini di casa che erano tanti perché Silvana cambiò diverse volte appartamento perché ai proprietari degli alloggi non faceva piacere quell'attività fatta non solo di massaggi ma anche di tanti pompini e chissà cos'altro.
Dopo aver scoperto quale fosse il lavoro di Silvana iniziò una sorta di psicosi di famiglia per colpa della quale alcuni parenti cominciarono a dire di averla vista persino battere in strada. Alcuni di loro per un certo periodo insistevano nel dire che sembrava fosse proprio lei quella ferma ad aspettare clienti lungo la strada provinciale che portava in collina. Aveva il culo di fuori ed era a seno quasi scoperto, dicevano. Ad un familiare era sembrato addirittura di vederla mentre si faceva caricare da uno sconosciuto ma non ne era sicuro essendo passato di corsa. Aveva visto la scena di sfuggita però probabilmente era lei. E poi... e poi basta perché quando si parlava troppo di Silvana il clima in famiglia diventava teso. Elena non credeva a quelle malelingue, sua cugina guadagnava bene prostituendosi in casa, riceveva tanti uomini con la scusa dei massaggi. Non aveva senso per lei affrontare i pericoli della strada. Un giorno passò anche lei per quella famigerata provinciale e vide effettivamente una puttana poco vestita e molto truccata seduta su una seggiola posta contro una ringhiera di un'area dismessa. Somigliava tanto a Silvana ma guardandola con attenzione capì che non era lei, ci parlò persino e scoprì che si chiamava Olga e non era nemmeno italiana bensì cecena. Elena pensò di riferire in famiglia ciò che aveva scoperto ma non lo fece perché tanto non sarebbe servito a nulla, fissati com'erano difficilmente le avrebbero creduto.
Negli ultimi anni Silvana si era avvicinata al mondo degli spettacoli per adulti via webcam. Visto che in famiglia la sua reputazione era già sputtanata da tempo non si fece tanti scrupoli ed iniziò la sua nuova carriera online senza nemmeno coprirsi il viso tanto che nel suo piccolo paese di provincia divenne una specie di celebrità per tutti i poveri segaioli della sua zona che si connettevano per pagarla e vederla fare cose sempre più spinte. Anche Elena ogni tanto la guardava fare tutte quelle zozzerie davanti a tutti quei porci da tastiera perché in famiglia Silvana sembrava non esistere ma sul sito di spettacoli erotici su cui lei lavorava alcuni parenti ci erano finiti eccome. Elena durante il matrimonio di un suo nipote aveva scoperto un suo zio segarsi ammirando la troia di famiglia stando nascosto in auto nel parcheggio del ristorante scelto per il pranzo di nozze, si fece dire dal lui il nome del sito ed il nome da performer di Silvana in cambio del suo silenzio su quel momento di piacevole relax.
Elena pensò che Silvana fosse la persona giusta a cui chiedere di ospitare suo figlio Gabriele per qualche tempo perché abitava distante ma non troppo, aveva rotto i ponti con il resto della famiglia e poi c'era un altro motivo che era importante come gli altri e forse anche di più. Gabriele e Silvana avrebbero sicuramente fatto sesso prima o poi. Sarebbe bastato aspettare il tempo necessario per permettere a lui di liberarsi dell'attrazione materna che provava per iniziare a eccitarsi per quella sua cugina fin troppo disinibita. A sverginare Gabriele ci avrebbe pensato quella vacca di Silvana, pensò Elena.
Agevolare un incesto era però qualcosa che in fondo lei avrebbe preferito non fare. Lo considerava meno grave di un rapporto sessuale tra madre e figlio ma sentiva che la sua coscienza le avrebbe fatto venire comunque dei rimorsi. Aveva bisogno di pensarci e si prese del tempo.
Il primo novembre nel giorno di Ognissanti Elena aveva promesso ai suoi genitori di accompagnarli in cimitero a salutare i parenti defunti. I nonni di Gabriele chiesero anche di vedere il nipote e per questo motivo lei lo portò con sé. Non voleva però stare in macchina da sola con suo figlio, non si fidava. Andò perciò prima a prendere i suoi genitori e poi fece salire in auto Gabriele prima di avviarsi verso il Camposanto trovandolo moderatamente gremito. Elena comprò dei fiori freschi da mettere sulle tombe dei parenti, fu compito suo disporli nei vasi dopo aver fatto sedere i suoi genitori su una panchina posta proprio di fronte alla tomba di suo marito Michele. La mamma di Gabriele dava sempre un bacio all'immagine dell'uomo che aveva sposato ed a volte le scendeva persino una lacrima. Ogni primo novembre si vestiva sempre bene sopratutto per portare rispetto a lui ed anche quel giorno aveva scelto un abbigliamento curato. Aveva il trucco leggero, i capelli neri legati a coda e la camicia scura priva di scollatura. Era sicura di essere sobria e rispettosa del posto in cui era. Commise una sola leggerezza. Elena si era messa quella gonna scura e castigata che le piaceva tanto ma che aveva un unico grande difetto, le faceva un gran bel culo. Quella vista era come miele per suo figlio. Lei aveva quasi finito di sistemare il portafiori di suo marito quando senti l'inconfondibile contatto di un'erezione che poggiava contro il suo sedere.
