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Prime Esperienze

Ricordi: Chiara, l’arte del massaggio


di Membro VIP di Annunci69.it PaoloSC
15.11.2023    |    3.625    |    1 9.6
"Ora però il suo corpo è più vicino al mio, riesco a percepire il calore della sua pelle..."
Chiara, l'arte del massaggio

Premessa: la maggior parte delle professioniste del massaggio che ho frequentato, e di cui vi racconto, non sono prostitute e non esercitano il più antico mestiere del mondo.

E, regola valida per tutte: le migliori difficilmente concedono qualcosa alla prima sessione.
Ci vogliono almeno due o tre incontri, ed in alcuni casi pure di più, per instaurare quel rapporto di intimità e complicità che solitamente regala performance superiori.
Aggiungo che non sempre basta la fidelizzazione: devono instaurarsi un minimo di fiducia e di reciproca conoscenza per spianare la strada ad un rapporto quasi paritetico. Senza di ciò, si potrà senz’altro godere di una piacevole esperienza, ma senza quel pizzico di “GFE” che regala quel quid in più.

Anche con Chiara, piacevole signora parigina un po’ agè, la regola è stata seguita pedissequamente.
Nulla interazione, o quasi, fino al quarto incontro.
Piacevole, sensuale massaggio, gradevolissima esperienza, raffinata e lenta sega di fine seduta, ma nulla di più. Nessuna interazione, nessun invito, nemmeno velato, a farsi toccare, nessun coinvolgimento.

Eppure, io sentivo che quella persona avrebbe dato di più se stimolata opportunamente. E non erano certo i soldi (beh, quelli sono sempre graditi, ma non aprono, checché se ne possa pensare, tutte le toppe e le tope) a garantire il plus.

E venne quel giorno in cui potei conoscere una Chiara un po’ diversa, grazie ad una serie di coincidenze.
La prima fu la mia competenza in ambito informatico, la seconda quella di essere arrivato dopo un cliente particolarmente antipatico che l’aveva indisposta e non poco.

Credo di essere stato fortunato nel poterla aiutare con un problema fastidioso con il suo computer. Avendo una discreta esperienza e conoscenza, fui in grado con un paio di forbici, un coltellino svizzero ed un po’ di nastro isolante a ripararle “hic et nunc” il suo PC, e questo la rese più disponibile, almeno mentalmente, nei miei confronti.

Chiara esigeva che tutti i suoi clienti si facessero la doccia prima e dopo il massaggio, e si preoccupava che il bagno fosse sempre pulito ed ordinato. Non sopportava che fosse bagnato per terra e per questo – così mi aveva spiegato – prendeva gli appuntamenti in modo da avere sempre il tempo necessario per ripulire tutto, mettere un nuovo telo di cotone fresco di bucato sul suo futon, rimettere l’olio da massaggi in caldo e sostituire tutte le sue candele aromatiche.

Fui sorpreso quindi quando entrando nella doccia mi accorsi che era tutto bagnato. Il bagno peraltro era molto particolare, con le pareti rivestite di mattoncini a sbalzo e doccia a filo pavimento, e vederlo bagnato dava un senso di trasandato e sporco poco consono al resto della location.
Chiara entrò in quel momento per portarmi la biancheria da bagno e si scusò.

“Ho avuto qualche problema con il precedente cliente. Perdona, ho proprio perso la pazienza e non ho avuto modo di finire di asciugare. Ad ogni modo, ho pulito tutto, sapessi come me l’aveva lasciato. È solo bagnato!” continuò.
“Nessun problema, tanto devo comunque bagnarlo di nuovo…” dissi con fare accomodante.

Tant’è, al termine della doccia, avvolto nel telo di bucato a mo’ di senatore romano in toga, mi recai nella sala dedicata al massaggio, una stanza buia, rischiarata dalle candele poste tutt’attorno.
Mi tolsi il telo e mi accomodai pancia in sotto sul fouton, un vero fouton, non un materassino matrimoniale di Mondo Convenienza riattato alla bisogna. Anzi, il fouton era poggiato su un tatami di fibra di cocco che sporgeva per una trentina di centimetri tutt’intorno. Il tutto, seppur a prima vista spartano, risultò essere comodo, come peraltro avevo già sperimentato in precedenza.
Mi accinsi pertanto a ricevere il suo sensuale massaggio, del quale oramai conoscevo tutte le fasi.

Si iniziava con le gambe a salire, prima una e poi l’altra, passando alle cosce, e quindi ai glutei ed all’interno coscia.
Poi, una sessione dedicata al gluteo alto, alla base della schiena, lombi e sacro, per risalire con movimenti avvolgenti, lenti, caldi e languidi fino alla base del collo.
Un crescendo di abbracci, di carezze, di impastamenti e ancora carezze e ancora impastamenti eseguiti con le mani e gli avambracci in una sequenza quasi continua.
Un breve momento di pausa, ero ad occhi chiusi e non riuscivo a capire, sentivo movimenti attorno a me, il bricco dell’olio che veniva smosso. “Forse ne ha aggiunto dell’altro”, pensai tra me e me.

