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Prime Esperienze

Una domenica particolare - 2^ parte (Autobiografico)


di nanerottola
02.02.2022    |    17.000    |    76 9.9
"Non fece in tempo a dire, "stò per venire", che lo tirò fuori pulsante e duro come il marmo e fiottante di caldo nettare, mi lavò tutta..."
Trascorsi la settimana in casa in totale relax, dedicandomi ai miei spazi e alle mie abitudini casalinghe.
Non presi impegni per il weekend nonostante alcuni amici mi fecero proposte per passare la domenica con loro.
Durante la settimana ricevetti una chiamata da Alberto per avere conferma se la domenica fossi andata al mare con lui.
Sentivo la necessità di una meritata giornata al mare lontana dalla quotidianeità, considerato che Alberto era una persona distinta, intrigante e giovanile e che si era creata una strana e piacevole energia.
Non avevo pensieri che per la domenica al mare con lui.
Il sabato avvisai mia madre, che il giorno seguente sarei andata al mare con degli amici.
Stessa cosa feci con Federico.
Arrivò la domenica tanto attesa.
Mi alzai presto, feci colazione, doccia, indossai il costume, preparai lo zaino con le cose da portare e mi avviai per strada per raggiungere Alberto a "Porta Nuova", luogo che avevamo concordato per incontrarci.
Lo raggiunsi, che mi aspettava fuori dall'autovettura, ci salutammo, misi lo zaino nel posteriore dell'auto e partimmo.
"Alberto, in che zona andiamo al mare?", chiesi.
"Se ti fidi, oggi ti porto in un bel posto di mare!!", rispose.
"Andiamo in Maremma, a Marina di Alberese!!!", mi disse.
Non ero mai stata in quel posto, per me sarebbe stata la prima volta.
Mi disse che sarei rimasta molto contenta del posto, del mare.
Durante il tragitto, durato 2 ore e mezza circa, abbiamo parlato molto, come del resto accadeva sempre, quando stavo in sua compagnia. Non sono mancati i momenti di imbarazzo e di silenzio, che lui abilmente ha saputo spazzare via, ridendo di se stesso.
Arrivammo a Marina di Alberese.
L'accesso alla spiaggia era consentito ad un numero limitato di autovetture, nonostante noi fossimo arrivati ben presto, ci toccò di fare alcuni minuti di attesa per il pagamento ed ottenere il pass di accesso, avendo scartato l'alternativa del bus navetta.
Ottenuto il pass, ci dirigemmo verso la spiaggia attraversando il parco, un posto naturalistico molto bello.
Arrivammo all’area pre-spiaggia, parcheggiammo l'auto in un posto che avrebbe assiccurato l'ombra per tutto il giorno, ci caricammo dei nostri zaini, attraversammo l'area pic-nic, dirigendoci verso la spiaggia. La spiaggia lunghissima, bellissima e per nulla affollata.
Alberto portò dei teli, che usò per costruire una capanna con i tronchi secchi, sbiancati dal sole e dal mare, per assicurarci una zona d'ombra durante il giorno.
Eravamo immersi in un ambiente incontaminato e selvaggio, lontani dal caos e dall'affollamento tipico di altri posti di mare.
Sistemammo le nostre cose all'ombra della capanna, mi tolsi il gonnino e la t-shirt, rimanendo in costume.
Alberto fece lo stesso, si tolse la t-shirt e le bermudas. Fu la prima volta che lo vidi nella sua quasi, totale nudità. Un fisico asciutto, belle gambe, giusta distribuzione del pelo sulle gambe, sul petto, sull'addome, da conferirgli quella giusta maschilità, tanto da attrarre.
In maniera disinvolta e sicura ci siamo osservati.
I suoi occhi caddero subito sul mio culetto e sul mio seno.
Invece il mio sguardo cadde più volte sul suo basso ventre, e memore dei freschi ricordi della domenica passata, pensare al suo migliore amico sotto il costume, mi intrigava non poco.
Nonostante tutto fosse quiescente, l'aderenza del costume, mostrava una corposità non indifferente.
La spiaggia non era affollata e per fortuna era una spiaggia libera. Questo ci permetteva di avere una discreta e disinvolta privacy.
Presi la crema solare dallo zaino, e iniziai a spalmarmela sulle braccia, sul decoltè, sulle gambe ed approfittai a versarne una piccola quantità sul suo palmo delle mani, che si spalmò anche lui sul torace, sulle braccia e sulle gambe.
Gli chiesi di spalmarmi della crema solare sulla schiena, non se lo fece ripetere due volte.
