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Prime Esperienze

Training sessuale (Seconda parte)


di Membro VIP di Annunci69.it Rosagiorg
14.04.2022    |    1.121    |    12 9.7
""Oh capitano, mio capitano!" Più che al barbuto Walt Whitman, mi ispiravo a uno di quei ragazzi, in piedi in cima al tavolo, che avevano voluto e..."
Eccome se andavano, le cose ed anche il nostro reciproco piacere.
In quel lettone si era creata un’alchimia che mai, fino a poco prima, avevo, avevamo, immaginato si potesse creare.
In un baleno si creò un groviglio di corpi in cui non si capiva più chi leccava chi senza distinzione né di coppia di appartenenza e neanche di sesso.
Massima libertà fuori da tutti gli schemi: come Maria provò immenso piacere ad infilare, per la prima volta in vita sua, la lingua fra le labbra della splendida figa di Michela, io non mi stupii più di tanto del brivido che mi diede trovarmi in bocca la cappella pulsante di Walter, per poi essere ricambiato da Roberto, che si contendeva la mia con Sofia.
Le lingue di tutti passavano da una figa all’altra non disdegnando alcun cazzo.
Ci accorgemmo solo allora che, attorno a noi, si era radunato un folto pubblico, che tentava anche di inserirsi nel ménage. Nessuno di noi era pronto per una mega orgia, una gang bang con una folla di sconosciuti. Decidemmo, quindi, di spostarci in un luogo più intimo.
Il rischio, nell’interruzione della corrente che si era creata, che crollasse il palco c’era, ma era maggiore quello di trovarci in una situazione insostenibile. Giocammo la carta e ci andò bene.

La piccola pausa di riflessione e la stanza delle coppie, con il nostro folto pubblico al di là delle sbarre a strafogarsi di seghe, ci permisero di riordinare le idee capendo che, quello che era iniziato come un fuoco fatuo, era invece un incendio, il cerino in un pagliaio.
Era questo che il nostro conscio e subconscio ci avevano comunicato.
I nostri corpi e le nostre menti non desideravano altro da tutta la vita.
I cazzi cominciarono a passare da una figa all’altra e le fighe da un cazzo all’altro senza soluzione di continuità, in una girandola che fece assaggiare a tutti i sapori, i profumi, il contatto con gli altri organi sessuali, ma anche con le pelli, i peli, i capelli, le bocche.
Quale straniante sensazione quando, fra un passaggio e l’altro, mi ritrovai con il cazzo immerso nella mia Maria, sentii subito il suo calore, il suo profumo, il gusto dei suoi baci; sentii ancora di più l’amore che emanava da entrambi, appagati e sazi di sesso.
Fu un attimo, ma sufficiente a farci acquistare ancora maggior sicurezza e la certezza che, come diceva Spike Lee: “Do the Right Thing”, stavamo facendo la cosa giusta.
Poi la giostra riprese a girare sempre più vorticosa.
Il corpo tornito e la pelle abbronzata di Sofia mi facevano impazzire, la sua fighetta che pareva stretta e inviolabile risucchiava il cazzo in un umido e caldo gorgo e fra le sue tette pareva di annegare.
Non avrei mai smesso di leccare il clitoride di Michela che spuntava al di sotto dello sbarazzino ciuffetto di peli che ornava il monte di Venere, mentre le sue lunghe gambe avvinghiavano il mio corpo, prendendomi come una morsa, mentre penetravo quel fiore e, finalmente, potevo arrivare a leccare quei bei capezzoli rivolti all’insù come a indicare la strada del paradiso.
I maschi non erano da meno, sempre gentili e attenti alle esigenze delle nostre donne, non disdegnavano qualche carezza e leccata reciproca: eravamo in ballo e si ballava, nessuno si sarebbe sognato di porre limiti, salvo per il lato b, per quello nessuno di noi si sentiva pronto, così i sei culetti, per quella sera, rimasero vergini.
Ormai le nostre donne a furia di scopate, leccate nostre e reciproche erano venute a ripetizione attirando, con le loro urla di piacere, un folto pubblico oltre le sbarre, mancava loro solo la nostra calda sborra.
Ci presero uno alla volta, e con un pompino a tre lingue a testa, i copiosi fiotti riempirono le loro calde bocche.

Era il momento del relax da tanti sforzi ed emozioni quando vedemmo che mancava qualcuno, alzato lo sguardo ci accorgemmo che Sofia, in un impeto di generosità, si era avvicinata alla grata e aveva preso a masturbare i cazzi del folto pubblico.
Gli astanti, eccitatissimi dallo spettacolo precedente e sotto la cura delle sapienti mani della nostra ninfa, scaricarono rapidamente il loro fiume bianco caldo sulle sue splendide tette.
Nessuno di noi fu così spregiudicato ed aveva ancora energie per seguire la moglie di Walter. Ci bastò il suo ultimo spettacolo e poi vederla tornare grondante, come avevamo visto solo in qualche video giapponese.

Se i capezzoli di Michela indicavano l’alto, tutti noi, per dirla con Bob Dylan, avevamo bussato alle porte del Paradiso. Come capivo quei poveri singoli al di là delle sbarre, avevo invidiato anch’io, durante la mia prima visita solitaria, la gioia delle belle coppie qui rinchiuse, per questo ringraziai calorosamente Sofia che, con la sua generosità, era riuscita a dare un po’ di gioia anche a loro.

