Racconti Erotici > Prime Esperienze > Gocce calde, gocce fredde. 2 Parte
Prime Esperienze

Gocce calde, gocce fredde. 2 Parte


di GinTonicOfficial
19.11.2023    |    2.838    |    11 9.7
"Jedda, che da quando era arrivata si era comportata da scontrosa con tutti, era tra queste..."
Al saluto di Fulvio Jedda rispose: “ Senti Fulvio fa freddo e nevica ed io ho una bottiglia di vodka che mi hanno mandato i miei fratelli, vuoi scaldarti anche tu ? Sei stato così gentile e mi sembra di aver approfittato troppo. La mia compagna di stanza è fuori per due giorni quindi sono sola. Sali con me ? Facciamo ancora due chiacchiere ed assaggiamo la vera vodka ? “
Fulvio in un solo istante perse la sua voglia di ritornare al lavoro, anche se aveva un gran bisogno di fare cassa.
Nei suoi jeans il suo "fratellino" spingeva e scalpitava anche perché era da qualche settimana che non si "sfamava". Ebbe un solo tentennamento: il timore che la ragazza potesse pensare di lui che le aveva dato del denaro poco prima per approfittarsi ora di lei. Dubbio di breve durata. Fulvio accettò l'invito velocemente e con piacere.
Entrarono nella piccola stanzetta di un albergo squallido. la vernice della finestra era tutta scrostata e sicuramente non vedeva un pennello da molti anni. Le tappezzerie sembravano degli anni 20 e un tappeto, ai piedi dei due piccoli lettini in ferro arrugginito, era così consumato che era come se non esistesse. Fulvio, che pur non era né ricco ne benestante, a quella vista si domandò come si potesse vivere in un posto simile.
L’unico armadio (si fa per dire) presente, diviso in due sezioni , non aveva neppure le ante.
Appesi al bastone stavano i classici abiti luccicanti e trasparenti delle ballerine da night.
Lei lo invitò a sedersi sul bordo del letto ma fulvio preferì sedersi su uno anzi sull'unico sgabello di legno e riempiendo i bicchieri di vodka iniziarono a conversare ma anche a guardarsi negli occhi.
Lei in effetti era proprio bella e Fulvio la guardava con il suo sguardo magnetico e famelico; iniziava a non saper più controllare gli ormoni che andavano a mille, ma nello stesso tempo una parte del suo inconscio lo frenava perché, ai suoi occhi, lei era una preda indifesa.