Eravamo in piedi in prossimità della capanna, sotto il sole che iniziava a picchiare, mi girai di schiena a lui e sentii colare la crema fredda sulla pelle già accaldata, e subito le sue mani possenti e delicate che la distribuivano su tutta la schiena fino a rasentare con il taglio della mano, l'incavo dei miei glutei.
"Se vuoi, dopo la metto io a te", gli dissi.
"Quale onore per me!!", rispose.
Terminò di spalmarmi la crema.
Mi girai e presi il tubo della crema per contracambiare, e notai subito il suo migliore amico drizzare la testa nel costume.
Non riuscivo a resistere alla tentazione del suo corpo e non potendo esitare oltre, mi diressi verso il mare. Mi addentrai nell'acqua fredda ma piacevole, e poco dopo Alberto mi raggiunse.
Vederlo entrare nel mare, con la sua fisicità e con quella corposità sempre più vistosa sotto il suo slip, che non osavo guardare, ma nel quale avrei voluto immergere tutto il mio essere, fù la più dolce delle torture.
Siamo stati a lungo in acqua, un modo, per placare il nostro imbarazzo, ma che fù anche incredibilmente piacevole, facendoci complimenti sulla nostra fisicità. Iniziando a scherzare con i doppi sensi.
Quando uscimmo dall’acqua, Alberto si incamminò davanti a me donandomi la vista della sua attraente fisicità. Ci sdraiammo al sole, a pancia in giù, ma ogni tanto mi sollevavo sui gomiti e ammiravo con sguardo furtivo la sua fisicità.
Distesi al sole, i nostri discorsi spaziarono ovunque senza toccare nulla di serio. La nostra modalità di conversazione fù sempre più spontanea come del resto era sempre accaduto. Era tutto molto bello.
Eravamo due persone diverse, per differenza anagrafica, mentalità, modi di vivere oltremodo differenti e avevamo poco in comune, ma sapevamo starci, in barba ai modelli sociali e culturali.
Cercammo di accantonare tutti i filtri mentali, liberando sentimenti, parole, pensieri ed emozioni, sogni e desideri. ridendo alle battute più stupide che ci scambiammo.
"Alberto, grazie per questa bella giornata che mi stai dedicando", gli dissi.
"Io ringrazio te, che mi stai donando della tua presenza", rispose.
E molto lusinghiero, aggiunse:
"Non è da tutti poter stare al mare con una bella ragazza, con cui si sta molto bene".
La nostra conversazione si fece sempre più intima e spontanea, i nostri piedi giocherellavano vicini nella sabbia bollente. Eravamo così immersi nella situazione che non ci rendemmo conto di essere stati più di due ore sotto il sole cocente.
Iniziarono a farsi sentire certi languorini vista l'ora di pranzo, ma decidemmo di andarci a fare il secondo bagno per rinfrescarci. Eravamo in un altro mondo, lontani da tutto e da tutti e ci piaceva così.
Uscimmo dall'acqua e ci riparammo dal sole mettendoci sotto la capanna che Alberto aveva costruito con i teli. Ci mettemmo comodi, unendo i nostri teli mare, per non avere il contatto con la sabbia, panini e borsa frigo fecero il loro lavoro di ristorazione.
Eravamo seduti sotto la capanna, uno di fronte all'altro, in posizione yoga, quasi che le nostre ginocchia si toccassero. Lui si accese la sigaretta, ed io approffitai a scartare un poket coffee. Ci guardavamo soddisfatti uno dell'altro. Lui guardava i miei seni ed io non esitavo a guardare in mezzo alle sue gambe.
Consumò la sua sigaretta, io tolsi di mezzo l'ingombrante, riposi le bevande nella borsa frigo e mi allungai di lato con la testa sul gomito. Fece la stessa cosa pure lui.
Eravamo a pochi centimetri uno dall'altro, i nostri occhi uno sull'altro, come se attendessero solo un cenno per far scatenare le nostre voglie.
Io avevo un nodo alla gola, quasi in apnea.
Poi, la sua mano si poggiò sulla mia, la accarezzò, la strinse e se la portò alle labbra e la baciò. Sorrisi e lui fece lo stesso.
Con calma e disinvoltura, portai la mano che mi aveva appena baciato, sul mio seno come a volermi sistemare il costume che si era spostato mettendo in evidenza il mio capezzolo.
"Hai un bel seno, e non solo quello!!", esclamò.
Senza rispondere, gli feci un sorriso e mi accarezzai il seno mettendolo tutto in evidenza alla sua vista!!".