Elena si girò di scatto e quando vide Gabriele dietro di sé gli tirò un ceffone così potente che lo fece quasi cadere per terra. Quel gesto violento ed improvviso colse di sorpresa i genitori di lei ed attirò per alcuni attimi l'attenzione di alcuni altri visitatori.
"Elena sei impazzita? Perché hai tirato uno schiaffo a Gabriele?"
"Povero tesoro! Guarda che guancia rossa che gli hai fatto! Ma perché?"
Altro che povero tesoro! Se avessero saputo che razza di maiale era diventato il loro caro nipotino... pensò lei prima di dover inventare una scusa che avesse potuto giustificare quella sua violenta reazione.
"Mamma... Papà... scusate ma l'ho sentito bestemmiare e non ci ho visto più. Deve aver preso questo brutto vizio a lavoro. Vero Gabriele?"
"S-Sì, scusate." disse lui tenendosi con una mano la guancia rossissima. "Non le devo dire certe parole. È che le sento sempre a lavoro e allora..."
Gabriele assecondò sua madre perché vide il suo viso nero di rabbia e prese paura. Elena era furiosa. Finché Gabriele la molestava a casa era un conto ma tentare l'ennesimo assalto lì in cimitero davanti ad i genitori di lei per di più in pubblico era tutta un'altra storia. Non voleva succedesse quel primo novembre come non voleva che potesse succedere mai più in futuro. Si sentì costretta a prendere una decisione. Appena tornarono a casa decise di affrontare Gabriele e lo fece in soggiorno dove tutto era cominciato.
"Davanti alla tomba di tuo padre! Ma come hai potuto? E meno male che i nonni non si sono accorti di nulla!"
"Scusa mamma io..."
"Stai zitto! Ti prego stai solo zitto. Non voglio sentirti dire per l'ennesima volta che ti dispiace e che non ti comporterai più così perché tanto sono tutte stronzate. Domani ricomincerai ad appoggiarmelo di nuovo sul culo oppure stanotte ti apposterai davanti alla mia porta e busserai per supplicarmi di farti entrare nudo e col cazzo dritto."
"Ma mamma..."
"Ti ho detto di stare zitto!" tuonò Elena che pretendeva di non essere interrotta. "Sei ridicolo Gabriele. Riderebbero tutti di te se sapessero che passi il tuo tempo libero a strusciarti addosso a tua madre perché speri che io spalanchi le gambe per te come per magia. Secondo me la verità è che non hai abbastanza palle per uscire e cercare una ragazza della tua età con cui scopare."
"Mamma dai..."
"STAI ZITTO! Non possiamo andare avanti così. Mi sto sentendo con Zia Silvana già da un po'. Penso sia meglio che tu vada a stare da lei."
Gabriele strabuzzò gli occhi e deglutì amaro. Fu colto di sorpresa da quella idea.
"Devo andarmene? E per quanto tempo?"
"Finché non scopi Gabriele." disse Elena senza mezzi termini. "Finché non trovi la fica fuori da questa casa. Perché io non ti posso aiutare. Non come vorresti tu."
"Mamma... No..." la supplicò lui con gli occhi che stavano per diventargli lucidi.
"Mi dispiace Gabriele. Ho deciso."
Elena parlò con nuovamente con Silvana. Quest'ultima confermò che per la sistemazione non c'era problema e che potevano passare da lei anche domani mattina perche tanto lei era sempre a casa per via del lavoro. La sera stessa la mamma aiutò Gabriele a preparare il suo trolley. Entrò nella stanza di lui e si chiuse dentro perché non si fidava di stare in una camera da letto sola con suo figlio. Mentre preparava il bagaglio Elena vide alcuni fazzolettini di carta usati ed ingialliti dimenticati sulla scrivania del pc. Pensare che Gabriele lì avesse sporcati pensando a lei la fece inorridire. Elena finì di preparare il trolley e suo figlio lo controllò subito dopo. Sembrava esserci tutto eppure secondo lui mancava ancora qualcosa. Un indumento che lei non avrebbe mai potuto mettere in quel bagaglio. Senza essere visto Gabriele prese un paio di mutande usate da sua mamma dalla cesta di panni da lavare. Prima di metterle nel trolley le annusò spingendo entrambe le narici contro il tessuto che odorava un po' di urina ma soprattutto di fica. Ebbe una nuova violenta erezione. L'ennesima.
[Nota: Ebbene sì, ho allargato un pò la storia. Il racconto non è incentrato in realtà sul rapporto tra madre e figlio ma bensì sul desiderio di Gabriele di volere la fica. Da qui il titolo. Spero vi stia piacendo e spero di non scrivere troppo di merda. Saluti.]
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