Gli altri Aufguss ormai ce li eravamo persi, non ci restava che, dopo una bella doccia, approfittare della cena servita dalle simpaticissime ragazze del locale.
Anche durante il pasto, fra brindisi, battute e discorsi più seri, aleggiava intorno a noi un’aura di ammirazione e di invidia: avevamo dimostrato che, nonostante nessuno di noi fosse tanto giovane, ci si poteva divertire e fare del buon sesso, senza preclusioni e tabù a qualsiasi età, e che, anzi, gli anni e la stabilità di coppie come le nostre creavano quel mood, quel qualcosa in più.
Dopo cena ci immergemmo tutti assieme nella grande vasca idromassaggio circolare per rilassarci fra bolle, baci e carezze.
Ormai era giunto il momento di rientrare alle rispettive abitazioni, il giorno dopo sarebbe stato giorno lavorativo e poi sapevamo che al ritorno, sotto le lenzuola domestiche, ci aspettava la reciproca, intima, prova d’amore.
Salutammo affettuosamente gli amici e poi, veloci, in meno di mezz’ora eravamo già sotto le nostre calde coltri, bollenti, infoiati e innamorati come adolescenti al primo bacio.

Dopo questo evento avevo pensato che i tempi fossero maturi per abbandonare le mie pratiche telepatiche, ma mi stavo sbagliando. Non eravamo certo all’ora zero ma, pochi giorni dopo, lei mi mise in guardia: «Non farti strane idee, l’altra sera ci siamo divertiti, ed anche molto, ma queste pratiche non sono nelle mie corde!»
«Ma se è stato bellissimo», replicai, «e quando siamo tornati eravamo felici e innamorati e abbiamo fatto l’amore come ragazzini!»
«Hai ragione, ma pensandoci a posteriori», ribadì, «mi torna su l’imbarazzo derivato dalla mia educazione.»
«Let it be, lascia che le cose accadano», il vizio delle citazioni non mi abbandonava neanche in momenti come questi.

Discutere a freddo non mi avrebbe portato a niente, era come, per citare (et dai) San Paolo: "neque mittatis margaritas vestras ante porcos." Dovevo riprendere il mio training, ma a questo punto dovevo sollevare ulteriormente l’asticella, così dalla notte seguente introdussi un altro mantra:
"Non far la verginella
Come l’immacolata concezione
Ammetti quanto è bella
La doppia penetrazione"
Visto che era così restia a concedermi il secondo canale mi impegnai per realizzare il sogno nel cassetto di sentire, mentre mi muovevo dentro di lei, un altro membro scorrere nelle sue intimità.
Poi sapevo che le sarebbe piaciuto tantissimo, quando le introducevo un dito in culo durante le scopate, iniziava ad urlare di piacere.
Forse, come per i vaccini, bastava il richiamo.
Per qualche giorno non si tornò più sull’argomento, io intanto, oltre che continuare con le mie pratiche di persuasione occulta, mi interfacciai con Walter e Roberto per organizzare un nuovo incontro e per condividere con loro alcune idee rispetto agli sviluppi futuri.
Fu invece Maria che, con mia grande sorpresa, un paio di settimane dopo, esordì dicendo: «visto che il fine settimana si prospetta con tempo freddo e piovoso, si potrebbe andare in spa a scaldarci le ossa…»
«Solo?» chiesi ambiguo
«No, non tu solo», fece finta di non capire, «ma tutti insieme quelli dell’altra volta. Ho già sentito Michela e Sofia, hanno detto che, visto il meteo, le moto resteranno in garage e loro sarebbero felicissime di passare, con noi e i loro mariti, un’altra bella serata in compagnia.»
Potere del mantra o potere delle donne, fatto sta che si riprendeva a veleggiare col vento in poppa (o sulle poppe).
"Oh capitano, mio capitano!" Più che al barbuto Walt Whitman, mi ispiravo a uno di quei ragazzi, in piedi in cima al tavolo, che avevano voluto e saputo cogliere l’attimo: "Carpe diem!"

Il luogo dell’appuntamento mi sembrava lontanissimo e, senza accorgermene, acceleravo sempre più.
«Perché vai così di fretta?», chiese Maria, «Lo sai che siamo in perfetto orario.»
Certo che lo sapevo, ma ora l’ansia cominciava a tradirmi, forse ora il training sarebbe servito a me!

Se ancora ce ne fosse stato bisogno, la sintonia fra le tre coppie si rivelò anche dal sincronismo con cui tutti ci trovammo al banco della reception del locale.
Le signore sfoggiavano tutte una mise che metteva in risalto le qualità di ognuna, mentre noi maschi eravamo più casual, ma poi cosa importava: fra pochi istanti avremmo coperto le nostre pudenda solo con un telo bianco.
Maria e Michela allacciarono il telo sopra le tette, mentre Sofia, come noi maschi lo legò più in basso, a sfoggiare e far morire di voglia tutto il locale alla vista del suo bel seno al vento.
La serata prometteva proprio bene, le signore ridevano, scherzavano e chiacchieravano fra di loro, chissà cosa avevano in mente?
Di sicuro a noi maschi, pareva di sognare ad occhi aperti: varcata la soglia dello spogliatoio e superato il pesante tendaggio che immette al locale, non avremmo mai immaginato di trovarci con tutti gli sguardi, le voglie e l’invidia degli astanti addosso.
L’invidia non è un bel sentimento, ma suscitarla ti dà una carica!
Infondo cosa avevamo di così speciale?
Eravamo tre coppie che avevano superato la cinquantina, certo in ottima forma, ma lì in giro c’erano altre coppie più giovani di noi.
Forse molti ricordavano la nostra performance della volta precedente, o forse dal nostro sestetto emanava quell’aura di coesione felice e sensuale, difficile da realizzare in tanti e fra tanti altri.
Le signore, con noi al seguito, sempre confabulando fra di loro, si fiondarono direttamente nella grande vasca rotonda, si ripartiva, da dove avevamo lasciato la volta precedente…

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