Lui allungò la mano e contribuì alla carezza strizzandomi dolcemente il capezzolo.
Mi trovai in mezzo ad una tempesta emozionale, sentivo caldo e freddo, sussulti interni, ma stavo talmente bene, non pensavo a niente, non capivo nemmeno se stessi respirando, ero solo conscia di stare lì, con tutto il mio essere.
Lui continuò ad accarezzarmi il seno, guardandomi con voglia e passione.
La capanna ci garantiva l'intimità, feci scivolare la mia mano sul suo cazzo che, ormai eccitato all'inverosimile, turgido, pulsava sotto il suo slip.
"Scusami, ma questo è l’effetto che mi fai!!", mi disse guardandomi dritto negli occhi.
Così immersi nella situazione, lui allungò una mano verso di me, per invitarmi ad abbracciarci.
Ci abbracciammo.
I miei seni sul suo torace con i capezzoli turgidi come omaggio alla sua maschilità e il suo cazzo eretto che sentivo sul mio ventre e che fuoriusciva dallo slip, come ad omaggiare la mia femminilità.
Pomiciammo con passione, mentre i nostri corpi sembravano ballassero seguendo il ritmo del suono del mare, accarezzandoci le nostre parti intime. La sua mano che si muoveva con delicatezza disegnando i contorni della mia fighetta e del mio culetto e la mia mano che accarezzava il suo cazzo imponente, oltremisura, e duro come il marmo.
Eravamo profondamente rilassati, occhi chiusi, totalmente abbandonati a quest’audace esperienza, in preda a un’eccitazione crescente, il movimento dei nostri bacini assecondavano i movimenti delle nostre mani.
Mi sussurrò:
"Piccola ho voglia di fare l'amore con te".
Io risposi con un gesto chiaro e positivo, tirandogli tutto il cazzo fuori dagli slip, mentre abbracciata a lui, muovevo il mio bacino, lo immaginavo già sopra di me, pronto a farmi librare nel piacere.
Invece, mi afferrò i fianchi con le mani e bloccò quella mia estemporanea danza del ventre: "Lo facciamo piccola, ma non qui", mi disse baciandomi con passione.
"Potrebbe diventare una situazione di disagio", aggiunse.
Rimasi in silensio per un momento e riflettei sulle sue parole.
"Hai ragione, potrebbe diventare una situazione di disagio",risposi io.
"Dai adesso, andiamoci a fare un altro bel bagno per spegnere i nostri bollori", mi disse sorridendo.
Uscimmo dalla capanna, ci dirigemmo verso il mare. Lui lo fece correndo per immergersi con un tuffo, mentre io lo raggiunsi camminando. Mi aspettava nel mare, immerso fino al collo.
Entrai nel mare anch'io, mi immersi e ci abbracciammo anche nell'acqua.
"Dobbiamo parlare Alberto", suggerii con un sussurro tra le nostre lingue che si coccolavano.
"Sì..", lo facciamo a casa mia quando rientriamo", replico lui.
Avevamo davanti a noi, tutta la spiaggia lunga più di un chilometro, una vista che ci stimolò la voglia di farci una bella camminata dopo il bagno.
Fu una bella camminata, dove parlammo molto.
Tornammo, alla capanna. Ci disetammo. Decidemmo di ripartire alla volta di casa.
Arrivammo a casa, con la pelle arrossata e accaldata e intrisa di salsedine.
"Adesso ci starebbe bene un bel caffè", esclamai.
"Che dici!?... Ci facciamo prima la doccia e poi il caffè??.... Sei d'accordo??", disse lui.
Facemmo la doccia insieme, un momento bello ed assoluto, con l'acqua che lambiva i nostri corpi e ci invitava alla passione.
Tornati in soggiorno, Alberto preparò la moka per il caffe, tutto nudo e profumoso con un asciugamano che cingeva le sue zone intime, mentre io con l'accapatoio in prestito, preparai le tazzine, lo zucchero.
Durante l'attesa per la risalita del caffè, mi abbracciò, mi baciò, e guardandomi negli occhi, disse: "Ciò che sta accadendo tra noi, deve rimanere un segreto inconfessabile".
Lo guardai con gli occhi vividi di gioia, e senza proferire parola, mi inginocchiai, gli feci cadere l'asciugamano, avevo ormai il suo cazzo sveglio, non eretto ma imponente, davanti ai miei occhi.
Con una mano presi il suo cazzo e con l'altra gli accarezzavo le palle pesanti che corredavano con maestosità, la sua virilità.
