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LA VILLA IV (Continuano le avventure di Dario)


di Zagor_black
13.12.2023    |    3.027    |    0 6.0
"Avevo capito con mestizia che gli orgasmi sarebbero molti; il ragazzone ci sapeva fare e la stava facendo godere..."
L’inizio

La notte fu agitata, dormii pochissime ore; il pensiero di poterla disturbare durante il suono della mia sveglia mi rendeva ansioso e nervoso; inoltre il duro e freddo pavimento non era proprio l’ideale per un giaciglio. Non sapevo come la potesse prendere se il suono della sveglia l’avesse disturbata.
Alle sei ero già ben sveglio, in silenzio abbandonai la stanza neutralizzando la sveglia in modo che non potesse suonare alle sette in modo da darle un riposo continuativo fino alle nove inoltrate.
Svolsi con perizia le faccende domestiche, riassettai la casa dalla cena della sera prima. Alle otto di mattina avevo già finito tutto, mi permisi una buona colazione a base di caffè e latte in cui inzuppai una certa quantità di cereali.
Preparai la colazione per Lei e per Gilbert poi mi accinsi a svegliare il bestione. Dormiva della grossa, russava come un locomotore diesel, la sera prima aveva fatto tardi e soprattutto probabilmente aveva ecceduto con l’alcool.
Fu davvero sorpreso nel vedermi svegliarlo. Subito si mise sulla difensiva:” Perdono signore, mi alzo subito e vado a lavorare” Dormiva nella stanza da letto al piano terra.
“Tranquillo Gilbert, stamattina la Signora ti vuole a fare colazione con Lei nella sua camera” Dissi cercando di rendere il tutto nella maniera più naturale possibile.
Scosse la testa come se si volesse scrollare di dosso il rimasuglio di un sogno, non credeva alle proprie orecchie.
Dormiva nudo, si alzò realizzando che era tutto vero, nella sua prestanza era statuario; in confronto al suo fisico io ero un mingherlino, un fruscello da spazzare con una mossa della mano; aveva una potentissima erezione. Fece una pausa al bagno per svuotare la vescica, nonostante tutto la sua potente erezione non demordeva, il membro superava i venti centimetri, ma la cosa più impressionante era la sua circonferenza: enorme.
Con un sorriso tra il divertito ed il soddisfatto indossò un paio di pantaloncini e mi seguì, avevo il vassoio per la colazione per tutti e due.
Erano le nove passate e potevo svegliare la Signora di me, nella maniera più dolce e delicata possibile. Gilbert senza fare complimenti e senza dire una parola entrò sotto le coperte assieme ad Alessandra. Ebbi una fitta di gelosia che mi provocò un formicolio al basso ventre che si manifestò in un principio di erezione.
“Lasciaci soli, vai pure schiavo, rimani a disposizione nella stanza accanto, tieni aperta la porta dovessi avere bisogno di te. Appena ho finito con Gilbert la dovrai rimuovere” Furono le prime parole di Alessandra appena sveglia.
Posai il vassoio sul comò sito sul lato del letto dove abitualmente dormiva e senza una parola abbandonai la stanza.
Ero umiliato in tutto: come marito, come datore di lavoro di Gilbert e come proprietario di casa. Questo però non mi impedì di avere una poderosa erezione.
Sapevo che nella stanza adiacente, dove Alessandra aveva detto che sarebbe stata da quel momento la mia stanza, si poteva sentire tutto ciò che accadeva nella stanza che ormai era diventata solo di Lei.
Ormai la nostra camera era diventata la Sua esclusiva alcova ed io non avevo fatto nessuna obiezione.
Ero in quella stanza con l’orecchio nel disperato tentativo di ascoltare qualsiasi suono potesse venire da loro.
Dopo qualche minuto sentii la risata di Alessandra; mi scaldava il cuore quella risata simile alla cascata di un ruscello. Poi nulla per un po'. All’improvviso i Suoi ansimi ed i Suoi gemiti ben conosciuti di quando era ben presa in un atto sessuale molto coinvolgente. Immaginavo quell’enorme membro nella piccola e dolcissima fessurina di Alessandra. Ero eccitato al parossismo, meccanicamente la mano destra afferrò il pene ed iniziò una masturbazione lenta e inesorabile, non volevo però venire prima che Lei non fosse venuta. L’urlo di Alessandra per un primo orgasmo venne quasi subito tanto che mi lasciò perplesso ed interdetto. I suoi ansimi continuavano sempre più frequenti e acuti, seguì un secondo orgasmo, mentre io menavo il membro sempre lentamente.
Avevo capito con mestizia che gli orgasmi sarebbero molti; il ragazzone ci sapeva fare e la stava facendo godere. Dopo il quarto orgasmo non riuscii più a resistere e venni in una copiosa fontana di sperma che macchiò il letto. Alessandra, dopo quello che ebbi io, ne ebbe altri due e dopo sentii l’orgasmo di lui che riempiva l’aria ormai pregna di sesso anche nella mia cameretta.
Mi affrettai a togliere il copriletto sporco dal mio sperma e dall’armadio lo sostituii con uno pulito. Avevo paura che Lei potesse accorgersene.
Solo per l’ora di pranzo decisero che ne avevano abbastanza, almeno per il mattino.
Alessandra mi chiamò.
Dopo che tutta la mattina l’avevo passata a masturbarmi sentendoli, scattai con i riflessi intorpiditi e con gli occhi lucidi.
© Zagor_black
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