Lei lo guardava e con piccoli gesti amichevoli si avvicinò al suo viso e lo baciò.
In pochi istanti si ritrovarono avvinghiati su uno dei letti, lei fece scivolare dalle braccia la pelliccia e rimase solo con il completo intimo e gli stivaloni, Fulvio la guardò e perse la testa immediatamente.
Le saltò addosso come un lupo farebbe con una pecorella, iniziò a baciarla e a mordicchiarla sul collo per poi scendere su tutto il corpo. Mordere era una libidine per Fulvio e la cosa lo eccitava, gli faceva sentire il possesso della donna. Lei sfilò con le mani il maglione e t-shirt d Fulvio in un colpo solo ed iniziò a baciarlo sul petto e a mordergli i capezzoli anche lei mandandolo in estasi.
Fulvio amava "insaporire" le sue esperienze sessuali oltre che con il piacere anche con qualche ben dosate gocce di dolore, larvato sadismo circoscritto a piccoli morsi, carezze con le unghie e robetta del genere. Gli piaceva praticarlo sulle sue donne ma anche subirlo. A casa sua aveva anche qualche attrezzo per queste pratiche, ma in quel frangente poteva solo accontentarsi di qualche morsetto e schiaffo, graffietto.
Sganciò la cintura dei jeans pensando di usare quella ma, era molto spessa e di cuoio molto duro, così la fece cadere e sfilò subito i pantaloni. Lo slippino non riusciva più a contenere l’erezione e il glande usciva già al di sopra dell’elastico, lei appena lo vide in quello stato inizio a leccarlo e succhiarlo alternando le due cose. Fulvio guardando il soffitto quasi ululava dal piacere. Di colpo la afferrò da sotto le ascelle e la spinse sul letto, le sfilò gli stivali. la prese di peso per spostarla più in su, sul letto, po di scatto, carponi si avventò su quella albicocca rosa e totalmente glabra. Mai aveva visto una donna senza peli pubici. La sua eccitazione continuava ad aumentare anche grazie ai movimenti della bocca di lei sul suo pene. Sentiva che stava per esplodere e così fu. Lei con una maestria che Fulvio non aveva mai trovato in altre partner delle sue non poche esperienze, continuò a lavorarlo con la bocca fino al totale orgasmo e ancora per minuti fino a ritrovarsi pulito e più eccitato di prima. Si girò e subito la baciò perché voleva sentire il gusto del suo stesso sesso rimasto sulla bocca di lei che gli passò anche un po’ del suo seme: l'aveva ancora in bocca. Il bacio durò tantissimo. A quel punto la penetrò e la cosa continuò in varie posizioni per tutta la mattinata. Intorno all’una si ritrovarono distesi a fianco sul letto sfiniti, accaldati ma in uno stato paradisiaco. Fulvio raccolse i jeans ed estrasse il pacchetto di Marlboro che sempre l’accompagnava. Prese i cerini e ne accese una passandola a lei che la rifiutò perché disse che non fumava.
Era felice Fulvio! Che bella scopata !Che bella ragazza! Che gusto in tutto, persino in quella sigaretta finale.
Dopo poco però lei le disse “ Fulvio se vuoi rimanere ancora puoi stare ma io ora devo dormire perché alle 22 riprendo servizio in sala e devo rimanerci fino al mattino"
Lui rimase un po’ spiazzato, in tutto quel tempo aveva dimenticato che Jedda era un’ entraineuse, e la cosa lo rattristò non poco. Cosa aveva pensato ? S'era illuso di aver fatto una conquista? Mille domande si formarono dentro di lui. Lei lo accarezzò sul viso lo baciò e scese dal letto dirigendosi verso il piccolo bagno dove c’era una doccia senza neppure il piatto, solo un buco sul pavimento.
Fulvio, facendo un grande respiro, si alzò, raccolse i suoi indumenti per rivestirsi: Adesso che non facevano più all'amore stava sentendo freddo, anzi di più, rabbrividiva. Lei tornò dopo poco con un asciugamano rosa avvolto sul corpo. Lui la guardò, si avvicinò e la baciò.
Le disse “Jedda sei bellissima, grazie sono stato benissimo. Dai magari ci rivediamo io ora vado e ti lascio dormire”.
Se ne andò. In strada la neve ancora imbiancava tutta la città Di non bianco c'erano solo le strisce lasciate dai copertoni delle auto che circolavano. Salì sul suo taxi ma non tornò al piazzale della stazione. Il tempo del suo turno era già finito.
Si avviò verso il monolocale in cui abitava da quando era andato a vivere da solo dopo aver avuto discussioni con i suoi genitori, cioè all'epoca dei guadagni facili con metodi discutibili. Una volta arrivato si mise subito sotto le coperte vestito. Non aveva riscaldamento e la stanza era gelata. Comunque si addormentò nel giro di pochi minuti: era giovane, era felice, era stanco.

