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Con Mia Cognata-Il Marito Era A Solo 14 Metri Da Noi 37


di coppiaestero
24.03.2023    |    2.520    |    6 9.4
"Lei ormai pomiciava eccitata, da vera troia, accarezzando come e dove voleva, l'inesperto cognato, mandandomi in paradiso, con un' estasi mai provata..."
Avevo solo 13 anni, un ragazzo magrissimo, era già un anno che mi masturbavo. Istintivamente mi ero masturbato la prima volta alla fine dei 12 anni. Quale meraviglia è stato il primo orgasmo raggiunto. Il primo schizzo mi aveva colpito la faccia. Quando l'ho raccontato agli amici, non volevano credermi: ho dovuto masturbarmi per loro.

Eravamo a metà passata degli anni 60. Mia cognata, la moglie del mio fratello più grande, di origine Calabrese, aveva 25 anni ed aveva già un figlio. V., era il mio primo nipotino, aveva 4 anni ed era già un rompicazzo maleducato. Ero un ragazzo con occhi azzurri e capelli castani che portavano ancora i segni del colore della pannocchia, di quando, bambino, ero tutto biondo. Ero già alto 165 cm., ricordo un filo di peli biondicci, che dalla zona appena sotto l’ombelico arrivava al pube coperto da una leggera peluria. Avevo una voglia di sperimentare il sesso che mi faceva impazzire. Mia cognata, molto bella, capelli neri, alta 160 cm., una donna con un fantastico sex-apeal, labbra morbide, con le fossette sulla faccia, e sul mento che la rendevano oltre che "bona" anche bella, simpatica ed attraente. Il seno era una seconda misura abbondante, a forma di pera, con grosso capezzolo girato all’ insù, le gambe di falsa magra, e tutte le curve erano al punto giusto. In quegli anni non era semplice poter vedere le cosce di una donna.

Nelle città incominciavano a comparire le eccitanti minigonne, e incominciavano ad essere cantate le prime “canzonette“, ricordo con piacere “Nessuno mi può giudicare” di Caterina Caselli (detta Casco d‘oro). D.estate le spiagge si riempivano di villeggianti che rientravano dal nord (TO-RE-MI-VA....) per godersi le loro famiglie.

Mi ha meravigliato molto l’invito di mia cognata, di andare a villeggiare a mare con loro: mia cognata, mio fratello e il figlioletto. In paese non esistevano negozi per acquistare i costumi così portai con me, l’essenziale per vestirmi, ed un costume da bagno di un altro fratello, 2 anni più grande di me.

Emozionato per quella inattesa vacanza, entrai in macchina con loro e partimmo per le spiagge della Basilicata confinanti con quelle pugliesi. Arrivammo di pomeriggio, ci sistemammo nella casa che mio fratello aveva affittato, e poi facemmo la nostra prima visita al mare. Era la prima volta che vedevo il mare da vicino. Logicamente non sapevo nuotare, avevo già fatto il bagno nelle acque del fiume, nelle quali era pressoché impossibile imparare a nuotare perché o erano troppo basse, oppure erano troppo profonde e si era sempre in pericolo di annegare. Il costume che avevo portato, da asciutto mi copriva la parte inquinale abbastanza bene, ma appena si bagnava diventava grande e si attaccava al corpo evidenziando le mie parti intime che, ancora troppo ingenuo, non credevo potessero interessare alle donne.

La mattina andammo alla spiaggia, c’erano ancora poche persone, non era una spiaggia affollata, anzi era decisamente vuota, mia cognata aveva il figlio vicino, sdraiata sulla sabbia; più che invitarmi, insisteva, esagerando, che andassi in acqua. - "Dai … vai, non vedi che quei ragazzi sono già in acqua?"-
Io sono stato sempre contrario al bagno in acqua fredda e non facevo il bagno prima delle 12,00, appena sono entrato in acqua, mia cognata ha lasciato il figlio a mio fratello ed è venuta in acqua pure lei. Ha visto che non sapevo nuotare, mi è venuta vicino ed era tutta presa dall’intento di insegnarmi a nuotare.

Involontariamente le è capitato di mettere la mano sulle mie parti intime, proprio là, sul mio cazzo che è subito diventato duro. – "Scusami"- Mi ha detto sorridendo, poi …, continuando nell’insegnamento, ha continuato a spingere le mani che erano parzialmente nascoste dalla superficie dell’acqua, sul mio pube, accarezzandomi fugacemente il membro, che ormai era diventato di pietra, e svettava indecentemente ogni volta che mi poggiavo sui piedi per non affogare.
A volte lo stringeva decisamente prendendolo nella mano, lo accarezzava e passava ad assaggiare la consistenza dei testicoli, mi accarezzava il torace, sfiorandolo, passando la mano aperta sui miei piccoli e duri capezzoli. Lei ormai pomiciava eccitata, da vera troia, accarezzando come e dove voleva, l'inesperto cognato, mandandomi in paradiso, con un' estasi mai provata..

Odiavo ed aspettavo la sua mano che mi portava in un mondo fantastico, dove tutto e tutti sparivano e restava l’unica cosa importante, il piacere della scoperta del sesso. Precocemente cresciuto, il mio membro era già confrontabile con quello degli adulti. È diventato durissimo, mia cognata, dopo le prime volte che si era scusata per averlo 'involontariamente', stretto nella mano, riteneva inutile scusarsi di nuovo e si divertiva ad accarezzarlo, e lo stringeva e lentamente lo masturbava, con un movimento che a mano aperta, tornava sui testicoli e arrivava al prepuzio, senza muovere il braccio. Ogni tanto si allontanava un poco ma poi subito tornava, e ridendo ricominciava il gioco, me lo riprendeva in mano per una masturbazione speciale e necessariamente discontinua. Fu un continuo toccarsi e colpirsi dei nostri addomi; glielo strusciavo sul suo fantastico fondo schiena ed a volte mi trovavo a darle dei piccoli colpi da dietro mentre il mio membro, a malapena trattenuto, dalla inconsistente stoffa del costume, cercava, puntando alla cieca, la via del suo fiore di carne.

Ad un certo punto anch'io ho incominciato a toccarle le cosce, la parte posteriore interna, dove iniziano le mezzelune del sedere era un dolce richiamo, ed appena potevo, coglievo l'occasione per prenderla alle spalle e spingerle il mio sesso tra le natiche, in mezzo alle cosce, fin dove potevo, e lei fingeva di difendersi, per poterlo indirizzare dove le piaceva, forse al'imboccatura della figa e/o sullo sconosciuto clitoride gonfio. Non era più capace di controllarsi, i nostri movimenti erano diventati in maniera inequivocabile quelli di due amanti che facevano zozzerie in pubblico. Il sesso era di ferro, una spada rovente che anelava d'essere riposta, subito, nell'elsa. Si meravigliò molto quando, avendolo preso, l'ennesima volta duro, fremente, bruciante, per masturbarlo, le sborrai in mano (forse era pedofila e non pensava che fossi già "uomo"), notando nei suoi occhi un misto di meraviglia e di desiderio represso, mentre sulla bocca, dalle bellissime labbra, appariva una piccola, curiosa, sensuale, diabolica smorfia mista a sorriso. Forse era delusa per non averlo potuto gustare sulle sue labbra vogliose e succhiarlo tutto, facendosi riempire la bocca di sperma ingenue e caldo.

Da quel primo giorno, non ci fu un solo giorno che non entrassimo in acqua, sapendo già che avremmo giocato giochi proibiti (una canzone dell'epoca parlava di: -°giochi proibiti di due innammorati...°-. Il mio sesso non aspettava altro, era sempre in attesa delle sue mani che gli regalavano il “piacere” puro, indecente, proibito, di cui già non poteva fare a meno. Mi piaceva molto la forma del suo seno a pera e la consistenza viva mentre la sfioravo con le mie giovani mani. A volte ero più audace, e, rischiando continuamente di essere scoperti da mio fratello o dalla gente che non molto distante era in acqua per fare il bagno e non per fare quello che per noi era diventato una necessità fisica, le mettevo le mani dentro le coppe del costume da bagno e le stringevo il seno arrivando con i polpastrelli sui capezzoli duri. Lei mi accarezzava il torace, le cosce e allungava le mani a saggiare lunghezza e la durezza del membro e scendeva ad accarezzarmi i testicoli per poi ritornare a stringerlo e masturbarlo con una lentezza esasperante, e sentivo dentro di lei accendersi il desiderio perché cambiava la voce e le si impastava la bocca di saliva schiumosa di libidine.

Raramente ho trovato il coraggio di spingere la mano in basso, tra le sue gambe. Solo una volta, che indossava un due pezzi, siccome le ero alle spalle, le ho abbassato il costume dal di dietro, ho liberato l'impudico e duro membro sul lato del mio costume, e, placcandola col corpo, ho provato ad infilarglielo dentro, carne sulla carne, incurante della presenza di estranei, e lei, dopo averlo stretto tra le cosce e fatto scivolare tra le labbra della vagina, si è scostata, ritenendo che il gioco stesse divenendo troppo pericoloso. Qualche volta avevo l’impressione che non le importasse molto d’essere scoperta dal marito. Perdeva il controllo e si strusciava a me in maniera folle, e con lo spuntone di pietra in mezzo alle cosce accelerava il classico andirivieno della scopata, in quei pochi momenti di lucidità, temevo che potessimo essere scoperti e mi faceva paura la sua eccessiva audacia.

Non ho mai capito, in quel tempo non avevo nessuna esperienza e le mie conoscenze sulle donne erano scarsissime, se lei, durante quei pazzi giochi in cui ci si strusciava, ci si colpiva con gli inguini brucianti, ci si spruzzava l’acqua addosso, e ci si abbracciava accarezzandosi, apparentemente per gioco, avesse, qualche volta, goduto un vero e proprio orgasmo.

Il massimo per me è stato quando con un’audacia incredibile mi ha spostato il costume che già non copriva niente, e buttandosi a pesce verso di me, l’ha preso in bocca e l’ha succhiato con il marito a non più di 14 metri da noi. Mi diceva che era buono e sapeva di sale. Eravamo impazziti. Avevo una gran voglia della sua bocca, di scoparla, di perdermi in lei, di scoprire il sesso ed i suoi piaceri, ed avevo messo da parte ogni scrupolo sul fatto che stavo tradendo mio fratello. Solo dopo aver goduto mi ripromettevo di non farlo più.

Un giorno abbiamo fatto tardi sulla spiaggia, e siamo rientrati a casa, per il pranzo, verso le 14.00 , e dopo il pranzo abbiamo fatto una siesta. Verso le 17,00, mio fratello con il figlio sono andati alla spiaggia ed io e mia cognata siamo rimasti a casa, l’appartamento affittato era al primo piano ed aveva un balcone che guardava verso la spiaggia. Lei aveva detto che doveva cucire delle stoffe, ed io avevo detto che ero scottato dal sole e preferivo restare a casa, in parte era vero perché sono di carnagione chiara e col sole mi scotto facilmente, in parte c’era la segreta speranza che mia cognata, rimasti soli, mi concedesse qualcosa di più. Io ero rimasto nella mia stanza, mi ero portato dal paese dei fumetti da leggere, avevo portato con me degli stupendi volumi di Tex Willer, e mi ero fermato a leggerne qualcuno sempre con l’orecchio teso ai rumori che provenivano dal soggiorno.

Quando sono stato certo che mia cognata fosse in soggiorno, sono uscito dalla mia stanza. Lei stava con in mano della stoffa che in parte teneva in mano, in parte poggiava sul tavolo ed in parte sulle sue gambe. Mi sono avvicinato e seduto su una sedia, vicino e di fronte a lei che cuciva e mi guardava, e scherzava sul fatto che stavo leggendo il Tex Willer che mi ero portato in mano. Poi, per mettermi una striscia di stoffa nera sulla fronte, intorno alla testa, come per farmi rassomigliare al personaggio disegnato sulla copertina, per avvolgere il nastro sulla mia testa, mi ha tirato a sé ed ha poggiato le sue labbra sulle mie.

Era il mio primo bacio. Un bacio vero. Socchiusi gli occhi, poggiai le mie labbra alle sue, e istintivamente aprii la bocca, lei mi tirò la lingua nella sua bocca e contemporaneamente mi offriva la sua da succhiare. Non so dirvi cosa ho provato. Era il mio primo bacio con una femmina fantastica. Credo che se esiste il paradiso, ero là … vicino al paradiso, al settimo cielo insieme a lei. Quel bacio è durato un attimo infinito, ero sorpreso dalla novità della tecnica di quel tipo di bacio che per me era nuovo, sconvolgente, meraviglioso e libidinoso. Le mie mani vagavano sul suo corpo, sul suo seno, tra le sue cosce umide alla ricerca della porta del paradiso che non avevo ancora mai visto e che già mi sconvolgeva la mente immaginandola come la porta incantata dei sogni più belli, dove si può entrare con anima e corpo, aprendola col bastone dell'amore.

Ero in estasi, eccitato, e la verga già dura desiderava solo introdursi nello sconosciuto spacco ombroso di quella fantastica, diabolica femmina che era mia cognata.
Mi sono ributtato sulle sue labbra riprendendo quello che un attimo prima avevamo interrotto. Questa volta è stato lunghissimo, nessuno dei due smetteva, le lingue intrecciate succhiavano plasma di piacere, le mie mani avevano cercato il suo seno, lo accarezzavano, passando sui capezzoli duri, fantastici da vedere, leccare e succhiare.

Quando abbiamo interrotto il bacio le ho detto: -"Te lo voglio mettere… te lo devo mettere se no impazzisco"- Lei di rimando: -"Peppe, ma che stiamo facendo... "– Ho ripetuto che volevo prenderla subito, lei mi ha preso in mano il cazzo, me lo ha scappellato, si è avvicinata con la bocca, ed avendolo potuto vedere direttamente per la prima volta, "da vera troia" ha fatto subito un paragone, ad alta voce, tra il mio cazzo e quello del marito confrontandolo sia per la grandezza che per il colore, dicendo che il mio, ero più grosso e più scuro di quello del marito. Si è alzata e trainandomi col cazzo in mano si è diretta verso la camera da letto, mi ha fatto sedere sul bordo del letto ed ha incominciato a farmi un pompino meraviglioso, -“Succhia zoccola, succhialo puttana, troia...ingoialo tutto ”- Le ho detto, con voce irriconoscibile e parole mai pensate, con un tono che sembrava eccitarla ancora di più, mentre la scopavo in bocca e sentivo quasi uscir fuori il canale spermatico risucchiato dalla sua bocca.

Mi leccava e mi succhiava, la sua libidine era pazzesca, la vedevo trasformata, non era più capace di fermarsi, girava le mani sul cazzo, lo baciava, lo inghiottiva tutto succhiandolo, lo ripassava leccandolo con la lingua e poi andava su e giù lavorandolo con le labbra, lo riprendeva in mano girandoselo tutto nel palmo, e poi ricominciava con la bocca. Ascoltavo e memorizzavo per la prima volta i rumori sordi, il ciucciare, i suoni caratteristici di un bocchino fatto ad arte, con desiderio e passione, da una bocca che sembrava aver fatto sempre solo quello, per regalare il piacere a tutti gli uomini che aveva incontrato.

Quando ha capito che a breve avrei avuto l’orgasmo nella sua bocca, l’ha tirato fuori, l’ha lasciato, ed ha detto: -“piano, piano Peppino, non avere fretta, vieni qua sul letto”- si è tolta la mutandine e, nella classica posizione a gambe aperte, alzate e ripiegate sui lati, mi ha permesso di affondare il mio vergine ed infuocato membro dentro di lei. Nel momento che si è aperta per me, ho potuto ammirare il suo pelo nero corvino, riccio, nel cui centro sbocciava la figa rosea, protetta da due grossi petali laterali, sembrava un fiore, un fiore unico in un bosco nero. Ha preso il mio palo, e l'ha portato fino all'imboccatura della vagina, piantandolo dentro quel folto bosco nero. L'ho riempita tutta, era tutta bagnata, il cazzo le è scivolato dentro come se quello fosse stato da sempre il suo posto, l'ho frullata e l’ho sbattuta, con tutta la forza che avevo, con tutta la rabbia e la disperazione della consapevolezza che stavamo tradendo mio fratello io e il marito lei, le stringevo le tette e le sbattevo ferocemente, il mio inguine contro il suo.
Dentro di lei il cazzo era di pietra e non accennava a trovare la pace. Tutto era in silenzio, si sentiva solo il classico 'ciaf ciaf' del cazzo che sbatteva nella figa bagnata, e i suoi gemiti di piacere. Dopo 5-10-15 minuti in cui di tanto in tanto mi stendevo sopra di lei facendo aderire tutto il mio corpo a lei, per sentire i suoi capezzoli duri, eccitanti e voluttuosi sul mio torace, ed in cui era immancabile l’affondare delle lingue nelle bocche, in modo da essere doppiamente uniti insieme, avvinti, con i sessi e con le bocche, ho sentito, i suoi gemiti trasformarsi in urla, che improvvisamente si sono accompagnati, a movimenti simil-convulsivi di tutto il corpo, e ad alcune profonde e pazzesche battute del suo inguine verso il mio cazzo, facendolo rimanere poi, per qualche secondo, in affondo totale. Era la prima volta che udivo ed imparavo i rumori di una scopata e che vedevo una femmina raggiungere l'orgasmo ed ho sentito la sua figa che strizzava e tirava e aspirava il mio cazzo sempre più dentro abbracciandolo ed ingoiandolo completamente.
Il suo piacere mi ha coinvolto, lo immergevo con profondi colpi, lo ritraevo senza estrarlo tutto, e rientravo ed uscivo con un ritmo sempre più incalzante, e finalmente ho sentito arrivare un orgasmo che mi ha tenuto il fiato e tutto il corpo sospeso, fluttuante… era come il ritiro del mare prima dello zunami ... si è dato la rincorsa per un ultimo definitivo e devastatore affondo in cui tutto il mio cazzo, ma anche tutto il mio essere uomo è entrato dentro di lei.
E' impossibile trovare le parole giuste per descriverlo, era il big bang che in quel momento avveniva nel mio corpo, facendolo esplodere in un universo scintillante, nuovo, incredibilmente nuovo, incredibilmente bello, incredibilmente assurdo perché avveniva nel corpo di mia cognata la cui vagina stringeva, aspirava, succhiava ed imprigionava il mio pazzo membro. Le sue unghie affondavano nella mia carne e mi tiravano dentro di lei, dandomi il ritmo desiderato, spingendomi fuori e richiamandomi dentro, con indescrivibili gemiti di piacere. Sfiniti, dopo un tempo che mi è sembrato lungo ma che era al max di 10-15-20 minuti, ha detto: -"abbiamo fatto una cosa pazzesca, se tuo fratello lo scopre ci ammazza tutti e due”-.

Tornati in soggiorno ha però sentito di nuovo il desiderio di baciarmi infilando la lingua nella mia bocca. Le sue mani aperte, scivolavano sfioravano il mio corpo nudo i miei capezzoli, dalla pancia alle anche, per poi rientrare sulla peluria del pube, e, a mano aperta, avvolgeva il cazzo e scendeva sotto i coglioni, schiacciandoli e tirandoli verso l’alto, verso l’apice della mia bruciante pazza verga e tirandomi a lei, mi faceva sentire l’estasi del contatto col suo fantastico e inebriante corpo.
Essendo io di spalle al balcone non mi sono accorto che mio fratello guardava verso la casa, lei mi ha subito lasciato e mi ha detto: -"ci ha visti, oh Dio, ci ha visti che ci stavamo baciando, adesso viene qui e ci ammazza"-. Le ho fatto notare che di giorno difficilmente si vede in una casa non illuminata.
Per fortuna era così, quando è rientrato era tutto a posto, io mi ero ritirato nella mia stanza, quasi a nascondermi, come Adamo dopo aver mangiato la mela nel giardino dell’Eden.

Il mare, che sempre mi riporta alla mente quei giorni diabolici, è stato il nostro complice, coprendo i nostri desideri, e nascondendo la nostra colpa, la nostra eccitazione e i nostri orgasmi.
Finite le ferie, mi hanno riaccompagnato a casa e loro sono partiti. Lui non ha mai saputo niente, ma a me è rimasto il ricordo di lei, dei suoi bocchini, della lingua che anticipava l’arrivo della bocca calda che aspirava, fagocitava ed inghiottiva tutto il mio cazzo e delle lunghe seghe che mi ha fatto, infilando la mano nei miei pantaloncini, da vera troia, persino davanti a mio fratello, quando, la sera, nell'oscurità vedevamo la TV. Col bambino in braccio, infilava la mano sotto i miei pantaloncini corti, lungo la coscia, saliva fino all'inguine, si impadroniva del mio cazzo e lo segava, con un movimento del solo polso, lento, impercettibile, eccitante, che si interrompeva solo quando sentiva le silenziose contrazioni del mio cazzo che eruttavano violenti schizzi di sperma bloccate dal palmo della sua mano.

L'esperienza, molto bella, che mi ha fatto diventare uomo, mi ha segnato, in quel periodo ero oppresso da sensi di colpa. Desideravo e sognavo il fantastico corpo di mia cognata che ormai era tornata al suo paese, ed ogni volta che mi masturbavo (la masturbazione è stato il veleno che mi ha lasciato), ricordando le sue tette, il risucchio della sua figa, o il leccare della sua lingua, era come se rinnovassi il tradimento perpetuato nei confronti di mio fratello ed i sensi di colpa mi tenevano un continuo nodo alla gola. Ho rivissuto e pianto come non avrei mai pensato che fosse possibile, facendo preoccupare mia moglie che non sapeva di questo mio segreto, nello scrivere e rileggere questa parte della mia vita.
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