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Corso d'aggiornamento


di passeradisandra
28.11.2013    |    22.943    |    1 9.5
"Uno scambio di messaggini dai toni eccitati ed erotici, accompagnano le mie masturbazioni che così, al momento, hanno appagato la mia eccitazione..."

Per motivi di lavoro, devo fare un corso d’aggiornamento di quattro giorni a Genova.
Dedo stavolta, a differenza di come accaduto tre anni prima, non può seguirmi perché trattenuto da improrogabili e già programmate cure termali.
Mi organizzo con un collega del mio stesso ufficio che deve fare un altro corso di soli due giorni, e su argomenti diversi, e che, essendo inquadrato nella categoria degli impiegati - io sono un quadro direttivo - non ha diritto al volo in aereo. Concordiamo quindi di viaggiare comunque insieme in treno e ci incontriamo alla stazione Termini alle 13 della domenica per affrontare un trasferimento che, in poco più di cinque ore, ci condurrà nel capoluogo ligure.
Abbiamo prenotato due posti vicini e durante il viaggio parliamo del più e del meno.
Gherardo, questo il nome del collega, è veramente un bell’uomo poco meno che cinquantenne e con un fisico palestrato. Peccato che sia irrimediabilmente attratto dalle giovanissime che peraltro non disdegnano di certo le sue attenzioni. Oltretutto Gherardo è un assiduo frequentatore di palestre e, lì, vi è soltanto l’imbarazzo della scelta.
Come spesso accade fra colleghi, i discorsi - con una battuta allusiva che, più delle ciliegie, tira l’altra - scivola inevitabilmente su argomenti piccanti. Lo so e ci sono anche abituata, ma con Gherardo vado tranquilla in quanto, con i miei quarantatré anni, sono ben al di sopra della fascia di interesse dell’uomo. Più del doppio!
Ma lui, insolitamente per come e quanto lo conosco, nei suoi discorsi va a ruota libera e quasi mostra interessa per me. Diverse volte poi, come per tenere particolarmente desta la mia attenzione sui suoi discorsi, gesticola toccandomi “casualmente” la coscia. I due ultimi tastamenti rasentano il palpeggiamento ed io provo un brivido che mi percorre la schiena. Avvampo in viso e, per fugare maliziosi sospetti nel collega, insceno una serie di colpi di tosse. Due sorsi d’acqua bevuti dalla bottiglietta di “Ferrarelle” mi aiutano a recuperare il controllo su me stessa, sperando in cuor mio che Gherardo non abbia capito ciò che lui mi ha suscitato.
Il viaggio volge ormai alla fine e, giunti alla stazione di Piazza Principe, prendiamo un taxi che ci porta in albergo, a via XX Settembre.
Prendiamo possesso delle nostre camere e ci diamo appuntamento dopo un’ora per unirci ad altri colleghi che conosciamo.
Appena mi chiudo alle spalle la porta della camera, mi butto sul letto. Sono eccitata e non mi è mai successo con un uomo che non fosse Dedo. Ed anche con Dedo è accaduto dopo almeno un paio di mesi che stavano insieme.
Scendo dal letto e vado in bagno; mi alzo la gonna, abbasso gli slip, anzi li sfilo del tutto, e mi siedo sul water. Sono bagnata, ho voglia di toccarmi, penso a Dedo, a quando tre anni prima ero qui, nello stesso albergo, con lui e, appena rientravo dai corsi, facevamo l’amore. Dedo faceva le riprese con la videocamera mentre ci facevamo la doccia, mentre io gli facevo un pompino, mentre lui mi inculava. Questi ricordi mi eccitano ancora di più portandomi a toccarmi, ad infilarmi due dita in fica, a masturbarmi. Decido di fotografarmi e filmarmi col mio iPhone per mandare il tutto a Dedo col WhatsApp. Poi il mio pensiero va completamente a Dedo, al mio uomo.
Appena questi riceve le prime foto, mi invia subito un sms di quelli che non accettano replica, un ordine: . Lo accontento con foto e filmati, brevi ma eloquenti, riproducenti i rumori che produce il manico della spazzola per i capelli mentre stantuffa il mio culo.
Uno scambio di messaggini dai toni eccitati ed erotici, accompagnano le mie masturbazioni che così, al momento, hanno appagato la mia eccitazione.
Infine una veloce doccia rinfrancante e giù nella hall dove mi attendono almeno una dozzina di colleghi per andare a fare una passeggiata nei dintorni di piazza De Ferrari, prima di trovare un ristorante dove cenare.
Gherardo mi si affianca per tutto il giro turistico, mi fa da cicerone, mi monopolizza.
Tutte cose che ha già viste con Dedo, il mio anfitrione.
Finalmente s’è fatta ora di cena e troviamo posto in un ristorante posto proprio allo sbocco della Galleria Cristoforo Colombo, all’angolo con via Fieschi. Io e Gherardo ci sediamo vicini. Alla mia destra due colleghi ed altri tre ne ha, alla sua sinistra, Gherardo.
Già prima che arrivi l’antipasto, ho svuotato il secondo bicchiere di “Golfo del Tigullio” rosato, “premurosamente” versatomi dal collega. Dopo il primo assaggio di “primi” a base di crostacei, altri due bicchieri di “Cinque Terre Schiacchetrà” hanno iniziato ad offuscare la mia mente; comunque gradisco la mano di Gherardo che, dopo avermi carezzato la coscia sinistra da sopra la gonna, ha iniziato a passarla direttamente sulla pelle dell’interno coscia, facilmente raggiungibile grazie all’ampiezza dell’abito. Non provo neppure a respingere le avances di Gherardo che, ormai consapevole della mia capitolazione, risale con le dita fino al perizoma ormai indifeso e già umido di umori. Il cazzo del mio collega, già abbastanza turgido per la trionfale avanzata della sua mano sulla mia coscia, al contatto con il perizoma zuppo di umori subisce una repentina impennata. Gherardo afferra quindi la mia mano, nascosta dalla tovaglia, e la porta sul suo cazzo pronto ad esplodere. Istintivamente mi ritraggo, mi guardo intorno, ma sono tutti impegnati in tutt’altro e certamente non interessati a me ed al mio compagno.
Non ci guardiamo mai negli occhi. Lui si è intanto tirata giù la zip dei pantaloni introducendovi - senza ormai forzarla neppure più di tanto - la mia mano sinistra fino a poggiarla sul suo nerbo a stento trattenuto dal boxer. Basta infatti che io sposti quasi inavvertitamente la stoffa delle mutande di Gherardo, perché venga subito a contatto con il cazzo nodoso dell’uomo. Il calore del sesso di Gherardo si trasmette immediatamente - con un brivido che mi percorre la schiena - alla mia mano, fino al mio volto avvampato.
Riesco a malapena ad afferrarlo ed inizio un istintivo e goffo - così in pubblico non l’ho mai fatto, neppure con Dedo - quanto scomposto ma arrapato saliscendi che fa deglutire, non proprio silenziosamente, Gherardo. Intanto l’uomo, con le dita della mano destra ha già stabilmente preso possesso della mia fica cui ho, per quanto possibile, aumentato l’accessibilità, allargando le cosce; mentre la troia che è in me ha il sopravvento, sto aumentando l’intensità e la frequenza dei miei umori, bagnando letteralmente la mano del mio amante occasionale.
Un cameriere che è venuto a riempire nuovamente i bicchieri di “Cinque Terre Schiacchetrà”, interrompe inconsapevolmente la reciproca masturbazione, costringendoci a ricomporci. Un altro cameriere porta i secondi. Io e Gherardo facciamo un ennesimo brindisi. Mi si chiudono gli occhi, ho una leggera emicrania, un giramento di testa, non riesco a seguire i discorsi dei commensali che sono soltanto una lontana confusa accozzaglia di rumori. Ma percepisco perfettamente il succo che mi cola lungo le cosce causandomi un altro brivido di piacere. Vorrei alzarmi per andare alla toilette a pulirmi ma non ne ha la forza, forse neppure la voglia. Mi sento addosso quel sapore di sesso che ho scoperto di emanare da quando sto con Dedo, e me ne inebrio. Dedo, dove sei, cosa stai facendo amore mio, perché non sei qui con me, dentro di me?
L’arrivo dei secondi piatti ha ridestato un po’ tutti, così tra i colleghi è ricominciato quello scambio di opinioni, chiacchere e futilità varie che riportano la cena sui binari di un’apparente normalità.
Un bicchierino di amaro ed un altro di limoncello mi danno il colpo di grazia e, per alzarmi, ho bisogno dell’aiuto di Gherardo.
Il mio stato mi costringe a chiedere scusa ai presenti per avviarmi in albergo, precedendoli.
Mi aggrappo così al braccio destro di Gherardo che mi sorregge per tutto l’abbondante chilometro che ci separa dall’albergo. E durante tutto il tragitto l’uomo mi riempie di bacetti voluttuosi la fronte e la bocca, mi infila la lingua in bocca alla ricerca della mia, insinuando nel contempo la sua mano sinistra nell’apertura della camicetta. Da qui fa presto a passare dentro il reggiseno e prendere possesso delle morbide mammelle, soffermandosi a stringere i turgidi capezzoli che spiccano sul mio sodo e maestoso seno.
Magistralmente manipolata da quell’uomo che, fino a poche ore prime, era irresistibilmente attratto soltanto da ragazze under 20, tutta una serie di brividi mi pervadono continuamente.
Ed un paio di orgasmi finiscono di inzupparmi il perizoma, riprendendo ad inondare le mie cosce.

Finalmente in albergo, l’ascensore si blocca al sesto piano, dov’è la mia stanza. Gherardo mi accompagna fin dentro la camera e mi aiuta a sedere sul letto, a sdraiarmi.
Se almeno lui fosse sobrio, probabilmente andrebbe via, ma quelle carezze che mi aveva elargito senza che io reagissi, e quegli umori che gli avevo donato insieme a quella masturbazione sotto la tavola, gli fanno dimenticare tutte quelle ragazze meno che ventenni che gli si concedono, che si scopa, che fino ad allora sono state la sua priorità. Ora ha a disposizione una donna, una donna vera, una femmina nel pieno della maturità sessuale di quei quarant’anni in cui le donne siamo al massimo del calore, esprimendo una femminilità che, particolarmente in me, pare venga portata alla massima esaltazione. Forse sono completamente ubriaca, ma sono chiaramente consenziente, addirittura partecipe. A ben pensarci, forse anche nel viaggio in treno avevo mostrato di “gradire” quando mi toccava con le sue gesticolazioni.
Ho gli occhi chiusi ma non dormo, sono in quel dormiveglia erotico di chi sa perfettamente cosa sta per accadere. E non aspetto altro. Sono completamente bagnata perché lui mi ha portata a questo punto; mi ha pastrugnata, mi ha masturbata, s’è fatto masturbare, mi ha baciata, mi ha fatta venire. Ed ora la troia che è in me vuole essere finalmente penetrata, posseduta!
Come vorrei che fosse Dedo. Ma lui non c’è, quindi peggio per lui, peggio per Dedo! Proprio Dedo mi ha insegnato che una scopata non ha mai fatto male a nessuno, che anzi “forse” avrebbe avuto piacere che avessi fatto un’esperienza con un altro uomo, per poter poi fare un paragone, per capire se c’è un uomo che la ami, la desideri e si dedichi a lei, al suo piacere ed alla sua troiaggine, come fa lui: Dedo!
Questa è la prima cosa che intanto oggi ho veramente capito: una scopata non fa male a nessuno!
E mentre questi pensieri passano per la mia mente, Gherardo s’è già denudato ed ha cominciato a spogliarmi iniziando a sfilarmi la gonna ed il perizoma ormai letteralmente da strizzare. Quindi mi sbottona la camicetta poggiando la lingua sulla mia pelle, da sotto il reggiseno - che a mala pena ne trattiene le mammelle - fino all’ombelico e giù fin dove inizia la peluria del mio pube. Abbassa le coppe del reggiseno che liberano due poppe dure e sodissime su cui spiccano due rosei capezzoli dalla punta turgida e provocatrice verso la lingua dell’uomo. Con le sue mani stringe le mie mammelle mentre accenno un lamento di dolore, subito cancellato dalla lingua dell’amante che rotea sui miei capezzoli, suggendoli. Gherardo mi fa girare sulla pancia per poter sganciare il reggiseno che continua a costringere la lattea pelle della sua femmina. Mi rigira supina ed inizia a baciarmi sulle labbra, facendosi strada fra le purpuree pieghe della mia lussuriosa bocca da pompini, alla ricerca della lingua della sua femmina di questa notte.
Non è la lingua di Dedo, e provo a resistere. Ma l’uomo non cede, è troppo più forte di me e poi… va anche a me! Socchiudo la bocca e caccio fuori la lingua ad intorcinarsi con quella di Gherardo, perché lo voglio anch’io, voglio scoparlo ed essere scopata anche con la lingua, in bocca.
Il cazzo di Gherardo sta per scoppiare, dopo una serata di carezze e masturbazioni. Senza sottrarre mai la lingua alla mia, si sistema sul mio bacino iniziando a penetrarmi. Sono completamente lubrificata da oltre tre ore di umori ed orgasmi che mi riempiono la fica, e basta un colpo ben assestato dall’uomo per prendere totale possesso dell’accogliente e calda vulva. La femmina che è in me accoglie dentro di se la stantuffante nerchia che mi procura quasi subito un vero orgasmo, stavolta liberatorio. Poche botte, e l’uomo esplode dentro di me, riempendomi del suo sperma tanto a lungo trattenuto.
Per assaporare ed accogliere meglio il seme del mio amante, chiudo le mie gambe a tenaglia intorno all’uomo, continuando in un rumoroso e sciacquettante andirivieni del mio bacino che, malgrado il pene di Gherardo si stia lentamente ammosciando, riesce ancora a procurarmi un paio di orgasmi. Quelli di cui aveva proprio bisogno.
Riapro le gambe con l’uomo ancora sopra di me e, in questa posizione, siamo vinti dal sonno.

Alle sette del mattino veniamo destati dalla sveglia, ancora intontiti e sorpresi di trovarci nello stesso letto. Gherardo si riprende per primo e, dopo avermi deposto un bacio su un capezzolo, va in bagno a fare una lunga pipì. Tornato a letto, tocca a me alzarmi ed andare a liberare la vescica ancora piena dei miei umori e dello sperma del mio amante. Una bella sensazione di piacere accompagna i liquidi che mi liberano la vagina. Mi alzo dal water e vado verso la doccia ma vengo trattenuta per il braccio sinistro; è Gherardo che mi bacia sulle labbra conducendomi verso il letto:
Rimango un po’ turbata da quest’ordine perentorio, ma seguo l’uomo che si butta sul letto, trascinandomi con se, addosso a se. Cerca la mia bocca e vi introduce la lingua ancora impastata di sonno ed alcool, cercando la mia che risponde immediatamente al bacio. Stacchiamo le nostre bocche e le labbra di Gherardo scendono verso quella calamita che è il mio seno, per soffermarsi a succhiarne i capezzoli già svettanti versa la sua bocca. Dai capezzoli con la lingua giù verso il ventre, mentre inizio a gemere di piacere nell’attesa che la leccata del mio amante raggiunga la fonte del mio piacere. Ma l’uomo si sofferma sulla mia pancetta, mentre lo invoco:
Gherardo, invece di eseguire la richiesta, mi pone il cazzo davanti alla bocca, ed immediatamente inizio a dedicarmici. Comincio col ripulire il membro del mio amante con lunghe ed esperte slinguazzate. Quindi prendo in bocca, fino all’ugola, la cappella violacea di Gherardo, dando vita ad un imperioso pompino col risucchio che fa mugolare di piacere l’uomo, ormai pronto a riempirmi la gola.
Mi stacco in tempo e mi mette carponi invitando l’uomo a riprendere la leccata da dove l’aveva interrotta. Così Gherardo riprende a leccarmi le chiappe, poderose, sode ed invitanti, soffermando la lingua sull’attaccatura delle natiche. Da qui scende bruscamente fino al roseo buco del culo, evidentemente non più vergine, ed inizia a leccare le labbra dello sfintere anale provando ad infilarvi la lingua umettante. Nel contempo, col medio e l’indice della sua mano destra, penetra la mia sorca, dando vita ad un ditalino che, facendo contrarre e rilassare forsennatamente la fica, ne scatena un’immediata fuoruscita di umori.
La lingua dell’uomo fa quindi posto al suo indice destro che, adeguatamente inumidito, si fa strada nel mio accogliente retto. Le pareti aperte del roseo sfintere invocano l’introduzione di altre dita e l’uomo non tarda ad infilarvene altre due che iniziano a pistonare il mio sfintere defecatorio. Mentre la violenza dell’introduzione causa un mio momentaneo irrigidimento, lo stantuffamento anale delle tre dita sortisce il contrapposto immediato effetto di un’alterazione del mio respiro, aumentandone il ritmo a causa del piacere che mi sta devastando il culo.
è l’ordine che do a Gherardo. Mai intimazione fu tanto bramata dall’uomo che, in un fiat, estrae le dita, solleva il mio bacino e appoggia la sua nerchia, ormai tesa allo spasimo, al buco del mio culo. Spinge la cappella nell’orifizio finché entra tutta nel retto, si ferma un momento, quindi assesta un colpo - incontrollato nella sua violenza - che mi lascia nuovamente senza fiato, introducendo il membro fino ai miei intestini. Un attimo e, dopo aver inspirato profondamente, prendo il comando del gioco, della scopata, dell’inculata. Ormai sono soltanto una troia ed inizio a pistonarmi sul cazzo dell’uomo che rimane fermo ad accogliere quella nera caverna senza fondo dall’anello rosso sangue, e da cui fuoriesce un rivolo di merda.
Mi scateno in un’auto inculata frenetica che lascia l’uomo in mia balìa finché, al mio ordine di femmina assatanata: , si lascia andare in una sborrata come mai nella sua vita. Dopo qualche minuto estrae il suo pene dal mio culo slabbrato che, lentamente, si va restringendo lasciando fuoruscire un caldo rivolo di sperma del mio amante misto ad un po’ della mia cacca.

Ci alziamo, un bacio sulle labbra, accompagnato da una reciproca palpata al culo mio ed al cazzo dell’uomo, e Gherardo si veste sommariamente coi suoi abiti per andare nella sua camera a farsi una doccia veloce prima di andare al corso d’aggiornamento.
Mi infilo subito sotto la doccia, mi faccio la pipì addosso nella doccia mentre l’acqua comincia a donarmi un benefico influsso rigenerante, e la mia mente va a Dedo, che ha sempre ragione: una scopata non ha mai fatto male a nessuno!



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