Si svegliò intorno alle 20 ed era già in ritardo per prendere servizio. Prese il giubbotto di pelle un po’ di denaro per dare il resto ai clienti ricordandosi di aver dato a Jedda quello che aveva in tasca. Più che del denaro si ricordò di Jedda, si Jedda! Non riusciva più a pensare ad altro che a lei.
Così fu per tutto il suo turno di lavoro. Al mattino ritornò a casa distrutto dopo una notte difficile, la neve aveva continuato a scendere copiosamente ed aveva dovuto fare varie corse sulle strade innevate, per percorrerle aveva dovuto montare le catene. Fatta una doccia si infilò nel letto. Sotto le coperte aveva continuato a ripensare a lei e quasi senza accorgersene s'era masturbato, arrivando all'eiaculazione breve tempo. Prese sonno così: nudo e con il suo sperma sulla pancia. Alle quattro del pomeriggio si svegliò e dopo un’altra ulteriore doccia si era cambiato per recarsi al lavoro, per riprendere il suo servizio, questa volta in orario puntuale.
Doveva lavorare duro perché aveva ancora da pagare trentotto milioni di debito residuo.
Guadagnava bene ma tra le rate del prestito, ricevuto dal padre, l’affitto e i suoi vizi, i soldi non bastavano mai. Le uscite più sostanziose erano quelle per appagare i vizi: ne aveva molti, erano le conseguenze della vita condotta in passato. Fumava sia sigarette che marijuana, ogni tanto pippava cocaina ( ogni tanto un cazzo, spesso ) e giocava spesso ai cavalli. Insomma di soldi ne aveva sempre guadagnati ma aveva buttati molti.
Con il passare dei giorni nonostante l'impegno messo nel lavoro e i soliti pensieri sulla larvata nostalgia del passato ed i timori per il futuro, la sua mente continuava ad andare sempre più insistentemente a Jedda. Così giunse al lunedì, suo giorno di riposo.
Quel lunedì fece una delle poche cose che non aveva ancora fatto in vita sua: era andato in un nightclub.
Si era vestito con gli abiti più belli che aveva. Un pantalone di pelle nera come gli stivaletti. Sopra una camicia di Armani bianca con una trama particolare, di viscosa. Sopra aveva messo il suo Raf nero della Schott; In tasca aveva messo molto denaro, quasi un milione. Erano tanti e lo sapeva. Era pari o superiore ad una mensilità di un operaio specializzato. Lui ne guadagnava almeno quattro al mese. Si era diretto all’Astoria nightclub. Doveva far colpo su una ragazza in particolare.
All’ingresso era un po’ titubante, non aveva mai varcato la soglia di un locale simile, ma alla fine, tirato un profondo respiro, era entrato. Si accorse che mentre si dirigeva verso il bancone tutto illuminato, in fondo alla sala bar, molte ragazze in vestitini succinti gli sorridevano con maliziosa civetteria. Lui aveva evitato i loro sguardi ma non i loro corpi. Dentro di se aveva pensato: “ belin quanta figa ".
Sedette su uno sgabello cromato con la seduta rossa in pelle e ordinò un negrosky.
Al barman che lo servì chiese “ C’è stasera Jedda ? “.
Il barman lo guardò e rispose “Non lo so. Chi è? Non la conosco. Qui le ragazze cambiano spesso” .
Dopo essersi guardato attorno osservando tutte e tutto sospettò di non riuscire a trovare la donna che desiderava.
Una ragazza bellissima con una scollatura che risparmiava la vista dei soli capezzoli e una gonnellina, che dire corta era dir poco , si avvicinò a lui e si sedette sullo sgabello a fianco. Gli sorrise e, appoggiando la sua mano sulla coscia di pelle nera di Fulvio, chiese “ Mi offri qualcosa da bere cavaliere nero ? “
Fulvio già era nero di suo , la sua pelle olivastra era sempre abbronzata , e adorava vestire di nero e in molti lo chiamavano l’uomo nero.
La guardò e le disse “ Certo che cosa desideri ? “
Lei ordinò un cocktail analcolico e brindarono. Lei gli chiese “ Vieni spesso qui ? “
Fulvio le confesso che non era mai stato in un nightclub ed era lì perché voleva incontrare una ragazza conosciuta altrove ma che lei gli aveva detto che lavorava lì, e così le chiese “ Tu conosci Jedda ?". Lei rispose: “ Jedda? O sì, la mia compagna di stanza. E' partita ieri “
A Fulvio si gelò il sangue.
Nella sua mente si affollarono migliaia di domande ma scarse risposte: Perché lei non gli aveva detto che sarebbe partita ? Dove era andata ? Perché ho fatto lo scemo e non le ho chiesto io come e quando potevamo rivederci ?
La ragazza che stava con lui, vedendo sparire il sorriso dalla bocca di Fulvio capì subito chi era quel cavaliere nero. Infatti disse:“Ma tu sei Fulvio allora “ .
Lui la guardò stupito e disse “ Come fai a saperlo ? “
Lei rispose che Jedda il giorno in cui lei era rientrata dal viaggio, le aveva raccontato di chi aveva conosciuto il giorno prima. Disse anche:“ Vabbè Fulvio, ci sono io stasera e posso tenerti compagnia, mi chiamo Jessica. Non ti piaccio ? “ .
Lui un po’ in imbarazzo e quasi balbettando disse “ Si . Si ma .... si, sei bellissima anche tu Jessica ma ero venuto per vedere Jedda. Scusami sono un po’ imbarazzato “.
Lei capì e gli disse “ Fulvio senti, capisco e ti dirò una cosa perché da quello che mi ha raccontato lei tu sei una brava persona ed estranea a questi ambienti. Pensa che ne sono stata anche invidiosa del vostro incontro. Vedi noi ballerine veniamo quasi tutte da paesi dove non c’è un benessere come da voi e quasi sempre veniamo ingaggiate con l’inganno e una volta qui non ci rimane altro che stare dentro l’agenzia. Questa agenzia, come tutte le altre che si occupano di questo, ci spostano continuamente nei vari nightclub europei perché la clientela vuole sempre ragazze nuove. Non posso neanche aiutarti per dirti dove può essere andata, non lo dicono neppure a noi. So solo che andava in Austria. “
Fulvio si sentì come se avesse dentro, sia nella testa che nel corpo, una tempesta. Era rimasto basito.
Guardò Jessica e con un filo di voce disse “ Grazie Jessica, scusami ma vado. Sono un po’ confuso “ Chiamò il barman e chiese il conto. Cinquantamila lire. Rimase basito per l'assurdamente elevata cifra ma finse di restare impassibile. Pagò con un centone.
Lei gli disse “ Aspetta ti accompagno io fuori” .Disse una cosa al barman e si avviò con Fulvio fuori dal locale. Una volta fuori gli fece segno di aspettare ancora e si infilò nella porta d’albergo. Dopo pochi secondi scese con un piccolo pacchetto in mano, glielo porse e lei disse “ Fulvio sei proprio una bella persona e sei buono, vai tranquillo sarai un gran uomo nella vita, fidati. Dimenticala e vai avanti così e sarai un vincente.” Lui estrasse dalla tasca le cinquantamila lire del resto della consumazione e fece per darle a lei . Lei non le accettò, lo baciò sulla guancia e rientrò nel club.
Fulvio rimase lì fuori al freddo quasi paralizzato. Poi con passi incerti si avviò verso il taxi voltandosi qualche volta a guardare la porta verde del Hotel ad una stella.
Salì in auto e partì. Lungo la strada tormentato da una marea di pensieri si accorse che il semaforo di un incrocio era rosso solo all'ultimo istante. Frenò bruscamente e dal sedile a fianco il pacchetto che le aveva dato Jessica cadde sul tappetino. Lo raccolse e lo aprì , dentro c’era il completino nero , perizoma e reggiseno, che indossava Jedda quella notte. Si accorse di avere delle gocce, si gocce di lacrime che scendevano sul suo viso, e realizzò solo in quel momento che non era stata una notte di sesso ma molto di più. Fulvio il duro si era intenerito, si era innamorato.