Ecco, ricomincia con il massaggio. Ora però il suo corpo è più vicino al mio, riesco a percepire il calore della sua pelle. Sono abituato al fatto che Chiara non si spoglia, rimane sempre in intimo anche durante le fasi più calde: ma questa volta è diverso.
Infatti, percepisco qualcosa di nuovo. È il suo seno che struscia ogni tanto sulla schiena o sulle braccia, a seconda del punto che sta andando a massaggiare.
Ed ora sta riscendendo con le mani lungo la schiena, e poi sui glutei e ancora sulle cosce mentre il suo seno struscia lievemente i miei lombi. Naviga tra le mie gambe, arriva alle caviglie e ricomincia in una danza lenta e sinuosa. La sua mano si insinua tra le mie cosce alla ricerca della mia virilità duramente e dolorosamente accresciuta. Le facilito il compito sollevando il bacino. Chiara estende il massaggio alla pancia abbracciandomi da dietro e carezzandomi l’asta.

“Girati, per favore” sussurra all’orecchio, parole appena percettibili.
Mi volto, mi adagio al meglio sulla schiena, apro gli occhi e “Sorpresa!” Chiara è a fianco a me, vagamente rischiarata dalle luci tremolanti delle candele che riflettendosi sugli specchi in un gioco sfavillii sembrano cento, mille.
È nuda. Vedo perfettamente il suo seno un po’ svuotato con il capezzolo – che altre volte avevo intravisto attraverso la brassiere in microfibra che era solita indossare – ora turgido, quasi un chiodo.

Si solleva per colarmi l’olio sul petto e noto che non indossa nemmeno la coulotte a vita bassa che faceva pendant con il reggiseno e che rappresentava la sua tenuta da lavoro.
In controluce intravedo il boschetto in mezzo alle gambe, non me ne ero mai reso conto, alla fin fine non mi aveva mai permesso di toccarla, figuriamoci di spogliarla.

Ricomincia il massaggio. Ora riesco ad apprezzare meglio il lavoro concertato di mani, avambracci, seni e stomaco durante il periplo del mio corpo. Ora lo sta percorrendo in senso antiorario. È partita dall’ombelico, scesa per la coscia destra fino all’alluce destro, poi passata al piede sinistro, di lì a salire per la gamba, la coscia sinistre, ancora al loro interno per una rapida carezza ai testicoli e poi all’asta, e ancora fino ad arrivare al petto, alla spalla, al braccio, quindi indietro all’altro braccio, scendendo e risalendo al petto, e poi ancora all’ombelico con una stimolazione circolare dell’addome fino al pube, passando con entrambe le mani sotto al pisello ormai eretto.

Ecco un altro giro di giostra, lo stesso percorso di prima, riesco ad ammirare le sue chiappe sode ed il solco tra le natiche evidenziato dalla luce riflessa dagli specchi a cui sta dando le spalle.

Ribadisco, è una danza lenta e sinuosa quella del suo corpo sul mio.
Non è un body massage, ma l’uso sapiente delle sue forme per rilassare ed al contempo stimolare ogni mia fibra.

E arriva il momento del happy end.

Chiara si dedica al mio cazzo con passione e cura, le stesse che mi avevano stupito sin dalla prima volta. Lo unge di abbondante olio caldo e lo inizia a massaggiare usando prima la mano chiusa, poi le dita aperte atraverso cui fa passare la cappella e l’asta mentre con l’altra massaggia il pube ed i testicoli.
“Una sega è una sega” penserete.
E invece no.
Una sega può essere un’opera d’arte, un capolavoro. E quella di Chiara è un capolavoro. Mai affrettata, mai scontata, sempre sensuale. Sa come e quando accelerare, quando frenare, quando spingere, quando lasciare.

Poi, all’improvviso, si china verso di me e me lo prende in bocca. Quindi, con una mano prende la mia e se la porta alla sua fica. Rimango perplesso e sorpreso per tanta innovazione, ma non mi lascio estraniare
Mentre Chiara mi fa godere con la bocca, la ricambio con le dita fino a che, un po’ guidata da me, un po’ spinto da lei, non si mette con il suo bacino a cavalcioni del mio petto porgendomi la sua vagina già bagnata perché la delizi con la mia lingua.
“À la guerre comme à la guerre” dicono i suoi conterranei.
“Y alors: a la Bastille!” …all’assalto del suo fortino.

Il nostro scontro dura poco. Capitoliamo quasi assieme, prima lei con brividi intensi che le squassano le interiora e le fanno serrare le cosce attorno al mio viso, e subito dopo io, che le vengo abbondantemente in bocca.
“Scusa, non ho fatto in tempo ad avvertirti, mi stavi quasi soffocando con le cosce” le dico.
“Il pompino ha le sue regole: si finisce in bocca” mi risponde dopo aver sputato dentro un fazzoletto di carta.
“Non ti ci abituare, mon chere ami” mi dice con un sorriso sornione. “Oggi è andata così, avevo voglia e volevo ringraziarti per l’aiuto con il computer. Domani, chissà” continua.

Aveva ragione.
Non è più capitato. Sono andato a trovarla altre due o tre volte, poi la mia nuova vita mi ha allontanato da certe pratiche, ma pur nella sua cortese, amichevole affabilità non mi ha più donato nulla oltre ad una sega.

Una danza lenta e sinuosa.
Ma solo con la mano.
Adieu, Chiara.
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