"Sei una dannata passione", mi disse guardandomi dall'alto verso il basso.
Mi avvicinai per prenderlo in bocca, ma lui mi prese e mi risollevo, sussurrandomi: "Gustiamoci prima il caffè, e poi ci dedichiamo tutto il tempo per noi".
Gli sorrisi con la gioia negli occhi e lo abbracciai, mentre lui mi aprì l'accappatoio e mi fece sentire tutto il suo corpo nudo con l'uccellone che ormai iniziava a pulsare di passione contro il mio ventre.
Si sedette sulla sedia a gambe divaricate, mentre io mi liberai dell'accappatoio e mi sedetti sulla sua gamba, con il suo braccio che cingeva i miei fianchi.
Ci versammo il caffe e lo gustammo con piacere.
Dopo l'ultimo sorso di caffè, occhi negli occhi, le nostre bocche erano già attaccate che si divoravano.
Fece scendere la sua mano tra le mie gambe, io le divaricai, per facilitargli la piacevole intrusione.
Mentre un dito accarezzava il mio clitoride e con un altro dito roteava sull'orifizio della mia vagina, sussurrò:
"Hai una splendida e fresca fighetta".
Anch'io tenendoglielo in mano, percorsa da un brivido mentre lo stomaco si contraeva, gli sussurrai: "Alberto, tu hai un cazzo bello grosso".
Mi prese in braccio e si diresse verso la sua camera, e durante il tragitto, cullata dalle sue braccia, mi disse: "Staremo più rilassati sul lettone, sarà il nostro Paradiso".
Mi adagiò sul lettone e anche lui si sistemò comodamente con il suo corpo imponente, allungando le gambe, tenendo in mano il suo uccellone con la cappela che svettava in tutta la sua potenza.
"Hai visto che cosa sei in grado di combinare!!??", mi disse.
Non feci altro, che avvinghiarmi a lui.
Lui mi abbraccio con passione, mi fece scivolare il cazzo tra le cosce, mentre mi teneva le gambe strette con le sue.
Sentivo il cazzo pulsante che altalenava tra le mie cosce con la cappella turgida che, nei movimenti sul davanti lambiva la mia fighetta ormai gonfia e umida, e sul di dietro il buchetto del mio culetto.
I brividi, la voluttà, guidavano i nostri corpi.
Mi sentivo profondamente serena e rilassata, abbandonata al suo piacere e lui al mio.
Nella stanza, l'aria era pervasa dal profumo speziato del bagno schiuma, piacevolmente inebriante, che emanava dai nostri corpi.
Le mani di Alberto, calde, vigorose, con un tocco sensuale e delicatissimo, esplorarono il mio corpo in una sensazione sublime.
All’improvviso, con un gesto disinvolto, si alzò dal letto, si posizionò fermo ai piedi del letto, guardandomi con audacia passione, prese il suo cazzo ed iniziò a masturbarsi, invitandomi a fare lo stesso.
Divaricai le gambe con disinvoltura, ad occhi socchiusi, mi abbandonai ancora una volta, a nuove ed intense sensazioni, iniziando a corrispondere con lui, una intensa e piacevole masturbazione.
Risalì, sul letto e finalmente fù sopra di me. Fu a quel punto che aprii ancora di più le gambe.
Fece una cosa che su di me ebbe l’effetto di una dolce tortura: avvicinò il suo uccellone alla mia fighetta e con delicatezza, fece scorrere la sua turgida cappellona dall'alto verso il basso, sulle grandi labbra disegnandone i contorni.
D'un tratto sentii colare qualcosa di fresco sopra il clitoride e capii che fece cadere dalla sua bocca una quantità di saliva che provvedde a spalmare con la cappella sulla mia fighetta, ormai umida e bollente.
Avvertii un brivido caldo di piacere.
Mi aprì delicatamente le grandi labbra verso l’esterno, e con le dita intrise di saliva, massaggiò l'orifizio della mia fighetta.
Chiusi gli occhi, totalmente abbandonata ancora una volta a quell’audace esperienza, sentii la sua cappella pulsante inizare a premere contro il mio buchetto in una eccitazione crescente.
Iniziò lentamente a muovere il bacino, assecondando il movimento alla tensione del mio buchetto, guardandomi e tranquillizzandomi, che sarebbe stato delicato.
"Piccola... il mio cazzo è grande!!!... e la tua fighetta è strettina per lui!!!", sussurrò con una forsennata voglia di entrare.
Scese con la testa tra le mie gambe e inizio a divorarmela con passione, vorticando la sua lingua senza un domani, facendomi grondare come una porcella.
Lui continuò appoggiando le mani sui miei fianchi facendomi ondeggiare in maniera sincronica con i movimenti della sua lingua, che ormai scopava la mia fighetta.
La sentivo beante, calda, umida, pulsante, sotto i vorticosi movimenti della sua lingua, pronta ormai a ricevere il suo uccellone.
Risalì sopra di me, mi baciò con passione tanto da sentire il sapore della mia fighetta dalla sua bocca.
Era diventato famelico, e nella passionalità dei suoi baci uscirono dalla sua bocca parole che penetrarono la mia mente.
"Sei una calda e vogliosa porcella", mi sussurrò.
"Sei unica piccola!!! Mi stai facendo ritrovare la voglia di vivere...", mi sussurrò ancora.
I brividi si susseguirono a lungo, coinvolgendo tutte le parti del corpo e dell’anima.
Tra calore, eccitazione, sussulti, sentii il suo uccellone farsi spazio tra le mie carni, con movimenti decisi e costanti, che man mano aumentavano di intensità, generando un suono per l'udito e uno stupore per la mente.
Udire il suono del suo cazzo imperioso nella vagina, e le sue palle pesanti infarcite dagli umori della fighetta grondante, che sbattevano sul buchetto del mio culo, fù un dettaglio lussurioso, che mandò ancora di più, fuori di testa, Alberto.
Intrappolata dal suo corpo possente e inchiodata al materasso dalle sue gambe e dalla parte inferiore del suo corpo, mentre gli tenevo la testa tra le mani, sentivo gli affondi del suo cazzo, che riempivano ogni piccolo anfratto della mia vagina fino a sentire la sua cappella sbattere contro la mia cervice.
"Piccola sei splendida!!!"... "Tu sei nata per scopare"... "Sai prendere il cazzo!!", mi sussurrava nella foga dei suoi affondi.
Ero giunta in una situazione di non ritorno, ero talmente disinibita, che lo guardavo quasi con aria innocente, e gli aprivo di più le mie gambe inarcando la schiena per offrirgli tutta la mia voglia.
Mi scopava sempre più intensamente e mi ficcava la lingua in bocca con la stessa veemenza con cui mi sbatteva il cazzo in figa.
"Che puttanella vogliosa che sei, piccola!!".
"Stai cacciando tutto il porco che c'è in me!!", mi sussurrò.
Iniziai a tremare con le gambe, senza poterne avere il controllo. Lui rallentò gli affondi, ma io ormai al limite del goduria lo incitavo a non fermarsi.
Iniziai a venire come non mi era mai accaduto.
"Siii....siiii... piccola, vieni!!!...siiii vieniiii!!"
Diventò più animalesco, con affondi violenti, tanto da non riuscire più a sentire la mia figa, quasi anestetizzata da quel continuo e ripetuto martellamento del suo cazzo.
Ormai immersa nell'estasi del piacere, lo sentii quasi grugnire.
Non fece in tempo a dire, "stò per venire", che lo tirò fuori pulsante e duro come il marmo e fiottante di caldo nettare, mi lavò tutta.
Ci guardammo, sudati, bagnati dei nostri umori.
Ci fù una pausa che aveva come sottofondo i nostri respiri affannosi.
Si adagiò affianco a me, ci abbracciammo e scoppiammo a ridere, scaricando tutta quella tensione accumulata per le sensazioni inattese, scambiandoci effusioni.
"Sei stupenda piccola!!... Mi piace la tua Mente!!!... Mi piace la tua bocca, il tuo seno, il tuo culetto e la tua calda e fresca fighetta!!! ", mi sussurrò nell'orecchio.
"Anche tu sei un bell'uomo e un bel maschio affascinante!!!..Ma credo che questo tu lo avessi capito già da molto!!!", gli risposi.
Rimanemmo abbracciati per un bel pò, scambiandoci consigli e sugellando l'esperienza nel nostro cassetto privato e segreto.
L’intensità dell’esperienza, le belle sensazioni vissute, il piacere che ne scaturì, ci mise di fronte all'opportunità di cercare, di poter rivivere un'altra esperienza, forte e carica di emozioni.
Alberto, mi confidò che aveva riscoperto una parte di sé che credeva perduta.
Concentrati sul piacere appena vissuto, ci guardammo nel profondo dei nostri occhi e con un gesto spontaneo ci lasciammo con un bacio romantico, sperando nuovamente in una nuova domenica tutta per noi.

Fine.

by Nanerottola



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