in un giorno dello dello stesso periodo, più o meno, alle 4,30 del mattino, in un locale di Vienna, il Babylon Nightclub le ragazze che ci lavoravano erano rimaste sole ai tavoli e sui divani. Non le rimaneva altro da fare, vista l’ora, che andarsene a casa.
Jedda, che da quando era arrivata si era comportata da scontrosa con tutti, era tra queste.
Andò nello spogliatoio e recuperò la sua pelliccia. Si avviò a ritirare alla cassa la percentuale che le spettava delle consumazioni che era riuscita a far bere ai clienti. Chiese anche al cassiere di chiamarle un taxi.
Stette sulla porta d’uscita guardando dal vetro se arrivava il suo taxi. Fuori nevicava. Anche lì, anche quella notte c'era neve. Arrivò il taxi e lei corse dentro.
L’autista si girò e chiese dove volesse andare. Lei rimase quasi bloccata. L’autista, un giovane moro con capelli lunghi e carnagione scurissima, lo chiese nuovamente. Si sbloccò e gli diede l’indirizzo. Sul taxi faceva un caldo bestiale, sicuramente l’autista per guidare comodo era poco imbacuccato e aveva il riscaldamento al massimo. Lei chiese “ Mi scusi posso aprire appena appena il finestrino ? Fa caldissimo qui dentro. “
L’autista si girò e con un sorriso smagliante le rispose “ Ma certo Signora “
Lei chiese di nuovo “ Mi scusi , ma lei è Austriaco ? “
Lui rispose con orgoglio “ No Signora, io sono italiano, ligure. Sono di Savona, lei è mai stata a Savona ? “
“ No mai ma la conosco perché ho vissuto un po’ di tempo a Genova “
Lui riprese “ Ehhhh lo so Savona è piccola e tutti conoscono della Liguria solo Genova perché è più grande ed è una splendida città. Sa si chiamava la superba e ...........”
Lui continuava a parlare ma Jedda ormai non ascoltava più, pensava solamente a quel giorno e a quel bel tassista di nome Fulvio.
Dalla fessura del finestrino aperto si infilò un fiocco di neve e andò ad appoggiarsi sul collo di lei e , con il calore del suo corpo, si trasformò in un secondo in una goccia .
Una goccia identica a quelle delle lacrime scivolate sul volto di Fulvio, solo che quelle erano calde, la goccia sul collo di Jedda decisamente fredda.

****** la terza ed ultima parte arriverà *****
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Gocce calde, gocce fredde. 2 Parte:

Altri Racconti Erotici in Prime Esperienze:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni