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LA VILLA III (Pillole, continua il mio racconto)


di Zagor_black
06.12.2023    |    2.841    |    0 8.3
"Così fù; da quella sera le cose cambiarono inesorabilmente, la mia volontà non esisteva più..."
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“Alzati coglione e ragiona.” Disse in tono aspro.
‘Coglione’ non mi aveva mai apostrofato con un aggettivo del genere la guardavo strabuzzando gli occhi mentre mi sedevo sul letto.
“Non voglio perdere niente di quello che mi dai, in fondo è qualcosa che mi spetta di diritto per vivere assieme a te. Da oggi le cose cambieranno, sappilo. Se prima vivevamo con le tue regole, da oggi vivremo con le mie. Tu sarai il mio schiavo e farai ogni cosa che voglio e ti dico di fare.” Il suo tono non ammetteva repliche
“Tesoro lo abbiamo sempre fatto, ho sempre cercato di accontentarti, sei la mia Regina” piagniucolai.
“Non mi basta, voglio di più. Voglio totale sottomissione da te.” Il suo tono era sempre aspro ed assertivo, non era arrabbiata ma solo risoluta.
“Se vuoi scoparti Gilbert io non faccio obiezioni tesoro, anzi sarò il tuo cameriere se me lo chiedi” le lacrime mi sgorgavano ora copiose dagli occhi, ero disperato.
“Lo vedi? Non capisci dove voglio arrivare. Ci potrebbero essere centinaia di Gilbert, come neanche uno, di lui non me ne importa nulla. Se prima sei stato il mio domestico ora sai il mio schiavo, le mie volontà saranno le tue, i miei capricci saranno i tuoi, i miei desideri saranno i tuoi. Ti è chiaro?”
“Si Padrona” sussurrai cadendo di nuovo ai suoi piedi e baciandoglieli con passione
“Farò tutto quello che vorrai”
“Bravo, vedo che hai afferrato subito la situazione. Il tu non esiste più, da questo momento in poi mi darai del lei. Sappi che al solo pensiero di disobbedire ad un ordine avrai la punizione che ti meriti. Da questa sera inizia il tuo addestramento.
Ti voglio scattante, ubbidiente e proattivo. Dovrai anticipare le mie voglie, i miei capricci, i miei desideri. Questo è l’unico modo per te per continuare la nostra relazione. Altrimenti se non ti va bene dimmelo, lunedì contatto l’avvocato per la separazione.”
“No la prego Signora, non mi abbandoni, non saprei vivere senza di Lei. Sarò il Suo schiavo. Farò tutto quello che Lei vorrà” continuavo a piangere copiosamente mentre le baciavo i piedi.
“Voglio che sia chiara una cosa” mi respinse.
Singhiozzavo come un bambino.
“Non è uno dei nostri giochi, indietro non si torna. La situazione è permanente” mi guardava severa
“Indietro non si torna Padrona, è permanente. Si Padrona” ripetevo tra un singulto ed un altro “Ne sono consapevole, non mi abbandoni La prego.”
“Bene vedremo la tua resistenza schiavo. Così è e così sarà” mi porse di nuovo il piede. Mi gettai a baciarlo avidamente con selvaggia gioia.
Così fù; da quella sera le cose cambiarono inesorabilmente, la mia volontà non esisteva più.
Ero diventato lo strumento del suo perverso piacere. Il Suo schiavo.
‘Schiavo’ la sola parola mi portava la mente in subbuglio, l’idea poi di esserlo di mia moglie mi riempiva di eccitazione e gioia. Ebbi ancora una volta una fortissima erezione visibilissima dai pantaloni del pigiama.
Alessandra se ne accorse, la fissò e poi mi guardò negli occhi, scoppiò a ridere consapevole del potere che aveva sempre avuto su di me e che ora si stava manifestando in tutta la sua selvaggia eccitazione; il mio sguardo era languido ed adorante.
Mi tirò il cuscino in faccia e disse:” Oggi dormi sul pavimento prenditi una coperta dall’armadio da domani allestiamo la stanza adiacente a questa che non usiamo; e ci dormirai sempre, a meno che non ci siano ordini diversi. Domattina rimuoverai la porta, non potrai avere privacy; sarai un mio oggetto.”
La guardavo adorante chinato per terra a quattro zampe come un animale.
“Da oggi questa sarà la tua postura al mio cospetto, lurido schiavo” disse sputandomi in faccia. Con le dita raccolsi il suo espettorato e lo leccai.
‘Lurido schiavo’ queste parole ferivano e umiliavano il mio orgoglio di maschio ma non potevo controllare la mia erezione che si era fatta sempre più granitica; stavo sprofondando in un abisso nel quale non vedevo il fondo ma mi inebriavo nella caduta.
Questa mia nuova condizione mi piaceva, più cadevo giù e più mi eccitavo.
“Fissa la sveglia alle sette in punto, fai le pulizie; oggi la domestica non viene l’ho già avvisata. Poi prepara la colazione per me e Gilbert ed alle nove; sveglia prima lui portamelo nella stanza e poi svegliatemi con la massima delicatezza portando la colazione. Hai capito porco di uno schiavo?”
Aveva già predisposto tutto, la domestica che non sarebbe venuta, la sveglia di Gilbert e la Sua sveglia. Tutto mi colpì in pieno viso ma non feci obiezioni: Lei disponeva ed io eseguivo da buon ‘lurido schiavo’ nonché porco. Il fatto che lo volesse nella sua stanza non dava adito a fraintendimenti di ciò che avrebbe voluto farci. Speravo solo di partecipare raccogliendo i rimasugli di un rapporto adulterino che si consumava in casa mia con un mio lavorante.
[...... continua]
© Zagor_black
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